Nuovo CODICE APPALTI – Cafiero De Raho: “Il governo spiana la strada alle mafie: l’illegalità è legge”

“Col nuovo iter, condizionamento ambientale basterà da solo a favorire le cosche”

 
 
 
Il governo Meloni ignora la capacità condizionante, intimidatoria e di infiltrazione delle mafie”.
Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia dal 2017 al 2022 e capo della procura di Reggio Calabria dal 2013 al 2017, deputato eletto nelle liste del Movimento cinque stelle, si è sempre contraddistinto per moderazione e misura.
Per questo motivo il suo grido d’allarme sul nuovo codice degli appalti e sulla situazione politica risuona ancora più forte.
“Vedo segnali che fanno pensare a una dittatura”.
Partiamo dal nuovo codice: è un favore alle mafie?
È uno strumento che rende alle mafie maggiore possibilità di accesso agli appalti. Soprattutto nei Comuni più piccoli dove il condizionamento mafioso è forte: i sindaci resteranno soggiogati.
Non serviranno accordi corruttivi, perché basterà l’intimidazione e il condizionamento ambientale di Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e altre organizzazioni criminali.
Avremo affidamenti diretti senza gare fino a 150 mila euro: quale sindaco si tirerà indietro e potrà muoversi liberamente per non sottostare a imprese della mafia?
Era già difficile prima… Da 150 mila euro al milione ci sarà la possibilità di procedura negoziale con cinque o dieci partecipanti, rimessa all’amministrazione locale, quindi il Comune diventa unica stazione appaltante. Ecco, in Italia il 98% delle gare è sotto il milione. Capite bene che questo porta facilmente a un’ampia possibilità di accordi pre-elettorali.
Voto di scambio?
Esattamente.  
Tutto questo non viene considerato.
Lo scopo del governo è rendere più semplici le procedure.
Il problema della celerità non si può ignorare, ma servono regole e trasparenza.
Non pensa che a Palazzo Chigi questo lo sappiano, ma che preferiscano chiudere qualche occhio pur di far ripartire l’economia?
La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.
Parole non mie, ma di Corrado Alvaro. Quando si comincia a credere che il valore sia la ricchezza e non la correttezza le mafie hanno già vinto e dove non ci sono regole lo Stato non dipende dalle persone perbene.
Quindi, va bene velocizzare e digitalizzare, ma sempre tenendo conto dei processi corruttivi.
È lo stesso discorso del processo penale: lo velocizziamo con l’improcedibilità; ma così non lo stiamo velocizzando, lo stiamo chiudendo.
È già depositato alla Camera un progetto di legge del governo per cancellare anche la riforma Bonafede ripristinando la prescrizione per come era prima.
Ritornando al vecchio ritorniamo al pantano che impedisce al processo di decollare, creando anche una discriminazione nella giustizia, perché l’imputato ricco e potente troverà con fior fior di avvocati mille cavilli per arrivare alla prescrizione, mentre il povero no.
Anche il reato di abuso d’ufficio è messo in discussione.
In ambienti governativi e di maggioranza si riferiscono a una fattispecie che già non esiste più: quel reato è ora fondato su norme che impongono un comportamento preciso che porta a vantaggi patrimoniali propri o di altri, non configurabile laddove c’è discrezionabilità.
La stessa cosa riguarda il reato del traffico di influenze: viene messo in discussione, ma è una norma che nasce dalla Convenzione europea contro la corruzione: l’Italia, in ritardo, si adeguò rendendo legge quell’indicazione.
Ce lo chiede l’Europa solo quando conviene?
Proprio così.
Dopo una vita in magistratura com’è fare il deputato?
Pensavo di poter dare un contributo di esperienza, sotto l’egida del M5s che in solitudine nella campagna elettorale si è occupato di corruzione, mafia, povertà e diritti. Pensavo, però, che la politica potesse dare un maggiore contributo…
È già deluso?
La maggioranza va avanti per la propria strada e non tiene conto di ciò che offre l’opposizione in termini di contributo di idee.
Non è ancora delusione, ma mi rendo conto che incidere dall’opposizione è davvero difficile. Poi ci sono alcune cose davvero incomprensibili…
A cosa si riferisce?
La giunta per le elezioni sta discutendo un elemento della maggioranza per ricontare le schede nulle che presentavano segni su due simboli diversi anche della stessa coalizione, per renderle valide.
Prima del voto politico si è data istruzione a elettori e scrutatori delle modalità di voto, si è stabilito che apporre due segni avrebbe annullato la scheda.
Vogliono a piccoli passi trasformare ogni illegalità nella regola.
Parole pesanti.
Guardate a cosaè successo al presidente dell’Anac Giuseppe Busia che, da tecnico, ha criticato il nuovo codice degli appalti…
Ne sono state chieste le dimissioni pubblicamente. Stiamo scivolando verso una dittatura, senza neanche troppo clamore.
Giampiero Calapà interviste Federico Cafiero De Raho sul Fatto del 02/04/2023