Carmelo Canale, Borsellino volle incontrare Mori e De Donno

Dalla deposizione  al processo MORI –  audio


 

Pochi giorni prima di morire il giudice Paolo Borsellino ”era molto arrabbiato e lo vidi scrivere qualcosa sulla sua agenda rossa. Mi disse ‘sono molto incavolato’ ma io sbagliai a non leggere quello che stava scrivendo”. A rivelarlo oggi in Aula, al processo al generale Mario Mori, accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, e’ il tenente colonnello Carmelo Canale, suo braccio destro fino alla morte del magistrato. Canale rivela anche che “i rapporti tra Borsellino e l’allora procuratore Piero Giammanco erano talmente tesi che una volta il giudice poi ucciso in via D’Amelio, arrabbiato, disse in modo provocatorio che se avesse potuto lo avrebbe arrestato”. ”La domenica prima che morisse, lo accompagnai a Salerno, sulla costa Amalfitana, perche’ il giudice Borsellino doveva battezzare il figlio del pm Diego Cavaliero, il vero sostituto procuratore a cui Borsellino era legato. Mi venne a svegliare alle 6 del mattino perche’ lui amava svegliarsi presto. Poi dopo avere fatto la doccia lo andai a trovare nella sua camera e lo vidi scrivere qualcosa di serio sulla sua agenda rossa. Era davvero arrabbiato e io gli dissi, scherzando: ‘Fa il pentito pure lei?’ Ma lui molto serio, mi rispose: ‘E’ finito il tempo di scherzare, ora e’ il tempo di scrivere’. Ma non seppi mai cosa stesse scrivendo”. All’inizio degli anni ’90 il giudice Paolo Borsellino, venuto a conoscenza del rapporto su mafia e appalti dei Ros dei carabinieri chiese al suo braccio destro, l’allora tenenteCarmelo Canale, di potere incontrare ”con molta riservatezza, non in Procura ma nella sezione anticrimine della caserma dei carabinieri” l’allora capitano Giuseppe De Donno insieme all’allora colonnello Mario Mori. A sostenerlo oggi in Aula e’ il tenente colonnello Carmelo Canale, ascoltato oggi dalla difesa nel processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

Un giorno -spiega Canale- eravamo in Procura e il giudice Borsellino mi chiese se conoscevo il capitano De Donno. Io avevo appena conosciuto l’ufficiale per il rapporto su mafia e appalti, quindi Borsellino mi chiese un incontro blindato perche’ non voleva essere visto da nessuno della Procura perche’ aveva sentito una voce secondo cui il capitano De Donno era il compilatore di un anonimo. Cosi’, accompagnai il dottore Borsellino alla caserma Carini di Palermo. Li’ Borsellino si incontro’ prima con il colonnello Mori e poi il capitano De Donno. Ma all’uscita ne’ io gli chiesi nulla sull’incontro ne’ lui mi disse nulla pero’ so che l’argomento era proprio quello sul rapporto tra mafia e appalti”.

Al termine della deposizione, il presidente del Tribunale Mario Fontana gli chiede in che rapporti fossero Canale e Borsellino. L’ufficiale dei carabinieri dice, commosso: ”Borsellino mi definiva un amico e in genere si confidava con me”. E il presidente obietta: ”Allora non e’ strano che non le avesse detto nulla dell’incontro con Mori e De Donno?”. E Canale replica: ”Il giudice voleva sapere chi era questo capitano De Donno”.

19luglio1992.com