IGNAZIO CUTRÒ:“Denuncerei di nuovo ma porterei la mia famiglia all’estero.


Solo e attaccato anche da chi doveva difendermi”


8 Agosto 2023 CASTELLO INCANTATO

 

Mussomeli –  E’ una storia di coraggio e senso civico, di lotta concreta alla mafia e di legalità. Poi c’è l’amaro riscontro  della medaglia. La solitudine, la famiglia emarginata, le feste passate da sole come se a puzzare di torto fosse chi denuncia i mafiosi. La storia ammirevole ma, a tratti, triste e ingiusta di Ignazio Cutrò, da Bivona, primo testimone di giustizia in Italia che racconta, ai microfoni di castelloincantato, le conseguenze pesantissime e, atratti, avvolte nelle ombre, di una scelta etica ma costosissima. 

 

La video intervista

 

Ignazio Cutrò (Bivona, 2 marzo 1967) testimone di giustizia.

Cutrò, imprenditore siciliano e Presidente dell’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, è stato sottoposto, assieme alla famiglia, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato i suoi estorsori[1]. Il primo attentato risale alla sera del 10 ottobre 1999 quando gli fu bruciata una pala meccanica[2] in contrada Canfutino a Bivona e Cutrò presentò la prima denuncia contro ignoti[3][4].
Da quel momento è un susseguirsi di minacce e intimidazioni, fino al 2006quando Cutrò decide di diventare un testimone di giustizia, denunciando i suoi estorsori. Grazie alle sue testimonianze viene avviata l’operazione “Face off”, nella quale vengono arrestati i fratelli Luigi, Marcello e Maurizio Panepinto[5] e che porta nel gennaio 2011 ad un totale di 66 anni e mezzo di carcere[6].
La collaborazione con la magistratura, condiziona però l’attività imprenditoriale di Cutrò, che non riceve più commesse e che dichiara comunque di essere fiero della scelta fatta[5].
Nel giugno 2012, grazie all’intervento della Regione Siciliana riprende la propria attività imprenditoriale, ottenendo un contratto con il Consorzio per le Autostrade Siciliane[7].
Nel febbraio del 2013 partecipa alla fondazione dell’Associazione Nazionale dei Testimoni di Giustizia, di cui è eletto presidente[8].
Nell’agosto 2013 il Governo Letta ha approvato un decreto legge che permette ai testimoni di giustizia di essere assunti nella pubblica amministrazione, come avveniva fino ad allora per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, accogliendo così la proposta portata avanti dall’Associazione Nazionale dei Testimoni di Giustizia[9][10].
Ignazio Cutrò è stato assunto presso l’Amministrazione Regionale Siciliana il 1º ottobre 2015, prendendo servizio presso il Centro per l’impiego di Bivona, suo paese di origine.
La sua storia è raccontata anche nel libro La forza del gruppo, del 2011, di Mauro Baricca, Salvatore Vella e Demetrio Pisani.[11]Nel gennaio 2022 diventa presidente di Nuovi Orizzonti per l’Italia di Elisabetta Trenta.[12]
Nel 2023 è uscito Tufo, della regista torinese Victoria Musci, un film di animazione di 26′ basato sulla storia vera del testimone di giustizia Ignazio Cutrò. Prodotto da Ibrida Studio, Show Lab e Les Contes Modernes, è stato trasmesso su Rai 3 il 23 maggio 2023 in occasione della Giornata della legalità.

Note

  1. ^ ANTIRACKET. Bivona, assegnata la scorta all’imprenditore Ignazio Cutrò, in comunicalo.it, 19 gennaio 2011. URL consultato il 22 febbraio 2011.none
  2. ^ Felice Cavallaro, Il racket del compagno di banco, in Corriere della Sera, 20 marzo 2009. URL consultato il 22 febbraio 2011.none
  3. ^ Il primo attentato: l’incendio di una pala meccanica, in Sito ufficiale Ignazio Cutrò. URL consultato il 22 febbraio 2011.none
  4. ^ La Storia Raccontata da Ignazio, in Sito ufficiale Ignazio Cutrò. URL consultato il 22 febbraio 2011.none
  5. ^ a Gaetano Pecoraro, “Usati e abbandonati”. Due testimoni di giustizia si incatenano davanti al Viminale, in il Fatto Quotidiano, 2 dicembre 2010. URL consultato il 22 febbraio 2011.none
  6. ^ Processo Face Off: 5 condanne e una sola assoluzione, in Corriere di Sciacca, 11 gennaio 2011. URL consultato il 22 febbraio 2011.none
  7. ^ Mafia, all’imprenditore antiracket il contratto col Consorzio autostrade, in Corriere della Sera, 31 maggio 2012. URL consultato il 6 agosto 2012.none
  8. ^ Atto costitutivo dell’Associazione Testimoni di Giustizia, Associazione Nazionale dei Testimoni di Giustizia.none
  9. ^ I testimoni di giustizia negli uffici pubblici sedici i siciliani assunti con il decreto Letta, in la Repubblica, 28 agosto 2013, p. 6 sez.Palermo. URL consultato il 6 settembre 2013.none
  10. ^ Consiglio dei Ministri n.21, in governo.it, 26 agosto 2013. URL consultato il 6 settembre 2013.none
  11. ^ ESTORSIONI: IMPRENDITORE ANTIRACKET, MIA STORIA SIA ESEMPIO LA SUA VICENDA RACCONTATA IN UN LIBRO
  12. ^ Nuova forza politica di centro, Ignazio Cutrò è il presidente di Nuovi Orizzonti per l’Italia, su agrigentonotizie.it, 14 gennaio 2022. URL consultato il 18 febbraio 2022.none

 


Carissimi studenti palermitani, vi scrivo per incoraggiarvi ad andare avanti e di non arrendervi di fronte ai tentativi di “insabbiare” le vostre coscienze.
Questa nostra terra, devastata dalle bombe e “battezzata” dal sangue delle vittime innocenti di mafia ha bisogno di ciascuno di voi, ha bisogno di credere e sperare che un’altra Sicilia, un’altra Italia esista e che sappia resistere contro tutti coloro, tutti nessuno escluso, colpevolmente e/ingenuamente pensano che le mafie siano una banda di persone dai piedi incretati. C’è un pensiero unico, che con stile, modalità e argomentazioni diverse continua a negare che le mafie hanno pesantemente condizionato la vita di noi tutti. Un tempo c’era chi negava l’esistenza di Cosa Nostra affermando che era una invenzione dei comunisti per colpire la democrazia cristiana via via sino ad arrivare ai nostri giorni per negare, sulla base di una sentenza l’esistenza della trattativa stato-mafia. Già perché le sentenze sono inoppugnabili solo quando fanno comodo a certi poteri e guai se c’è una coscienza diffusa, anche dentro le università e le scuole, che si riapproia del loro presente nella ricerca della verità. La coscienza quando è libera dalla violenza e prepotenza dei dotti fa paura a molti. Il poeta Ignazio Buttitta scrisse che “se un uomo cammina curvato torce la schiena ma se è un popolo allora a piegarsi è la storia”. Voi non potete piegarvi, voi dovete mantenere dritta la vostra schiena. E se lo vorrete, io che di quella antimafia definita “fuffa” sono un piccolo esempio sarò lieto di incontrarvi per confrontarci l’uno con l’altro. Contro i falsi dotti e i poltroni che dispensano biasimi bisogna essere uniti……. 

 25 luglio 2023 FB


TUFO è la storia vera di Ignazio Cutrò e della sua famiglia, che è stata minacciata dalla mafia e isolata da amici e parenti perché ha scelto di dire la verità.
Ignazio Cutrò è uno dei primi testimoni di giustizia a rimanere nella propria terra e si batte tuttora per i diritti dei testimoni di giustizia italiani. Per non dimenticare le vittime di tutte le mafie, ogni anno dal 2002, il 23 maggio viene celebrata la Giornata per la legalità e il contrasto alla criminalità mafiosa.

“Tufo”, cartone animato sulla storia vera del testimone di giustizia Ignazio Cutrò

 

 

A conclusione del percorso didattico “Racconto di mafia tra realtà e animazione” – inserito nel più ampio progetto “Futuro Animazione” finanziato attraverso il bando “CIPS Cinema Lab: Il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione” – è prevista la proiezione di “Tufo” di Victoria Musci, lo special tv in animazione appena terminato a Torino e selezionato in concorso al Festival International du Film d’Animation di Annecy (11-17 giugno 2023), il più grande evento mondiale dedicato all’arte animata, dove sfiderà le produzioni firmate Netflix, Disney e Warner Bros.
La proiezione avrà luogo mercoledì 10 maggio alle ore 10 presso il Cinema Massimo di Torino. L’evento è rivolto alle 16 classi V dei Licei Volta e Alfieri che hanno preso parte al laboratorio scolastico. Al termine della visione, introdotta da Luca Milano (Direttore Rai Kids), Paolo Manera (Direttore, Film Commission Torino Piemonte) e Anne-Sophie Vanhollebeke (Presidente, Cartoon Italia), seguirà l’incontro con la regista e Ignazio Cutrò, il testimone di giustizia a cui si ispira lo special tv prodotto dalle torinesi Showlab (presente con Alfio Bastiancich) e Ibrido Studio con i francesi di Les Contes Modernes in collaborazione con Rai Kids. L’opera sarà poi trasmessa martedì 23 maggio, alle ore 16, su Rai 3 e RaiPlay, in occasione della Giornata per la Legalità.
“Futuro Animazione” è un progetto rivolto agli allievi del Liceo Scientifico A. Volta (capofila), Liceo Classico V. Alfieri e Istituto comprensivo Tommaseo (Calvino) che propone ai ragazzi un inedito avvicinamento al linguaggio dell’animazione. Attraverso laboratori e incontri con professionisti del settore, gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado scoprono il processo creativo che porta alla realizzazione di un’opera in animazione. Ideazione, struttura narrativa, regia, tecniche di animazione, post-produzione e effetti speciali diventano oggetto di attività didattica declinata per ogni fascia di età: dalla scrittura di serie tv alla produzione di cortometraggi d’arte animata ispirati alle visite al Museo Egizio e a Palazzo Madama, dall’ideazione di un festival d’animazione alla realizzazione di un corto in pixillation ambientato negli spazi della Mole Antonelliana.
Sotto la direzione scientifica di Emiliano Fasano, “Futuro Animazione” è un percorso didattico proposto e sostenuto da Cartoon Italia, l’associazione nazionale dei produttori di animazione associata ad ANICA, in collaborazione con ASIFA Italia, l’associazione degli artisti e dei professionisti dell’animazione italiana e la partecipazione del Dipartimento Animazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, del corso di Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione del Politecnico e del Museo Nazionale del Cinema di Torino.
“Racconto di mafia tra realtà e animazione” – il primo percorso che giunge al termine, gli altri termineranno nell’autunno – è stato ideato e condotto da Ibrido Studio, giovane società d’animazione con all’attivo produzioni internazionali per il cinema, la televisione e la VR. Attraverso il coinvolgimento di Victoria Musci e dei professionisti di Ibrido, gli studenti hanno analizzato e sperimentato il percorso che ha condotto la giovane regista torinese a scegliere l’animazione come linguaggio audiovisivo per raccontare una storia vera di mafia. I ragazzi e le ragazze hanno accompagnato lo Studio negli ultimi mesi della produzione terminata a fine marzo 2023: dall’analisi delle prime interviste con il testimone di giustizia e i suoi familiari alla revisione della sceneggiatura dialogata, dalla pre-produzione al doppiaggio delle voci in sala di registrazione: un’esperienza unica di concreta condivisione e introiezione emotiva.
“Tufo” è un film basato sulla storia vera del testimone di giustizia Ignazio Cutrò che è riuscito a rimanere nella propria terra, la Sicilia. Nel 1999, da imprenditore alla testa di un’impresa edile, Ignazio diventa il bersaglio di un clan mafioso locale. Ad ogni atto di sabotaggio, si reca dai carabinieri e non si arrende alle minacce. Tuttavia questa resistenza, alimentata da una straordinaria forza interiore, conduce la sua famiglia in un incubo lungo più di dieci anni: dopo gli arresti dei criminali, tutto il paese gli volta le spalle, nessuno vuole più lavorare con loro, non hanno amici e non hanno i mezzi per mandare i ragazzi a scuola. Devono chiedere aiuto. Grazie al supporto di giornalisti e magistrati diventano ‘testimoni di giustizia’. Due guardie del corpo li accompagnano ovunque vadano e finalmente cominciano a sentirsi protetti. Ma Ignazio ha ancora una necessità fondamentale: trovare lavoro. Insieme alle persone che, come lui, hanno combattuto la mafia da semplici cittadini, scrive un disegno di legge che consentirà loro di lavorare nelle pubbliche amministrazioni. Questa legge è stata approvata dallo Stato Italiano ed è tutt’oggi in vigore su scala nazionale. 8 Maggio 2023 L’OPINIONISTA

 

Ignazio Cutrò a Tag24: “Testimoni di giustizia sono morti che camminano”| ESCLUSIVA

Tufo è il film cartoon che affronta il tema della mafia, basandosi sulla storia vera di Ignazio Cutrò, imprenditore e testimone di giustizia che a partire dal 1999 è diventato uno dei bersagli di un clan mafioso. Il diretto interessato non ha esitato a ribellarsi talvolta trovandosi lontano dalla sua famiglia e amici ed oggi continua la sua battaglia affinché tutto questo prima o poi possa finire.

Il film cartoon è stato realizzato dalla regista torinese, Victoria Musci, e sarà trasmesso il 23 maggio 2023 su Rai 3 e RaiPlay. Inoltre, a giugno parteciperà al Festival di Annecy.

Tufo film Ignazio Cutrò e la sua vita da testimone di giustizia

Ignazio Cutrò si è ritrovato protagonista del film Tufo che tratta il tema della mafia, argomento a lui molto caro. Imprenditore siciliano e Presidente dell’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, da anni ormai fa parte di un programma speciale di protezione dopo aver aver denunciato i suoi estorsori.

Tutto ha inizio il 10 ottobre 1999 quando Cutrò trova una pala meccanica bruciata in contrada Canfutino a Bivona. La vittima, in quell’occasione, denuncia immediatamente l’accaduto, ignaro che la sua vita sarebbe cambiata completamente. Infatti, da quel momento in poi si sono susseguite minacce, intimidazioni fino al 2006, anno di svolta, quando l’imprenditore ha deciso di diventare un testimone di giustizia. Le sue testimonianze sono state fondamentali per avviare l’operazione “Face off”.

Noi di Tag24 abbiamo chiesto a Ignazio Cutrò qual è il suo pensiero legato alla mafia: “Io sono fortemente convinto che io e la mia famiglia abbiamo scelto da che parte stare e cioè stare dalla parte giusta – ha affermato l’intervistato –Sono convintissimo che non devo essere io ad essere costretto ad abbandonare la mia terra ma devono essere i mafiosi. Come diceva Peppino Impastato: ‘La mafia è una montagna di merda e loro lo sono altrettanto. Non possono sopraffarci e distruggere di più le nostre entità e quello che siamo. La mafia è nata in Sicilia e non possiamo negarlo, ma sono morte tante persone come Borsellino, Falcone, tanti ragazzi e giornalisti. Oggi possiamo dire che ci sono gli anticorpi della mafia e non lo dobbiamo dimenticare perché anche la società civile si è ribellata”.
L’imprenditore non perde occasione di sottolineare come la lotta alla mafia abbia due medaglie, quello del dire e quello del non dire. “Ci sono tantissime persone che hanno denunciato ma poi sono state abbandonate dalle istituzioni– ha affermato Cutrò – la verità qual è? Che noi testimoni di giustizia siamo morti che camminano”.

Tufo, il film cartoon sulla mafia: qual è il messaggio?

Tufo vuole essere un film sulla mafiache attiri l’attenzione di tante persone, grandi e piccoli, affinché capiscano qualcosa in più sul tema. “Il messaggio che si vuole diffondere è il fatto che la mafia si può combattere – ha spiegato Cutrò – con determinazione e testardaggine. Voglio precisare che io non ho un mantello come superman, sono una semplice persone che è andata avanti nella lotta per dignità. Non siamo supereroi ma una famiglia che ha ben chiaro ciò che vuole fare”.
Quindi, secondo l’imprenditore, il messaggio è ben preciso: “Oggi la mafia, anche con questo particolare ha perso. Come diceva Paolo Borsellino, più se ne parla e più loro diventano deboli. E’ questo ciò che si deve fare – ha aggiunto –perché dopo un po’ le istituzioni dimenticano, ma la mafia non dimenticherà mai quello che tu hai fatto”.

L’appello alle istituzioni

Il signore Ignazio continua a lottare insieme alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno lo stesso obiettivo. Il male che la mafia ha fatto non va mai dimenticato e tutte le leggi che Falcone, Borsellino ed altri personaggi hanno fatto nel tempo sono state incisive anche se, secondo l’imprenditore, oggi sembra si stia cercando di affievolirle. “Non so per quale motivo, ma credo sia un errore gravissimo”, ha concluso. 30 Lug • 


Stiamo combattendo i clan della mafia con le pile scariche

 

L’incredibile storia di Ignazio Cutrò. Il testimone di giustizia nel mirino della mafia. Da quattro anni non dorme di notte a causa di un pila scarica.

La lotta alla mafia? Mentre ancora non si posano i festeggiamenti per l’arresto del boss di Matteo Messina Denaro (che in troppi rivendicano come vittoria personale) a Bivona, in provincia di Agrigento, un testimone di giustizia non dorme di notte da quattro anni a causa di un pila scarica. Sì, una pila, una di quelle semplici che si inserisce nei telecomandi e nei giocattoli per bambini. Ignazio Cutrò è un ex proprietario di un’impresa edile che nel 1999 ha subito il primo attentato incendiario ai suoi mezzi perché si rifiutava di pagare il pizzo alle cosche locali. Alle intimidazioni ha deciso di rispondere denunciando i suoi estorsori, il clan locale dei Panepinto, che ancora oggi sono in carcere.

L’incredibile storia di Ignazio Cutrò. Il testimone di giustizia nel mirino della mafia. Da quattro anni non dorme di notte a causa di un pila scarica

Da quel momento è entrato nel programma di protezione testimoni, decidendo di non abbandonare la sua città di origine per dare un “messaggio ancora più forte: io non me ne vado via da qui, siete voi che ve ne dovete andare”. Cinque anni fa la sua scorta ha subito un pesante ridimensionamento (fioccarono invano le interrogazioni parlamentari) ma Cutrò e la sua famiglia vennero rassicurate con l’installazione di un sistema di videosorveglianza che avrebbe garantito l’incolumità di tutta la famiglia. Da 4 anni però la batteria del sistema di sorveglianza è scarica.
“Si parla tanto di lotta alla mafia e protezione testimoni – spiega Cutrò -. E si dice denunciate. Poi si porta alla disperazione una famiglia per una spesa di 11 euro e 50 centesimi. È da quattro anni che comunico a prefettura e carabinieri, per fargli capire la disperazione e la necessità di cambiare la batteria dell’impianto di allarme collocato nel mio appartamento. Ogni volta che si verifica un calo di tensione o viene a mancare la luce, scatta l’allarme e la nostra serenità viene distrutta”. Quindi continua: “Non so più cosa fare. La batteria ho chiesto di cambiarla personalmente ma, essendo l’impianto proprietà dello Stato, senza le dovute autorizzazioni rischierei una denuncia per aver danneggiato una proprietà dello Stato”.

E poi ancora: “A che gioco giochiamo? Dobbiamo arrivare al punto che uno, preso dalla disperazione, prende tutto e lo butta fuori dalla finestra. Cosa si deve fare per avere tutelati i propri diritti? Martedì prossimo scenderò e andrò ad incatenarmi davanti alla Prefettura finché non smontano tutto quello che c’è da smontare. Noi ci siamo affidati alle mani dello Stato. Abbiamo dato la nostra vita per questo Paese e per 11 euro e 50 centesimi siamo costretti ad elemosinare qualcosa che dovrebbe essere normale”. Ignazio Cutrò è un cittadino che ha permesso di portare a giudizio e condannare, nell’operazione Face Off, i fratelli Luigi, Marcello e Maurizio Panepinto per un totale di 66 anni di reclusione.
Ha pagato il suo coraggio con una vita sotto scorta (lui e la sua famiglia) e con un’attività imprenditoriale praticamente devastata dalle sue denunce. Solo grazie a una legge del governo Letta nel 2013 ha potuto essere assunto presso l’Amministrazione Regionale Siciliana il 1º ottobre 2015, prendendo servizio presso il Centro per l’impiego di Bivona, suo paese di origine, come avviene per i familiari delle vittime di mafia. Nel pieno delle sue difficoltà ha fondato nel 2013 l’Associazione Nazionale dei Testimoni di Giustizia, di cui è stato eletto presidente, per portare all’attenzione pubblica le condizioni dei testimoni di giustizia in Italia.
Ora è insicuro per una pila. Le mafie aumentano il proprio potere e la propria forza grazie alla perseveranza e grazie all’altruismo tra i suoi affiliati. Lo Stato troppo spesso pratica un’antimafia poco organizzata dove chi si espone si ritrova solo. E allora un giorno forse si capirà che la lotta alle mafie non ha bisogno solo di arresti spettacolari ma necessita di cura quotidiana soprattutto nei confronti di chi da cittadino accetta di esporsi per spirito di legalità e giustizia. Cambiare una lampadina non procura grandi titoli sui giornali, ma è antimafia quotidiana.  Pubblicato il di


Minacce in diretta tv per Ignazio Cutrò, un cittadino di Bivona : “Non vale neanche una pallottola, è un infame”

 

Il sindaco Milko Cinà si dissocia e condanna le parole pronunciate dal suo concittadino alla troupe della trasmissione “Mi manda Raitre

 

Minacce in diretta tv per il testimone di giustizia Ignazio Cutrò durante la trasmissione “Mi manda Raitre”. Nella puntata andata in onda ieri, domenica 27 febbraio, la giornalista Flaviana Bulfon ha realizzato un servizio sulla paradossale vicenda dell’imprenditore che dopo la denuncia dei suoi estorsori ha più volte detto di sentirsi abbandonato dallo Stato. La troupe giornalistica è andata in giro per chiedere l’opinione dei bivonesi.
“E’ un infame – dice una delle persone intervistate – non vale neanche una pallottola altrimenti gli avrei sparato”. L’uomo ha anche difeso l’operato delle persone che Cutrò ha fatto condannare. Nonostante il volto coperto, Cutrò ha riconosciuto la persona e ha anche denunciato pubblicamente la costante presenza di questo soggetto nei pressi del suo luogo di lavoro. “Da più di un anno – dice dai microfoni di AgrigentoNotizie Ignazio Cutrò – che questo individuo si veniva a posteggiare davanti al cancello della diga, a questo punto le forze dell’ordine dovrebbero chiedere spiegazioni perchè potrei anche avere il dubbio che questa persona stesse spiando i miei movimenti”.
Cutrò assicura che l’autore delle presunte minacce sarà denunciato alle autorità giudiziarie. Il sindaco di Bivona Milko Cinà si dissocia dalle dichiarazioni del suo concittadino. “Sono fortemente amareggiato e mi dissocio da quelle parole, la mia – dice il sindaco di Bivona – è una comunità che sicuramente condanna l’omertà e che sostiene Cutrò e la sua famiglia. Questi episodi – concludono – macchiano l’immagine di una città che ha nei suoi principi quelli della lotta alla mafia”. 20.2.2022 AGRIGENTO NOTIZIE


Mafia, il testimone Cutrò: “la mia azienda chiusa per negligenza dello Stato”

 

Dalle perizie desecretate viene fuori che l’azienda di Cutrò era un’azienda sana

 

Ho perso l’azienda non per colpa della mafia ma per gli errori e la negligenza dello Stato”. Torna a parlare il testimone di giustizia Ignazio Cutrò dopo essere venuto a conoscenza solo ora dei contenuti delle perizie, precedentemente secretate, le quali attestano la regolarità della sua azienda e dichiarano che l’azienda “si ritrovò in quelle condizioni a causa di provvedimenti sbagliati della pubblica amministrazione cioè dello Stato“.

 

 

La verità prima o poi emerge ed oggi tutti sanno che Ignazio Cutrò aveva ed ha ragione da vendere nel chiedere che sia fatta Giustizia per sé e la sua impresa. Con la desecretazione delle perizie è chiaro a tutti che l’azienda Cutrò era una azienda sana, un modello imprenditoriale positivo, un’azienda che produceva, otteneva commesse e che aveva speranze nel futuro in un contesto economico-imprenditoriale fortemente inquinato dalla mafia“, continua cosi Cutrò il quale chiede di poter tornare a fare l’imprenditore e avere giustizia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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