12.5.2023 Restano chiusi due alberghi in odore di mafia
Rischia di sfumare definitivamente la stagione dei due alberghi chiusi dal Comune di Rimini per il sospetto di infiltrazioni di natura criminale. L’ordinanza di Palazzo Garampi era stata notificata l’11 aprile scorso a seguito del provvedimento adottato dalla Prefettura, che ha applicato l’interdittiva antimafia nei confronti della società di gestione che ha in affitto i due hotel, il Gin e il Morolli, strutture a tre stelle di Viserba. La società, per il tramite dei propri legali, aveva presentato un ricorso urgente al Tar, chiedendo di sospendere immediatamente l’interdittiva antimafia della Prefettura e di revocare la chiusura degli hotel imposta dal Comune. Ieri il Tribunale amministrativo regionale ha respinto la richiesta di sospensiva, rinviando all’11 ottobre prossimo la discussione sul merito, evidenziando come “la delicatezza e la complessità delle valutazioni sottoposte al Collegio” impongano di riservarne la decisione ad una trattazione più approfondita. “Presenteremo ricorso al Consiglio di Stato – dice il legale della società, l’avvocato Giancarlo Migani –. È facile immaginare quali possano essere le conseguenze, anche sul piano economico, di uno stop per tutta la durata dell’estate, trattandosi di due attività in prevalenza stagionali. Nelle ultime settimane sono continuate ad arrivare disdette. Per il momento la società si è impegnata a garantire il contratto dei lavori dipendenti, ma se la situazione non dovesse sbloccarsi potrebbe configurarsi il rischio di licenziamenti”.
20.2.2023 “I tentacoli della mafia su hotel e ristoranti”
L’allarme del referente provinciale di Libera: “Teniamo alta la guardia, aumentano le segnalazioni di infiltrazioni criminali nel tessuto economico”.
C’è una correlazione nefasta tra la crisi economica che si ripercuote sulle imprese e la presenza pervasiva del malaffare. Un incrocio che dà i suoi frutti velenosi proprio laddove, come nel nostro territorio, il tessuto produttivo è articolato e ricco, benché non del tutto attrezzato contro i rovesci economici e di congiuntura, e dunque fa gola. Si spiega anche così il bilancio di Linea Libera, il servizio (numero verde 800.58.27.27, linealibera@libera.it ) pensato per chi vuole segnalare condotte corruttive o essere accompagnato alla denuncia di reati di stampo mafioso. Dal 2018 al 2022, da tutta Italia, sono arrivate a Linea Libera – che è un’emanazione della rete Libera di associazioni contro le mafie – 862 segnalazioni. L’Emilia-Romagna ne ha messo in fila 77, seconda solo alla Lombardia (96) e al Piemonte (79) e ben distante dalla Toscana (42), dalle Marche (17), dalla Liguria (23), dalla Valle d’Aosta (5) e dall’Umbria (6) per restare al nord Italia. Un fenomeno sotto osservazione da diversi anni parte dei volontari di Libera, nella nostra provincia coordinati da Franco Ronconi. Ronconi, cosa denunciano i cittadini che fanno riferimento a Linea Libera? “Episodi opachi, condotte corruttive o di stampo mafioso, clientelismo e cattiva amministrazione, situazioni… CORRIERE DELLA ROMAGNA di Elide Giordani
7.10.2021 ‘Ndrangheta, gestivano fittiziamente cinque hotel a Rimini. Scattano sequestri ed arresti
22.8.2022 “Rincari bollette, hotel e ristoranti nel mirino della mafia”
«Turismo e ristorazione nel mirino della mafia per i rincari alle stelle». A riflettere su uno scenario da tempesta perfetta è l’avvocato Davide Grassi, che ha fatto parte della rete legale di Sos Impresa (associazione nazionale antiracket) per la quale si è costituito parte civile in numerosi processi. Ed è stato coautore con Davide Maria De Luca di “San Marino Spa” libro inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna.
Avvocato Grassi, il caro bollette che attanaglia albergatori e ristoratori con incrementi fino al 500% può aprire spiragli a nuove infiltrazioni della criminalità organizzata? Dati alla mano, molti hotel sono a rischio chiusura o già esposti al valzer di nuove gestioni.
«È appurato che quando c’è una crisi economica trovino terreno fertile queste dinamiche. Dopo l’emergenza sanitaria e il conflitto in Ucraina, gli imprenditori fanno i conti con mancanza di liquidità, debiti e difficoltà nell’accesso ai crediti. Il rischio è che diventino vittime di soggetti legati a ambienti criminali e pronti a offrire grosse somme, allettanti per chi non riesce a ripianare un debito. Senza giustificare nessuno, bisogna mettersi nei panni di chi ha un’attività e si ritrova schiacciato da bollette stratosferiche e poche prenotazioni. Occorre definire maggiori sostegni per tutelare dal punto di vista economico e prevenire l’acuirsi del fenomeno».
Sarà una mannaia che colpirà senza distinzioni o la sorte peggiore toccherà alle conduzioni a gestione familiare, fulcro della storia turistica locale?
«Le grandi catene hanno più probabilità di restare in piedi, a fronte di grande liquidità, mentre le piccole realtà sono più a rischio».
Altra questione dietro l’angolo: i lavori pubblici sovvenzionati dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per la gestione in trasparenza degli appalti, basterà in un momento storico senza precedenti come questo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa contro la regola del massimo ribasso?
«Pur non essendo un tecnico, ritengo che l’attenzione che la Procura mantiene su cambi di gestione, attività e appalti sia altissima. È altresì evidente che in qualsiasi regolamento o bando non si riesca mai a creare una struttura perfetta, sebbene si voglia evitare di incappare in certi personaggi, tuttavia il lavoro svolto dal tavolo in Prefettura e dall’autorità giudiziaria ha rilevato molte anomalie, integrando i controlli».
Quanto agli hotel sono state adottate 18 comunicazioni interdittive antimafia dopo il Protocollo siglato a settembre 2020 con i Comuni.
«Il problema nel settore turistico alberghiero è annoso ma oggi si può contare su tale strumento. Fermo restando che la criminalità organizzata è molto preparata sul fronte normativo e abile nel creare strutture societarie difficili da smembrare, le operazioni condotte restano capillari».
Si intensificherà il riuso dei beni confiscati che spesso agevola cittadini disabili o disagiati?
«In proposito il problema sono le ipoteche che gravano sugli immobili da parte degli Istituti bancari, con cui occorrono più tavoli di confronto».
Cosa fare perché i giovani siano cittadini consapevoli?
«È essenziale che la scuola formi gli studenti con lo studio dell’Educazione civica nonché collaborazioni con l’Osservatorio della legalità, in modo che i ragazzi si affaccino sul mondo del lavoro in modo diverso, conoscendo diritti e doveri».
Nel 2013 ha scritto, assieme a Davide Maria De Luca, “San Marino spa” un testo inerente alle infiltrazioni delle cosche nella nostra regione e sul Titano dove il denaro veniva “ripulito” in alcuni Istituti bancari. Cosa è cambiato da allora? Quale invece la costante?
«Riscontro una maggior partecipazione della società civile, mentre rimane fortissimo l’impegno della Procura, da sempre in prima linea». CORRIERE DELLA ROMAGNA
22.2.2022 Hotel e ristoranti nel mirino della mafia: Dia e Confindustria provano a difenderli
La pandemia e la successiva crisi hanno acuito il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Un allarme che Italia a tavola ha più volte lanciato negli anni. Ora la Direzione investigativa antimafia e Confindustria Alberghi hanno siglato un accordo per monitorare e prevenire il fenomeno. Un segnale importante a cui si spera diano seguito altre associazioni
La pandemia si è abbattuta sulle nostre vite come un uragano, mettendo a rischio la nostra salute, fisica e mentale, e cambiando le prospettive. Il virus ha spalancato le porte a una crisi durissima e anche se all’orizzonte sembra finalmente esserci la luce in fondo al tunnel, gli strascichi li porteremo dietro per mesi, più probabilmente anni. A finire nel frullatore sono stati, loro malgrado, anche turismo e ristorazione, due settori che hanno pagato a caro prezzo chiusure e limitazioni. I due anni di Covid hanno lasciato in eredità numerose ferite. Un contesto in cui rischia di avere buon gioco la mafia, che da sempre si infiltra nelle pieghe della crisi e approfitta delle fragilità. Un allarme reale che Italia a tavola ha lanciato già nell’aprile di due anni fa e ha riportato a galla più volte, ma che resta per molti un tabù difficile da nominare. Dna (Direzione nazionale antimafia), Dia (Dipartimento investigativo antimafia) e Confindustria Alberghi hanno firmato un protocollo d’intesa per il monitoraggio e la tutela del settore. Un primo importante segnale, nella speranza che presto venga replicato da altre associazioni di categoria.
Mafia, turismo e ristorazione: i numeri
Crollo dei fatturati, mancanza di liquidità, difficoltà nell’accesso al credito, aperture, chiusure, limitazioni, Green pass, assenza di turisti e chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno da due anni bar, ristoranti e alberghi devono fare i conti con tutto questo e lottano per sopravvivere. In un contesto del genere, le mafie hanno buon gioco e riescono a infiltrarsi con facilità. Certo, il settore più colpito resta ancora quello dell’agricoltura (15,9% dei casi), seguito dal commercio al dettaglio (15,2%) ma la ristorazione non ride di certo (13,8%).
Comanda la ‘ndrangheta, poi tutte le altre
C’è anche una stima sulle mafie più “pesanti” per turismo e ristorazione. Comanda la ‘ndrangheta con un giro d’affari di 810 milioni di euro. Poi arriva la camorra che si prende il 33% dei già citati 2,2 miliardi, seguita a sua volta da Cosa nostra (20%) e Sacra corona unita (10%).
Perché turismo e ristorazione
Il problema c’è, i numeri lo fotografano in maniera chiara. Ma perché proprio turismo e ristorazione? Detto delle criticità che gli operatori del settore stanno attraversando per uscire interi dalla pandemia, ad attirare l’attenzione delle mafie ci sono anche i risvolti positivi. Nella prospettiva di medio periodo infatti il settore turistico alberghiero si caratterizza per le alte aspettative di piena ripresa e rilancio e il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina al comparto importanti risorse economiche finalizzate all’attività di ristrutturazione riqualificazione dell’offerta. Insomma, piatto ricco mi ci ficco. E non soltanto in relazione all’acquisizione e gestione di strutture turistiche ma anche con riferimento all’ingresso nel sistema delle forniture di beni e di servizi.
L’accordo tra Dna, Dia e Confindustria Alberghi
L’allarme, come detto, noi lo abbiamo lanciato da tempo. Il tema è caldo e qualcuno ha deciso di intervenire. Dna, Dia e Confindustria Alberghi hanno infatti siglato un protocollo d’intesa per la tutela del settore alberghiero da rischio di infiltrazioni. In cosa consiste? Nella costituzione di un tavolo permanente per il monitoraggio dei fenomeni e la definizione degli ambiti operativi attraverso la strutturazione di un modello di raccolta e trasmissione di dati relativi ai rapporti economici in essere. Tutto con l’obiettivo di tutelare le imprese, gli operatori economici e il regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali. «Il nostro settore, duramente colpito dalla pandemia, sta attraversando un momento di estrema fragilità e molte strutture oggi, oltre ad essere appetibili agli occhi degli investitori speculativi, rischiano di cadere vittime delle infiltrazioni mafiose – ha sottolineato Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi – Il dialogo aperto con le massime Istituzioni preposte è volto a garantire continuità alle imprese che nel Pnrr potranno trovare una soluzione utile alla ripartenza, garantendo una ripresa del mercato e supportando tutti quegli operatori in difficoltà che altrimenti rischiano di cadere vittime di chi nel Pnrr spera di trovare un sistema per rimpinguare realtà legate alla criminalità organizzata». ITALIA A TAVOLA
7.10.2021 “Siamo la ‘ndrangheta”: pistole e prestanome a Viserba
25.1.2021 La denuncia di Saviano: “La mafia sta acquistando hotel a Rimini”
Secca la replica di Emma Petitti: “Nel nostro territorio esistono le sinergie per contrastare la criminalità”
La denuncia è arrivata nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” dove, domenica sera, Roberto Saviano non ha usato mezzi termini nel sostenere come la malavita organizzata stia mettendo le mani sull’economia della Riviera e, in particolare, acquistando strutture ricettive nel riminese. Nello studio di Fabio Fazio lo scrittore ha spiegato che la nuova strategia della mafia è quella di “non chiedere soldi come per i racket ma distribuire soldi”. “La mafia si presenta con un altro imprenditore che ti vuole aiutare. Non ti chiede interessi da usura, entra con una quota minima nell’azienda. Dopo qualche mese inizia chiedere il rientro e da quel momento iniziano a portarti via l’azienda”. “A Rimini – dice Saviano – ad esempio ai gestori dei grandi alberghi che ormai erano in affanno, sono arrivati direttamente i segmenti criminali ad offrire danaro oppure proposte di acquisto. I grandi hotel sono riusciti a difendersi. Le mafie non si sono presentati con i loro soldati per minacciare gli imprenditori che non vogliono vendere ma hanno deciso di comprare spiagge, pensioni, Bed & Breakfast, li stanno drogando con i loro soldi, crescono per essere pronti per fare concorrenza agli hotel che non hanno voluto vendere”. Il messaggio è chiaro secondo Saviano: “Se non vendete noi siamo pronti a farvi concorrenza togliendovi clienti”. Secca la replica di Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, che in una nota stampa ha replicato allo scrittore spiegano che “Nei momenti di crisi la criminalità organizzata si insinua nelle situazioni di disagio. Il modus operandi è collaudato e con la pandemia in atto, per le organizzazioni malavitose è ancora più facile trovare varchi aperti. E questo, purtroppo, accade ovunque, non solo a Rimini, come ha recentemente denunciato Roberto Saviano nella trasmissione “Che tempo che fa” su Rai Tre. Certo, non ne esce una bella immagine del nostro territorio: lo scrittore ha evidenziato che le mafie, finanziando le aziende in difficoltà sostituendosi allo Stato, hanno preso di mira gli imprenditori riminesi, in particolare quelli del settore turistico. Ma non dimentichiamoci che il nostro territorio, attraverso gli enti e le istituzioni presenti, in questi anni ha affrontato il problema mettendo in campo tutti gli strumenti più opportuni. Ricordo fra tutti il protocollo per la legalità e lo sviluppo del settore turistico-alberghiero sottoscritto nel 2013 dalle associazioni di categoria, i Comuni della provincia e la Prefettura con l’obiettivo di mettere sotto la lente di ingrandimento tutti i passaggi di proprietà delle strutture turistico-ricettive. Protocollo che lo scorso mese di settembre è stato aggiornato ed esteso anche al settore delle discoteche. Nell’ottica di un lavoro sinergico, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati alle mafie puntano a rafforzare la collaborazione con la prospettiva di sottoscrivere un Protocollo d’intesa per coordinare al meglio la gestione e destinazione dei beni sequestrati o confiscati nel territorio regionale”. “Ne ho parlato a novembre con il direttore dell’Agenzia, il prefetto Bruno Corda – aggiunge la Petitti. – Ferma restando l’evoluzione della situazione sanitaria, è intenzione organizzare un’iniziativa ad hoc per firmare il Protocollo, in occasione della “Settimana della Legalità”. L’auspicio, è che la Regione Emilia-Romagna possa fare da apripista anche per le altre Regioni. Il Protocollo d’intesa getterà le basi per costruire un lavoro di rete tra enti locali e associazioni e potenziare i sistemi di raccolta dei dati relativi ad assegnazione, destinazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati nel territorio regionale. Il tutto è in coerenza con la legge regionale 18 del 2016 che tra le varie azioni già prevede lo scambio d’informazioni tra soggetti pubblici e privati, al fine di creare un sistema informativo delle aziende sequestrate o confiscate nel territorio, e promuove la costituzione di cooperative di lavoratori finalizzate alla gestione dei beni confiscati. Valorizzare la sinergia tra legalità e partecipazione è il punto di forza di questo progetto”. “Tutto ciò – conclude il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna – è reso possibile grazie ad una nuova visione degli amministratori pubblici che, da un lato, non hanno negato il problema esistente, dall’altra, si sono dotati di osservatori locali in grado di valutare in modo competente, completo, sistematico le azioni di prevenzione intraprese. Grazie al testo unico regionale, sul contrasto alla criminalità organizzata, è stato possibile promuovere azioni ed interventi che integrano i diversi strumenti preventivi, a seconda dei differenti problemi da affrontare. Quel che conta per garantire efficacia alle strategie di prevenzione è infatti il mix dei diversi interventi, l’attenzione al territorio e alla sua rigenerazione, il controllo da parte delle forze di polizia, ma anche le misure di prevenzione comunitaria e sociale. I protocolli, gli interventi nelle scuole, la mappatura dei beni confiscati sono l’altra faccia della Riviera, la vera sfida delle nostre città che possono ora dar vita ad un processo stabile in grado di coinvolgere tutti gli attori in maniera consapevole. Nei giorni in cui si ricorda Leonardo Sciascia, va ricordato il suo pensiero: che la lotta alla mafia si fa nel nome del diritto, senza leggi eccezionali, senza stati di assedio e dando ai cittadini quella sicurezza che devono avere”. RIMINI TODAY
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RISTORAZIONE E MAFIA