Sandra Figliuolo Giornalista Palermo 05 marzo 2023 10:22
Un pizzino trovato il 6 dicembre dal Ros, fotografato e rimesso al suo posto, nel piede di una sedia nel salotto della casa di Rosalia “Rosetta” Messina Denaro. Ecco come si è arrivati al blitz del 16 gennaio alla clinica La Maddalena e alla cattura dell’ultimo dei Corleonesi. In mezzo ci sono intuito, capacità e tecniche investigative, accertamenti informatici, incrocio di dati, notti insonni, tutte le feste, da Natale all’Epifania, passate a lavorare. L’ultimo sforzo per raggiungere dopo decenni di sacrifici l’obiettivo: arrestare il boss stragista Matteo Messina Denaro.
Ai complottisti continuerà a sembrare poco e impossibile: molto più probabile – per chi preferisce pontificare anziché semplicemente analizzare i fatti – che il pizzino l’abbiano confezionato i Servizi (rigorosamente deviati) a posteriori per giustificare un qualche patto indicibile, una consegna concordata del boss e l’ennesimo pezzo di trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra.
Dall’inchiesta che ha portato in carcere la sorella del mafioso emerge limpidamente (ma c’è chi preferisce nuotare nella melma) cosa c’è dietro alla cattura: indagini classiche, compiute da chi evidentemente le indagini le sa fare. C’è il lavoro di uomini e donne convinti – a differenza dei teorici della Spectre che si dilettano tra pupi e pupari – che con l’intelligenza e la tenacia, ma anche la sensibilità, nulla è impossibile. Neanche catturare un latitante.
“Se da sempre c’erano le microspie a casa della sorella di Messina Denaro perché non l’hanno arrestata prima?”, questa è una delle domande che si pone la signora Pina di turno (indegna erede della più rispettabile “casalinga di Voghera”), persone che, senza alcuna competenza, parlano, ciarlano e infangano l’operato di chi è peraltro al loro servizio. Ma sciogliamo il dubbio che apre le porte alla fantascienza: signora Pina, intercettare la sorella di Messina Denaro serve a rintracciare lui, di cui in quel momento si ignora la posizione e che gode senz’altro di protezioni oscure, sperando che sia proprio lei – come poi è effettivamente accaduto – a portarci nel posto in cui si trova.
Sappiamo che certuni continueranno a ricamare su quest’arresto con teoremi e fumo, connessioni improbabili e voli pindarici, mettendo insieme Bagheria e Brancaccio, un gelataio e un procuratore della Repubblica, il bene e il male e tutta la panoplia di cui hanno bisogno per “essere famosi per 15 minuti” e giustificare cariche, ospitate in televisione, discorsi durante importanti convegni e cerimonie, sfilate antimafia ed intere esistenze. Dove di arresti di rilievo, di indagini che portano alla meta – senza permettere depistaggi ed errori – ce ne sono veramente pochi. Noi continuiamo a credere al lavoro di uomini e donne intelligenti e idealisti, che poi sanno pure concretizzare. Continuiamo a credere (e a raccontare) i fatti.