Il procuratore De Lucia: “Basta dicerie sulla cattura di Messina Denaro, nell’inchiesta solo fatti”


Alla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario l’intervento del magistrato è stato interrotto più volte dagli applausi: “Questo arresto è un successo dello Stato, le speculazioni gettano ombre su un’attività investigativa impeccabile e trasparente”. Il pg Lia Sava: “La mafia è liquida, si insinua nei vuoti lasciati dalle istituzioni”

Ha difeso il lavoro della “sua” Procura e del Ros dei carabinieri e – tra ripetuti applausi – ha respinto con forza tutte le “dicerie” e le “speculazioni” complottiste legate alla cattura di quello che, fino al 16 gennaio scorso, era il latitante più ricercato d’Italia: Matteo Messina Denaro. Il procuratore Maurizio De Lucia, durante la cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, senza inutili trionfalismi, ha rimarcato che “la mafia non è sconfitta”, ma ha pure voluto ribadire che la cattura del boss è “un risultato che ha onorato l’Italia” e che “a tutto lo Stato va riconosciuto questo successo”, sottolineando che “l’indagine è stata impeccabile, svolta con criteri di legalità totalmente trasparenti” e che “negli atti ci sono i fatti”. Non le speculazioni.

“Parleremo poco e lavoreremo tanto”

Un intervento molto atteso quello di De Lucia stamattina nell’aula magna della Corte d’Appello, dopo giorni in cui nei salotti televisivi e sui giornali personaggi variegati disquisiscono su teoremi e presunte trattative legate all’arresto dell’ultimo dei Corleonesi, mentre chi quell’indagine l’ha coordinata – non solo il procuratore, ma anche l’aggiunto Paolo Guido – sta per lo più in silenzio: “Parleremo poco e lavoreremo tanto”, è questa la linea di De Lucia.

“Basta con le speculazioni sull’arresto di Messina Denaro”

“Basta con le speculazioni sull’arresto di Messina Denaro – ha detto senza mezzi termini il procuratore – non c’è un solo elemento di fatto che possa contraddire quanto custodito negli atti dell’inchiesta che verrà reso pubblico. Negli atti ci sono i fatti che sono duri da contrastare con le semplici dicerie. Certo – ha affermato ironicamente – tutte le opinioni sono rispettabili anche quelle di chi dice che la terra è piatta, però poi i fatti si devono confrontare e le opinioni sono destinate alla sconfitta”. E ha aggiunto: “Ho sentito dal primo momento in cui è stato realizzato un risultato che ha onorato l’Italia una serie di voci che sono cominciate pochi minuti dopo la diffusione della notizia della cattura del latitante. Non c’è stato neppure il tempo di dire quanto sono state brave le forze di polizia, e quanto è stato duro il loro lavoro, per sentire ombre su questa attività investigativa”.

“La cattura è un successo dello Stato”

“Ciascuno – ha ribadito De Lucia – può commentare come vuole e fare le speculazioni intellettuali che ritiene, ma queste speculazioni si devono fermare davanti all’evidenza dei fatti. Non dobbiamo spiegare le cose prima di fare i processi: prima dobbiamo fare i processi e poi la gente potrà dire e giudicare su quanto è effettivamente avvenuto la mattina del 16 gennaio”, ha tagliato corto. “A tutto lo Stato va riconosciuto questo successo, ai carabinieri, ma anche alla polizia, alla guardia di finanza – ha sottolineato – è un successo che lo Stato ha il dovere di rivendicare e io, nella mia qualità di responsabile di capo delle indagini, ho il dovere di affermarne la qualità assoluta senza speculazioni di nessun tipo. I magistrati del mio ufficio continueranno ad utilizzare solo il metodo della ricerca dei fatti nell’esecuzione del loro compito fondamentale: accertare i reati e fare condannare i responsabili. Ci interessa solo questo”.

“Cosa nostra in difficoltà, ma non è sconfitta”

La cattura di Messina Denato chiude un capitolo tragico e sanguinario della storia recente di Cosa nostra, mette un punto definitivo all’egemonia dei Corleonesi e al loro attacco frontale allo Stato attraverso le stragi, ma, pur essendo “in profonda ed oggettiva difficoltà”, “Cosa nostra dopo questo arresto non è sconfitta, i segnali che vengono da tutte le indagini – ha detto il procuratore – vanno in questa precisa direzione: vi è tensione interna all’organizzazione e sono sempre in atto i tentativi di ricostituzione della Cupola”. Una considerazione espressa anche dal presidente della Corte d’Appello, Matteo Frasca, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. E De Lucia ha avvertito: “Attenzione quindi, è il momento di incrementare gli sforzi per la sconfitta di Cosa nostra”, mettendo in evidenza anche i problemi di organico, visto che la Procura lavora “con 15 magistrati in meno rispetto al previsto”, ma “va avanti e ottiene risultati”.

Il pg Lia Sava: “Mafia fluida, si insinua nei vuoti lasciati dallo Stato”

Anche il procuratore generale Lia Sava, nel suo intervento durante la cerimonia, si è soffermata sullo stato di salute di Cosa nostra, parlando di una mafia “liquida” e “fluida”, capace di “insinuarsi in ogni spazio lasciato libero dallo Stato e dall’etica ed abbiamo motivo di ritenere che questo spazio abbia dimensioni significative, nonostante i nostri immani sforzi e quelli delle forze dell’ordine. Cosa Nostra controlla il territorio capillarmente e ne è dimostrazione il pagamento del pizzo, ancora troppo esteso, a volte divenuto ‘un costo di impresa’ ben tollerato, o addirittura richiesto, in cambio di protezioni, prassi sconfortante che ha una precisa definizione, dobbiamo dirlo con assoluta chiarezza: si chiama connivenza”.

“I clan cercano di controllare ogni segmento del territorio”

Una mafia che “scivola individuando le strategie per controllare ogni segmento del nostro territorio – ha detto il procuratore generale – come è avvenuto in certe zone di Palermo durante il Covid, allorché intercettando bisogni primari, sono stati loro, i mafiosi, a distribuire pacchi di generi alimentari dove gli aiuti pubblici tardavano ad arrivare”. Sava ha aggiunto: “Risulta dalle indagini che in tutto il distretto le famiglie mafiose tentano di imporre le proprie decisioni per la risoluzione delle problematiche più varie, dai litigi famigliari alle occupazioni abusive di case popolari, alle intercessioni per intraprendere attività economiche, ai rapporti di vicinato, alle modalità e tempi di pagamento di debiti insoluti e provvedono al recupero di oggetti di furti, frequentemente commissionati dagli stessi sodali e sono sconcertanti gli episodi di compravendita di voti in occasione di competizioni elettorali” e che la mafia “al bisogno è capace di uccidere ancora”.

“Putride relazioni tra mafiosi e amministratori locali”

Il procuratore generale ha parlato poi di una Cosa nostra “vitale” nell’Agrigentino, dove “si muove anche con omicidi e attraverso ingente disponibilità di armi”, e  “vigorosa” nella provincia di Trapani, dove “le indagini evidenziano l’inquietante riservata e putrida interlocuzione, al di là della rilevanza penale, fra esponenti mafiosi e amministratori locali. Un territorio melmoso nel quale rischia di sprofondare la speranza dei tanti cittadini onesti”. 

Il sindaco: “La lotta a Cosa nostra non termina con la cattura di Messina Denaro”

Alla cerimonia ha partecipato anche il sindaco, Roberto Lagalla, che si è soffermato anche lui sui temi legati alla criminalità organizzata: “La magistratura rappresenta un caposaldo della nostra democrazia. Nel giorno dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario è doveroso ricordare il valore della legislazione antimafia italiana, punto di riferimento non solo a livello nazionale e strumento prezioso per proseguire la lotta a Cosa nostra. Una battaglia che di certo non termina con l’arresto del latitante Matteo Messina Denaro, ma offre ulteriori scenari alla magistratura e all’azione investigativa condotta instancabilmente da inquirenti e forze dell’ordine. Un plauso da parte dell’Amministrazione alle vibranti relazioni del presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca e del procuratore generale Lia Sava per il loro incoraggiante invito alla sinergia dei rapporti istituzionali e un augurio anche al prezioso lavoro dell’Avvocatura”.

 

Sandra FigliuoloPalermo 28 gennaio 2023  PALERMO TODAY


 

Messina Denaro, Procuratore Palermo: “Stop speculazioni su arresto”

 

“Basta con le speculazioni sull’arresto di Matteo Messina Denaro”. L’indagine per l’arresto del boss “è stata impeccabile” ed è stata “svolta con strumenti tecnici più aggiornati e con criteri di legalità, totalmente trasparenti. Non c’è un solo elemento di fatto che possa contraddire quanto custodito negli atti dell’inchiesta che verrà integralmente reso pubblico. Negli atti ci sono i fatti che sono duri da contrastare con le semplici diceria. Certo, tutte le opinioni sono rispettabili anche di chi dice che la terra è piatta però poi i fatti si devono confrontare e le opinioni sono destinate alla sconfitta”. Lo ha detto il Procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario di Palermo.

“Ho sentito dal primo momento in cui è stato realizzato un risultati che ha onorato l’Italia – dice de Lucia interrotto più volte dagli applausi spontanei in aula magna – una serie di voci che sono cominciate pochi minuti dopo la diffusione della notizia della cattura del latitante. Non c’è stato neppure il tempo di dire quanto sono state brave le forze di polizia, e quanto è stato duro il loro lavoro, per sentire ombre su questa attività investigativa”.

“Ciascuno può commentare come vuole e fare le speculazioni intellettuali che ritiene ma queste speculazioni si devono fermare davanti all’evidenza dei fatti”, dice. “Non dobbiamo spiegare le cose prima di fare i processi – aggiunge – prima dobbiamo fare i processi e poi la gente potrà dire e giudicare su quanto è effettivamente avvenuto la mattina del 16 gennaio”.

“A tutto lo Stato va riconosciuto questo successo, ai Carabinieri, ma anche alla Polizia, alla Guardia di finanza. E’ un successo che lo Stato ha il dovere di rivendicare e io, nella mia qualità di responsabile di capo delle indagini, ho il dovere di affermare la qualità assoluta senza speculazioni di nessun tipo”, afferma ancora Maurizio de Lucia. “I magistrati del mio ufficio – prosegue de Lucia – continueranno ad utilizzare solo il metodo della ricerca dei fatti nell’esecuzione del loro compito fondamentale: accertare i reati e fare condannare i responsabili. Ci interessa solo questo, accertare la responsabilità degli indagati”. Adnkronos 28.1.2023