“Stato canaglia”, quando il Sismi allestì il centro Scorpione. Tutti segreti

 

Droga, esplosivi, stragi: il libro di Marco Birollini, Stato Canaglia, svela il segreto sulla Sicilia crocevia di affari i cui ordini partivano da Roma

Roma ordinava e dalla Sicilia il Centro addestramento del Sismi, denominato Scorpione, operava. Su questa struttura fantasma legata a traffico di droga in Sicilia e i cui pungiglioni sono legati a stragi, attentati e, traffico di armi ed esplosivi ma anche dossieraggio, arriva una verità contenuta in un libro il cui titolo è un programma: Stato Canaglia.

 

Gli eventi insanguinati che toccano gli omicidi di Mauro Rostagno e Ilaria Alpi svelati nel saggio di Marco Birolini con documenti esclusivi e inediti (con l’attenta cura della giornalista d’inchiesta Simona Zecchi) uniscono i puntini di un disegno rimasto oscuro fino ad oggi, accendendo un faro sul ruolo “geopolitico” di Trapani.

 

La storia e la mission del Centro addestramento Scorpione

Nel 1987, all’interno della Settima divisione del Sismi, viene allestito il Centro di addestramento speciale (CAS) Scorpione, ufficialmente legato a Gladio insieme ad altri centri sparsi per l’Italia. Ma Scorpione rappresentava un unicum: il pericolo comunista (interno) per cui i centri sono stati creati, si trasforma a Trapani in qualcosa arduo da definire: luogo limbo dove i traffici di droga anziché prevenirli venivano facilitati. Nella sua struttura opera un’organizzazione parallela con compiti “ombra”, protetta a sua volta da una struttura ufficiale. 

“Sono stato attivato per trasportare esplosivo a Palermo”

A questo proposito, nella prefazione della curatrice, si legge qualcosa di spaventoso che ci conduce fino alle stragi degli anni Novanta. Racconta una fonte militare che lavorò per il maresciallo Vincenzo Li Causi (ucciso in circostanze mai davvero chiarite nel 1993 in Somalia): “A fine estate del 1989 sono stato attivato da Roma per incontrare Li Causi (in quel momento a capo del Centro Scorpione) per il trasporto di esplosivo a Palermo via Trapani, poco dopo l’attentato all’Addaura. Il mio cruccio è sempre stato quello di aver potuto in qualche modo (e a mia insaputa) partecipare così alle future stragi. Quale non so. Sia per le finalità del trasporto stesso, sia per il dossieraggio che ho anche svolto sui sistemi di tutela e difesa. Il tipo di esplosivo in questione non era facilissimo da reperire e lo stoccaggio in anticipo sui tempi è utile per il rinforzo, quando necessario. Il nostro era un ruolo coperto rispetto alle operazioni militari ufficiali dei centri Gladio, e lo Scorpione in realtà altro non era che una scatola vuota dove grazie o a causa della direzione che poi impresse il magistrato Sica con l’organismo allora presente, l’Alto commissariato antimafia, si trasformò anche in attività di raccolta informazioni sul territorio. Bisogna capire questo: che, mentre le strutture distaccate collegate a funzioni Gladio mantenevano quella funzione, il Centro di Trapani aveva una importanza fondamentale per gli americani e per gli italiani come luogo-crocevia del Mediterraneo per il controllo delle risorse energetiche, il rapporto con Gheddafi e anche per operazioni poco chiare”.

Se, insomma, sul Centro Scorpione si sono addensate per anni tante ombre questo libro ha il merito di diradarne molte se non tutte.

Quando a Giovanni Falcone fu impedito di indagare su Scorpione

E ancora. A Giovanni Falcone fu impedito di indagare sulle missioni della struttura, specialmente in Libia, Tunisia e Algeria prima del trasferimento a Roma. Dopo la sua tragica scomparsa nell’attentato di Capaci le indagini si sono arrestate e il fallito attentato all’Addaura del giugno del 1989, a leggere queste pagine, emerge come qualcosa di più che un semplice collegamento. Nel libro Birolini sonda fonti di ogni tipo senza mai però lasciarle in balia delle sole parole, tutto viene incrociato con documenti o riferimenti anche a documenti ufficiali: ci sono agenti che fanno il doppio e triplo gioco, massoni, militari felloni ma sopratutto viene sfatato il mito dei Servizi Segreti Deviati. Una semplificazione ormai entrata nell’uso giornalistico (e politico talvolta) che genera sia reazioni di sfiducia sia di irriconoscenza verso chi rischia davvero la vita in anonimato per difendere il proprio paese. La realtà è molto più semplice e insieme complessa, la descrive l’autore già nelle prima pagine del libro attraverso le parole di un alto funzionario ONU, Sandro Calvani: “Ricordo che quando ero in Colombia avevamo convinto molti contadini ad abbandonare la coltivazione della coca e a sostituirla con un cacao gourmet ad alto profitto. In poco tempo avevamo eradicato il 25% delle piante per la cocaina.

“Se taglio la coca io devo tagliare posti di lavoro”

Stava andando bene, insomma. Ma un giorno si presenta nel mio ufficio un diplomatico americano, designato dall’amministrazione Bush». Era preoccupato: “Sandro, mi stai mettendo nei guai” . In che senso? Risponde l’italiano. E lui: “Sai quante persone lavorano qui nel servizio antinarcotici? Sono 180, molti con casa e famiglia. Se tu tagli la coca, io devo tagliare posti di lavoro. Devo rimandarli a casa…”. Calvani, tra i primi a dirigere alcuni dipartimenti dell’agenzia anti-droga delle Nazioni Unite, non usa mezzi termini e arriva dritto al cuore del problema. Anzi del sistema. 

Un gioco sporco sul quale avevano messo gli occhi Giovanni Falcone e il giornalista Mauro Rostagno, fondatore di Lotta Continua insieme a Renato Curcio che poi scelse la lotta armata nelle Brigate rosse. Rostagno pagò con la vita la sua curiosità: puntò la sua telecamera riuscendo a riprendere uno di quei voli e questo molto probabilmente fece scattare le armi dei killer che lo uccisero.

Chi sfiora i segreti su armi e droga, a loro volta nascosti dietro disegni che questo libro prova a decifrare, muore. 

Marco Birolini
STATO CANAGLIA
Droga, armi, operazioni clandestine:
Gli affari sporchi dei servizi segreti italiani e stranieri
cura e prefazione di Simona Zecchi
Ponte alle Grazie editore 2023