La misteriosa morte del giornalista Ezio Calaciura

Ezio Calaciura era un giovane cronista di Agrigento, collaboratore del giornale “L’Ora” di Palermo. Aveva tanta passione per il suo lavoro e all’inizio degli anni sessanta si era occupato dell’assassinio di Commissario di Polizia Calogero Tandoj, ucciso ad Agrigento nel 1960. Nel dicembre del 1971 Calaciura fece un articolo sul giornale di Catania in cui con estremo rigore e puntualità ricordava la vicenda Tandoj. “La verità è che il delitto Tandoj -scrisse Calaciura- è stato inquadrato tra le vicende della vecchia e tradizionale mafia, mentre una indagine che porti alla scoperta della giusta verità potrebbe illuminare moltissimi misteri dei più feroci delitti della nuova mafia in Sicilia e in trasferta”.  

Ancora oggi questa uccisione di chiara matrice mafiosa è avvolta da misteri irrisolti e purtroppo anche la fine di Calaciura non appare chiara e nitida come sembra. Il cronista morì a 33 anni in un incidente stradale avvenuto in Calabria tra il 21 e il 22 marzo del 1973 e  sembrerebbe anch’essa originata dalla mano mafiosa.  Nel giornale L’Ora Calaciura fece inchieste coraggiose e in particolare si dedicò  con sei puntate redatte sul quotidiano proprio al caso dell’omicidio del commissario Cataldo Tandoj, già capo della Squadra mobile di Agrigento. In un articolo del 13 maggio ’62, fece presente che nel paese di Montedoro, in cui dominava il deputato della Dc Calogero Volpe, sparirono i certificati di nascita di quattro boss di Cosa Nostra americana: Rosario “Russel” Bufalino (proprio il mafioso di The Irishman), John Montana, Giuseppe “Giusy” Falcone e Carmine Galante. Calaciura si beccò una querela da Volpe in quanto il giornalista lo chiamò in causa per questi fatti.

Vi furono le testimonianze postume della moglie, Maria Bellone, in cui la stessa dichiarò che il giornalista stava indagando privatamente sulla scomparsa del collega e amico  Mauro De Mauro. Ezio Calaciura morì dunque in un tragico incidente stradale dopo Palmi Calabro, a due km da Gioia Tauro, mentre percorreva il ponte Petrace dell’autostrada per Salerno in cui la sua  Fulvia coupè si scontò quasi frontalmente  con un autocarro.

La cosa si chiude come un terribile sinistro automobilistico di un cronista molto bravo e preparato. Però il 14 febbraio del 2001 la vedova del giornalista venne intervistata dal Tg3 Sicilia e fece alcune dichiarazioni davvero clamorose e sconvolgenti. “Non ho mai creduto alla storia dell’incidente-disse davanti alla telecamera- i primi sospetti nacquero quando, poco dopo la morte di mio marito, due uomini vennero a casa ad offrirmi una grossa somma di denaro in cambio del rottame dell’auto che era stata distrutta nell’incidente. Provai ad indagare- continuò la vedova Calaciura-  sul motivo di tanta generosità nell’offerta che quei due uomini mi avevano fatto. Ma fui fermata. Qualcuno mi disse che quelli erano dei mafiosi e che era meglio lasciare perdere. Altrimenti avrei messo a rischio la vita della mia bimba di 7 anni”. La Bellone affermò che il marito era legato da vincoli di amicizia con Mauro De Mauro e per tale motivo si impegnò con ardore per indagare sulla scomparsa del collega mai più ritrovato. La stessa vedova rivelò che dopo la morte del marito alcune persone mai identificate entrarono in casa e prelevarono l’archivio del marito. “Non rubarono nulla – disse la vedova – mi accorsi però che mancavano molte carte. E nessuno fu più in grado di recuperarle”. La signora voleva che il caso della morte del marito fosse riaperto e riconfermò i sospetti che aveva sempre avuto circa una possibile manomissione dell’auto di Ezio richiedendo esplicitamente  che la polizia scientifica esaminasse quel che restava dell’auto di Calaciura . La moglie ricordò anche che sia De Mauro che Calaciura si erano occupati insieme  dell’assassinio di Tandoj. Quest’ultima inchiesta giudiziaria com’è ormai noto fu costellata da innumerevoli depistaggi, in primis si seguì la falsa pista passionale, anche se  oggi, si può ben dire ,che il vice questore venne ucciso perché stava arrivando a fare luce su alcuni omicidi di mafia avvenuti ad Agrigento, provincia in cui dal dopoguerra all’inizio del anni sessanta furono assassinate oltre 500 persone, omicidi per lo più in cui non si trovarono i colpevoli. Anche Ezio Calaciura comprese che dietro l’eliminazione di Tandoj vi era la mafia con i suoi torbidi intrecci politici.  Ezio Calaciura conosceva molto bene la realtà di Agrigento e della sua provincia , sapeva tutto ed era un grande giornalista d’inchiesta morto in un incidente d’auto, almeno questa resta ancora oggi la versione ufficiale.  12 maggio 2023 CLESSIDRA


Ricordo di Ezio Calaciura: il mistero della morte di un giovane cronista

di Massimo Novelli
“La verità è che il delitto Tandoj è stato inquadrato tra le vicende della vecchia e tradizionale mafia, mentre una indagine che porti alla scoperta della giusta verità potrebbe illuminare moltissimi misteri dei più feroci delitti della nuova mafia In Sicilia e in trasferta”. Era il dicembre del 1971 quando Ezio Calaciura, giovane cronista agrigentino, collaboratore del giornale L’Ora nei primi anni Sessanta, rievocava lucidamente su la Sicilia di Catania l’assassinio del commissario di polizia Cataldo Tandoj, fatto fuori ad Agrigento alla fine del mese di marzo del 1960.
L’omicidio di Tandoj, ancora oggi, è uno dei tanti crimini politico-mafiosi di cui si sa poco o nulla. Purtroppo anche la fine di Calaciura, morto a 33 anni, ufficialmente in un incidente stradale avvenuto in Calabria nella notte fra il 21 e il 22 marzo del 1973, è avvolta nel mistero. Potrebbe mancare dunque un nome nell’elenco dei giornalisti assassinati in Italia dalla mafia o maturati in ambienti contigui. Accanto a Giuseppe Alfano, Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno e Giancarlo Siani, perciò dovrebbe essere ricordato pure Calaciura, che per L’Ora scrisse inchieste scottanti come quella sull’omicidio del commissario Cataldo Tandoj, già capo della Squadra mobile di Agrigento, che uscì in sei puntate nel 1962. O come l’articolo del 13 maggio ’62, in cui denunciava che nel paese di Montedoro, quello del deputato della Dc Calogero Volpe, erano spariti i certificati di nascita di quattro boss di Cosa Nostra americana: Rosario “Russel” Bufalino (proprio il mafioso di The Irishman), John Montana, Giuseppe “Giusy” Falcone e Carmine Galante. L’onorevole Volpe, chiamato in causa, querelò Ezio.
Ezio morì quando, secondo le testimonianze della moglie Maria, stava indagando in privato sulla scomparsa di Mauro De Mauro, che era suo amico e con il quale aveva collaborato. La Sicilia di Catania, il giornale per cui all’epoca scriveva, il 22 marzo ’73, in prima pagina titolò: “È morto in un incidente il nostro Ezio Calaciura”. Nell’articolo si raccontava che in “un tragico incidente stradale dopo Palmi Calabro e a due km da Gioia Tauro, mentre percorreva il ponte Petrace dell’autostrada per Salerno, è morto, alle tre circa, il giornalista Ezio Calaciura”. Seguiva la ricostruzione dell’incidente: “La Fulvia coupè si è scontrata quasi frontalmente in un tremendo urto con un autocarro…”.
Della morte di Calaciura, poi, non si parlò più. Nel 2001, però, Maria Bellone, la vedova di Ezio, volle infrangere il silenzio. Il 14 febbraio rilasciò alcune dichiarazioni clamorose al Tg3 della Sicilia. “Potrebbe essere legata all’omicidio del giornalista Mauro De Mauro – scrisse l’agenzia Adnkronos – la morte, avvenuta nel ’73 ufficialmente per un incidente stradale, del giornalista agrigentino Ezio Calaciura. A riaprire il caso, quasi 30 anni dopo, è la vedova, Maria Bellone. ”Non ho mai creduto alla storia dell’incidente – ha detto la donna al Tg3 Sicilia – i primi sospetti nacquero quando, poco dopo la morte di mio marito, due uomini vennero a casa ad offrirmi una grossa somma di denaro in cambio del rottame dell’auto che era stata distrutta nell’incidente”. E aggiunse: “Provai ad indagare sul motivo di tanta generosità nell’offerta che quei due uomini mi avevano fatto. Ma fui fermata. Qualcuno mi disse che quelli erano dei mafiosi e che era meglio lasciare perdere. Altrimenti avrei messo a rischio la vita della mia bimba di 7 anni”.
Proseguiva l’Adnkronos: “È sempre lei a raccontare che il marito ‘era stato molto amico di Mauro De Mauro. Insieme avevano lavorato per il giornale L’Ora . E negli ultimi tempi Ezio stava indagando sulla sua scomparsa’ ” . Subito dopo la morte del giornalista agrigentino, ignoti entrarono in casa e portarono via l’archivio del marito. “Non rubarono nulla – racconta la vedova – mi accorsi però che mancavano molte carte. E nessuno fu più in grado di recuperarle”. Dopo la denuncia al Tg3 Sicilia, Maria venne contattata da qualche cronista. La signora voleva che il caso della morte del marito fosse riaperto. Confermò i suoi sospetti su una possibile manomissione dell’auto di Ezio; avrebbe voluto che il rottame della macchina venisse esaminato dalla polizia scientifica. E rammentò inoltre che tanto De Mauro quanto Ezio avevano lavorato sull’assassinio di Tandoj, avvenuto ad Agrigento il 30 marzo del 1960.
L’inchiesta giudiziaria sul delitto fu segnata da molti depistaggi; si segui intanto una pista passionale, fino a quando non emerse che il poliziotto era stato ucciso perché stava forse per fare chiarezza su alcuni omicidi di mafia & politica. Ezio, come hanno ricordato anni fa, in una televisione locale, i suoi amici di Agrigento, era stato il primo, nel ’60, a capire come il delitto Tandoj fosse di natura politico-mafiosa.
Significativo è che L’Ora , nei giorni della scomparsa di De Mauro, il 25 settembre 1970 pubblicò un articolo intitolato “Droga, Tandoj, Mattei: l’esplosivo trinomio esplorato da De Mauro prima del sequestro”. E ad Agrigento porta una delle piste relative all’uccisione di De Mauro: secondo un agente del Kgb sovietico, infatti, Mauro sarebbe stato tenuto prigioniero in una villa della città dei Templi e quindi ammazzato. Nessuno ha mai indagato in quella direzione né sulla morte di Ezio Calaciura, che di Agrigento sapeva tutto.
Nella storia del giornale L’Ora , in questa sua storia straordinaria, mi è parso doveroso ricordare un grande dimenticato: Ezio Calaciura.