L’ex superlatitante è stato operato a maggio del 2021 ed è stato pure ricoverato più volte nella struttura. Da chiarire se chi lo ha seguito fosse consapevole della sua reale identità e anche se qualcuno abbia segnalato il mafioso perché fosse curato
E’ alla clinica La Maddalena che è stato operato per la seconda volta, il 4 maggio del 2021, è lì che è stato ricoverato più volte ed è sempre lì che è stato arrestato dopo 30 anni di latitanza lo scorso 16 gennaio: Matteo Messina Denaro ha potuto contare su delle complicità anche all’interno della struttura sanitaria di via San Lorenzo? E’ uno dei filoni sui quali sta indagando la Procura e, se è esclusa una responsabilità dell’azienda ospedaliera, si stanno invece cercando delle responsabilità individuali.
Dei medici l’ex superlatitante ha avuto bisogno come l’aria in questi ultimi due anni, cioè da quando un medico di Castelvetrano, in seguito ad una colonscopia, gli ha diagnosticato il tumore al colon. A seguirlo – e con la piena consapevolezza che fosse proprio Messina Denaro, l’uomo più ricercato d’Italia – secondo il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido, sarebbe stato il medico di base Alfonso Tumbarello, finito infatti in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Sarebbe stato lui a prescivergli farmaci e visite, ma anche a formare la cartella a nome di “Andrea Bonafede” (in carcere pure lui per favoreggiamento) per consentire gli interventi.
Quando il dottore Tumbarello visitava Messina Denaro
Il boss era stato operato una prima volta all’Abele Ajello di Mazara del Vallo, a novembre del 2020. Poi il passaggio alla prestigiosa clinica palermitana: è stato un caso, una scelta individuale o è frutto di una segnalazione da parte dei medici trapanesi a qualcuno ritenuto di fiducia all’interno della struttura?
A La Maddalena Messina Denaro è stato ricoverato e più di una volta e, vista la delicatezza della sua patologia, è stato necessariamente preso in carico da qualcuno, che ha dovuto altrettanto necessariamente seguirlo anche nella fase post operatoria. Il dubbio da sciogliere è se chi lo ha curato era consapevole di avere di fronte il mafioso e non l’Andrea Bonafede di cui utilizzava l’identità.
PALERMO TODAY 23.2.2023 Sandra Figliuolo