PIZZA CONNECTION

 

 

 

PIZZA CONNECTION – Film


Pizza Connectionfu un’inchiesta giudiziaria sul traffico di droga condotta negli Stati Uniti d’America dal Federal Bureau of Investigation (FBI) tra il 1979 e il 1984.[1] All’indagine collaborarono a più riprese anche alcuni appartenenti alla magistratura italiana, tra i quali vanno ricordati in particolar modo i magistrati Giovanni Falcone e Gioacchino Natoli, già membri del pool antimafia a Palermo.

Il traffico di droga Nella seconda metà degli anni settanta i mafiosi palermitani Nunzio La Mattina, Tommaso Spadaro e Giuseppe Savoca acquistavano grosse partite di morfina in Svizzera dal trafficante turco Musullulu Yasar Avni per conto delle altre Famiglie mafiose[2] e la trasportavano, via mare o via terra, a Palermo e nelle vicinanze, dove erano attive numerose raffinerie illegali di eroina comuni a tutte le Famiglie[3]: nel 1980 gli inquirenti ne scoprirono per la prima volta una in contrada Piraineto di Punta Raisi e un’altra a Trabia, gestite dal mafioso Gerlando Alberti, che venne arrestato insieme a tre chimici marsigliesi che lavoravano per lui[4]; nel 1982 sarà scoperta un’altra raffineria, a Palermo, in via Messina Marine, gestita dal mafioso Pietro Vernengo[5][6]. Secondo il collaboratore di giustizia Leonardo Messina, se Famiglie o mandamenti di più province dovevano intervenire finanziariamente nel traffico di stupefacenti, “la gestione era dei palermitani”[7]: «[…] il mandamento chiama la Famiglia alla quale domanda se vuole partecipare al traffico […] Qualcuno ha partecipato a titolo personale. […] Le Famiglie mettono i soldi, per traffici che avvengono a Palermo, a Roma, a New York, e via dicendo. […] Ci sono persone che hanno messo 200 milioni ed oggi hanno 200 miliardi [di lire[8].

La rete di distribuzione  L’eroina prodotta veniva mandata in Nordamerica e in Europa: secondo dati ufficiali, in quel periodo i mafiosi siciliani avevano il controllo della raffinazione, spedizione e distribuzione di circa il 30% dell’eroina consumata negli Stati Uniti[9]. Tutte le transazioni economiche che riguardavano il traffico di eroina si svolgevano a Lugano e a Zurigo, dove il denaro ricavato, attraverso conti bancari, veniva incassato dai mafiosi siciliani e reso disponibile per altri acquisti di morfina base[2][10]: i responsabili del riciclaggio dei profitti in Svizzera erano i mafiosi Alfonso Caruana e Pasquale Cuntrera, in collegamento con il finanziere Vito Roberto Palazzolo[11].

La rete di distribuzione dell’eroina negli Stati Uniti era pure costituita da alcuni mafiosi siciliani emigrati durante gli anni sessanta e settanta, che vennero reclutati da Carmine Galante, boss della Famiglia Bonanno, che li usò per rilevare pizzerie e ristoranti italiani, che svolgevano un ruolo centrale nel coprire l’importazione dell’eroina da Palermo[10]. I membri di spicco tra questi siciliani erano Salvatore Catalano[12], Cesare Bonventre[13] e Baldassare “Baldo” Amato, che formavano la fazione siciliana della Famiglia Bonanno, ed erano chiamati “zips” da esponenti cosa nostra statunitense di basso rango perché parlavano così velocemente in siciliano. Molti di loro si stabilirono a Knickerbocker Avenue, una strada di Brooklyn, territorio controllato da Pietro Licata, capodecina della Famiglia Bonanno. Nel 1976 Salvatore Catalano divenne un capodecina dopo aver assassinato Licata, il quale vietava ai suoi uomini di partecipare al traffico di droga: gli “zips”, guidati da Catalano, avevano preso il sopravvento a Knickerbocker Avenue[14]; nel 1979 gli “zips” parteciparono anche all’assassinio di Carmine Galante perché il boss era diventato particolarmente avido nei loro confronti[15]. Dopo l’omicidio di Galante, Catalano divenne per breve tempo il capo ad interim della Famiglia Bonanno ma venne sostituito perché gli riusciva difficile svolgere il suo lavoro in inglese[12].

I legami all’interno di cosa nostra  Nel 1978 il boss Gaetano Badalamenti fu espulso dalla “Commissione” di Cosa Nostra e si trasferì in Brasile, soggiornando a San Paolo[16], da dove continuò ad inviare negli Stati Uniti eroina da Palermo e cocaina dal Sudamerica[1][17], in stretto collegamento con Salvatore Catalano[12]. Dopo la seconda guerra di mafia (198182), il traffico di eroina venne gestito da mafiosi appartenenti alle Famiglie perdenti che, con il benestare del clan dei corleonesi, erano in affari con la Famiglia Gambino di Brooklyn[18].

FBI scoprì che Badalamenti aveva programmato un incontro a Madrid con il nipote Pietro “Pete” Alfano, proprietario di una pizzeria ad Oregon, in Illinois, e considerato il “punto di contatto principale negli Stati Uniti” per il traffico di eroina[10][25]. L’8 aprile 1984 a Madrid gli agenti dell’FBI e quelli delle polizie italiana e spagnola arrestarono Badalamenti e il figlio Vito insieme a Pietro Alfano[26]; il 15 novembre gli arrestati furono estradati negli Stati Uniti.[27] Nello stesso periodo vennero arrestati 32 presunti criminali appartenenti al gruppo degli “zips” negli Stati Uniti, coinvolti in quello che divenne noto come il caso “Pizza Connection”.[10][17][28]

Il processo di New York  Il processo contro Badalamenti e gli altri 18 imputati[29] iniziò il 24 ottobre 1985 a New York[27]. Prima e durante il processo, cosa nostra statunitense scatenò una vendetta contro gli “zips” imputati, da loro particolarmente odiati: il 16 aprile 1984 Cesare Bonventre venne ucciso e fatto a pezzi nel New Jersey[13]; il 26 novembre 1986 scomparve il mafioso siciliano Gaetano “Tommy” Mazzara, accusato di essere uno dei terminali statunitensi del traffico di eroina[30], e venne ritrovato soltanto il 2 dicembre in una strada di Brooklyn, chiuso in un sacco della spazzatura, con due fori di proiettile sulla nuca e il corpo orrendamente sfigurato[29]; l’11 febbraio 1987 Pietro Alfano venne ferito gravemente a colpi di armi da fuoco nel quartiere Greenwich Village di New York e rimarrà paralizzato[27].

Il processo durò quasi due anni ed è stato il più lungo nella storia giudiziaria degli Stati Uniti[29]; furono ascoltati oltre 250 testimoni[29] e l’accusa presentò conversazioni intercettate, migliaia di documenti, parecchi chili di eroina sequestrata e una serie di armi che gli agenti federali avevano sequestrato quando arrestarono gli imputati[31]. I testimoni più importanti furono i mafiosi pentiti Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, fatti venire dall’Italia[32], i quali descrissero Cosa Nostra e il suo ruolo nel traffico di droga; in particolare Contorno testimoniò che nel 1980 era presente ad una riunione tenutasi a Bagheria per organizzare la spedizione di una grande quantità di eroina negli Stati Uniti[33], e tra i presenti c’erano anche alcuni degli imputati al processo: Salvatore Greco, Giuseppe Ganci, Gaetano Mazzara, Salvatore Catalano e Francesco Castronovo[34].

Il pubblico ministero del processo fu il procuratore Louis J. Freeh, che diverrà direttore del Federal Bureau of Investigation[23], coordinato al procuratore federale Rudolph Giuliani[24].

Il processo terminò il 22 giugno 1987[27]. Poco prima di riunirsi in camera di consiglio per il verdetto, uno dei giurati chiese e ottenne di abbandonare l’incarico, perché la sua famiglia aveva ricevuto telefonate minatorie, nonostante l’identità dei dodici giudici popolari fosse stata tenuta segreta per tutto il procedimento[29]Gaetano Badalamenti e Salvatore Catalano vennero condannati a 45 anni di carcere[35] mentre Joseph Lamberti a 30 anni, Salvatore Mazzurco a 20 anni per traffico di droga e a 15 per conspiracy (associazione a delinquere), Sam Evola e Pietro Alfano a 15 anni, Emanuele Palazzolo a 12 anni[27]. L’unico assolto di tutti gli imputati fu Vito Badalamenti, il figlio di Gaetano[29].

Il processo di Lugano Un altro processo alla “Pizza connection” si aprì a Lugano l’8 settembre 1985, che vedeva imputati i riciclatori di denaro sporco in Svizzera: i ticinesi Adriano Corti, Franco Della Torre ed Enrico Rossini, il turco Musululu Yasar Avni e il boss mafioso Vito Roberto Palazzolo, considerato “il cassiere di Cosa Nostra[36][37], il quale venne condannato a tre anni di prigione[38].


NEW YORK LA FINE DI ‘ PIZZA CONNECTION’  Cinque o sei anni fa, nessuno avrebbe creduto che potessimo condannare il capo della mafia siciliana qui a New York gongola soddisfatto il procuratore federale Rudolph Giuliani, ma se continuiamo così, tra altri cinque o sei anni la mafia non esisterà più del tutto. Il grande inquisitore di Cosa Nostra parla all’ indomani del verdetto di colpevolezza per 18 dei 19 imputati nel processo contro la cosiddetta Pizza Connection, la banda capeggiata da Gaetano Badalamenti e Salvatore Catalano che ha esportato eroina per un miliardo e mezzo di dollari (circa 2000 miliardi di lire) da Palermo agli Stati Uniti, utilizzando come facciata una rete di rispettabili pizzerie e ristoranti italiani. E’ ancora da dimostrare che la mafia, almeno quella americana, sia in fin di vita come dice Giuliani, tanto è vero che due imputati della Pizza Connection hanno ricevuto la loro sentenza in anticipo, sotto forma di proiettili di piombo, puniti per qualche sgarro in una sotterranea guerra tra la fazione Usa e la fazione siciliana della banda. Gaetano Mazzara è stato ritrovato il 2 dicembre scorso in una strada di Brooklyn, chiuso in un sacco della spazzatura, con due fori sulla nuca e il corpo orrendamente sfigurato. Pietro Alfano è caduto sotto una raffica di colpi l’ 11 febbraio, in un attentato degno del Padrino: aveva tra le mani i sacchi della spesa, arance e verdura appena acquistate in una vicina bancarella, quando i killer lo hanno sorpreso nella via più affollata del Greenwich Village. E tuttavia non c’ è dubbio che il verdetto emesso lunedì sera a Manhattan infligge un altro duro colpo al crimine organizzato italoamericano. Il processo è durato quasi due anni ed è stato il più lungo nella storia giudiziaria degli Stati Uniti, ed uno dei più costosi: le autorità governative hanno speso milioni di dollari per raccogliere 4100 pagine di deposizioni da oltre 250 testimoni. L’ accusa ha fatto ricorso a registrazioni telefoniche, infiltrati, pentiti, informatori, coinvolgendo nelle indagini le polizie di due continenti e mezzo. Ci sono stati momenti drammatici, come il faccia a faccia in aula tra due vecchi compari, Tommaso Buscetta, il boss passato dalla parte della giustizia, e Gaetano Badalamenti, l’ impassibile padrino siciliano. Non sono mancate le intimidazioni: poco prima di riunirsi in camera di consiglio per il verdetto, uno dei giurati ha chiesto e ottenuto di abbandonare l’ incarico, perché la sua famiglia aveva ricevuto telefonate minatorie, nonostante l’ identità dei 12 giudici popolari sia stata tenuta segreta per tutto il procedimento. Terminata la lettura della sentenza, il giudice Pierre Leval (lo stesso del processo a Sindona) ha elogiato i giurati per il coraggio, l’ equilibrio e la determinazione dimostrata nei lunghi mesi di dibattimento. Solo allora uno di loro, una donna di mezza età, non ha più retto alla tensione, mettendosi a piangere sommessamente. Adesso potete finalmente tornare alle vostre vite ha concluso Leval. Insieme al 63enne Badalamenti, ritenuto sino al momento del suo arresto uno dei più potenti capimafia della Sicilia, e al 46enne Salvatore Catalano, descritto come un autorevole capitano nella famiglia Bonanno di New York, sono stati riconosciuti colpevoli 16 italiani ed italoamericani, molti dei quali imparentati tra loro. I leader della banda della pizza rischiano l’ ergastolo, gli altri pene tra i 15 ed i 25 anni di carcere. La sentenza verrà emessa da Leval il 5 maggio prossimo: ieri il giudice doveva decidere se confermare nel frattempo agli imputati la libertà provvisoria. E’ comunque improbabile che, se rilasciati, tentino la fuga: per la cauzione hanno dovuto impegnare quasi tutte le loro proprietà immobiliari, per un valore di svariati milioni di dollari. L’ unico assolto è il giovane Vito Badalamenti, figlio del superboss Gaetano. Gli avvocati difensori hanno comunque preannunciato il ricorso in appello. Per Rudolph Giuliani questa è la seconda, brillante vittoria contro la mafia nel giro di pochi mesi, dopo le condanne ad un secolo di carcere a testa contro i padrini di quattro delle cinque famiglie di New York, tra cui mammasantissima come Anthony Fat Salerno, Carmine The Snake (La Serpe) Persico, Tony Ducks Corallo. Un terzo procedimento è attualmente in corso a Brooklyn contro il capo della famiglia Gambino, la più grande e potente, John Gotti. Un’ intera generazione di boss sta così scomparendo, per morte naturale o perché finisce dietro le sbarre ha commentato il procuratore castigamatti della mafia, e la comunità italoamericana in cui un tempo Cosa Nostra pescava i suoi nuovi adepti non è più la stessa. La gente a cui si sarebbero rivolti venti o quaranta anni fa ora pensa sempre di più a diventare avvocato, medico, insegnante. L’ ascesa sociale degli italiani d’ America da una parte, e la vigorosa lotta delle autorità governative dall’ altra, faranno sì che ben presto la mafia sarà un ricordo del passato. Per la verità il rapporto della commissione presidenziale su Cosa Nostra, pubblicato un anno fa, indica che la mafia è viva e vegeta, e produce affari per 100 miliardi di dollari l’ anno negli Stati Uniti. Ma è vero che la crociata di Giuliani la sta mettendo in difficoltà. Sarà per questo che l’ ambizioso procuratore si è messo sulle piste di altri delinquenti, cominciando a dare la caccia agli speculatori di Wall Street. Il passo successivo, predicono in molti, dovrebbe essere una candidatura politica, forse un posto al Senato: e c’ è già chi dice che sarà Giuliani, non Mario Cuomo, il primo presidente degli Stati Uniti di origine italiana. di ENRICO FRANCESCHIN I04 marzo 1987 LA REPUBBLICA


Note

  1. ^abAcquitted in ‘Pizza Connection’ Trial, Man Remains in Prison – New York Times
  2. ^ a b NARCOTRAFFICO E RICICLAGGIO È LA ‘SVIZZERA CONNECTION’ – la Repubblica.it
  3. ^ SULLA VIA DEL TABACCO ADESSO SCORRE UN FIUME D’EROINA – la Repubblica.it
  4. ^ LA PRIMA VOLTA IN CUI SALVO VARCO’ LA PORTA DELLA QUESTURA – la Repubblica.it
  5. ^ Quando la ‘pasta’ li fece tutti ricchi – la Repubblica.it
  6. ^ un signore dell’eroina accusato di 100 omicidi, condannato per uno solo Archiviostorico.corriere.it
  7. ^ Sentenza di primo grado per gli omicidi Reina-Mattarella-La Torre (PDF).
  8. ^ Testimonianza di Leonardo Messina dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia – IX Legislatura
  9. ^ Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, Cose di Cosa Nostra, 1991
  10. ^ a b c d e QUELLA SANTISSIMA ALLEANZA IN NOME DEL BUSINESS EROINA – La Repubblica.it
  11. ^ Il boss finanziere della mafia | Articoli Arretrati Archiviato il 4 aprile 2012 in Internet Archive.
  12. ^ a b c d
  13. ^ a b
  14. ^How the Sicilian Mafia flooded the US with heroin – Gangsters Inc
  15. ^ 
  16. ^ Nuova pagina 1
  17. ^ab
  18. ^ OPERAZIONE IRON TOWER, ALLA SBARRA 69 MAFIOSI – la Repubblica.it
  19. ^ Boris Giuliano, il segugio che scoprì la Pizza Connection | Palermo la Repubblica.it
  20. ^ Traffico di droga, caso Sindona e omicidio De Mauro dietro la morte di Giuliano? | Articoli Arretrati Archiviato il 6 gennaio 2014 in Internet Archive.
  21. ^ Antieroi antimafia: Boris Giuliano, lo sceriffo – Giornalettismo
  22. ^ FBI — Remembering Giovanni Falcone
  23. ^abFBI — Louis J. Freeh
  24. ^abGaetano Badalamenti, 80; Led Pizza Connection Ring – New York Times
  25. ^ Extra Cheese – TIME
  26. ^ Gaetano Badalamenti Si Rifiuta Di Rispondere Al Magistrato – La Repubblica.It
  27. ^ a b c d e impastato-cronologia le vicende del processo
  28. ^ Profile of Mafia Boss Gaetano Badalamenti Archiviato il 15 gennaio 2013 in Internet Archive.
  29. ^ a b c d e f LA FINE DI ‘ PIZZA CONNECTION’ – la Repubblica.it
  30. ^ Buscetta Ai Giudici Usa Racconta Il Suo Falcone – La Repubblica.It
  31. ^17 FOUND GUILTY IN ‘PIZZA’ TRIAL OF A DRUG RING – New York Times
  32. ^ la Repubblica.it
  33. ^Summations Begin In The ‘Pizza Connection’ Trial – New York Times
  34. ^ 
  35. ^ ‘PIZZA CONNECTION’ BADALAMENTI CONDANNATO A 45 ANNI – Repubblica.it » Ricerca
  36. ^ Arrestato in Thailandia il boss Palazzolo Bloccato all’aeroporto, voleva lasciare il Paese – Il Fatto Quotidiano
  37. ^ IN TRIBUNALE LA ‘PIZZA CONNECTION’ – la Repubblica.it
  38. ^ Archivio – LASTAMPA.it Archiviato il 4 aprile 2012 in Internet Archive.