Salvatore Tomaselli fu condannato ingiustamente di aver rubato la 126 con cui fu ucciso Borsellino
PALERMO – Ha scontato fino all’ultimo giorno di pena con l’accusa infamante e falsa di avere rubato e conservato la 126 utilizzata per la strage di via D’Amelio. Salvatore Tomaselli non ha fatto in tempo ad assistere al processo di revisione in cui è stato assolto e ora neppure a “godere” del sacrosanto indennizzo che gli spettava. Ai suoi undici fratelli la terza sezione della Corte di appello di Catania ha riconosciuto un risarcimento danni di 780 mila euro.
Si tratta del primo di una inevitabile serie di risarcimenti. Nel luglio 2017 sono stati assolti anche coloro che erano stati condannati all’ergastolo per l’eccidio in cui furono assassinati Paolo Borsellino e gli uomini di scorta. Il carcere a vita era stato inflitto per errore a Gaetano Murana, Giuseppe Orofino, Cosimo Vernengo, Natale Gambino, Salvatore Profeta, Giuseppe La Mattina, Gaetano Scotto.
Tomaselli ha scontato per intero otto anni e mezzo di carcere. Nel 2011 è morto per un’ischemia cerebrale. Secondo i giudici catanesi, però, non c’è la prova del nesso causale fra l’ingiusta detenzione e il decesso. “La somma concessa è irrisoria e non proporzionata alla durata della detenzione e alla gravità del fatto – spiega il legale dei familiari di Tomaselli, l’avvocato Mario Bellavista – Valuteremo se impugnare il provvedimento. Resta sempre pendente l’azione nei confronti dei poliziotti imputati di calunnia per i quali si chiederà un altro risarcimento al ministero dell’Interno”.
Quella che ha avuto Tomaselli per sfortunato protagonista è una delle pagine peggiori per la giustizia italiana. Nel corso di tanti processi, dal primo grado alla Cassazione, sono state prese per buone le bugie dei falsi pentiti Vincenzo Scarantino e Salvatore Candura. Poi, un altro collaboratore, Gaspare Spatuzza, ha fatto crollare il castello accusatoro. Oggi si continua a indagare e si processano dei poliziotti accusati di un colossale depistaggio. Un depistaggio che la magistratura avrebbe potuto smascherare sul nascere. Tomaselli e i falsi pentiti si conoscevano. Venne loro facile tirarlo in ballo. Tomaselli perse tutto: il lavoro di meccanico, la libertà e la serenità. Non si è più ripreso.