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“Vero fratello di Paolo era Giovanni Falcone”
Roma. “Paolo si era reso conto che un pezzo dello Stato stava tramando contro lui per eliminarlo, perché era di ostacolo a quella scellerata trattativa. Per questo è stato ucciso”. A dirlo, stamane, nel corso del convegno “La storia dell’antimafia come materia a scuola” è stato Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nel luglio del ’92 a Palermo. “Paolo era legatissimo a nostra madre – ha raccontato – è lei che ci ha insegnato che non potevamo né dovevamo tacere, è lei che ci ha trasmesso l’amore per la lettura: a 15 anni noi avevamo già letto tutti i grandi della letteratura. Di mio padre non ricordo quasi nulla, invece. Era farmacista e parlava solo di medicine. Paolo, il giorno in cui fu ucciso, insieme agli uomini della sua scorta, era andato in via d’Amelio per accompagnarla dal cardiologo. Dopo l’attentato, mia madre, che poi morì all’età di 87 anni, disse a me e a mia sorella Rita di andare dappertutto per non far morire il sogno di Paolo. ‘Fino a quando qualcuno parlerà di Paolo, lui non sarà morto’, ci disse. Fu così che io, che ero ingegnere e mai avevo parlato in pubblico, iniziai a farlo. Allora ebbi l’impressione che ci fosse una reazione forte da parte degli italiani e dello Stato. Acquistai anche una forte fede, che Paolo aveva profondissima. Ho smesso di parlare in pubblico nel ’97, quando mi accorsi che stava rimontando l’indifferenza. Ho parlato insomma, fino a quando ho avuto la speranza che la morte di Paolo potesse essere servita a cambiare il Paese”. In un altro passaggio del suo lungo intervento, Salvatore Borsellino ha detto “il vero fratello di Paolo era Giovanni Falcone, non basta essere fratelli di sangue per essere veramente fratelli”. “Loro sono stati fatti a pezzi – ha concluso – la mano di uno degli uomini della scorta è stata ritrovata su un balcone al quinto piano di via D’Amelio ma i pezzi di Paolo sono nel cuore di tutti”.
ANSA