Come nell’audizione del legale della famiglia Fabio Trizzino (che è anche marito di Lucia Borsellino, ndr), nel mirino finisce l’allora procuratore di Palermo Pietro Giammanco.
Trizzino nella seduta della commissione del 2 ottobre aveva detto che «Paolo Borsellino era convinto che il procuratore Giammanco fosse un infedele voleva farlo arrestare.
Disse a Maria Falcone e Alfredo Morvillo di stare calmi perché stava scoprendo cose tremende e aveva detto al maresciallo Canale che voleva far arrestare Giammanco, e per questo incontra segretamente Mori e De Donno.
Una circostanza di cui è al corrente il senatore Scarpinato, allora magistrato della procura palermitana.
Borsellino viene a sapere di circostanze talmente gravi che lo hanno rafforzato nel convincimento che quel capo era un infedele».
Sul punto durante l’audizione di Lucia Borsellino, Scarpinato ha sottolineato come ci siano imprecisioni nella ricostruzione di Trizzino.
L’ex magistrato ora componente della commissione nazionale antimafia chiede se fosse a conoscenza delle azioni che lui stesso aveva messo in campo per isolare Giammanco.
«Le do atto che è stato lei a sollecitare la lettera con cui si chiedeva l’allontanamento del procuratore Pietro Giammanco dalla procura di Palermo.
Ne sono a conoscenza e gliene do atto.
Ma il problema è che non è mai stata richiesta una deposizione di Giammanco come persona informata sui fatti nelle stragi».
In avvio di seduta la commissione ha concluso l’audizione del legale dei Borsellino, Fabio Trizzino con le domande dello stesso Scarpinato che la presidente ad un certo punto ha interrotto rivolgendosi a Scarpinato: «Senatore, chiedo scusa, sono venti minuti che lei interviene, ma non siamo in un’aula di un tribunale e questo non è il contro esame di un testimone – ha detto Colosimo – Qui si fanno domande che servono per ricostruire la storia e non per legittimare o meno alcune posizioni. Le chiedo di stare nei tempi».
LA REPUBBLICA 6.10.2023