Borsellino, una strage di Stato. All’Istituto Catullo la videoconferenza con l’avvocato Trizzino e Lucia Borsellino

 

 

La strage di Borsellino è stata una strage di Stato” questo in estrema sintesi l’intervento tenuto in video-conferenza con le quinte classi dell’Istituto “Tommaso Catullo”, di via Feltre, dall’avv. Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia Borsellino, nonché marito di Lucia Borsellino, figlia del magistrato barbaramente ucciso il 19 luglio del 1992 a Palermo in via D’Amelio insieme agli agenti della sua scorta.

L’emozione dei giovani del Catullo, prossimi al diploma, si è fatta più forte quando è apparsa la figlia del giudice assassinato, Lucia Borsellino, che ha ringraziato gli alunni dell’Istituto per poi soffermarsi sulla figura di suo padre come uomo e come esempio di magistrato con un alto senso dello Stato e delle istituzioni al punto da sacrificare la sua vita per l’alto senso del dovere che lo ha sempre caratterizzato nella lotta contro Cosa Nostra.
L’incontro è stato organizzato dalla referente di educazione civica prof.ssa avv. Paola Monticelli con la collaborazione del prof. Guglielmo Bongiovanni.

Un contesto davvero unico, non strutturato, semplice, così come semplice, disponibile è stato l’avv. Trizzino che nei novanta e passa minuti ha delineato la storia processuale sulla strage di via D’Amelio soffermandosi dapprima sui primi due processi “farsa” imperniati sulle dichiarazioni di un finto pentito, Vincenzo Scarantino, che accusò individui che con quella strage non c’entravano affatto nulla.
L’intervento del legale della famiglia Borsellino si è snodato attraverso le domande dei protagonisti dell’incontro, gli alunni del Catullo, che ha permesso all’avv. Trizzino di delineare un quadro storico, parzialmente definito, su quella maledetta strage ove morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

La strage di via D’Amelio è “una strage di Stato”!
A dimostrarcelo è il furto dell’agenda rossa; la presenza dei servizi segreti appena subito dopo lo scoppio della Fiat 126 imbottita di esplosivo; i sondaggi svolti da Cosa Nostra, prima di mettere in atto la stagione cosiddetta stragista, con importanti uomini politici ed imprenditoriali; la presenza di un terzo personaggio, estraneo alla consorteria mafiosa, nella fase dell’imbottitura della vettura con l’esplosivo che venne utilizzato in via D’Amelio.
L’avv. Trizzino ha poi spronato i giovani a non alimentare la cultura dell’omertà linfa principale delle mafie.

«È stato un intervento davvero unico per come si è sviluppato, per la semplicità dell’avv. Trizzino, che ha messo subito a proprio agio i numerosi giovani presenti all’incontro» questo il commento del prof. Bongiovanni, uno degli organizzatori della manifestazione.
Bongiovanni ha anche tenuto a sottolineare l’importanza che oggi riveste la lotta contro ogni forma di mafia specialmente in una terra non più vergine rispetto a questo fenomeno criminale

«Oggi c’è bisogno che i giovani si rendano conto che le mafie, in particolare la ‘ndrangheta, sono presenti anche in Veneto e, in particolare, anche nella provincia bellunese. La fenomenologia mafiosa non può più dirsi, per definizione, ristretta nel meridione d’Italia. La nostra battaglia è quella di non alimentarle con la “cultura” dell’omertà che è la principale linfa del comportamento di questi criminali che sono pronti a tutto pur di acquisire soldi, potere e fama. Oggi -continua il prof. Bongiovanni – questo fenomeno abbraccia parte del mondo politico, al di là del colore di bandiera, dell’imprenditoria e di alcuni ambienti legati alla massoneria. Questa lotta deve iniziare dai nostri giovani che sono il fulcro dell’Italia di domani perché come diceva il giudice Falcone “Il vigliacco muore più volte al giorno, il coraggioso una sola volta”». Belluno Press 

 

Lucia Borsellino

 

 

 

Fabio Trizzino,