Marco Lillo sul Fatto del 25/06/2023
Sarà un’udienza davvero interessante quella che si svolgerà, purtroppo in camera di consiglio quindi senza il pubblico, davanti al Tribunale del Riesame di Firenze il 14 luglio prossimo.
Le carte depositate, circa 1.500 pagine, non riguardano evidentemente solo il destino dell’ex gelataio di Omegna, difeso dall’avvocato Elisa Bergamo e dall’avvocato Carlo Fabbri, ma incidentalmente investono un pezzo della storia d’Italia recente.
Le accuse rivolte dai procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli e dal sostituto Lorenzo Gestri a Baiardo sono quelle di favoreggiamento a Berlusconi e Dell’Utri con l’aggravante dell’agevolazione dell’organizzazione mafiosa e di calunnia ai danni di Massimo Giletti.
Baiardo è stato già arrestato nel 1995 e condannato nel 1997 in appello a 2 anni e due mesi per favoreggiamento semplice ai due boss della mafia, Filippo e Giuseppe Graviano, poi condannati definitivamente per le stragi e gli attentati di mafia del 1992 in Sicilia e del 1993 in “Continente”.
La novità è che i pm fiorentini, competenti sulle stragi di Firenze e Milano (10 morti) e sugli attentati di Roma del 1993 e 1994 ora indagano di nuovo Baiardo per favoreggiamento ma non dei boss bensì dei presunti e ipotetici mandanti esterni.
La tesi dei pm è che, (dopo le stragi e gli attentati del biennio 1993-1994 per i quali sono stati condannati anche i suddetti boss Graviano e sono stati indagati Dell’Utri e Berlusconi) Baiardo avrebbe aiutato proprio Berlusconi e Dell’Utri a eludere le investigazioni con i suoi comportamenti recenti.
La parte “politicamente” più sensibile’ dell’accusa è la contestazione dell’agevolazione mafiosa ex articolo 416 bis n.1. Baiardo avrebbe favorito gli indagati celebri “con l’aggravante di aver agevolato l’associazione denominata cosa nostra, interessata a non compromettere le figure di Silvio Berlusconi, quale referente istituzionale, e Marcello Dell’Utri, legato all’organizzazione, ed entrambi parti, secondo l’ipotesi d’accusa, dell’accordo stragista, funzionale allo scambio tra il compimento dei delitti citati e interventi sulla legislazione afferente, fra l’altro, al regime detentivo applicato ai detenuti per mafia”.
Sono accuse pesantissime tutte da riscontrare che il Gip, nella sua ordinanza di rigetto, non ha recepito.
Non deve stupire che la richiesta di custodia cautelare citi Berlusconi come ipotetico “favoreggiato” da Baiardo perché i pm fiorentini l’hanno presentata a maggio, prima della morte del Cavaliere.
Premesso che l’accusa di strage in relazione ai fatti del 1993-94 contro Berlusconi e Dell’Utri è già stata archiviata più volte su richiesta degli stessi pm di Firenze e premesso che il Gip nella sua ordinanza non ritiene provato il favoreggiamento di Baiardo, l’esistenza dei rapporti tra Berlusconi e Dell’Utri con i fratelli Graviano e l’esistenza di una foto ritraente Berlusconi e Giuseppe Graviano, analizziamo le ragioni dei pm fiorentini.
La Procura voleva arrestare Baiardo e dopo il rigetto ha reiterato la richiesta nell’appello presentato al Riesame il 5 giugno scorso perché Baiardo avrebbe fornito indicazioni mendaci e, comunque, reticenti sulle reali ragioni dell’incontro intercorso il 14 febbraio 2011 con Paolo Berlusconi, realmente avvenuto, dopo aver cercato infruttuosamente il contatto con il fratello Silvio, all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri, il 3 febbraio precedente dello stesso anno.
Per i pm avrebbe mentito “per non far emergere i rapporti tra costoro e i fratelli Graviano”.
Non solo. Baiardo avrebbe negato l’esistenza della fotografia ritraente Berlusconi e Giuseppe Graviano di cui aveva asseverato l’esistenza a Giletti.
Infine avrebbe mentito nelle sue dirette e parlando a un giornalista de Domani (che correttamente riportava le sue dichiarazioni) intossicando l’informazione.
Per i pm, Baiardo avrebbe compiuto il reato di favoreggiamento perché avrebbe fatto dichiarazioni mirate a “ricostruire i rapporti esistenti tra i citati Giuseppe e Filippo Graviano e gli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri in modo difforme rispetto a quanto realmente accaduto, dosandole abilmente con narrati veridici”.
Come è noto Massimo Giletti ha raccontato che Baiardo gli mostrò fugacemente una foto che, a dire del gelataio, ritrarrebbe Berlusconi con Giuseppe Graviano e il generale Francesco Delfino, scattata probabilmente nel 1992 sul lago d’Orta.
Anche a Paolo Mondani di Report Baiardo ha accreditato l’esistenza della foto (sarebbero addirittura tre) di Graviano con Berlusconi.
Poi però subito dopo su Tik Tok Baiardo ha smentito l’esistenza delle foto dando la colpa ai giornalisti.
I pm sembrano credere al Baiardo versione accusatore e lo indagano per favoreggiamento di Berlusconi e Dell’Utri.
Il Gip rigetta la tesi dell’accusa perché non ritiene provato che esistano i rapporti tra Graviano e Berlusconi e nutre “seri dubbi” sull’esistenza della Polaroid della quale Baiardo ha parlato con Giletti, secondo il racconto del giornalista.
In sostanza il Gip ritiene possibile che l’unico intento di Baiardo fosse quello di far credere ai giornalisti che esistesse la foto solo per lucrare soldi.
Nessun dubbio che Giletti e Mondani dicano la verità.
Nessun dubbio che Baiardo non sempre dica la verità.
Su questo gip e pm sono d’accordo. Il punto sul quale divergono è la valutazione da dare alle “ragioni di Baiardo”.
Secondo i pm l’ex gelataio cela quel che sa per favorire Berlusconi (ora deceduto) e Dell’Utri, tuttora indagato.
Per il Gip è tutto da dimostrare.
La seconda accusa contestata dai pm è la calunnia che Baiardo avrebbe commesso ai danni di Massimo Giletti quando il 27 marzo scorso ha negato con i pm di aver mai parlato con lui della foto Graviano-Delfino-Berlusconi così di fatto sostenendo che Giletti nel suo precedente verbale di testimonianza avesse mentito ai pm.
Per il Gip Baiardo è in mala fede ma la sua condotta non arriva a configurare la calunnia.
I pm fiorentini non ci stanno e hanno depositato un appello di 50 pagine per contestare il rigetto dell’arresto.
Uno dei puntelli alla tesi dei pm Turco, Tescaroli e Gestri risiede proprio nelle dichiarazioni a verbale davanti ai pm stessi di Baiardo sull’incontro con Paolo Berlusconi nella sede de Il Giornale a Milano il 14 febbraio 2011.
Baiardo raccontò ai pm “Già conoscevo Paolo Berlusconi, lo avevo incontrato all’Hotel Quark di Milano dove avevo accompagnato una o due volte nel corso del 1992 Giuseppe Graviano; compresi dal primo incontro, cui ho assistito, che i due Berlusconi e Giuseppe Graviano, già si conoscevano; Graviano si è presentato con il proprio nome”.
Tutte affermazioni negate dai diretti interessati e considerate non riscontrate dal Gip.