Commissione Parlamentare Antimafia – Mafia e appalti. Audizione Dottor Giovanni Falcone 

 


Palermo, 22 giugno 1990
Commissione Parlamentare AntimafiaMafia e appalti. Audizione Dottor Giovanni Falcone 

Dichiarazioni del dottor Giovanni Falcone in audizione, illustra gli elementi che lo inducevano a riscontrare l’esistenza di una centrale unica per il controllo illecito sulle procedure di appalto in Sicilia con cui Cosa Nostra si assicurava un’ingente mole di proventi finanziari. –

Trascrizione  audizione  22 giu. 1990_parte Falcone e magistrati

Da pag. 81 –  Falcone: “A me sembra che cercare di stabilire se questo comitato d’affare sia isolano o nazionale urti contro i presupposti del ragionamento, cioè la TERRITORIALITA’ dell’organizzazione mafiosa, che controlla le opere pubbliche eseguite nella zona.
Alcune opere vengono aggiudicate altrove. Il problema sarà ampiamente chiarito, ma non posso farlo completamente in questo momento perché non credo sia opportuno. Ma il punto è sempre lo stesso: il presupposto dell’intervento dell’organizzazione mafiosa sta nel controllo del territorio: altrimenti non vi sarebbe alcuna possibilità di intervenire.
Qualsiasi impresa, italiana o anche straniera, che operi in queste zone è sicuramente soggetta agli stessi problemi: questo è sicuro. Per quanto riguarda quello che diceva il senatore Calvi, io credo che noi non dovremmo dire altro se non che a nostro giudizio – confortato dalle decisioni del giudice per le indagini preliminari – sono emersi elementi di responsabilità a carico di certi funzionari dell’amministrazione pubblica e di certi imprenditori. Tutto il resto, a mio avviso, NON deve essere oggetto di valutazione da parte del magistrato.

“LA VALUTAZIONE POLITICA SPETTA A VOI, non a noi, come non spetta a noi, se non come privati cittadini, stabilire se e in quale misura debba essere accettata la proposta dell’onorevole Nicolosi su una centralità dell’intervento dello Stato. Ed è anche verissimo – come ha ricordato tra l’altro l’onorevole Mancini- che vi è tutta una serie di appalti per i quali esiste una specifica normativa di aggiudicazione che prescinde dalla legislazione di carattere generale in cui si annidano le possibilità – che quasi sempre vengono attuate – di un pesante condizionamento soprattutto in sede locale. Se così è, chiaramente tutto questo riguarda qualsiasi imprenditore che operi in determinate zone, sia esso persona fisica, che cooperativa o ente a partecipazione statale. “


Dall’intervento del giudice Falcone al convegno dal titolo “Criminalità e appalti” organizzato a Palermo il 15 marzo del 1991 Da pag. 84 a pag. 96.
 
[…] E allora, se il PM può svolgere le proprie indagini ai fini non soltanto di verifica, ma addirittura della ricerca della notizia di reato, ecco che tutto questo che potrebbe sembrare uno sproloquio fuori luogo è fondamentale ai fini dell’impostazione delle indagini in tema di pubblici appalti. Cosa intendo dire? Se si vuole realmente accertare se, e in che misura, vi può essere, o vi sia, un condizionamento mafioso, un’infiltrazione nei pubblici appalti, queste indagini non sono affatto condizionate dal nuovo codice, perché si può impostare un’indagine seria e adeguata, ovviamente fino a quando non emergerà la notizia di reato. Intendo dire, quindi, che tutto quello che si può fare, tutto quello che riguarda la ricerca della notizia di reato, quindi, l’ipotesi di lavoro, può esser fatto tranquillamente e senza problemi di termine. “

 

Il Rapporto “Mafia&Appalti” e l’eliminazione del dottor Paolo Borsellino

 

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