In Commissione Antimafia in scena il “teatro dell’assurdo”

 

 

 

di DAMIANO ALIPRANDI

L’audizione odierna in commissione antimafia dell’avvocato Repici legale di Salvatore Borsellino, è la massima rappresentazione del teatro dell’assurdo.
 
Solo qualche coordinata. Paragona mafia appalti con la pista palestinese sulla strage di Bologna. Al di là delle legittime posizioni, sappiamo che la seconda è stata completamente scartata nelle sentenze del tribunale di Bologna.
Mentre per quanto riguarda il dossier mafia appalti come casuale delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, tutte le sentenze da parte del tribunale competente – supportate da prove inconfutabili – indicano tale pista come concausa.
Anzi, se vogliamo essere più precisi, la sentenza di secondo grado del Borsellino Quater la indica come pista principale.
Non solo. I giudici naturali della corte d’appello danno molto peso alla situazione interna al cosiddetto “nido di vipere“.
Il paragone improprio con la pista palestinese può creare un grosso fraintendimento: i giudici naturali appaiono come depistatori. Forse l’avvocato Repici dovrebbe essere più preciso sul punto.
Gran parte dell’audizione, di fatto, è stata volta alla decostruzione delle argomentazioni dell’avvocato Trizzino, legale dei figli di Borsellino, portate avanti precedentemente in commissione.
Mi pare che sia poco elegante, e agli osservatori esterni, Repici potrebbe apparire come l’avvocato difensore in veste non ufficiale di alcuni ex magistrati di Palermo, tra cui il senatore Scarpinato, membro della commissione stessa e che, tra l’altro, si sa difendere benissimo da solo grazie alla sua posizione privilegiata.
Il sospetto, ovviamente non fondato, si fa sempre più pesante soprattutto quando entra nel merito del procedimento mafia e appalti sposando in pieno ciò che dicono gli allora magistrati titolari dell’indagine.
Per smentire la ricostruzione dell’avvocato Trizzino, Repici tira in ballo la sentenza trattativa di secondo grado.
Il problema è che il giudice naturale non è quello di Palermo, ma di Caltanissetta.
L’archiviazione dell’allora gip nissena Loforti è l’unica da prendere in considerazione.
Poi, se verrà superata da altre ordinanze dei giudici naturali, ne possiamo riparlare.
Esempio pratico: i giudici della sentenza di secondo grado del Borsellino Quater hanno scartato la pista trattativa come causa della strage, ma nel contempo hanno precisato che non possono entrare nel merito del teorema giudiziario visto che non ne hanno la competenza.
Non erano, appunto, i giudici naturali.
Cosa che, a parer mio, avrebbe dovuto fare anche il giudice Pellino della sentenza trattativa: non era sua competenza entrare nel merito di mafia e appalti.
Ho ascoltato con interesse l’audizione di Repici, sperando di trovare qualche elemento decisivo e non suggestivo sulle piste alternative sulle stragi pompate molto in questi anni a livello mediatico. Ma nulla: stavo aspettando inutilmente Godot.
Non è mai arrivato.
La maggior parte del tempo è stata dedicata nel tentativo di dare dei depistatori a chi ha semplicemente argomentato con le carte in mano.
fonte:FB