Lo rivelò lui stesso in audio desecretato nel 2019 dall’Antimafia
AUDIO
Da un frammento audio di una fonoregistrazione dell’11 dicembre 1986 emerge che fra i primi a indagare sui boss di Castelvetrano e sulla stessa famiglia Messina Denaro fu Paolo Borsellino, allora procuratore della Repubblica presso il tribunale di Marsala. L’audio era di un incontro a Trapani con la commissione parlamentare antimafia dell’epoca, ma è stato secretato per 33 anni, e reso disponibile a tutti solo il 10 luglio 2019.
Borsellino come spiega oggi la commissione antimafia aveva intuito come il traffico di stupefacenti stesse passando dal territorio di Castelvetrano, e mise sotto intercettazione telefonica alcuni presunti boss fra cui anche Francesco Messina Denaro – detto don Ciccio – e il figlio Matteo. Quello che sarebbe diventato latitante mafioso per 30 anni sarebbe stato incriminato per associazione mafiosa solo nel 1986. Anche il padre Francesco riuscì ancora per anni a sfuggire alla giustizia italiana. Solo il 23 gennaio 1990 proprio Paolo Borsellino chiese al tribunale di Marsala la sorveglianza speciale, il divieto di dimora e il sequestro di tutti i beni per don Ciccio Messina Denaro, ma il tribunale respinse la richiesta stabilendo il non luogo a procedere. Borsellino non si arrese e nell’ottobre del 1990 firmò un ordine di cattura per don Ciccio che prima del figlio Matteo si diede alla latitanza, morendo in quella condizione nel 1998.
Nell’audio desecretato a Borsellino era sfuggita una considerazione amara anche nei confronti della politica che era venuta in visita a Trapani, che si muoveva e si accorgeva dell’azione dei suoi magistrati solo «quando c’è una strage».
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