I Diari di FALCONE e la deposizione di INGROIA

 

I Diari di Falcone: le 39 annotazioni giunte alla procura.

Nel corso dell’Audizione del 2 ottobre 2023 in Commissione Antimafia, l’avvocato Fabio Trizzino ha spiegato che gli appunti noti arrivano fino al 6 febbraio 91. Tuttavia, da molteplici elementi, si evince che le annotazioni sarebbero di più e parte di questi riguarderebbe il rapporto mafia appalti depositato dal Ros.

 
 
“AVV.SSA DI GREGORIO: – Con riferimento agli appunti, diciamo al diario, in questo senso del dottore FALCONE, di cui, appunto, lei ha parlato ed ha riferito poco fa. Lei stava elencando, quando e’ stato interrotto, una serie di appunti dei quali il primo, almeno cosi’ mi e’ sembrato, se sbaglio evidentemente mi corregge, altrimenti gradirei che un altro paio appunti ce li potesse, in qualche modo, riferire. Cioè lei ha detto: “La prima era quella della pista mafia – appalti”, dopodichè è stato interrotto e abbiamo sviluppato quell’altro concetto. Pero’ su questo, la confidenza, diciamo, del dottore BORSELLINO era stata in questi termini: “Siccome GIOVANNI FALCONE non fa diario, non e’ solito fare diario, non e’ solito prendere appunti, non c’è il dubbio che dietro queste annotazioni ci dev’essere qualcosa che va al di la’ di quello che apparentemente, sembra”. Mi e’ sembrato che questa pista, diciamo mafia – appalti, fosse il primo di un elemento, diciamo, di un’elencazione. C’erano altri appunti su cui il dottore BORSELLINO ha, in qualche modo, riferito, ha incentrato l’attenzione?
TESTE INGROIA: – Quindi, ce n’erano altri. Io non li ricordo tutti. Ricordo, per esempio, che c’era un altro che era relativo a Gladio e alla P2, ed era un’indagine che, in qualche modo nell’appunto, il dottore FALCONE faceva riferimento alla sua intenzione di approfondire anche queste tematiche e che vi erano state delle difficolta’, anche li’, con il Procuratore GIAMMANCO dell’epoca. Ora non ricordo se all’epoca GIAMMANCO fosse gia’ Procuratore o fosse aggiunto, comunque, c’e’ un riferimento del genere, pero’ questi e’ facile leggerli direttamente sui diari, sugli appunti. Per quello che io mi sono fatto riferimento a quella vicenda del R.O.S. perche’ e’ quello, e’ in quell’appunto del diario rispetto al quale io ricordo in questo momento, perche’ potrebbe anche sfuggirmi, che appresi anche dal dottore BORSELLINO che fece qualcosa di ulteriore, diciamo cosi’, di approfondimento, cioe’ quei colloqui con ufficiali dei Carabinieri e con colleghi; ma non so se fece analoghi approfondimenti, chiamiamoli cosi’…
AVV.SSA DI GREGORIO: – Su altri appunti.
TESTE INGROIA: – … su altri punti.
AVV.SSA DI GREGORIO: – Si’, allora, su quest’ultima cosa, di cui, appunto, ha parlato adesso, io vorrei capire, se e’ possibile che ci dica: di questi eventuali approfondimenti e colloqui, chiaramente non a livello di indagine come ha chiarito poco fa, quindi, diciamo, per comprendere un attimino meglio la situazione, con ufficiali dei Carabinieri e con colleghi dell’Ufficio, come ha detto lei, appunto, rispondendo poco fa, puo’ darci qualche indicazione di nomi? Ovviamente se lo ricorda o se l’ha saputo.
TESTE INGROIA: – Quindi, ne parlo’… ne parlo’ sicuramente, a parte il fatto che vi era… quindi il tenente c’era… sicuramente il tenente CANALE, che non si era occupato pero’ in prima persona di quelle indagini; se non ricordo male, aveva intenzione, e credo, aveva intenzione certamente, credo che vi fu anche un qualche colloquio con il capitano DE DONNO; aveva intenzione di avere colloqui anche con alcuni colleghi dell’Ufficio, e sicuramente ricordo che aveva intenzione di parlarne con il dottore, per esempio, ROBERTO SCARPINATO, pero’ non so rispetto a quest’ultimo colloquio se poi ‘sto colloquio vi fu, perche’ la giornata del dottore BORSELLINO era una giornata estremamente caotica e nel corso delle quali si occupava contemporaneamente, appunto, delle proprie indagini, naturalmente che impegnavano gran parte del suo tempo, e poi cercava anche di capire di piu’ sulla morte di GIOVANNI FALCONE

       
 
I SEZ. CORTE DI ASSISE DI CALTANISSETTA   UDIENZA DEL 12.11.1997 

               PROCEDIMENTO A CARICO DI:  RIINA SALVATORE + 1

 

           PRESIDENTE – DOTT. FALCONE PIETRO 

       GIUDICE A LATERE – DOTT.SSA MAZZARA WILMA 

     PUBBLICO MINISTERO – DOTT.SSA PALMA ANNA MARIA 

     PUBBLICO MINISTERO – DOTT. DI MATTEO ANTONINO 

 

Assistente Giudiziario: dott.ssa Cani Vincenza. 

                    ESAME DEI TESTI: 

 

INGROIA ANTONIO                 DA PAG. 04   A PAG.  82 

CONTE GAETANO                   DA PAG. 82   A PAG.  88 

ZERILLI MAURIZIO                DA PAG. 88   A PAG. 101 

TEDESCO ANGELO                  DA PAG. 101  A PAG. 105 

CASTROGIOVANNI ROSARIO          DA PAG. 105  A PAG.115

D’ANTONI MARCELLO               DA PAG. 115 A PAG. 124

DI MARCO SALVATORE              DA PAG. 124  A PAG. 134

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

PRESIDENTE:

  • RIINA SALVATORE , detenuto, assente per rinuncia, difeso dagli avvocati Dacquì e Salvo, assenti, sostituiti dall’avvocato Zito; 
  • CALASCIBETTA GIUSEPPE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dagli avvocati Tesauro e Giacobbe, assenti, sostituiti dall’avvocato Turrisi ex art. 97; 
  • GRAVIANO GIUSEPPE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dagli avvocati Salvo e Giacobbe, assenti, sostituiti dall’avvocato Turrisi ex art. 97; 
  • TAGLIAVIA FRANCESCO, detenuto, assente per rinuncia, difeso dagli avvocati Mammana e Turrisi. E’ presente l’avvocato Turrisi; 
  • BIONDINO SALVATORE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dagli avvocati Paolo e Salvatore Petronio. E’ presente l’avvocato Paolo Petronio; 
  • VERNENGO COSIMO, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Di Gregorio, presente; 
  • GAMBINO NATALE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Dacquì, assente, sostituito dall’avvocato Zito quale sostituto processuale; 
  • GAMBINO ANTONINO, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Salvo, assente, sostituito dall’avvocato Turrisi ex art. 97; 
  • LA MATTINA GIUSEPPE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Marasa’, assente. E’ presente il sostituito processuale avvocato Di Gregorio; 
  • TINNIRELLO LORENZO, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Zito, presente; 
  • SCOTTO GAETANO, libero contumace, difeso dagli avvocati Scozzola e Di Napoli, assenti, sostituiti dall’avvocato Turrisi ex art. 97; 
  • MURANA GAETANO, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Marasà. E’  presente il sostituto processuale avvocato Di Gregorio; 
  • URSO GIUSEPPE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dagli avvocati Salvo e Mammana, assenti. E’  presente il sostituto processuale avvocato Turrisi; 
  • TOMASELLI SALVATORE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Paolo Petronio, presente; 
  • ROMANO GIUSEPPE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Piazza, assente. E’  presente il sostituto 
  • processuale avvocato Zito; 
  • VITALE SALVATORE, detenuto, assente per rinuncia, difeso dall’avvocato Lo Re, presente, il quale indica come sostituto processuale per il prosieguo di questa udienza e l’udienza prevista per il 13.11.1997, l’avvocato Zito. 

Sono assenti le parti civili

Pubblico Ministero, possiamo procedere all’attivita’ programmata per oggi. 

  • P.M. dott. DI MATTEO: – Vorremmo iniziare con la testimonianza del dottore ANTONIO INGROIA. 
  • Si procede all’esame del teste INGROIA ANTONIO, nato il 31.03.1959 a Palermo, domiciliato presso la Procura della Repubblica di Palermo. 
  • TESTE INGROIA: – (Assolta formula di rito). 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Vorrei innanzitutto che lei indicasse alla Corte l’epoca alla quale risale la sua conoscenza con il dottor BORSELLINO ed i periodi di lavoro nello stesso Ufficio giudiziario eventualmente prestati da lei e dal dottor BORSELLINO. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, conoscenza del dottore BORSELLINO superficiale, diciamo, fin dal… appena sono entrato in Magistratura, quindi fin dall’ottanta… ’88 – ’89. Comunque, diciamo che sono i primi rapporti più frequenti ed i più intensi si sono avuti  allorquando ho preso possesso del mio primo incarico con funzioni presso la Procura della Repubblica di Marsala nel settembre dell’89, ove il dottore BORSELLINO era, appunto, Procuratore. Dall’89 fino al ’91 ho prestato servizio a Marsala come sostituto, lui Procuratore, e poi, dopo… qualche mese dopo il suo trasferimento alla Procura di Palermo, anch’io mi sono trasferito alla Procura di Palermo dove, insomma, abbiamo… entrando a fare parte della Procura Distrettuale Antimafia anch’io e quindi collaborando in varie indagini fino… fino al luglio ’92. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – In questo suo trasferimento alla Procura della Repubblica di Palermo, in qualche modo ha influito il fatto che anche il dottor BORSELLINO si era trasferito presso quell’Ufficio giudiziario? 
  • TESTE INGROIA: – Sì. Nel senso che vi era, appunto, un rapporto… si stabilì anche un rapporto di amicizia con il dottore BORSELLINO ed io, come anche il dottore BORSELLINO, eravamo entrambi palermitani, quindi c’era anche una mia aspirazione personale, diciamo, a rientrare in sede a Palermo; ma fu comunque il dottore BORSELLINO anche ad indurmi a presentare domande di trasferimento. Anzi, prima ad agevolare la mia applicazione alla Procura  Distrettuale Antimafia di Palermo, mentre mi trovavo ancora in servizio alla Procura di Marsala; poi, a presentare domanda di trasferimento per la Procura di Palermo in seguito al suo trasferimento a Palermo. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Soffermiamoci un attimo sul periodo di lavoro suo e del dottore BORSELLINO alla Procura di Marsala. Vorrei che riferisse quali sono state le principali attività investigative e processuali relative al contrasto della criminalità organizzata nel periodo di comune permanenza a Marsala. 
  • TESTE INGROIA: – Su questo va detto che in quel periodo sono state poche le indagini nelle quali io personalmente ho partecipato ad indagini, diciamo così, antimafia seguite dal dottore BORSELLINO, perchè io ero un magistrato, diciamo così, alle prime armi, quindi le indagini… e così come quasi tutti i sostituti alla Procura di Marsala, quindi le indagini di mafia erano indagini che conduceva in prima persona il dottore BORSELLINO; alcuni di noi si occupava di qualche specifica indagine per omicidio, ma erano sempre coordinate sotto la supervisione di BORSELLINO. In particolare, ricordo che io, come ho detto, ho assunto le funzioni a Marsala nell’ottobre ’89, e quello è il  periodo in cui aveva iniziato a collaborare con l’Autorità Giudiziaria di Marsala, con il dottore BORSELLINO in particolare, uno dei primi collaboratori di Giustizia di quel circondario, e cioè ROSARIO SPATOLA. Quando io sono arrivato alla Procura di Marsala, ROSARIO SPATOLA fu il primo, e seguirono una serie di altre indagini fondate su dichiarazioni e di collaboratori di Giustizia e di testimoni. Ricordo, per esempio, la GIACOMA FILIPPELLO, testimone in questo caso, non collaboratrice di Giustizia, che era la convivente del boss mafioso di Campobello di Mazara NATALE LALA, che era stato ucciso; la FILIPPELLO anche iniziò a collaborare e a rendere dichiarazioni al dottore BORSELLINO. Poi, in seguito, vi fu la collaborazione di VINCENZO CALCARA, collaboratore della zona di Castelvetrano, sempre il dottore BORSELLINO; poi ci sono state delle collaborazioni anche di trafficanti di stupefacenti del marsalese. Queste invece sono indagini di cui mi occupai io personalmente, in particolare COLLETTI SALVATORE, ANGILERI SALVATORE; insomma, queste diciamo, le investigazioni più importanti. Quelle di particolare rilievo furono soprattutto le indagini scaturite dalla collaborazione di ROSARIO SPATOLA, della  FILIPPELLO e di CALCARA, che consentirono di aprire un procedimento penale secondo il nuovo rito del Codice di Procedura Penale appena entrato in vigore all’epoca, nell’ottobre ’89, che riguardò tutta la mafia del circondario di Marsala: Marsala, Mazara del Vallo… delle varie famiglie del circondario: Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Partanna… dimenticavo: un altro importante filone di indagini fu quello relativo alla famiglia mafiosa di Partanna, la faida di Partanna, che scaturì dalle collaborazioni e dalle dichiarazioni di testimoni, e cioè di RITA ATRIA e di PIERO AGLIELLO, che segui’ in prima persona il dottore BORSELLINO collaborato principalmente, comunque, da altri colleghi, dalla collega CAMASSA, in particolare. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Queste indagini alle quali lei ha fatto riferimento sfociarono anche nell’emissione di provvedimenti restrittivi? 
  • TESTE INGROIA: – Sì. Quindi, ricordo che rispetto, in particolare, alle dichiarazioni di SPATOLA e della FILIPPELLO, alcune dichiarazioni riguardavano posizioni di soggetti già imputati in un altro grosso procedimento… mi pare che sia definito il 380 o il 390, non me lo ricordo; in un altro procedimento penale che era già stato incardinato con il vecchio  rito, quindi in istruzione formale. Un’altra parte invece, relativa alle nuove notizie di reato, quindi assoggettate al nuovo rito, determinò un grosso procedimento penale con una imponente – ora non so quantificare il numero  – richiesta di misura cautelare e conseguente ordinanza del G.I.P. di Marsala, poi confermata nei vari gradi. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei ha fatto riferimento a diversi collaboratori di Giustizia e testimoni che, comunque, in qualche modo collaboravano con il vostro Ufficio. Volevo che specificasse se il dottore BORSELLINO era solito condurre in prima persona interrogatori di questi collaboratori e, comunque, tutta l’attività di indagine, anche a riscontro delle dichiarazioni di questi collaboratori, o se si limitava a delegare i suoi sostituti questa attività. 
  • TESTE INGROIA: – Assolutamente sì, nel senso che il dottore BORSELLINO svolgeva in prima persona sia gli interrogatori sia le deleghe di indagini; talvolta – userei il termine – si faceva accompagnare da qualcuno di noi, ma comunque gli interrogatori erano condotti tendenzialmente da lui che, peraltro, amava fare le indagini in prima persona, soprattutto questo tipo di indagini. Le indagini… cioè,  intendo questo tipo di indagini, cioè indagini di mafia. Una delle ragioni, infatti, per le quali si determinò poi a fare domanda di trasferimento alla Procura di Palermo fu quando venne introdotta la… venne introdotta per Legge la Procura Distrettuale Antimafia, che avrebbe significato che lui da Procuratore di Marsala non si sarebbe più potuto occupare di indagini di mafia che per lui era professionalmente indispensabile. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Tra questi collaboratori di Giustizia, fermiamoci intanto sempre al periodo marsalese, ce n’è stato qualcuno che ha posto come condizione per l’inizio della collaborazione il fatto di essere interrogato direttamente dal dottor BORSELLINO? Oppure ciò non si verificava e la collaborazione era…? 
  • TESTE INGROIA: – Ma non… non è un fatto di condizione; è un fatto che la Procura di Marsala e, diciamo, l’immagine in sè nella Procura di Marsala era PAOLO BORSELLINO. Quindi, era automatico per qualsiasi mafioso o comunque criminale che decidesse di collaborare con la Giustizia, di rivolgersi direttamente a BORSELLINO. Per quello che riguarda, per esempio, ROSARIO SPATOLA so che riuscì, in qualche modo, a contattare… lo  SPATOLA a contattare telefonicamente in Ufficio il dottore BORSELLINO e manifestò a lui personalmente e direttamente la sua intenzione di collaborare. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei, poc’anzi, ha accennato ad un rapporto tra lei ed il dottor BORSELLINO che esulava quello strettamente professionale. Se può essere un pochino più specifico in queste risposte; cioè, voglio capire se si instaurarono, ed eventualmente quando, rapporti di frequentazione in occasioni extralavorative, rapporti di confidenza, di amicizia eventualmente coinvolgenti il nucleo familiare. 
  • TESTE INGROIA: – Sì. Cioè, nel… dicevo nell’89, io mi trasferivo alla Procura di Marsala, quindi si creò quasi naturalmente una frequentazione anche al di là degli orari di Ufficio per il fatto che eravamo gli unici due palermitani a Marsala. Lui si… il dottore BORSELLINO si interessò per procurarmi l’affitto di un appartamentino ubicato all’interno del Commissariato di Marsala, così come lo aveva lui, quindi abitavamo nello stesso pianerottolo; entrambi senza… soli, diciamo, lì a Marsala, perchè le famiglie di entrambi erano a Palermo. Quindi, piano piano si andò realizzando una, appunto, consuetudine di  frequentazioni che poi si estese, appunto, a Palermo; anche i nuclei familiari. Insomma, la sera cenavamo sempre assieme e quindi si instaurò anche un rapporto di confidenza anche perchè… ma non solo con me; il rapporto di confidenza si stabilì con tutti… era… c’era con tutti i sostituti della Procura di Marsala, anche perchè PAOLO BORSELLINO era di carattere molto espansivo ed aveva un rapporto, se vogliamo, anche paterno nei confronti di questi giovani sostituti che iniziavano a muovere i primi passi nella Procura di Marsala. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Questo rapporto di confidenza si protrasse anche successivamente nel periodo in cui entrambi avete prestato servizio a Palermo, o con il venir meno di quelle occasioni di frequentazione a Marsala venne meno anche questo rapporto? 
  • TESTE INGROIA: – No. Direi che proseguì, nel senso che sicuramente non vi era la stessa frequentazione quotidiana fuori dall’Ufficio, a Palermo, come si verificava giocoforza a Marsala, però rimase una frequentazione e professionale e non professionale, anche perché sul fronte… sul versante lavorativo in quanto io entrai a fare parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo  con competenza sulla  provincia di Trapani che era da lui  coordinata,  e  sul fronte non lavorativo rimasero, insomma… si  instaurarono  rapporti con la famiglia del dottore BORSELLINO  e, viceversa,  con  la mia. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei, anticipando quella che sarebbe stata una mia successiva domanda, ha anche descritto qual era l’ambito di operativita’ professionale del dottor BORSELLINO e suo alla Procura di Palermo. Quindi, se non ho capito male, il dottor BORSELLINO coordinava le indagini antimafia sulla provincia di Trapani. 
  • TESTE INGROIA: – Ed Agrigento. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Trapani ed Agrigento. E lei? 
  • TESTE INGROIA: – Io per la provincia di Trapani. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Volevo capire se nel corso del 1991 e del 1992, soprattutto, si determinarono delle prospettive in seno all’Ufficio di attribuzione al dottor BORSELLINO di ambiti di competenza ed operatività più ampi, cioè se il dottor BORSELLINO ebbe comunque modo di occuparsi di indagini che refluivano direttamente sull’ambito palermitano e se, in qualche modo, gli furono attribuite competenze anche in questo ambito territoriale. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, per la prima fase, tutta la prima fase che va, diciamo, orientativamente sino all’omicidio dell’onorevole SALVO LIMA, cioè sino al marzo ’92, il dottore BORSELLINO si occupò esclusivamente di Trapani ed Agrigento senza occuparsi in alcun modo di indagini relative alla provincia di Palermo, anche perchè debbo dire che in quel momento le indagini di BORSELLINO e comunque le indagini relative alla provincia di Trapani e di Agrigento erano particolarmente, diciamo, promettenti, avevano una serie di sviluppi, vi era una serie di collaborazioni con la Giustizia, sia sul versante trapanese sia sul versante agrigentino, che lo assorbivano pienamente. Di contro, in relazione alla provincia di Palermo, non vi erano… non vi era una situazione, diciamo, in espansione, cioè non vi erano collaboratori di Giustizia nella provincia di Palermo ed altro. Quando si verificò l’omicidio dell’onorevole SALVO LIMA, quella credo che sia stata la prima occasione in cui il dottore BORSELLINO cominciò ad occuparsi in qualche modo di indagini che riguardavano Palermo; non nel senso che lui, il Dottore Borsellino,  seguì direttamente in prima persona quelle indagini, però vi collaborò. Ricordo anche che vi era un progetto….ricordo però vagamente sul  punto, che vi era anche un progetto di andare negli Stati Uniti per interrogare TOMMASO BUSCETTA; sarebbe dovuto andare il dottore BORSELLINO, poi credo……poi non credo;                                                              sicuramente questa cosa sfumò, non so poi esattamente per quale ragione. Se andiamo ancora un pò più avanti, cioè dopo la strage di Capaci, dopo la strage di Capaci il dottore BORSELLINO continuò a cominciare ad occuparsi ancor di più della zona della provincia di Palermo con particolare riferimento alla collaborazione con la Giustizia di GASPARE MUTOLO. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – In questo senso aveva avuto una delega formale ad occuparsi delle indagini sulla provincia di Palermo da parte del Procuratore capo, oppure intanto se ne occupava di fatto senza questa delega? Per quelle che sono le sue conoscenze. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, per quello che io ne so e per quello che mi disse il dottore BORSELLINO, non vi fu alcuna delega da parte del dottore… del Procuratore GIAMMANCO al dottore BORSELLINO per occuparsi anche di Palermo, perchè la D.D.A. era distribuita nel senso che il coordinatore per la parte, appunto, della provincia di Palermo era il dottore ALIQUO’; per la parte della provincia di  Trapani ed Agrigento era il dottore BORSELLINO ed era, diciamo, un’assegnazione, una divisione un pò a compartimenti stagni, cioè la struttura era così della Procura Distrettuale Antimafia. Quando pero’ vi fu la collaborazione di GASPARE MUTOLO, si verifico’… non so se… credo che entri nel merito di questo… 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Si’, si’. Credo di si’. 
  • TESTE INGROIA: – Si verifico’ che il MUTOLO, se non ricordo male lo dichiaro’ in un verbale di interrogatorio reso all’allora Procuratore di Firenze dottor PIERO VIGNA, riferì in questo interrogatorio al dottor VIGNA che aveva tante cose da riferire relative a Palermo, alla provincia di Palermo, e che lui preferiva essere interrogato – fece proprio lo stesso MUTOLO questo riferimento nominativo – dal dottore BORSELLINO. E’ questa la ragione per cui il primo interrogatorio… al primo interrogatorio di MUTOLO parteciparono assieme il dottor ALIQUO’, che era coordinatore della della D.D.A. per la provincia di Palermo, ed assieme al dottore BORSELLINO, benche’ il dottore BORSELLINO non fosse coordinatore della provincia di Palermo. Questo fascicolo… ma questo penso che sia facile verificarlo dalla documentazione, cioe’ dalla  copertina del relativo fascicolo; comunque, questo procedimento, relativo alle dichiarazioni di GASPARE MUTOLO, venne assegnato all’epoca come sostituti al dottore LO FORTE ed al dottore NATOLI, e venne assegnato per compiti, diciamo, di coordinamento, se non ricordo male, congiuntamente al dottore ALIQUO’ ed al dottore BORSELLINO. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei sa se successivamente alle prime dichiarazioni di MUTOLO, e quindi proprio nel luglio del ’92, sia mai intervenuta una designazione da parte del Procuratore capo del dottore BORSELLINO, una designazione ufficiale per il coordinamento anche delle indagini sul palermitano? Ufficiale o ufficiosa, cioè se lei ha saputo dal dottor BORSELLINO o eventualmente da altri, anche dopo la strage, che il dottor GIAMMANCO, allora Procuratore capo, aveva conferito anche l’incarico al dottor BORSELLINO di coordinare le indagini della D.D.A. su Palermo e sul palermitano. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, dal dottore BORSELLINO non…non ho mai… non ne ho mai saputo. Siccome lei mi ha fatto anche la domanda se io lo avessi saputo successivamente anche alle stragi e da altri, ho appreso dalla signora  AGNESE BORSELLINO che vi sarebbe… ora non so pero’ esattamente se fu un’assegnazione formale o credo una comunicazione telefonica del dottore GIAMMANCO al dottore BORSELLINO, dove gli disse che avrebbe formalizzato questa estensione di delega. Questo l’ho appreso dalla… pero’ vedova BORSELLINO, in epoca successiva alla strage. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – E quando sarebbe intervenuta questa comunicazione telefonica, per quello che le ha detto la vedova BORSELLINO? 
  • TESTE INGROIA: – Se non ricordo male, per quello che mi ha detto la vedova BORSELLINO, avvenne la stessa… la mattina del 19 luglio, cioe’ il giorno della strage. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Volevo capire se al di la’ di queste designazioni piu’ o meno formali il dottore BORSELLINO ebbe a parlarle di prospettive di lavoro, in quell’estate del ’92, sulle dichiarazioni di MUTOLO ed eventualmente di altri collaboratori; e se si’, in che senso? 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, faccio allora una piccola premessa: quindi, il dottore BORSELLINO, soprattutto per tutta la fase tra… fino alla collaborazione di MUTOLO, non manifesto’ mai nessuna riserva sul fatto che gli fosse stato assegnato il coordinamento delle province di  Trapani e di Agrigento e non anche quelle della provincia di Palermo, perchè era convinto che in quel momento vi erano le indagini… vi erano indagini molto promettenti su quel versante, su quella provincia. E del resto, essendo convinto che i legami di “Cosa Nostra” fra, in particolare, Trapani e Palermo, fossero cosi’ robusti che comunque avrebbe finito per occuparsi anche del cuore di “Cosa Nostra” palermitana, occupan… partendo da indagini trapanesi. Ho fatto una premessa ma, chiedo scusa, ho dimenticato qual era la domanda. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Se a seguito delle dichiarazioni di MUTOLO, in particolare, le manifesto’ delle intenzioni, dei programmi lavorativi che si sarebbero dovuti… 
  • TESTE INGROIA: – Si’. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – … esplicare, poi, nell’estate del ’92. 
  • TESTE INGROIA: – Si’. In conseguenza, quando invece vi fu la collaborazione di MUTOLO, inizio’ a collaborare MUTOLO, e siamo dopo la strage di Capaci, quindi in una situazione completamente diversa rispetto alla premessa che ho prima fatto, nel senso che il dottore BORSELLINO era fondamentalmente e primariamente mosso da un’esigenza: l’esigenza di cercare di  individuare i responsabili della strage di Capaci, per individuare, appunto, i responsabili della morte del proprio carissimo amico GIOVANNI FALCONE. In questo senso, quindi, comincio’ per lui a diventare un’urgenza quella di occuparsi non solo della provincia di Trapani e della provincia di Agrigento, ma anche della provincia di Palermo. In questo senso, lui riteneva una occasione molto importante la collaborazione di GASPARE MUTOLO; e mi ricordo che, la prima volta che me ne fece cenno, mi disse che era convinto che si trattasse di una collaborazione di altissimo livello, eravamo proprio agli inizi, erano stati fatti, credo, forse solo il primo interrogatorio e una collabora… o forse addirittura, quando me lo accenno’, ancora non era andato ad interrogarlo la prima volta; era stato dopo la trasmissione dalla Procura di Firenze alla Procura di Palermo di quel verbale, dove MUTOLO dichiarava di volere iniziare a collaborare. Nel senso che lui riteneva, e mi ricordo che disse proprio: “Siamo qui ai livelli di TOMMASO BUSCETTA, forse al di sopra”, come livello di collaborazione. Quindi, contemporaneamente, poi bisogna tenere conto di un’altra collaborazione che si  accavallo’ negli stessi giorni, che lui riteneva altrettanto importante, su quella ricordo un’altra espressione che lui fece, riguardo al ruolo del LEONARDO MESSINA, e lui disse: “Con LEONARDO MESSINA faremo, invece, la storia di ”Cosa Nostra””. E di LEONARDO MESSINA lui invece era – il dottore BORSELLINO – era invece titolare, perche’ LEONARDO MESSINA, per la parte di competenza della Procura di Palermo, riferiva soprattutto sul versante della provincia di Agrigento; quindi, in questo senso, era direttamente titolare del procedimento. E allora, nel mese di luglio, mi manifesto’ la sua intenzione di non prendere ferie per quell’anno, di rinunciare alle ferie e di dedicarsi nel mese di agosto esclusivamente all’esame, alla audizione a ritmi serrati  del MUTOLO e del MESSINA; anzi mi ricordo, mi disse, cosi’, con una battuta: “Nel mese di agosto tutti vanno in ferie, cosi’ posso lavorare piu’ tranquillamente e piu’ intensamente”. Inserisco qui, se puo’ servire, un ricordo personale, nel senso che mi accenno’ anche al fatto che aveva intenzione di proporre il mio spostamento dall’area di competenza D.D.A. dalla provincia di Trapani alla provincia di Agrigento, per poterlo eventualmente affiancare negli  interrogatori di LEONARDO MESSINA, mentre lui avrebbe cercato di dedicarsi prevalentemente a GASPARE MUTOLO. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Quando disse: “Tanto nel mese di agosto tutti vanno in ferie e quindi posso lavorare tranquillamente”, fece riferimento nominativo a qualcuno in particolare? 
  • TESTE INGROIA: – No, no. Non fece riferimento a qualcuno in particolare. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Torniamo un attimo, da un punto di vista cronologico, indietro. Volevo farle alcune domande che ineriscono al periodo, quindi credo da fine ’91 a luglio ’92, in cui avete prestato contemporaneamente servizio a Palermo. Innanzitutto volevo chiederle, per quello che naturalmente le risulta, se il dottor BORSELLINO continuava a mantenere rapporti – e se e’ si’, eventualmente, ci dira’ di che tipo – con il dottor FALCONE che intanto, come e’ notorio, lavorava a Roma presso il Ministero. Se, cioe’, c’era comunque uno scambio di informazioni, un rapporto di frequentazione. Ci dica lei. 
  • TESTE INGROIA: – Si’. I rapporti con FALCONE, anche nel periodo in cui il dottore BORSELLINO era Procuratore a Marsala, erano intensi, continui, frequenti, telefonici, per quello che ne so io quasi quotidiani; ed il dottore  FALCONE spesso veniva anche tenuto informato relativamente alle… qualche emergenza di particolare rilievo. Oppure ricordo quando vi fu a Marsala la vicenda relativa alle dichiarazioni che fece ROSARIO SPATOLA al Pubblico Ministero di Trapani, dottor FRANCESCO TAURISANO, poi, notizie che poi trapelarono  e furono pubblicate da qualche settimanale; su, dicevo, le dichiarazioni di SPATOLA riguardavano alcuni uomini politici, che mise un po’… creo’ un po’ di polemiche ed il dottore BORSELLINO venne anche trattato, diciamo, abbastanza male da alcuni organi di informazione. Fu un momento di amarezza anche del dottor BORSELLINO ed ebbe modo, piu’ volte, di avere contatti telefonici con il dottore FALCONE, anche per chiedergli consiglio su come regolarsi, non tanto sulle indagini, ma anche per come regolarsi in una vicenda che poi sfocio’ anche al Consiglio Superiore della Magistratura. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Concentriamoci sul periodo palermitano, quindi parte del ’91 e, purtroppo, soltanto parte del ’92. Le volevo chiedere se anche in questo periodo questo tipo di rapporto, concretizzantesi anche in scambio di informazioni, fu mantenuto dal dottore BORSELLINO con il dottore FALCONE. E  ancor prima, volevo capire se nella scelta del dottore BORSELLINO di fare domanda per il posto di Procuratore Aggiunto a Palermo, il dottore FALCONE avesse avuto qualche ruolo, avesse detto qualcosa al suo amico dottor BORSELLINO. 
  • TESTE INGROIA: – Si’. Quindi, per rispondere alla prima domanda, i rapporti si mantennero ottimi in tutto il periodo e quindi ugualmente anche in quei cinque mesi, fino al 23 maggio del ’92, in cui il dottore BORSELLINO… cinque mesi del ’92 e fino alla strage di Capaci. Per quello che riguarda la decisione di fare domanda alla Procura di Palermo: quindi, il dottore BORSELLINO non era molto entusiasta della cosa, inizialmente non era entusiasta. E non era  per il fatto che, comunque, a Marsala, in quanto Procuratore, conduceva le proprie indagini senza dover temere di… che la sua attivita’ investigativa potesse essere in qualche modo limitata da altri ed aveva invece qualche riserva a trasferirsi alla Procura di Palermo ove… Procura di Palermo che era diretta dal dottore GIAMMANCO, con il quale il dottore BORSELLINO sapeva bene, per averlo appreso dal dottore FALCONE, che il dottore FALCONE aveva avuto una serie di problemi, di incomprensioni e difficoltà.
    Incomprensioni e difficoltà che avevano… erano state anche una delle cause, almeno a quanto mi e’ stato riferito, non dal dottor FALCONE, ma dal dottor BORSELLINO, avevano anche determinato, poi, la sua scelta di andare al Ministero. In questo senso il dottore BORSELLINO non era, ripeto, fino in fondo convinto di trasferirsi alla Procura di Palermo perchè temeva, appunto, di essere emarginato nelle indagini più importanti e più significative. Ciononostante, direi che sono stati due i fattori principali che poi lo hanno determinato a trasferirsi alla Procura di Marsala: uno lo avevo già accennato prima, e cioè la modifica di Legge che accentrava le indagini  di mafia del distretto alla Procura di Palermo, quindi alla Procura di Marsala non si sarebbe più potuto occupare di indagini di mafia. Ciononostante, pero’, il dottore BORSELLINO era comunque perplesso per le ragioni cui facevo prima riferimento. Ebbe – per rispondere cosi’ alla sua seconda domanda –  un ruolo importante nella sua decisione anche il consiglio che gli diede il dottor FALCONE, di fare invece domanda di trasferimento per la Procura di Palermo, nel senso che il dottore FALCONE riteneva di potere essere nominato Procuratore Nazionale  Antimafia, ed il dottore FALCONE aveva manifestato al dottore BORSELLINO la sua idea che, siccome vi erano quei già accennati rapporti, diciamo cosi’, non idilliaci tra il dottore FALCONE ed il dottore GIAMMANCO, il dottore FALCONE riteneva avere bisogno di un punto di riferimento importante e significativo alla Procura di Palermo… la Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, una volta divenuto Procuratore Nazionale Antimafia e riteneva che quel punto di riferimento dovesse essere PAOLO BORSELLINO. E questa e’ stata anche una delle ragioni per le quali PAOLO BORSELLINO accetto’, cioe’ accetto’… fece… accolse l’invito di GIOVANNI FALCONE, che in questo senso e’ il consiglio, diciamo meglio di GIOVANNI FALCONE, e presento’ domanda; presento’ domanda e la coltivo’, diciamo cosi’, non la ritiro’. Un ulteriore poi episodio che credo abbia avuto pure, comunque, una sua rilevanza, e’ quando in un incontro che lui ebbe… per la verità, incontro a cui ebbi modo di assistere anch’io; un incontro cui lui ebbe a Palermo con il Procuratore GIAMMANCO, quando ancora il dottore BORSELLINO era Procuratore di Marsala ed aveva già fatto domanda, quindi il C.S.M. doveva ancora decidere sulla nomina del  Procuratore Aggiunto, e nel corso della quale il dottore BORSELLINO chiese, tra virgolette, assicurazioni dal dottore GIAMMANCO circa l’incarico che il dottore GIAMMANCO gli avrebbe affidato. Ricordo che con una battuta disse al dottore GIAMMANCO, il dottore BORSELLINO: “Non e’ che tu poi mi assegni all’Ufficio Esecuzione della Procura?” Era il modo franco e diretto con il quale il dottore BORSELLINO si rivolgeva sempre ai propri interlocutori. Ed il dottore GIAMMANCO in quella occasione, invece, gli assicuro’ che lo avrebbe… gl                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              a ” posizione che prese il dottore BORSELLINO in ordine alla ventilata candidatura del dottor FALCONE alla carica di Procuratore Nazionale Antimafia? 
  • TESTE INGROIA: – Era assolutamente favorevole ed era convinto che il posto di Procuratore Nazionale Antimafia fosse tagliato su misura per GIOVANNI FALCONE e…
    P.M. dott. DI MATTEO: – Lei ricorda se intervenne anche  pubblicamente o con dichiarazioni su giornali o interventi in occasione di convegni a favore di questa candidatura? 
  • TESTE INGROIA: – Devo dire la verità, al momento non ricordo, ma immagino che lo abbia sicuramente fatto. Non mi ricordo. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Prima della strage di Capaci, quindi prima del 23 maggio del ’92, e’ mai capitato che il dottor BORSELLINO le esternasse delle preoccupazioni per la propria incolumità o, più in generale, per un rischio di attentati in danno di magistrati o investigatori che si occupavano di indagini sulla criminalità organizzata? Prima del 23 maggio ’92.
    TESTE INGROIA: – Per se’ o per altri?
    P.M. dott. DI MATTEO: – Sia per se’ che, eventualmente,  per altri. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, prima dell’omicidio LIMA assolutamente no, anzi, direi che lui e’ sempre nel… il dottore BORSELLINO, sia nel periodo in cui eravamo a Marsala sia nel primo periodo di sua permanenza a Palermo, e’ sempre stato abbastanza, direi cosi’, leggero riguardo alla sicurezza propria, in particolare; sempre molto preoccupato della sicurezza altrui, dei suoi collaboratori, dei suoi sostituti, ma sempre molto leggero  rispetto ai problemi della sua sicurezza. E comunque, non manifesto’ mai preoccupazioni relative a rischi, attentati, o cose del genere, in quel periodo. Quando dico leggero faccio riferimento, per esempio, per citare qualche episodio, al fatto che nel periodo in cui era a Marsala lui, quando eravamo a Marsala assieme si… capitava che lo accompagnasse la sera la scorta  li’, al Commissariato, dove abitavamo insieme, licenziava… il dottore BORSELLINO licenziava la scorta e dieci minuti dopo mi bussava alla porta per chiedermi di uscire con la mia macchina personale, perche’ io non avevo nessuna scorta e quindi senza nessuna tutela per prendere… per andare fuori a cena, cogliendo di sorpresa il piantone del Commissariato che vedeva il Procuratore di Marsala uscire senza scorta. In epoca successiva all’omicidio LIMA, quantomeno, non si… anche qui non manifesto’ preoccupazione per la propria incolumita’, ma comincio’ ad esprimere, a manifestare segni di preoccupazione in cui si faceva anche eco del segno di preoccupazione, di parecchio allarme, manifestati da GIOVANNI FALCONE, per quello che poteva significare l’omicidio SALVO LIMA, come possibile primo passo di una nuova  strategia del terrore da parte di “Cosa Nostra”. Ma anche qui non… il dottore BORSELLINO, ripeto, non manifesto’ neanche in questa fase nessuna preoccupazione per la propria incolumità personale e quindi il suo atteggiamento fu sempre, diciamo, di superficialità rispetto alle sue preoccupazioni personali; e anche, per esempio, a Palermo capitava, so, perche’ lui me lo diceva, che usciva anche con la macchina della figlia senza scorta, etc. Dopo la strage di Capaci le cose cambiano: dopo la strage di Capaci ci sono una serie di evidenti segnali in cui lui era perfettamente consapevole, dimostrò di essere perfettamente consapevole della particolare sovraesposizione cui egli si trovava per una serie di fattori; tra i tanti ricordo una sua espressione quando mi disse: “GIOVANNI FALCONE era il mio scudo, dietro il quale potevo proteggermi. Morto FALCONE mi sento io esposto e sono io che devo fare da scudo nei vostri confronti”. Pero’, ciononostante, queste erano, appunto, dimostrazioni della consapevolezza della maggiore esposizione al rischio, ma tranne nell’ultimo periodo, non e’ che usasse grandissime cautele. Nell’ultimo periodo perche’… 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Nell’ultimo periodo accadde  qualcosa di diverso? E se si’, a partire da quando? 
  • TESTE INGROIA: – Cioe’, voglio dire questo: per esempio, perche’ io vado un po’ cosi’, per cose, per ricordi che mi vengono un po’ estemporanei di discorsi avuti con lui, non e’ neanche facilissimo collocarli nel tempo. Comunque, sicuramente ricordo che nell’ultimo periodo, quando facevo poc’anzi riferimento ai programmi per il lavoro da svolgere in estate, non aveva intenzione, ho detto, di prendere ferie in quel periodo; non solo, ma, almeno per quello che lui mi disse, non aveva neanche intenzione di trasferirsi, per il periodo estivo, presso il suo villino di Villagrazia di Carini dove abitualmente ogni estate andava perche’ gli era stato detto, non so, da qualcuno, Forze dell’Ordine o la sua scorta, che la posizione in cui era ubicato il suo villino di Villagrazia di Carini lo esponeva a possibili attentati di tipo dinamitardo e quindi, per non mettere a rischio oltre se stesso anche la sua famiglia, aveva deciso di non trasferirsi a Villagrazia per il periodo estivo e di restare a Palermo. Questo per fare una semplificazione, quindi del fatto che il  dottore BORSELLINO si rendesse conto della maggiore sovraesposizione. Ma ripeto, questo soprattutto, appunto, in un’ottica di non esporre eccessivamente i propri familiari; non fece molto per limitare la propria personale sovraesposizione. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei, poc’anzi, ha detto che dopo  la strage di Capaci – mi pare che abbia usato questa espressione – il “chiodo fisso” – o comunque un’espressione analoga – del dottore BORSELLINO era, in qualche modo, quello di contribuire alla scoperta degli autori e del movente della strage di Capaci. Volevo capire, innanzitutto, se in questo senso ed in questo ambito teneva dei contatti con la Procura di Caltanissetta competente, ex art. 11, a dirigere le indagini, di che tipo erano questi contatti, in che cosa si manifestarono? 
  • TESTE INGROIA: – Si’. Aveva contatti continui; in  particolare, ricordo che vi era il dottore VACCARA, se non ricordo male della Procura di Messina, applicato alla Procura di Caltanissetta, che si occupava delle indagini relative alla strage di Capaci, con il quale il dottore BORSELLINO aveva quotidiani e continui scambi di opinioni, di informazione. La preoccupazione… cioe’, piu’ che la preoccupazione, l’intenzione del dottore  BORSELLINO era di cercare di travasare il piu’ possibile informazioni che lui aveva, in parte come amico e collaboratore di GIOVANNI FALCONE, in parte per risultanze investigative quotidiane, ad un collega come il dottore VACCARA che provenendo da Messina non era quindi… gli mancava la conoscenza diretta delle investigazioni sulla provincia di Palermo. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Per quello che lei sa, il  dottore BORSELLINO, in questo periodo in cui era in contatto con il dottore VACCARA, chiese mai al dottore VACCARA o comunque ai magistrati della Procura di Caltanissetta di essere sentito formalmente come persona informata dei fatti? 
  • TESTE INGROIA: – No. Anzi, il contrario. Su questo…  siccome – se il Presidente mi scusa la breve digressione – siccome sui giornali se ne leggono tante da parte di tante persone, forse, almeno per quella che e’ la mia… non pretendo di essere depositario di verità, ma per quella che e’ la mia verità, per quello che so dal dottore BORSELLINO, non e’ affatto vero che il dottore BORSELLINO abbia mai chiesto alla Procura di Caltanissetta di essere sentito, magari trovandosi di fronte un rifiuto. E’ vero anzi il contrario: cioè, sia  in mia presenza, parlando con il dottore VACCARA, ma comunque più di una volta parlandone da solo con me, mi rappresento’ il suo punto di vista e cioè, siccome – ripeto, torno al discorso di prima – riteneva importante per lui contribuire in qualche modo alle indagini sulla strage di Capaci e siccome riteneva, quindi, che potesse essere più fruttuoso questo rapporto di collaborazione diretto con i colleghi incaricati delle indagini alla Procura di Caltanissetta, riteneva di rinviare il momento in cui dovesse essere assunto formalmente a verbale perchè lui disse: “Quando avro’ le idee piu’ chiare sul contesto in cui puo’ essere maturata la strage di Capaci, su quella che forse e’ la pista piu’ giusta, allora quello sara’ il momento in cui consacrare a verbale le mie dichiarazioni e non voglio, in un certo qual senso, legarmi le mani con una verbalizzazione oggi, quando ancora devo verificare una serie di cose che potrebbero essere importanti per lo sviluppo delle indagini”. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Le volevo chiedere se questo  lasso di tempo, circa cinquanta giorni, tra la morte del dottor FALCONE e poi la strage di via d’Amelio, il dottor BORSELLINO ebbe mai a confidarle quali piste investigative  privilegiava nella ricostruzione, non dico degli autori materiali, ma quantomeno del movente della strage di Capaci. Cioè, se ebbe mai a confidarle il contenuto di queste sue chiamiamole investigazioni, fatte in coordinamento con la Procura di Caltanissetta. Se le parlo’ di qualche ipotesi soprattutto relativa al movente o al movente principale, che avrebbe potuto animare gli autori della strage di Capaci. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, per quello che io ne so, ancora  il dottore BORSELLINO non aveva un’idea chiara circa una pista da privilegiare rispetto ad un’altra, fermo restando che era assolutamente convinto che fosse una strage di “Cosa Nostra”; cioe’ questo era un dato per lui certo. Il punto e’ se vi fossero dei particolari episodi, particolari filoni investigativi, gia’ seguiti dal dottore FALCONE, che potessero avere costituito una causa determinante o scatenante del fatto stragista. Su questo ricordo che, per esempio, egli in questa attivita’, non direi investigativa, ricognitiva che lui faceva… e mi viene in mente ora, apro una parentesi, potrei senno’ dimenticarmelo: il dottore BORSELLINO, perfino, aveva anche preso in considerazione l’idea di chiedere di essere  applicato alla Procura di Caltanissetta per potere cercare di seguire lui le indagini sulla strage di Capaci. Fu accolto, diciamo, il nostro invito, il nostro consiglio di non farlo, perche’ questo avrebbe sommato sovraesposizioni su sovraesposizioni.  Dicevo: una cosa su cui lui si concentro’ fu quello che, pubblicato anche sui giornali gia’ all’epoca, costituisce il cosiddetto “diario FALCONE”, cioe’ quei vari appuntini che furono trovati credo sull’agenda elettronica, ora non so esattamente i dettagli, del dottore FALCONE; appunti brevi e relativi al periodo di sua permanenza alla Procura – di sua… del dottore FALCONE – permanenza alla Procura di Palermo. Fra questi vi era una serie di indicazioni riguardo  indagini che aveva seguito o di cui si era comunque interessato in questo periodo il dottore FALCONE, ed il dottore BORSELLINO ricordo che mi disse: “GIOVANNI non aveva l’abitudine di tenere un diario. Se ha deciso di appuntarsi queste frasi e questi riferimenti a questi episodi, vuol dire che dietro questi fatti e questi episodi c’e’ molto di piu’ di quanto non appaia”. Pertanto, ritengo che si possa partire, si debba partire, dall’approfondimento anche di questi fatti e  di queste vicende. Tra questi, per esempio, un fatto… uno di quelli – comunque e’ facile verificare dall’agenda –  comunque, uno di quelli cui egli mi fece riferimento fu la vicenda relativa all’ormai famigerato rapporto del R.O.S. dei Carabinieri su mafia e appalti, rispetto al quale ora non ricordo esattamente quale riferimento vi fosse nel diario di GIOVANNI FALCONE e rispetto al quale PAOLO BORSELLINO ebbe dei colloqui sia con ufficiali dei Carabinieri sia con colleghi del mio Ufficio per cercare, insomma, un po’ di ricostruire quella… la storia di quel rapporto. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Quindi, mi corregga se ho capito  male, per un’esigenza di precisazione: il dottore BORSELLINO le accenno’ tra le possibili piste a quella riconducibile a questo rapporto mafia ed appalti? 
  • AVV. MAMMANA: – No, no. Non mi pare che l’abbia detto… 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Ce lo deve dire il teste se… 
  • AVV. MAMMANA: – Si’. Ma la premessa… Lo facciamo ripetere quello che ha detto… 
  • PRESIDENTE: – Quello che io raccomando al Pubblico Ministero le stesse cose che ho sempre raccomandato  evitare: delle sintesi delle dichiarazioni. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Comunque, ci chiarira’ il teste se ho capito male, perche’ non penso di avere capito male. Allora, se puo’ precisare quali tra le possibili piste investigative, anche a seguito del rinvenimento di quel diario, chiamiamolo cosi’, del dottor FALCONE, il dottor BORSELLINO e se, le chiedo uno sforzo di memoria, in che modo, eventualmente, tra queste piste c’era quella che concerneva quell’indagine scaturita dalla presentazione di questo rapporto. 
  • TESTE INGROIA: – No. Forse non sono stato abbastanza  chiaro. Cioe’, il… non aveva, ripeto, PAOLO BORSELLINO una idea precisa di piste relative al movente al di la’ del fatto, come ho detto poc’anzi, che era assolutamente convinto che si trattasse di una strage di “Cosa Nostra”. Rispetto al diario non che lui ritenesse che dietro ogni annotazione contenuta nel diario potesse esservi una pista riconducibile alla matrice della strage, ma riteneva che vi erano degli episodi che sono stati sicuramente importanti per GIOVANNI FALCONE, tanto da indurlo a annotarli. Anzi ricordo, se non ricordo male, che GIOVANNI FALCO… che PAOLO BORSELLINO mi disse anche che aveva avuto modo, una volta, di… che GIOVANNI FALCONE gli aveva accennato a questi brani che si era annotato nel suo diario, facendogli in qualche  modo capire che erano… dietro vi erano, appunto, dei fatti importanti; e pero’ riteneva che fosse necessario, quindi, approfondire. Cioe’: “Visto che GIOVANNI FALCONE ha lasciato questa traccia relativamente all’episodio X ed all’episodio Y, e’ giusto, devo cercare, devo partire da qui, cercare di fare chiarezza su questi episodi”. Non che… non so se sono stato chiaro, non che da questo conseguisse necessariamente che quella li’ fosse una pista relativa alla matrice della strage. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – E nella ricostruzione, in questa ottica di ricostruzione di queste possibili… 
  • TESTE INGROIA: – Certo, e’ chiaro che era fatto… 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei dice: “Parlo’ anche con ufficiali dei Carabinieri e miei colleghi”. Di che attivita’ si tratto’? Di acquisizione di documentazione, di informazioni che chiedeva a questi ufficiali dei Carabinieri? Per quello che le risulta. 
  • TESTE INGROIA: – Bisogna mettersi un attimo, dico, nell’ottica di quei giorni, cioe’ dopo la strage di Capaci, cosi’ come avvenne dopo la strage di via D’Amelio, al di la’ della indagine formale, ciascuno… Al di la’ della indagine formale, ciascuno di noi, anche per i rapporti di amicizia con la vittima della  strage, aveva anche l’esigenza personale di cercare di capire, di capire di piu’. Quindi non e’ che il dottore BORSELLINO impianto’ una qualche indagine formale con acquisizione di documenti e audizione di testimoni. Io sto dicendo che voleva cercare di capire di piu’ su quelli… su quei fatti per cui ebbe dei colloqui con ufficiali dei Carabinieri e colleghi del mio Ufficio. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Torniamo alle dichiarazioni di MUTOLO. Lei, poc’anzi, ha detto che il dottor BORSELLINO le parlo’ di una importanza notevole di questa collaborazione. Volevo chiederle se proprio a seguito dell’inizio della collaborazione del MUTOLO, il dottor BORSELLINO le ha mai parlato del contenuto di quelle dichiarazioni, sia di quelle verbalizzate in verbali di interrogatori sia eventualmente di altre dichiarazioni preannunciate dal MUTOLO. Se, intanto, ne ha parlato con lei di queste cose.
    TESTE INGROIA: – Quindi… No. Con me non ha mai parlato  del contenuto degli interroga… con me personalmente, del contenuto dell’interrogatorio ne’ del contenuto di dichiarazioni informali da parte del GASPARE MUTOLO. In un’occasione, ma no un’occasione privata, cioe’ individuale, ma un’occasione  diciamo collettiva; cioe’ nella riunione della D. D. A. di Palermo successiva al primo interrogatorio di GASPARE MUTOLO cui avevano partecipato, appunto, il dottor BORSELLINO ed il dottore ALIQUO’, il dottore BORSELLINO ed il dottore ALIQUO’ riferirono sommariamente il contenuto  di quell’interrogatorio ai componenti del Pool, ai componenti della Procura Distrettuale. Non ho mai saputo personalmente dal dottore BORSELLINO, dico, altri contenuti o di dichiarazioni rese da MUTOLO fuori verbale. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Non ha mai saputo personalmente  di queste eventuali dichiarazioni rese dal MUTOLO fuori verbale personalmente dal dottor BORSELLINO. Da altri, non so, da colleghi o da investigatori, lei ha saputo dell’esistenza di queste eventuali dichiarazioni? 
  • TESTE INGROIA: – Si’.
    P.M. dott. DI MATTEO: – Ed eventualmente ha saputo anche  che contenuto avessero, nei confronti di chi fossero rivolte? 
  • TESTE INGROIA: – Quindi,  se non ricordo male, esattamente… credo anzi di ricordare abbastanza bene, esattamente la stessa sera della strage, cioe’ il 19 luglio, dopo essere stato sui luoghi della strage, se non ricordo male, dopo essere stato… si’, credo si  collochi cosi’: quindi, io andai sui luoghi della strage, poi sono stato a casa… a casa della famiglia BORSELLINO; in tarda serata ci siamo ritrovati molti del… molti colleghi in Ufficio e ricordo di avere appreso da colleghi, ed in particolare quella sera, se non ricordo male, quella sera esclusivamente dalla collega TERESA PRINCIPATO; forse anche gia’ quella sera, anche dal collega VITTORIO TERESI, o comunque nei giorni immediatamente successivi, comunque in quell’arco di giorni, da…  dalla collega TERESA PRINCIPATO, dal collega VITTORIO TERESI e, mi pare in epoca un po’ successiva, dal collega IGNAZIO DE FRANCISCI, che il dottore BORSELLINO il sabato, quindi sabato del 18 luglio, incontratosi con uffi… in Ufficio con vari colleghi e con loro in particolare, aveva riferito di avere appreso da GASPARE MUTOLO dichiarazioni di rapporti con “Cosa Nostra” del dottore BRUNO CONTRADA e del dottore DOMENICO SIGNORINO. Questa cosa, si’, mi venne riferi… e poi mi venne riferita anche, sempre in quei giorni, dal… per averla appresa dal dottore BORSELLINO,  dall’allora maresciallo, ora tenente CARMELO CANALE. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – In particolare, volevo chiederle se innanzitutto i colleghi a cui ha fatto   cenno le dissero in quali circostanze il dottore BORSELLINO li aveva informati di cio’; e poi la stessa domanda gliela pongo con riferimento al maresciallo, adesso tenente CANALE: se ricorda se le disse il tenente CANALE in quali circostanze di tempo e di luogo aveva appreso queste notizie dal dottor BORSELLINO. 
  • TESTE INGROIA: – E allora: per quanto riguarda i  colleghi, come avevo gia’ detto, questo… secondo quanto mi fu detto dai colleghi, venne detto il sabato mattina in Ufficio. Non so se in un’occasione comune o in occasione separata per ciascuno dei colleghi. Il dottore BORSELLINO era andato ad interrogare GASPARE MUTOLO in quei giorni immediatamente precedenti al sabato. Quindi non so, non ricordo se mercoledì – giovedì, o giovedì e venerdì; e quindi era di rientro da questa… da questo interrogatorio. Non mi e’ stato detto dai colleghi che BORSELLINO… quindi non so se il dottore  BORSELLINO preciso’ anche a loro quando gli era stata detta questa cosa da MUTOLO, e quindi non mi precisarono che fosse avvenuto que… in occasione di quegli ultimi interrogatori. Pero’, per  il fatto che gli venne detto il sabato, io – ma e’ una mia deduzione, e’ sempre stata una  mia deduzione –  ne dedussi, ed anche i colleghi ne deducevano, che quella cosa gli era stata detta immediata… agli interrogatori immediatamente precedenti. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Ma non ha notizia… 
  • TESTE INGROIA: – Poi, successivamente… 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Non le forni’ notizia sul punto nessuno? 
  • TESTE INGROIA: – Poi, successivamente, siccome in quegli interrogatori il dottor BORSELLINO non era solo, ed era andato quelli… quegli ultimi due giorni, con il dottore LO FORTE e con il dottore NATOLI, questa volta, non con il dottore ALIQUO’, ricordo che ebbi modo successivamente di parlarne sia al dottore LO… sia con il dottore LO FORTE e sia con il dottore NATOLI, ed entrambi mi dissero: primo, che in loro presenza MUTOLO non aveva fatto alcun riferimento di questo genere  e, secondo, che erano portati ad escludere che possa… potesse essere avvenuto in quel… in quel frangente la comunicazione tra MUTOLO e BORSELLINO a solo, perche’ non ricordavano che vi fosse stato un momento in cui MUTOLO e BORSELLINO si erano ritrovati da soli in quei due giorni.
    P.M. dott. DI MATTEO: – In quei due giorni, il mercoledì e giovedì, o giovedì e venerdì.  E invece per quanto riguarda… 
  • TESTE INGROIA: – Ah per quanto riguarda, invece, l’altro… 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – … il CANALE?
    TESTE INGROIA: – Si’, esatto. Per quanto riguarda  CANALE, se non ricordo male, CANALE mi disse che non aveva avuto modo di vedere, cioe’ di parlare di presenza con il dottore BORSELLINO perche’ mi pare che lui non fosse a Palermo nei giorni immediatamente antecedenti alla strage, ma si trovasse in ferie forse in Calabria; infatti mi pare che lui mi disse che aveva anche invitato il dottore BORSELLINO a raggiungerlo li’, nella localita’ di ferie,  e che  il dottore BORSELLINO invece era troppo impegnato per… in attivita’ lavorative, non poteva recarvisi, e quindi, se non ricordo male, il CANALE mi disse che questa cosa il dottore BORSELLINO gliel’aveva… si’, anzi ricordo bene, gliela aveva detta per telefono, tanto che il tenente CANALE aveva  quasi richiamato, diciamo, il dottore BORSELLINO, perche’ dava queste comunicazioni riservate via telefono. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – I colleghi ed il tenente CANALE ebbero modo anche di riferirle se avevano appreso gli eventuali incontri piu’ o meno volontari che il dottor BORSELLINO avrebbe avuto in quel periodo con lo stesso dottor CONTRADA? 
  • TESTE INGROIA: – I colleghi mai. Il tenente  CANALE fece riferimento ad un incontro che vi sarebbe stato e di cui… fra il dottore BORSELLINO ed il dottore CONTRADA, e di cui il dottore BORSELLINO gli avrebbe fatto riferimento, credo, nel corso di quella stessa telefonata. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – E’ circostanza sostanzialmente notoria che dopo la morte del dottor FALCONE, in qualche modo, fu avanzata la candidatura del dottor BORSELLINO alla carica di Procuratore Nazionale Antimafia. Le volevo chiedere se lei ha avuto modo di parlare con lo stesso dottor BORSELLINO di questa ipotesi di trasferimento, di nomina a quella carica. 
  • TESTE INGROIA: – Allora: per quello che ne so, diciamo che questa… questa storia  la so abbastanza in prima persona, almeno sino ad un certo momento, e cioe’: quando vi fu… quindi la cosa ha inizio, la candidatura di BORSELLINO viene… viene posta in modo direi piuttosto fragoroso dall’allora Ministro dell’Interno VINCENZO SCOTTI, il quale alla presentazione di… a Roma, alla presentazione di un libro, non ricordo chi ne fosse l’autore, forse di… del professore ARLACCHI, comunque non ricordo, alla presentazione comunque di un libro, dichiaro’ pubblicamente che l’uomo giusto per il posto di Procuratore Nazionale Antimafia era il dottore BORSELLINO. Eravamo in una fase in cui era… appunto, era stato ucciso il dottore FALCONE, quindi era venuta meno la sua candidatura, e ricordiamo… e dobbiamo, appunto, ricordare che vi era anche un braccio di ferro fra il Consiglio Superiore della Magi… vi era gia’ stata una posizione di braccio di ferro tra il Consiglio Superiore della Magistratura e l’allora Ministro di Grazia e Giustizia, MARTELLI, sulla candidatura FALCONE o CORDOVA, nel senso che almeno per un certo periodo sembrava esserci una maggioranza del C.S.M. orientata per il dottor CORDOVA, mentre il Ministro propendeva per la candidatura FALCONE. Venuta meno la candidatura del dottore FALCONE con la sua morte, restava quindi in piedi, come candidatura importante, ora non mi ricordo se vi fossero ancora altre candidature,  quella del dottor CORDOVA. Quella uscita  pubblica del Ministro SCOTTI, pose quindi con forza la candidatura del dottore BORSELLINO, che in quel momento divenne, quindi, l’alternativa al dottor CORDOVA. E, se non ricordo male, vi fu quasi immediatamente dopo un’altra dichiarazione pubblica del Ministro MARTELLI  di adesione, in un certo qual senso, alla proposta del Ministro SCOTTI. La cosa non piacque al dottore BORSELLINO, perche’ il dottore BORSELLINO, in primo luogo, riteneva di dover continuare il proprio lavoro alla Procura di Palermo; in secondo luogo riteneva che, anche per esigenze personali e familiari, non voleva sottoporre la famiglia all’ulteriore stress dovuto a tutto quello che poteva conseguire alla sua nomina a Procuratore Nazionale Antimafia, sia sotto il profilo del suo trasferimento sia sotto il profilo degli ulteriori rischi cui si sarebbe esposto da Procuratore Nazionale Antimafia. Questa e’ la ragione per cui io ed altri colleghi, ma per quello che mi riguarda posso riferire i miei colloqui con BORSELLINO, rappresentammo, io, personalmente, rappresentai a PAOLO BORSELLINO che… io gli dissi: “Visto che la tua posizione e’ questa, visto che non sei interessato ad essere nominato  Procuratore Nazionale Antimafia, dillo pubblicamente, perche’ naturalmente la tua potenziale candidatura a Procuratore Nazionale Antimafia in questo momento costituisce una tua ulteriore sovraesposizione, che diventa a questo punto una sovraesposizione assolutamente gratuita se   tu non sei interessato. Dillo pubblicamente che non…” Il dottore BORSELLINO non accolse il mio consiglio, perche’ mi disse che temeva che una sua eventuale pubblica dichiarazione in cui prendeva le distanze dalla candidatura di SCOTTI, che era stata in qualche modo appoggiata alla candidatura di MARTELLI, potesse essere strumentalizzata politicamente, diciamo cosi’, nel braccio di ferro che vi era tra Consiglio Superiore della Magistratura e Ministro di Grazia e Giustizia; e non voleva che lui venisse messo da una parte o dall’altra, che lui venisse messo contro il C.S.M. o contro MARTELLI. Per cui la sua idea era invece di fare una let… come, poi, fece, una lettera privata al Ministro SCOTTI, dove lo ringraziava della proposta, ma dichiarava che non era interessato alla stessa, ed un po’, credo, si rammaricasse del modo in cui fosse stata proposta la sua candidatura, senza peraltro informarlo preventivamente. Io ho insistito con lui, proponendogli una soluzione diversa, e cioe’ gli proposi che fossimo noi sostituti a fare un pubblico docu… un documento pubblico che venisse dato anche ai giornali, nel quale noi sostituti dicevamo che ritenevamo che fosse importante che PAOLO BORSELLINO rimanesse a Palermo, che era  importante, appunto, che lui continuasse a svolgere la sua attività, e che per l’inda… per l’attività antimafia fosse più importante BORSELLINO a Palermo piuttosto che BORSELLINO Procuratore Nazionale, e si era rimasti d’accordo con lui che lui poi, in conseguenza, avrebbe pubblicamente dichiarato che prendeva atto di questa richiesta dei sostituti della Procura Distrettuale Antimafia e, in conseguenza, rifiutava la candidatura del Ministro. Ricordo che se… fu un… ricordo il giorno della settimana, ma non… ma non il mese, comunque,  be’, sicuramente era Ministro SCOTTI, quindi dovremmo essere nel mese di giu… era dopo la strage di Capaci, quindi credo a giugno, un sabato del mese di giugno, e preparammo questo documento, che ci impegno’ quasi una intera mattinata, che sottoponemmo alla sua attenzione piu’ volte. Lui fece anche le correzioni, limo’ le parti che gli sembravano polemiche nei confronti de… eccessivamente polemiche nei confronti dei Ministri dell’Interno e di Grazia e Giustizia e poi avemmo il suo placit e rimanemmo… rimanendo d’accordo che il lunedì avremmo dato alla… alla stampa questo comunicato. La domenica sera invece – e concludo perchè mi sto dilungando forse un  po’ troppo – la domenica sera invece mi telefono’ dicendomi che aveva cambiato idea e pregandomi di scusarlo anche con gli altri colleghi, che avevano atteso la stesura di questo documento, pregandomi, quindi, di non diffonderlo neppure noi questo documento, perche’ aveva avuto modo di parlarne con il Procuratore GIAMMANCO quella domenica – si erano incontrati credo al villino del Procuratore GIAMMANCO – ed il Procuratore GIAMMANCO lo… aveva sconsigliato questa cosa, ritenendo che anche con questo sistema, il sistema cioe’ del documento dei sostituti e l’adesione conseguente di BORSELLINO, si ci sarebbe inseriti in una polemica… nella polemica C.S.M. – MARTELLI  e poteva essere strumentalizzata. BORSELLINO, quindi… poi non se ne fece più niente, e non so, perche’ non capito’ più di parlarne, se successivamente BORSELLINO cambio’ la propria iniziale contrarietà ad accettare… la sua posizione contraria ad accettare la candidatura a Procuratore Nazionale Antimafia. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – Lei dice: “Non capito’ piu’ di parlarne con il dottor BORSELLINO”. Le volevo chiedere se lei, eventualmente anche dopo la strage, ha avuto modo di apprendere da altri di un mutamento di volonta’ del dottor  BORSELLINO in ordine invece alla volonta’ di accettare, o comunque di candidarsi per quella carica. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi: da nessun collega. Invece il primo di un colloquio avuto, sempre naturalmente anni fa, con l’allora maresciallo CANALE, egli mi disse di essere certo, assolutamente certo che il dottore BORSELLINO avesse deciso nell’ultimo periodo di accettare la candidatura; anzi mi fece riferimento anche ad un episodio, cioe’ il fatto che si sarebbero, il dottore BORSELLINO assieme al CANALE, recati anche a Roma, perche’ CANA…  il dottore BORSELLINO aveva intenzione di portare con se’ CANALE alla Procura Nazionale Antimafia, di costituire una sorta di Nucleo di Polizia Giudiziaria alle dirette dipendenze del Procuratore Nazionale Antimafia, e di cui avrebbe fatto parte anche il maresciallo CANALE. Questo di averlo appreso dal maresciallo CANALE. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – E quando, suppergiu’, in riferimento alla data della strage, quanto tempo dopo lo apprese dal maresciallo CANALE? Siamo sempre nell’immediatezza del fatto o dopo piu’ tempo? 
  • TESTE INGROIA: – No, no. Nell’immediatezza no, pero’ non molto tempo dopo, pero’ non sono in grado di   quantificarlo. Sempre… ma in epoca veramente piu’ recente, insomma, perche’ e’ stato anche un argomento di conversazione che non mi e’ mai capitato di prendere a me spontaneamente, perche’ io davo per scontato che, per quello che io sapevo, il dottore BORSELLINO fosse contrario ad andare alla Procura Nazionale Antimafia. Mi e’ capitato di parlarne con la signora AGNESE BORSELLINO, con qualcuno dei figli, e credo di avere percepito… pero’ anche li’, anche i familiari non… non… cioe’, non manifesto’ mai, almeno tranne per quello che dice il maresciallo CANALE, non manifesto’ mai neppure ai familiari una decisione, cioe’: “Si’. Accetto la candidatura alla Procura Nazionale Antimafia”. Diciamo che nell’ultimo periodo divento’ certamente, a quanto pare, da quanto mi e’ stato riferito, certamente piu’ possibilista, mentre prima era decisamente contrario. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – E questo le e’ stato riferito dai familiari, dalla signora BORSELLINO in particolare?
    TESTE INGROIA: – Si’.
    P.M. dott. DI MATTEO: – Il dottore BORSELLINO, per quelle che sono le sue conoscenze, aveva l’abitudine di annotare, di documentare quelle che erano le sue attivita’ lavorative, almeno quelle piu’ importanti? E, in caso affermativo, quali erano le modalita’ di annotazione di queste attivita’? 
  • TESTE INGROIA: – Si’. Ricordo che… ma non solo le attività lavorative. Cioè, ricordo che lui, il dottore BORSELLINO, in un’occasione, mi esi… mi mostro’ una delle sue agende; ora non ricordo se e’ l’agendina tascabile o una delle sue agende grandi che teneva in borsa, e mi fece vedere che lui usava delle annotazioni in forma abbreviata e, a volte, anche con dei piccoli disegnini, con dei simboli, con i quali annotava tutto, grossomodo, le cose più importanti che aveva svolto nell’arco di una giornata, compreso… non solo, quindi, l’attività di lavoro, l’incontro con Tizio, con Caio, etc. E lui me lo fece vedere, cosi’, scherzosamente; ricordo, per dire: “Vedi che tecniche che uso? Sono cose che solo io riesco a decifrare bene”. E me lo disse perchè… mi disse che questo si rivelava molto prezioso; per esempio, si rivelo’ prezioso in occasione della sua audizione al Consiglio Superiore della Magistratura della vicenda TAURISANO – Trapani, cui facevo prima riferimento, in cui lui era riuscito a ricostruire una serie di passaggi, di incontri, di colloqui, e cosi’ via. Questo so.
    P.M. dott. DI MATTEO: – Lei ricorda, e’ in grado di riferire se nel periodo, diciamo, immediatamente antecedente alla strage il dottor BORSELLINO tenesse una sola agenda, piu’ agende, annotasse da piu’ parti questi suoi movimenti, contatti, rapporti di tipo professionale e non? 
  • TESTE INGROIA: – Quindi: lui teneva sicuramente, dicevo, un’agendina tascabile, e poi aveva due agende che teneva in borsa: un’agenda marrone, credo che fosse l’agenda legale, e un’agenda rossa, che era quella dei Carabinieri, che gli veniva omaggiata ogni anno. Pero’ che cosa usasse annotare, cioe’ se vi fosse una differenziazione di annotazione nell’una o nell’altra agenda, nelle varie agende, non lo so, tranne, appunto, se non ricordo male, e’ quella tascabile quella che lui mi esibi’ con degli… mi pare, insomma, non ricordo benissimo, comunque non so se vi fosse una differenziazione delle annotazioni fra le varie agende. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – E le due agende non tascabili le portava sempre con se’? Per quelle che sono le sue conoscenze. 
  • TESTE INGROIA: – Per quelli che sono i miei ricordi, le portava sempre con se’, le teneva sempre in borsa; quando arrivava in Ufficio le usciva dalla borsa e le metteva sulla scrivania. 
  • AVV. TURRISI: – Puo’ dirci quando e’ stata l’ultima volta che lei ha visto il dottor BORSELLINO?
    TESTE INGROIA: – Il 15 luglio ’92.
    AVV. TURRISI: – In quell’occasione e nelle occasioni precedenti il dottor BORSELLINO le parlo’ di sviluppi di indagine, ovviamente, da lui condotte a livello diciamo informale sulla morte del dottor FALCONE, degli sviluppi avuti? 
  • TESTE INGROIA: – Non ho un ricordo..
  • AVV. TURRISI: – Su sospetti che si erano incentivati su una pista o su un’altra? 
  • TESTE INGROIA: – No. Non ho ricordi particolari e comunque sono portato ad escluderlo, perche’ da quello che io ricordo, soprattutto in quell’occasione, si parlo’ soltanto dei programmi per il futuro; si parlo’ del fatto che io stavo per andare in ferie per quindici giorni e che poi ad agosto avremmo ripreso a lavorare assieme. 
  • AVV. TURRISI: – E in quella occasione, il 15 luglio, le manifesto’ dei timori per la sua vita, per la propria incolumita’? Particolari? 
  • TESTE INGROIA: – Assolutamente, no. Ripeto, non era sua abitudine manifestare questo tipo di preoccupazione. Eravamo sempre noi, tutti… cioe’ vari colleghi, a preoccuparci per lui, ma lui era l’ultimo a preoccuparsi. 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Io ho appuntato poco fa, mentre, appunto, rispondeva alle domande del Pubblico Ministero, in relazione all’atteggiamento diverso assunto dal dottore BORSELLINO, stiamo parlando dei problemi di sicurezza, della leggerezza, diciamo, con cui affrontava, tra virgolette, ovviamente, con cui affrontava questo problema. Lei dice: “Dopo la strage di Capaci le cose sono cambiate, e ci sono state una serie di evidenti segnali, per cui diciamo che si capiva meglio o lui era piu’ consapevole dei rischi di sovraesposizione”. E poi ha detto una frase che io vorrei che in qualche modo, se possibile, dettagliasse un attimo di piu’, per capire in che senso era, appunto, stata pronunziata questa frase: “Il dottore FALCONE era lo scudo dietro cui potevo proteggermi, adesso sono io che devo fare, diciamo, da scudo, in questo senso, a voi”. Rispetto a che cosa in particolare lo scudo?  Ecco, se su questo, che evidentemente per lei era una frase che si inserisce in tutto un contesto, quindi e’ chiaro che sara’ rimasta perfettamente compresa, dal mio punto di vista, diciamo che si   presta almeno ad un paio di interpretazioni diverse; quindi, se e’ possibile, vorrei che chiarisse questo. 
  • TESTE INGROIA: – No. In questo senso, si stava parlando della sua sovraesposizione e del fatto, quindi, che lui era perfettamente consapevole che, se sarebbe venuto per loro il momento di essere vittima di un attentato alla vita, era certo, dal suo punto di vista, che sarebbe venuto prima il momento di FALCONE e poi sarebbe venuto il suo momento. 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Lei ha detto, sempre poco fa, che, sempre secondo quanto riferitole dal giudice BORSELLINO, era convinto che con MUTOLO  si sarebbe realizzato una collaborazione ad altissimi livelli, anzi lei ha portato quella frase: “Quasi, forse, a livello di BUSCETTA”. Invece, se ho capito bene: “Con LEONARDO MESSINA avremmo fatto con lui –  appunto, con le sue dichiarazioni – la storia di ”Cosa Nostra””. Io non ho capito questo, cioè sul piano della collaborazione ad alto livello, va bè, prescindendo, dico, dai risultati e’ comprensibile quello che e’ il senso della frase, e ovviamente la storia non significherà come consecuzione dei fatti cronologici. Quindi in relazione ad Agrigento, quindi ci occupiamo in questo senso di… penso e dico che si inquadri in questo di Agrigento, e alla collaborazione di LEONARDO  MESSINA, in che senso la storia di “Cosa Nostra”, diverso invece che rispetto a MUTOLO, che poteva pure raccontare una serie di fatti storici, dico, e’ sempre sul tema storia di “Cosa Nostra”. 
  • TESTE INGROIA: – Va bene, io ho fatto cosi’, ho… 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Cioe’ e’ chiaro che era per accenni, pero’ volevo comprendere la differenza. E soprattutto, mi scusi, cosi’ la completo,  il valore che secondo il dottore BORSELLINO da queste dichiarazioni poteva venire e questo in riferimento, quindi anche, a quella che era lo svolgimento di indagini particolarmente importanti, se ce n’erano, con particolare riguardo alla provincia di Agrigento, se questo va legato con la storia, diciamo, di mafia di Agrigento, di Palma, eccetera.
    TESTE INGROIA: – Quindi, innanzitutto, in riferimento a BUSCETTA, per MUTOLO, la storia di “Cosa Nostra”, per quanto riguarda LEONARDO MESSINA, sono state cosi’ due espressioni del dottore BORSELLINO, che ho riferito a titolo esemplificativo, per quello che io ricordo. Peraltro sono state dette in due contesti diversi, cioe’ quella della collaborazione ad altissimo livello, tipo BUSCETTA, fu detto a me, prima ancora di interrogare MUTOLO; quello di LEONARDO MESSINA, invece, e’ un’espressione che uso’ il dottore BORSELLINO, nel corso di quella riunione di D.D.A., di cui ho fatto prima riferimento, successivo al primo interrogatorio di MUTOLO  e MESSINA. Il riferimento alla storia di “Cosa Nostra” era un modo, con un’espressione efficace da parte del dottore BORSELLINO, per farci intendere quale poteva essere potenzialmente – perchè, ricordiamoci,  era stato fatto un solo interrogatorio anche a LEONARDO MESSINA –  il livello e lo spessore della collaborazione di LEONARDO MESSINA. Perche’ dico la storia di “Cosa Nostra”? Perche’ in quel primo verbale, cioe’ non ricordo che il dottore BORSELLINO disse proprio questo, in quel primo verbale aveva fatto una storia della sua famiglia, LEONARDO MESSINA, che era una famiglia che aveva lontane radici che affondava, appunto, in questo senso nella storia di “Cosa Nostra” e precisa i profili di “Agrigento”, eccetera. 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Quindi, diciamo, era storia proprio come storia, in senso tecnico? 
  • TESTE INGROIA: – Si’, si’. 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Con riferimento agli appunti, diciamo al diario, in questo senso del dottore FALCONE, di cui, appunto, lei ha parlato ed ha riferito poco fa. Lei stava elencando, quando   e’ stato interrotto, una serie di appunti dei quali il primo, almeno cosi’ mi e’ sembrato, se sbaglio evidentemente mi corregge, altrimenti gradirei che un altro paio appunti ce li potesse, in qualche modo, riferire. Cioè lei ha detto: “La prima era quella della pista mafia – appalti”, dopodichè è stato interrotto e abbiamo sviluppato quell’altro concetto. Pero’ su questo, la confidenza, diciamo, del dottore BORSELLINO era stata in questi termini: “Siccome GIOVANNI FALCONE non fa diario, non e’ solito fare diario, non e’ solito prendere appunti, non c’è il dubbio che dietro queste annotazioni ci dev’essere qualcosa che va al di la’ di  quello che apparentemente, sembra”. Mi e’ sembrato che questa pista, diciamo mafia – appalti, fosse il primo di un elemento, diciamo, di un’elencazione. C’erano altri appunti su cui il dottore BORSELLINO ha, in qualche modo, riferito, ha incentrato l’attenzione? 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, ce n’erano altri. Io non li ricordo tutti. Ricordo, per esempio, che c’era un altro che era relativo a Gladio e alla P2, ed era un’indagine che, in qualche modo nell’appunto, il dottore FALCONE faceva riferimento alla sua intenzione di approfondire anche queste tematiche e che vi erano state delle difficolta’, anche li’, con il Procuratore GIAMMANCO dell’epoca. Ora non ricordo se all’epoca GIAMMANCO fosse gia’ Procuratore o fosse aggiunto, comunque, c’e’ un riferimento del genere, pero’ questi e’ facile leggerli direttamente sui diari, sugli appunti. Per quello che io mi sono fatto riferimento a quella vicenda del R.O.S. perche’ e’ quello, e’ in quell’appunto del diario rispetto al quale io ricordo in questo momento, perche’ potrebbe anche sfuggirmi, che appresi anche dal dottore BORSELLINO che fece qualcosa di ulteriore, diciamo cosi’, di approfondimento, cioe’ quei colloqui con ufficiali dei Carabinieri e con colleghi; ma non so se fece analoghi approfondimenti, chiamiamoli cosi’… 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Su altri appunti.
    TESTE INGROIA: – … su altri punti. 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Si’, allora, su quest’ultima cosa, di cui, appunto, ha parlato adesso, io vorrei capire, se e’ possibile che ci dica: di questi eventuali approfondimenti e colloqui, chiaramente non a livello di indagine come ha chiarito poco fa, quindi, diciamo, per comprendere un attimino meglio la situazione, con ufficiali dei Carabinieri e con colleghi dell’Ufficio, come ha detto lei, appunto, rispondendo poco fa, puo’ darci qualche indicazione di nomi? Ovviamente se lo ricorda o se l’ha saputo. 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, ne parlo’… ne parlo’ sicuramente, a parte il fatto che vi era… quindi il tenente c’era… sicuramente il tenente CANALE, che non si era occupato pero’ in prima persona di quelle indagini; se non ricordo male, aveva intenzione, e credo, aveva intenzione certamente, credo che vi fu anche un qualche colloquio con il capitano DEDONNO; aveva intenzione di avere colloqui anche con alcuni colleghi dell’Ufficio, e sicuramente ricordo che aveva intenzione di parlarne con il dottore, per esempio, ROBERTO SCARPINATO, pero’ non so rispetto a quest’ultimo colloquio se poi  ‘sto colloquio vi fu, perche’ la giornata del dottore BORSELLINO era una giornata estremamente caotica e nel corso delle quali si occupava contemporaneamente, appunto, delle proprie indagini, naturalmente che impegnavano gran parte del suo tempo, e poi cercava anche di capire di piu’ sulla morte di GIOVANNI FALCONE.
    AVV.SSA DI GREGORIO: – L’ultimo chiarimento, se non le dispiace. Lei ha detto: “Il mercoledì, giovedì oppure giovedi’, venerdi’”, questo e’ chiaro. Con riferimento all’ultimo presunto incontro, appunto, del dottore BORSELLINO con GASPARE MUTOLO non e’ andato con il dottore ALIQUO’, bensi’ con il dottore LO FORTE ed il dottore NATOLI, se ho capito bene. Questa era la prima volta che accadeva e se era la prima volta che accadeva, se lei lo sa ovviamente, perche’ c’e’ stato questo mutamento, diciamo di accompagnatore? Ecco, in questo senso. C’erano esigenze particolari? Ecco questo vorrei capire. 
  • TESTE INGROIA: – No, non c’erano esigenze particolari.  Cioe’ inizialme… il primo contatto, siccome, ripeto, MUTOLO aveva chiesto di avere un contatto con BORSELLINO. Il primo contatto si ritenne giusto che vi fosse anche l’aggiunto coordinatore della provincia di Palermo, e quindi andasse anche il dottore ALIQUO’. Io credo che questo del giovedì, venerdì o mercoledì, giovedì siano stati gli interrogatori immediatamente successivi al primo. E, siccome, fu assegna… come sostituti, fu assegnato quel procedimento ai dottori LO FORTE  e NATOLI, si ritenne giusto, quindi, che il dottore BORSELLINO partecipasse, anche perche’ si era stabilito un rapporto con il collaboratore, un buon rapporto per assumere le sue dichiarazioni, e poi ci andassero, naturalmente, i sostituti  titolari dell’inchiesta LO FORTE e NATOLI. 
  • PRESIDENTE: – Vorrei sapere se lei e’ a conoscenza delle modalita’ con cui si apprese alla Procura di Palermo dell’intenzione di MUTOLO di collaborare? Cioe’ se vi furono dei contatti precedenti anche a quel verbale, di cui lei ha parlato, rilasciato al Pubblico Ministero VIGNA? 
  • TESTE INGROIA: – Dei contatti no, personalmente no. Cioe’, dico, in che senso? Nel senso che rischio di creare un cortocircuito nei miei ricordi, tra quello che ho appreso, appunto, personalmente, con quello che ho appreso giudiziariamente nell’ambito di processi, perche’ proprio la vicenda della collaborazione di MUTOLO ha costituito una parte  di oggetto del processo contro il dottor CONTRADA, di cui mi sono occupato come Pubblico Ministero. 
  • PRESIDENTE: – E questo dovremmo evitarlo, pescare nei suoi ricordi. 
  • TESTE INGROIA: – Appunto, e quindi, dico, personalmente non mi pare. 
  • PRESIDENTE: – Quindi la  notizia arrivo’ dopo che MUTOLO fu sentito da VIGNA a Firenze?
    TESTE INGROIA: – Si’, per quello che mi fu detto in quei  giorni, si’. Io del resto lo apprendo sicuramente dopo questa cosa, anzi, ecco  l’unica cosa… pero’ non sono in grado di collocarlo temporalmente, e’ che sono passati cinque  anni. Va detta una cosa, Presidente, comunque, perche’ non vorrei rischiare di dire, di apparire smemorato, ma la posizione di un testimone non e’… a volte non consente di ricordare benissimo, che tutti i sostituti, quasi tutti i Magistrati della Procura Distrettuale Antimafia vennero sentiti dal Consiglio Superiore della Magistratura, allorquando vi fu la cosiddetta dimissione degli otto sostituti, che poi determino’ anche il trasferimento del dottore GIAMMANCO. Quel… io ricordo che uno dei principali oggetti della mia audizione al C.S.M. fu proprio sulla questione: collaborazione MUTOLO. Se il Tribunale ritiene, dico, puo’ eventualmente acquisire presso il C.S.M., perche’ li’ la deposizione fu pochi mesi dopo la strage e, quindi sicuramente, li’ i ricordi saranno piu’ nitidi. Per quello che io in questo momento ricordo, per esempio ricordo, lo dico, ricordo che il dottore BORSELLINO una prima volta, prima ancora di dirmi chi era il collaboratore, che era MUTOLO, una prima volta mi disse che, pero’ non so, non ricordo se fu prima che pervenisse la lettera di VIGNA, mi disse che c’era una prossima collaborazione di     grossissimo spessore e mi disse: “Non ti dico neanche il nome, perche’ non voglio che circoli il… – lo disse chiaramente – il meno possibile”. Pero’ non ricordo se questo fu prima che arrivasse questo verbale da VIGNA, dal dottore VIGNA o dopo. Ricordo bene che il dottore BORSELLINO, e questo ha costituito anche oggetto della mia audizione al C.S.M., mi manifesto’, invece – pero’ nella successione dei tempi ho difficolta’ ad inquadrarlo bene – un qualche disappunto rispetto alla assegnazione di GASPARE MUTOLO, perche’ intese inizialmente che il dottore GIAMMANCO non intendesse assegnarglielo e che dovesse assegnarlo come coordinatore al dottore ALIQUO’ e come sostituiti al dottore LO FORTE  e NATOLI. Qui si puo’ ricostruire, pero’ documentalmente, come si sono svolti effettivamente i fatti. Ricordo che poi si raggiunse una… la cosa  si fece una formulazione, l’assegnazione in cui si diceva che i titolari del processo si sarebbero coordinati con il dottore BORSELLINO, e debbo dire che in una battuta il dottore BORSELLINO manifesto’ nuovamente qualche riserva su questa mod… credo che sia cosi’, sulla modalita’, sulla formalita’ di questa assegnazione, perche’ disse: “Non mi e’ ancora chiaro – rispetto a questa formula utilizzata per l’assegnazione, cioe’ si coordinera’ con il dottore BORSELLINO – se significa che io le posso fare le indagini, conseguenti alle dichiarazioni di MUTOLO, o le devono fare gli altri colleghi”. 
  • PRESIDENTE: – Volevo sapere se, dopo il primo  interrogatorio di MUTOLO, BORSELLINO ebbe a dirle di una volonta’ o di un’intenzione esternata da MUTOLO di parlare soltanto con lui, di determinati fatti? 
  • TESTE INGROIA: – Quindi, sempre nella riunione della  D.D.A., cui ho fatto riferimento prima, venne pubblicamente detto come si erano svolti i fatti, e cioe’ che siccome MUTOLO aveva gia’ detto al dottor VIGNA che intendeva essere sentito dal dottore BORSELLINO, allorquando il dottore BORSELLINO si presento’ a quell’interrogatorio assieme al dottore ALIQUO’, il MUTOLO disse, senza volere con questo rappresentare alcuna sfiducia nei confronti del dottore ALIQUO’: “Siccome io conosco lei, dottore BORSELLINO, io vorrei essere sentito soltanto da lei”. Il dottore BORSELLINO spiego’ a MUTOLO che non era il caso di assumere questo atteggiamento, anche perche’ il dottore ALIQUO’ aveva esperienza anche specifica in processi di mafia, avendo 
  •     svolto la Pubblica Accusa nel maxi d’appello, e MUTOLO ne prese atto, e infatti rese l’interrogatorio ad entrambi i Magistrati e questa cosa venne riferita in quella D.D.A. e, se non ricordo male, vi dovrebbe esserci, in qualche modo, traccia nello stesso interrogatorio, in quell’interrogatorio, perche’ si adotto’ una formula dalla quale risulta che il MUTOLO aveva chiesto di parlare al dottore BORSELLINO e che non aveva nessuna difficolta’, naturalmente, a riferire tutto quanto aveva da dire anche al dottor ALIQUO’.
    PRESIDENTE: – Abbiamo appreso da diversi testi, da varie 
  • fonti di un’intenzione esternata dal dottore BORSELLINO, in quel periodo successivo alla strage di Capaci, quell’espressione ricorrente: “Devo far presto”. Lei ha avuto modo di riflettere su questo, di ricostruire quale potesse essere l’oggetto di questa espressione?
    TESTE INGROIA: – Ma si’. L’urgenza di 
  • BORSELLINO nasceva dal fatto di una, quella che dicevo prima, consapevolezza di una sua successiva, continua e sempre piu’ spiccata sovraesposizione. Quindi, la consapevolezza che potesse venire il suo momento… il momento… potesse venire il momento della… della morte per lui, in qualsiasi momento, scusate il bisticcio. E, contemporaneamente, si rendeva conto che vi erano una serie di cose importantissime da fare, che potevano consentire di, tra virgolette, arrivare prima, individuando i responsabili della strage di Capaci e, quindi, neutralizzando potenzialmente i propri assassini. E quindi in questo senso io l’ho intendo. 
  • PRESIDENTE: – Ma io volevo sapere se c’era un  riferimento specifico a qualche singola attivita’ da compiere. 
  • TESTE INGROIA: – Non credo che ci fosse. Comunque, con me – esatto, non voglio dare giudizi – non fece riferimento ad alcuna attività, al di la’ di quello che ho gia’ detto, e cioè dell’intenzione di sfruttare appieno il periodo estivo per interrogare, a ritmi serrati, sia MUTOLO che MESSINA.
    AVV.SSA DI GREGORIO: – Abbiamo appreso, nel corso delle udienze di questo dibattimento, di un sopralluogo che il dottore BORSELLINO ha fatto fare accanto casa della madre in via D’Amelio, in fondo a via D’Amelio. Io desideravo sapere se, appunto, il giudice BORSELLINO con il dottore INGROIA ne ha mai parlato o se lui ha sentito mai accenni a questa situazione? 
  • TESTE INGROIA: – No, no, questa cosa non mi risulta. Io,  peraltro, non sapevo neanche di questa  abitudine, abbastanza frequente, del dottore BORSELLINO di recarsi ogni domenica dalla madre. 
  • AVV.SSA DI GREGORIO: – Comunque, e’ no, quindi, la risposta? 
  • TESTE INGROIA: – No. 
  • P.M. dott. DI MATTEO: – La mia domanda e’ sostanzialmente una precisazione, le volevo chiedere delle precisazioni ad una risposta che ha dato su domanda del Presidente della Corte. Lei ha parlato di questa cosiddetta dimissione degli otto. Innanzitutto, va be’, e’ notorio che avvenne praticamente nell’immediatezza della strage di via D’Amelio, immediatamente dopo. Le volevo chiedere se lei, intanto, faceva parte di questi otto; e, soprattutto, le volevo chiedere se il fatto che questa protesta, queste dimissioni fossero intervenute proprio subito dopo la strage di via D’Amelio, avesse un’attinenza con la posizione proprio del dottor BORSELLINO, cioe’ se era una protesta, un’iniziativa collegata, eventualmente, a particolari problemi che aveva avuto il dottor BORSELLINO in Ufficio?
    TESTE INGROIA: – Quindi, si’. Io facevo parte dei  cosiddetti otto sostituti dimissionari e quando noi facemmo quel documento… si’, sicuramente era un documento immediatamente e strettamente connesso con quello, con la strage, cioè nel senso, perche’ poi cio’ che ha creato maggiore risonanza e’ stata la parte relativa alla guida dell’Ufficio, alla conduzione dell’Ufficio. Pero’, al di la’ di questo, noi in quel documento segnalammo due cose principali: il primo che il dottore BORSELLINO non era stato adeguatamente protetto, anzi non era stata assolutamente, benchè fosse, per certi versi oramai, una vittima predestinata – cioè la strage di Capaci era in qualche modo imprevedibile, la strage di via D’Amelio era assolutamente prevedibilissima, perche’ gli stessi ragionamenti che PAOLO BORSELLINO faceva con me erano ragionamenti che facevamo tutti – gli stessi ragionamenti che facevo io, quando gli dicevo: “Cerca di limitare la tua sovraesposizione”, dovevano farli gli organi preposti alla sicurezza di PAOLO BORSELLINO, e gli organi preposti alla sicurezza di PAOLO BORSELLINO dovevano sapere quali erano le abitudini di PAOLO BORSELLINO, e quindi dovevano sapere che PAOLO BORSELLINO la domenica si recava sempre dalla madre. E, dopo la strage di CHINNICI con l’autobomba sotto casa e le modalità della strage di Capaci, non occorreva neppure troppa fantasia per rendersi conto che uno degli obiettivi sensibili che andava adeguatamente protetto, quantomeno con una zona rimozione, era proprio via D’Amelio. Quindi sulla base di queste elementari considerazioni, e evidenziando anche il fatto che il dottore BORSELLINO si era trovato, aveva avuto anche delle obiettive difficolta’ all’interno dell’Ufficio, nei rapporti con il dirigente dell’Ufficio, noi segnalammo una serie di fatti che non ci consentivano di continuare, con quelle condizioni, la nostra attivita’ serenamente, fino a quando non vi era un serio impegno dello Stato, in riguardo la questione sicurezza, e non scattasse un qualche principio anche di responsabilita’ per chi era preposto alla sicurezza di PAOLO BORSELLINO e non fosse assicurata un’adeguata autorevolezza a guida del nostro Ufficio. Questo era il senso di quel documento. Esaurito l’esame, il teste viene licenziato. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Presidente, ma si potrebbe sapere chi sono i testi oggi? Perche’ noi abbiamo i testi dei due giorni. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Allora, i testi di oggi sono tutti quelli che vi sono stati indicati, con esclusione della dott.ssa (FREDELI) e del dottore TORRESI, che hanno fatto pervenire certificato medico, sia al Presidente della Corte sia al Pubblico Ministero, e con esclusione dell’agente scelto FELICE SANFILIPPO, che verra’ sentito domani. 

A questo punto l’udienza viene momentaneamente sospesa.
Si procede all’esame del teste 

 

  • CONTE GAETANO, nato il 18.02.1958 a Napoli, domiciliato presso la Squadra Mobile di Palermo.
    TESTE CONTE: – (Assolta formula di rito).
    P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha mai effettuato un controllo che riguarda il signor TRANCHINA PASQUALE? 
  • TESTE CONTE: – Si’, per quanto riguarda una perquisizione fatta nel ’91. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Poi ha mai redatto qualche relazione di servizio con riferimento a un controllo effettuato nei confronti di TRANCHINA PASQUALE?
    TESTE CONTE: – Si’. Ci fu un controllo novembre… novembre ’92 su viale Regione Siciliana, fermammo una Mercedes, appunto, che… fermammo questa Mercedes, cosi’, casualmente; e poi a mia specifica domanda che lavoro che facesse lui mi disse che… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha anche la possibilita’ di consultare i suoi atti; io, Presidente, potrei mostrargli la copia della relazione di servizio… 
  • PRESIDENTE: – Si’, comunque, se ne fa richiesta, lei puo’ consultare atti a sua firma. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei e’ in possesso di questa relazione che ha redatto? 
  • TESTE CONTE: – No, no, ricordo… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – La ricorda? 
  • TESTE CONTE: – Si’, si’. No, no, vanno bene… si’, lo ricordo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda che tipo di Mercedes era? 
  • TESTE CONTE: – Si’, era un Mercedes grigio… un duecento… preciso non ricordo, comunque era un Mercedes grigio, grigio metallizzato. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quante persone erano a bordo di questa autovettura? 
  • TESTE CONTE: – Allora, c’era il TRANCHINA PASQUALE, che guidava, c’era il MAZZOLA GIOVAMBATTISTA a lato del guidatore.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Come mai avete effettuato questo controllo? C’e’ stato un motivo particolare? 
  • TESTE CONTE: – Un motivo particolare non ci fu, cioe’ ci fu che diciamo mi erano sembrati sospetti, pertanto ho fatto, appunto, il controllo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questo fermo. 
  • TESTE CONTE: – Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ci vuole dire per quale motivo lei ha poi redatto la relazione di servizio? 
  • TESTE CONTE: – Si’, ecco, appunto perche’ quando gli
  • chiesi il lavoro che facesse, lui mi ha detto che era il proprietario della sala trattenimenti “Boomerang”. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Sa dov’e’ sita questa sala trattenimenti? Dove si trova, dov’e’ ubicata? 
  • TESTE CONTE: – Via dell’Orsa Maggiore… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Che zona? 
  • TESTE CONTE: – Zona Guadagna comunque. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Le fece presente, e lei poi l’ha riportato in relazione, che era il titolare di questa sala “Boomerang”; spieghi allora per quale motivo lei ha pensato di redigere la relazione di servizio del novembre ’92. 
  • TESTE CONTE: – Si’, a prescindere dal fatto che noi comunque relazioniamo sempre, ma puo’ anche dal fatto appunto che il… quando io gli chiesi il lavoro che facesse e mi ha detto della sala “Boomerang”, dal controllo casuale che c’e’ stato, io mi ricordavo che anni precedenti, un anno – un anno e mezzo prima, appunto, sono stato a fare proprio in questa sala una perquisizione. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda che tipo di perquisizione e’ stata effettuata? Chi eravate, se lo ricorda? E per quale motivo fu fatta la perquisizione in questa sala “Boomerang”? 
  • TESTE CONTE: – No, la data precisa no, mi ricordo comunque che andammo li’ che eravamo una cinquantina di uomini e più, adesso di preciso gli uomini non mi ricordo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Tutti appartenenti alla Polizia di Stato? 
  • TESTE CONTE: – Tutti della Squadra Mobile, ricordo che il coordinatore del servizio era il dottor FASSARI, e ci andammo, appunto, per la ricerca del latitante AGLIERI.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Andaste spontaneamente o perche’ avevate ricevuto qualche informazione? 
  • TESTE CONTE: – No. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E comunque con questo obiettivo? 
  • TESTE CONTE: – Si’, si’, l’obiettivo… fu fatta proprio la segnalazione sull’obiettivo sala “Boomerang” e po… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – All’interno della quale, all’esterno o nelle vicinanze doveva nascondersi il latitante AGLIERI PIETRO?
    TESTE CONTE: – All’interno della sala doveva esserci il  latitante PIETRO AGLIERI. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda, oltre al dottore 
  • FASSARI, altre persone che parteciparono?
    TESTE CONTE: – No, no, perche’… no, non ricordo  proprio, eravamo in tanti. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ebbe modo di effettuare la perquisizione all’esterno o anche all’interno della sala “Boomerang”? 
  • TESTE CONTE: – No, noi entrammo… un gruppo, diciamo, non  proprio dentro la sala, perche’ c’era li’ un matrimonio, c’era gente che stava li’, comunque era un matrimonio. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Era in funzione la sala? 
  • TESTE CONTE: – Si’, e’ stata in funzione, c’era un matrimonio. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda se questa perquisizione fu effettuata di giorno o di notte, di sera? Cioè sa collocare l’orario? 
  • TESTE CONTE: – No, io ricordo sul tardi, era buio, non ricordo con precisione comunque, con precisione proprio no. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi in serata sicuramente, se c’era buio. 
  • TESTE CONTE: – Si’, in serata. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Come si svolse questa perquisizione? Visto che lei ha detto di averci partecipato. 
  • TESTE CONTE: – Niente, ci fu… come stavo dicendo ci… siamo entrati prima… stavamo entrando tutti dentro, poi visto che c’era appunto il matrimonio in atto, che c’era un matrimonio, allora ci dividemmo in gruppi; un gruppo e’ entrato dentro, mentre gli altri, di cui io, sul lato, diciamo, di dietro c’e’ un parcheggio c’erano alcune autovetture, e li’… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quando avete effettuato questa perquisizione, questa sala per trattenimenti era intestata sempre allo stesso signore che poi lei fermo’ l’anno successivo nel novembre ’92? 
  • TESTE CONTE: – Si’, si’, al TRANCHINA PASQUALE.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda se in quell’occasione il 
  • signor TRANCHINA era pure presente, quando lei effettuo’ la perquisizione?
    TESTE CONTE: – No, no, questo no, non ricordo, appunto perche’ le ho detto non siamo entrati tutti dentro perche’ poi ci siamo divisi in gruppi.  Esaurito l’esame, il teste viene licenziato. 
  • Si procede all’esame del teste ZERILLI MAURIZIO, nato a Caltanissetta il 24.03.1965, domiciliato a Palermo piazza della Vittoria nr. 15.
    TESTE ZERILLI: – (Assolta formula di rito)
    P.M. dott.ssa PALMA: – Presso quale ufficio lei attualmente presta servizio? 
  • TESTE ZERILLI: – La Squadra Mobile, Sezione omicidi. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha partecipato anche a delle indagini facendo parte del gruppo investigativo FALCONE – BORSELLINO?
    TESTE ZERILLI: – Si’, per la strage di via d’Amelio.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha partecipato anche alle operazioni dirette alla cattura del latitante CALASCIBETTA GIUSEPPE? 
  • TESTE ZERILLI: – Si’, si’.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Vorrei che lei fosse il piu’ preciso possibile nel riferirci cronologicamente a quali operazioni ha partecipato; intanto vorrei premettere: come mai avete iniziato questi servizi di appostamento e di osservazione diretti a catturare CALASCIBETTA? Sulla base di che cosa? 
  • TESTE ZERILLI: – Di una dichiara… abbiamo avuto una fonte confidenziale, che ci ha indicato uno dei probabili favoreggiatori, e abbiamo ritenuto opportuno, considerato che faceva parte della cosca della Guadagna, cominciare a lavorare sul CALASCIBETTA, anche in prospettiva di potere arrivare alla cattura dell’AGLIERI. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – In che anno, in che mese e in giorno, se lo ricorda, e’ stato catturato il CALASCIBETTA e quanto tempo prima sono iniziati questi servizi diretti alla sua cattura?
    TESTE ZERILLI: – L’abbiamo catturato il 25 aprile del ’94, avevamo cominciato a lavorare nel dicembre del ’93. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ci vuole riferire quali sono state tutte le fasi, che poi hanno consentito alla cattura? 
  • TESTE ZERILLI: – Si’, abbiamo cominciato nel dicembre del ’93 sull’indicazione che un macellaio della Guadagna, TINNIRELLO, fosse il favoreggiatore del CALASCIBETTA; da accertamenti effettuati appurammo che il CALASCIBETTA aveva una proprietà in località Sagana vicino Palermo e aveva un  villino nella zona, che poteva essere dato al CALASCIBETTA per la latitanza. Localizzato il villino, dopo alcuni giorni, nel corso di un servizio di appostamento, notammo una persona che non stava nel villino, ma che si recava quasi giornalmente a dare da mangiare a una capra che era nel terreno circostante la villa. La persona, dal punto dove eravamo noi, era difficilmente individuabile, anche perche’ calzava sempre un berretto, notammo pero’ che abitava o comunque dormiva in una casa rurale distante meno di un chilometro da quella dei TINNIRELLO. Cominciammo i servizi di appostamento, e una domenica, cercando di poterla vedere in faccia, lo incrociammo con la macchina mentre andavamo a piazzarci in un posto per, appunto, poterlo vedere. Probabilmente accortosi che era una macchina della Polizia, anche se eravamo in borghese, non fece più rientro nella casa dove l’avevamo visto per almeno una quindicina di giorni stare; abbiamo cosi’ deciso di piazzare una microspia sia all’interno di questa casa che in quella di TINNIRELLO. Dopo meno di una settimana i familiari del CALASCIBETTA si recarono nella seconda casa, cioe’ nel covo, che era una vecchia casa rurale, a prendere gli effetti personali, una stufa e altro, cosi’ capimmo che quell’individuo era appunto il CALASCIBETTA. Cominciammo a fare… installammo pure una microspia in Fondo Marino, che era la casa del CALASCIBETTA, dove comunque era difficile fare dei servizi di appostamento, perche’ la zona era facilmente individuabile, cioe’ era difficile stare fuori con i nostri mezzi. Concentrammo le indagini su dei familiari del CALASCIBETTA, parenti da parte di moglie che erano i fratelli ZARCONE. Un giorno arrivo’ una telefonata in casa degli ZARCONE, dove un signore, presentatosi come il signor FRANCO, chiedeva di uno dei figli; la cosa che ci insospetti’ era che la madre di questi due ragazzi, anziana, aveva un tono… pur conoscendo la persona aveva un tono molto reverenziale. Ne arrivarono due – tre di queste telefonate. Organizzammo i servizi di pedinamento a carico degli ZARCONE, pero’ piu’ di una volta, in localita’ Pioppo, non riuscimmo ad andargli dietro per evitare di scoprire il servizio. Alcune volte anche in Fondo Marino, dove non c’era un servizio di  appostamento fisso, con i familiari fuori che venivano da noi pedinati, sentivamo dei rumori o dei passi, il che ci faceva pensare che comunque lui qualche volta si potesse recare in casa; e addirittura una volta, penso nel mese di marzo se non ricordo male, nel ’94 la moglie, parlando con la figlia, disse che il marito aveva lasciato il giubbotto e gli occhiali, cosi’ capimmo che effettivamente lui qualche volta andava in casa. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Avevate piazzato, praticamente, una microspia ambientale, quindi questo fu il contenuto della microspia ambientale. 
  • TESTE ZERILLI: – Esatto. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda questa intercettazione da quale Ufficio era stata autorizzata? 
  • TESTE ZERILLI: – Non mi ricordo quale Procura, era… no, non ricordo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Fu annotato, comunque, il particolare della… 
  • TESTE ZERILLI: – Si’, si’, fu annotato. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Attraverso questo particolare, lei parlava poco fa, avete avuto la conferma che il CALASCIBETTA…
    TESTE ZERILLI: – Andava in casa.
    P.M. dott.ssa PALMA: – … frequentava anche Fondo Marino? 
  • TESTE ZERILLI: – Si’, si’, saltuariamente chiaramente, pero’ lo frequentava. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – “Saltuariamente” significa non un’unica volta ma… 
  • TESTE ZERILLI: – No, no, si sono sentiti piu’ di una volta dei passi, avendo la certezza che i familiari erano usciti, perche’ noi i familiari li pedinavamo, quindi sapevamo che erano fuori; pero’ in casa si sentivano dei rumori, a volte la televisione accesa, nessuno che parlava, quindi fummo portati a ritenere che fosse il CALASCIBETTA.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Vuole ripetere che cosa disse in particolare la moglie, che vi diede la conferma che il CALASCIBETTA stazionasse all’interno dell’abitazione di Fondo Marino? 
  • TESTE ZERILLI: – Un giorno rientrando – noi la mattina avevamo sentito dei passi e la televisione accesa, i familiari non c’erano –  parlando con la figlia, facendo riferimento a un giubbotto e a un paio di occhiali, delle sigarette, dici: “Li ha lasciati qua”, quindi capimmo che si riferiva al marito. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ci spiega per quale motivo non era possibile stabilire una postazione fissa nell’immediate vicinanze dell’abitazione di Fondo Marino? 
  • TESTE ZERILLI: – Perche’ Fondo Marino e’ visibile soltanto da un ponte sul Viale Regione Siciliana, dal quale e’ impossibile effettuare un servizio senza essere visti; nelle vicinanze si e’ all’interno del quartiere Guadagna, e’ una strada molto stretta ed e’ impossibile, e la strada che porta a Fondo Marino e’ una strada chiusa con una quarantina di ville; quindi e’ materialmente impossibile effettuare dei servizi fissi di appostamento. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Continui con le fasi successive della cattura. 
  • TESTE ZERILLI: – Si’, abbiamo quindi, come ho detto, concentrato le attenzioni sui fratelli ZARCONE; pure avendo la certezza che uno dei due favorisse il CALASCIBETTA, perche’ gli andava a portare la spesa riteniamo in localita’ Pioppo, perche’ piu’ di una volta lo seguimmo in quella zona, non riuscimmo a catturarlo. Il 25 aprile, nel corso di intercettazioni telefoniche a carico dei familiari del fidanzato della figlia del CALASCIBETTA, in una telefonata con un amico il padre del ragazzo, nel corso di un discorso – parlavano di giocare a carte, non giocare a carte – e disse: “Tu lo sai com’e’ il padre di TEA”, capimmo che il padre di TEA era comunque il CALASCIBETTA e allora decidemmo di programmare un intervento, appunto lo catturammo mentre cercava di scappare dai tetti a Villabate. 
  • AVV. ZITO: – Lei ha parlato degli appostamenti a Fondo Marino, ha precisato quando iniziarono questi appostamenti? 
  • TESTE ZERILLI: – Nel momento in cui cominciarono i servizi; erano servizi sia in localita’ Sagana che in Fondo Marino, quindi al massimo da gennaio del ’94. 
  • AVV. ZITO: – Il CALASCIBETTA gia’ era latitante da prima? 
  • TESTE ZERILLI: – Certo, gia’ era prima delle stragi era latitante. 
  • AVV. ZITO: – Lei non sa se prima altri suoi colleghi hanno effettuato altri appostamenti? 
  • TESTE ZERILLI: – In precedenza non ne ho idea; noi, le ripeto, abbiamo cominciato nel dicembre… allora nel ’93 a lavorare sul CALASCIBETTA, che era gia’ latitante.
    AVV. ZITO: – Lei ha presente la zona di Fondo Marino?
    TESTE ZERILLI: – C’ho lavorato, si’.
    AVV. ZITO: – Era una zona aperta? Chiusa?
    TESTE ZERILLI: – E’ una zona chiusa, le ho detto, e’ una strada chiusa dove si accede soltanto a delle ville e dove e’ materialmente impossibile appostarsi. 
  • AVV. ZITO: – Questa villa di CALASCIBETTA era alla fine di questa viuzza, di questo vicolo cieco? 
  • TESTE ZERILLI: – Dopo quella di CALASCIBETTA, se non sbaglio,  ce n’erano altre due e qualcuna di fronte, ma era una strada chiusa che portava solo a queste ville, quindi se uno andava doveva poi tornare dalla stessa strada e non poteva sostare perche’ passavano a stento due macchine; poi si conoscevano tutti i condomini la’, quindi… 
  • AVV. ZITO: – Poi lei ha riferito poc’anzi che… che dai passi, non so… c’erano delle intercettazioni ambientali? 
  • TESTE ZERILLI: – Ambientali, si’. 
  • AVV. ZITO: – Avete verificato che da questa villa di Fondo Marino fossero usciti, non so, i parenti, la moglie, la figlia… 
  • TESTE ZERILLI: – Li seguivamo, gia’… 
  • AVV. ZITO: – Poi avete sentito dei passi. 
  • TESTE ZERILLI: – Passi e televisione accesa a volte. 
  • AVV. ZITO: – Da questi passi come siete risaliti al fatto che CALASCIBETTA fosse… cioè erano dei passi particolari? Cioe’ come fa a dire… 
  • TESTE ZERILLI: – A parte l’intuito, poi c’è stata la conversazione della moglie con la figlia, se avessimo avuto la certezza l’avremmo già preso. 
  • AVV. ZITO: – Ecco, era un problema di intuito, ho capito. 
  • AVV. TURRISI: – Lei poco fa ha parlato di una fonte avuta sul CALASCIBETTA nel dicembre del ’93, 
  • che lo indicava come favoreggiatore; intanto voglio sapere: e’ una fonte confidenziale, e’ una fonte qualificata?
    TESTE ZERILLI: – Fonte confidenziale, all’epoca si’, era  una fonte confidenziale. 
  • AVV. TURRISI: – Questa fonte vi diceva che il CALASCIBETTA era favoreggiatore, ma di chi e in favore di chi?
    TESTE ZERILLI: – No, no, la fonte ci diceva che i TINNIRELLO, macellai della Guadagna, favorivano la latitanza di CALASCIBETTA. 
  • AVV. TURRISI: – Lei sa di perquisizioni fatte in questa villa del CALASCIBETTA in Fondo Marino? 
  • TESTE ZERILLI: – Almeno tre, ritengo, almeno tre.
    AVV. TURRISI: – Lei sa se dopo l’arresto del CALASCIBETTA, dopo la cattura questa villa fu posta sotto sequestro? 
  • TESTE ZERILLI: – No, questo non lo so, fin quando io ero ai gruppi no, quindi prima del ’94 no. 
  • AVV. TURRISI: – Lei e’ entrato all’interno di questa villa? 
  • TESTE ZERILLI: – Si’. 
  • AVV. TURRISI: – Ha avuto modo di constatare i luoghi, gli ambienti, la dislocazione…? 
  • TESTE ZERILLI: – Si’, sono entrato dopo la cattura, si’. 
  • AVV. TURRISI: – Lei ha avuto modo di trovare, di vedere all’interno di questa villa un tavolo? 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Presidente chiedo scusa, il capitolato di prova era sulla cattura di CALASCIBETTA, non certamente sui mobili e sulle suppellettili della villa, quindi c’e’ opposizione da parte del P.M. 
  • AVV. TURRISI: – Io credo, Presidente, che l’ispettore…
    P.M. dott.ssa PALMA: – E’ soltanto sulla cattura, sulla composizione, sulla casa etc. ci sono altri testi quindi non e’… 
  • AVV. TURRISI: – Si’, infatti, per carita’. 
  • PRESIDENTE: – Comunque l’argomento della casa del CALASCIBETTA ha formato oggetto dell’esame; il problema e’ diverso, riguarda la rilevanza, la rilevanza perche’ riguarda tempi diversi e luoghi soggetti a possibili variazioni, questo anticipando quello che lei potrebbe dire. 
  • AVV. TURRISI: – Presidente, se me lo consente, potrei esibire una pianta degli interni della villa, che e’ depositata all’interno del fascicolo del Pubblico Ministero, per agevolare le risposte, appunto, del teste. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Presidente, chiedo scusa, noi non abbiamo nessuna opposizione sulla  planimetria dei luoghi, pero’ c’e’ domani un consulente che dovra’ proprio riferire sulla villa del CALASCIBETTA. L’ispettore ZERILLI oggi viene sentito su questo capitolato di prova, se il difensore avesse ritenuto importante porre delle domande in questo senso all’ispettore ZERILLI avrebbe dovuto presentare anche lui il suo capitolato di prova, quindi la nostra eccezione e’ formale. 
  • PRESIDENTE: – Comunque, penso che l’esame domani di un soggetto qualificato possa consentirci di andare piu’ spediti oggi. 
  • AVV. TURRISI: – Si’, si’, pero’ credo, per chiarezza, che l’ispettore ZERILLI sia nel capitolato di prova di una della liste testi dei difensori, io oggi sono difensore d’ufficio di quasi tutti, quindi…  comunque rinvieremo a domani, comunque c’e’ anche il dottor BO che ci potra’ fornire queste… perche’ e’ omnicomprensivo come capitolato, quindi…
    P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha riferito di almeno tre  perquisizioni, in che periodo avete fatto queste perquisizioni? 
  • TESTE ZERILLI: – Io ne ricordo una prima della cattura, quando abbandono’ il covo di Sagana nella quale installammo la microspia, e poi altre due successivamente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quando parla di prima della cattura intende nel periodo subito dopo avere ricevuto la notizia dalla fonte confidenziale? 
  • TESTE ZERILLI: – Ritengo dicembre del ’93, al massimo i primi di gennaio del ’94, si’, all’inizio delle indagini. Esaurito l’esame, il teste viene licenziato. 
  • Si procede all’esame del teste TEDESCO ANGELO, nato a Colmar, Francia, il 13.12.1963, domiciliato presso la Questura di Siracusa, via San Sebastiano nr. 27.
    TESTE TEDESCO: – (Assolta formula di rito)
    P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha fatto parte di investigazioni all’interno del gruppo investigativo FALCONE – BORSELLINO? 
  • TESTE TEDESCO: – Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ha partecipato? 
  • TESTE TEDESCO: – Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – In che epoca? 
  • TESTE TEDESCO: – ’92 – ’93. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda di avere redatto il 5 luglio ’94 una relazione di servizio, con riferimento all’ubicazione del bar “Badalamenti”? 
  • TESTE TEDESCO: – Si’, se non ricordo male, si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Vorrei soltanto che lei, sulla base del contenuto della relazione di servizio, ci individuasse la precisa ubicazione di questo bar, se lo ricorda chiaramente. 
  • TESTE TEDESCO: – In linea di massima. Percorrendo… 
  • PRESIDENTE: – Io le ricordo che ha possibilita’ di consultare atti a sua firma, se ne fa richiesta. 
  • TESTE TEDESCO: – Si’, comunque penso di ricordarlo,  percorrendo la via Oreto, poi si imbocca ai semafori via Buonriposo, credo, andando verso la piazza Guadagna, prima della piazza Guadagna c’e’ una traversa a destra, quindi a cinquanta metri sulla… entrando sulla strada c’e’ questo bar. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi, sostanzialmente, questo bar rispetto alla piazza della Guadagna dov’e’ ubicato? Ci da un’indicazione un po’ piu’… a che distanza e’ rispetto alla piazza? 
  • TESTE TEDESCO: – Quindi, come distanza… duecento metri all’incirca. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei conosce l’ubicazione del negozio, del negozietto di gesso di proprieta’ della famiglia PROFETA?
    TESTE TEDESCO: – Si’.
    P.M. dott.ssa PALMA: – La distanza di questo negozio dal bar? 
  • TESTE TEDESCO: – Si’, siamo li’, duecento… duecento e qualche cosa comunque, siamo li’ all’incirca, purtroppo non… di preciso non e’ che posso… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ha avuto modo di sentire parlare di CALASCIBETTA GIUSEPPE?
    TESTE TEDESCO: – Si’.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Conosce l’ubicazione dell’ufficio del CALASCIBETTA? 
  • TESTE TEDESCO: – Dell’ufficio? Cioe’… non ricordo Tadesso, no. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ha mai sentito parlare della famiglia GAMBINO?
    TESTE TEDESCO: – Si’.
    P.M. dott.ssa PALMA:GAMBINO NATALE? 
  • TESTE TEDESCO:NATALE. 
  • P.M. dott.ssa PALMA:GAMBINO ANTONINO? 
  • TESTE TEDESCO: – Si’, si’.
    P.M. dott.ssa PALMA: – E’ a conoscenza dell’ubicazione dell’esercizio dove svolgevano attivita’ commerciale? 
  • TESTE TEDESCO: – Non ricordo adesso purtroppo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Io vorrei soltanto invitarla ad essere un po’ piu’ preciso, perche’ non ho ben compreso sul bar “Badalamenti”. 
  • TESTE TEDESCO: – Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Io volevo capire un poco meglio se il bar “Badalamenti” insiste sulla piazza della Guadagna o se e’ su una traversa di piazza della Guadagna? 
  • TESTE TEDESCO: – Dunque, il bar “Badalamenti”, se non ricordo male, e’ situato in una traversa che proseguendo poi a cinquanta metri, diciamo che il bar e’ sulla destra, a cinquanta mentri c’e’, se non ricordo male, questa strada che e’ via Buonriposo, che porta alla Guadagna; quindi poi sulla sinistra troviamo, dove c’e’ la piazza Guadagna, sulla sinistra troviamo la  strada che… non ricordo adesso [sovrapposizione di voci]. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei conosce la via Campisi? 
  • TESTE TEDESCO: – Purtroppo non ricordo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda se in questa relazione… 
  • TESTE TEDESCO: – Si’, comunque il bar, si’,  il bar dovrebbe essere li’ comunque, su questa via forse o entrando da via Oreto su questa via Campisi, adesso non mi viene… Esaurito l’esame, il teste viene licenziato. 
  • Si procede all’esame del teste CASTROGIOVANNI ROSARIO, nato a Palermo il 12.12.1969, agente scelto della Polizia di Stato, in servizio presso la Sezione Antimafia della Squadra Mobile di Palermo.
    TESTE CASTROGIOVANNI: – (Assolta formula di rito).
    P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ricorda di avere redatto una relazione di servizio nel corso di un controllo effettuato a GIANNUSA SERGIO? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’, lo ricordo.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Ci vuole indicare come si sono svolti i fatti, quali sono stati i motivi per cui e’ stato effettuato il controllo e, se ricorda, anche la data precisa di questo controllo? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Dunque, avvenne nel 1992, nel mese di luglio; il giorno preciso non lo ricordo, pero’ era i primi giorni del mese e all’epoca del fatto io facevo servizio presso la Sezione Condor della Squadra Mobile di Palermo che si occupa di reati contro il patrimonio, cioe’ antiscippo, antirapina, cosi’. E’ stato un controllo… come dire, un semplice controllo; ci siamo insospettiti per la persona che era su questa macchina e cosi’, come dire, la sua postura, il suo modo di guidare, la sua andatura lenta con la mac… l’abbiamo controllato e poi, insomma, e’ stato rilasciato, e’ stato fatto andar via e, appunto, abbiamo redatto una relazione di servizio come sempre facciamo in questi casi. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ci vuole dire a bordo di quale macchina e’ stato controllato il GIANNUSA? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Era una Peugeot 205 di colore scuro, di colore nero. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E avete verificato a chi era intestato questo mezzo? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’, era intestato alla moglie di SCOTTO GAETANO.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda il nome della proprietaria del mezzo? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’, D’AMORE si dovrebbe chiamare. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Avete verificato se a carico di GIANNUSA ci fossero dei precedenti, risultassero dei precedenti penali?
    TESTE CASTROGIOVANNI: – No, non abbiamo fatto un’interrogazione cosi’ al terminale, perche’ era sufficientemente tranquillo nel riferirci, appunto, che la macchina non era sua e che… E comunque, dico, in quel momento… cioe’, non si era allontanato alla nostra vista, diciamo, non ci aveva… a parte il fatto che, appunto, lo abbiamo visto in una zona malfamata, in genere frequentata da tossicodipendenti e da spacciatori, diciamo, a parte quello non ci aveva destato particolari sospetti da indurci a chiedere al terminale della Questura ulteriori informazioni a suo carico. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E’ possibile che il suo ricordo sia impreciso sul fatto di avere verificato se ci fossero o meno dei precedenti penali a carico? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’, e’ possibile, perchè stando alla Sezione Condor, praticamente, noi controllavamo decine di mezzi al giorno, di macchine, di scooter e peraltro, diciamo, all’epoca del fatto per me il fatto che la macchina fosse intestata a questa persona, diciamo, non mi diceva nulla, perche’ non avevo ancora competenza, ero da poco alla Squadra Mobile, non conoscevo bene il tessuto della criminalita’ organizzata; quindi per me era ne’ piu’ e ne’ meno che il nome di una donna e nient’altro. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha parlato di questo controllo e di avere redatto questa relazione di servizio nei primi giorni del luglio del 92; successivamente lei ha redatto un’ulteriore relazione di servizio. Ci puo’ dire, se lo ricorda – lei puo’ anche consultarla, tra l’altro fa parte dei documenti prodotti alla Corte – in che epoca ha redatto questa relazione e qual e’ il contenuto di questa relazione? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’, la successiva… Devo fare una precisazione: intanto la prima relazione di servizio non e’ stata redatta da me, ma dal mio capopattuglia dell’epoca  che era l’agente scelto DIFEO, il quale, appunto, redasse questa relazione. Dopo qualche anno, nel ’95 credo, fui chiamato dal dirigente, appunto, dell’ufficio investigativo sul FALCONE e BORSELLINO, il quale mi disse… appunto, mi chiese qualcosa in ordine a questo controllo effettuato, in particolare, appunto, mi chiese i dettagli rispetto alla macchina. Io consultai l’agenda del ’92 e, appunto, verificai la targa; peraltro, ho fatto un controllo presso i nostri terminali e ho verificato che su questa macchina il GIANNUSA era stato fermato o lo stesso mese o il mese  dopo un’altra volta. Quindi, diciamo, non ho avuto difficolta’ a redarre la nuova relazione di servizio. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma, quando voi avete fermato il  GIANNUSA, avete segnalato il numero di targa alla vostra sala operativa? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Questo non lo ricordo.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Come ha fatto lei a redigere la relazione di servizio del luglio ’92, affermando che la macchina apparteneva ad D’AMORE COSIMA? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Ecco, quando noi abbiamo controllato la macchina, evidentemente, abbiamo guardato il libretto, abbiamo scritto materialmente il numero della targa. Peraltro, io ho trovato un riscontro nella mia agenda, perche’, diciamo, ripeto, controllavamo parecchie macchine e parecchi… segnavamo il numero di targa e la persona che c’era a fianco; poi come, diciamo, disposizioni dell’agente della Squadra Mobile, dottore LA BARBERA, redigevamo delle relazioni di servizio. Nello specifico credo che il collega, quando redasse la relazione di servizio, appunto, per una mera dimenticanza non segno’ la targa; ma quando mi fu chiesto, appunto, notizia di questa cosa, cioe’, non ho avuto difficolta’, oltretutto perche’, facendo un’interrogazione al nostro terminale, uscivano due controlli di Polizia: diciamo, quello che noi avevamo effettuato ed un altro che una pattuglia, una Pisa – Como, cioe’ una pattuglia aggregata qui per ragioni di ordine pubblico, aveva controllato nuovamente GIANNUSA sulla stessa macchina nello stesso periodo, non so se nello stesso mese o nel mese successivo. 
  • AVV. SCOZZOLA: – In occasione di questo controllo effettuato a GIANNUSA, lei si ricorda se per caso il GIANNUSA ebbe a dirle, considerato che la macchina non era a lui intestata, che ne era l’effettivo proprietario e che era in corso il passaggio di proprieta’?
    TESTE CASTROGIOVANNI: – No, non lo rammendo.
    AVV. SCOZZOLA: – Ma il fatto che lui non era il proprietario vi ha insospettito, non vi ha insospettito? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – No, non ci ha insospettito piu’ di tanto, ripeto, soprattutto perche’ il controllo era finalizzato, appunto, a… e’ un rione particolare, il nostro compito peraltro era un compito… 
  • AVV. SCOZZOLA: – E’ un rione…? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – E’ un rione… insomma, ci sono parecchi spacciatori, ma anche diversi tossicodipendenti anche  in diverse ore del giorno. Quindi, era importante per noi farci vedere in quella strada, anche perche’ e’ anche meta di turisti che salgono e cosi’… Li’ fermavamo delle macchine, le controllavamo, ma anche per un discorso, come dire, di fare vedere la nostra presenza su quella strada; erano i compiti specifici assegnati a questi equipaggi motomontati. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Lei si ricorda, dato che lei parla di rione particolare, dove e’ stato effettuato questo controllo? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’, e’ stato effettuato… era all’angolo del corso Vittorio Emanuele a Palermo.
    AVV. SCOZZOLA: – Ne e’ certo o va per ricordi?
    TESTE CASTROGIOVANNI: – Ce l’ho per ricordo, sono trascorsi cinque anni, va’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma lei puo’ consultare i suoi atti, chiedere di consultare… 
  • AVV. SCOZZOLA: – No, non e’ a firma sua. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Il fatto che non sia a firma sua non significa niente, perche’ e’ attestato che sono entrambi che stanno effettuando il controllo. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Si’, va be’, io non ho problemi a farglielo controllare. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E non e’ la firma, ma l’avere redatto concretamente l’atto. Su questo io  faccio… 
  • AVV. SCOZZOLA: – No, io non ho problemi a farglielo controllare, anzi a me interessa. 
  • PRESIDENTE: – Avvocato, dovrebbe parlare piu’ forte, perche’ ho difficolta’ a percepire la sua voce. 
  • AVV. SCOZZOLA: – No, Presidente, si spegne ogni tanto il microfono autonomamente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E comunque e’ a sua firma la relazione del 18 ottobre ’95 che riporta fedelmente i dati. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Piuttosto che farlo controllare, dico, se siamo d’accordo, siccome nella relazione di servizio c’e’ messo che il controllo e’ avvenuto – Presidente, questo qua glielo dico perche’ a me interessava pure l’orario, poi mi dira’ non lo ricordo, quindi lo facciamo unico – alle ore dieci e quindici circa odierne, e la data e’ 09.07.1992, cosi’ evitiamo gli equivoci, in questa via Roma, angolo via Mariano Stabile. Piuttosto che farlo consultare la relazione, il contenuto e’ questo. Ecco, che dice ora? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Non ho capito la domanda. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Il problema e’ questo: io le avevo chiesto dove e’ avvenuto, lei mi ha detto in un certo rione, etc. etc. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Corso Vittorio Emanuele, le ho… 
  • AVV. SCOZZOLA: – Corso Vittorio Emanuele. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Si’. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Mentre nella relazione di servizio e’ riportato un altro posto e cioe’ a dire via Roma, angolo via Mariano Stabile. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Ango… ah, c’ha ragione. No, sono parallele, tagliano entrambe la via Roma, ecco. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Si’, si’, sono parallele per carita’, pero’ sono due strade differenti. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Ecco, no, no, e’… ha ragione. No, no, ma era quella, diciamo, la mia… quello e’ il nostro… Vede, noi… la Sezione Condor era combinata in questa maniera… 
  • AVV. SCOZZOLA: – No, non mi interessa piu’. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – No, perche’ siccome avevamo quelli come compiti… quelle come zone assegnate, dovevamo girare in quelle zone per questi motivi. 
  • AVV. SCOZZOLA: – A me interessava la zona, non sto dicendo che lei era fuori territorio.  E l’orario dieci e quindici? 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Le ripeto, abbiamo scritto questa… 
  • AVV. SCOZZOLA: – Ma qua e’ scritto nella relazione. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Nella relazione di servizio che e’ stata redatta, credo, lo stesso giorno o il  giorno dopo, quindi, cioe’… 
  • AVV. SCOZZOLA: – Si’, si’, lo stesso giorno e’ stata redatta. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Noi controllavamo decine di macchine. 
  • AVV. SCOZZOLA: – Come data ha 9 nove luglio del ’92, logicamente. 
  • TESTE CASTROGIOVANNI: – Esatto. 
  • Esaurito l’esame, il teste viene licenziato. 
  • Si procede all’esame del teste D’ANTONI MARCELLO, nato a Caltanissetta il 21 agosto ’64, ispettore, in servizio presso la Squadra Mobile di Palermo.
    TESTE D’ANTONI: – (Assolta formula di rito).
    P.M. dott.ssa PALMA: – Lei ha redatto un verbale riguardante l’avvenuta intercettazione ambientale effettuata all’interno del carcere di Pianosa fra MURANA GAETANO e il di lui padre. 
  • TESTE D’ANTONI: – Esatto.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Questa intercettazione ambientale e’ gia’ stata trascritta, abbiamo chiesto la trascrizione ed e’ stata effettuata il 4 ottobre ’95 alle nove e trenta. Senza riferire nulla sul contenuto, perche’ il Codice ce lo vieta, io vorrei  che pero’ lei, sulla base proprio del verbale che ha redatto, ci indicasse se, al di la’ di quelle che sono state le affermazioni oggetto di trascrizione, la conversazione fra il MURANA e il padre si sia svolta con gesti e il significato, se lei ha avuto modo di percepirlo, delle parole eventualmente pronunciate ma non dette. 
  • TESTE D’ANTONI: – Si’.
    P.M. dott.ssa PALMA: – Pronunziate labialmente.
    TESTE D’ANTONI: – La conversazione non e’ stata solo a carattere verbale, ma anche a carattere gestuale e labiale  per scambiarsi delle informazioni con il padre. In particolare, ci sono stati due episodi: uno nel quale il MURANA chiede al padre se avesse notizie della moglie del pentito e se questa si trovasse a Palermo o altrove; in una seconda parte il MURANA chiede… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E il pentito, con riferimento, cioe’… 
  • TESTE D’ANTONI: – Si’, allora, il pentito possiamo fare un riferimento, perche’ c’e’ una parte precedente, peraltro… ci sono dei riferimenti. La parte che precede il  labiale, nel quale nel contenuto della conversazione lui dice esplicitamente  chi e’ il pentito, solo che non possiamo dirlo a quanto pare, no? 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – A chi si riferisce? 
  • TESTE D’ANTONI: – Si riferisce a SCARANTINO. E, allora, in questa parte, dicevo, chiede al padre dove sia la moglie del pentito e il padre risponde che non si trova a Palermo, ma che e’ fuori. Ed inoltre chiede anche se il pentito telefona ancora e il padre risponde che non telefona e… il pentito, si’ dovrebbe essere questo. Poi c’e’ un’altra circostanza… 
  • PRESIDENTE: – Faccia capire, questo e’ tutto a gesti?
    TESTE D’ANTONI: – Tutto a gesti, si’,  labiale e gestuale; ma e’ ben scandito, anche perche’ il padre e’ di difficile comprendonio ed in pratica  ha bisogno che le cose siano ripetute piu’ volte e scandite molto bene, affinche’ possa percepire. Poi abbiamo un’altra situazione, nella quale chiede al padre, sempre con linguaggio gestuale e  labiale, se avesse incontrato il suo padrino; il suo padrino noi sappiamo benissimo da varie attivita’ investigative poste in essere che era… il suo padrino era PIETRO AGLIERI. Il padre gli dice che lo ha incontrato in giro a bordo di un’autovettura. Allora, lui esulta di piacere nel momento in cui il padre, tra l’altro, gli dice che lo manda a salutare e con molto piacere gli manda anche dei baci, fa proprio il segno di mandare dei baci, nel caso che dovesse rincontrarlo di salutarlo affettuosamente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questa intercettazione e’ stata accompagnata anche da una videoripresa? 
  • TESTE D’ANTONI: – Esatto. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi, la videoripresa esiste assieme al nastro che ha registrato le parole effettivamente pronunziate. 
  • TESTE D’ANTONI: – E’ contestuale. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ci sono altri argomenti che vengono trattati  labialmente? Sono soltanto questi due, quello di SCARANTINO o il pentito e quello del padrino, che lei ha detto essere

novembre 1997, ore 09.30, dando avviso alle parti del rinvio e prendendo atto della intervenuta rinunzia degli imputati detenuti anche per tale udienza. 



 

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