12.7.2023 TRIZZINO:  IL 19 LUGLIO NON CI SIANO DIVISIONI.

 

“Il 19 luglio non ci siano divisioni. Paolo Borsellino è di tutti, è uno dei padri costituenti della Seconda Repubblica nata sul sangue”. Lo afferma Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino, già legale di parte civile dei figli di Paolo Borsellino, in una intervista a Repubblicain vista dell’anniversario della strage di via D’Amelio. “  
Dobbiamo continuare a cercare la verità — ribadisce – in modo libero, disinteressato. Dietro la strage del 19 luglio 1992 ci fu un’accelerazione, questo è ormai acclarato, ma non perché Borsellino si oppose a una trattativa Stato-mafia, che giudiziariamente non è stata accertata. Piuttosto, è plausibile che quell’accelerazione sia legata al suo interesse per il rapporto mafia-appalti.
Ma un pezzo del movimento antimafia, rappresentato dalle Agende rosse, sembra non rassegnarsi”, “la ricerca della verità dovrebbe essere impegno di tutti, non può essere ostaggio di una parte politica, il diritto alla verità appartiene all’intera comunità”, “ho l’impressione che i movimenti antimafia possano essere oggetto di una strumentalizzazione da parte di chi ha interesse, una volta viste cadere determinate ricostruzioni, a insistere”, “a volte mi chiedo se le Agende rosse siano veramente al servizio della ricerca della verità”. Il movimento che ha organizzato il corteo del 19 luglio contesta anche la compagine governativa di destra per gli annunciati progetti di riforma su magistrati, abuso d’ufficio e intercettazioni…
“Io credo che la politica debba restare fuori dal 19 luglio.
Nel nostro Paese esiste peraltro un problema reale di riequilibrio dei poteri: l’atteggiamento di una parte della magistratura ha esondato. Chi è al governo, legittimamente eletto, ha il diritto di fare una riforma della giustizia”. E conclude: “Abbiamo anche studiato attentamente le carte riguardanti la Trattativa, ma non ci hanno convinto.
Come non hanno convinto i giudici. Continuiamo a chiedere verità e a farci domande. Perché il Consiglio superiore della magistratura ha reso noto solo di recente le audizioni dei magistrati della procura di Palermo fatte dopo la strage di luglio? In quelle testimonianze c’è il racconto del nido di vipere in cui si trovò a lavorare Paolo Borsellino.
Forse la magistratura dovrebbe iniziare a guardarsi dentro. Borsellino dovette difendersi non solo dai mafiosi, ma anche dai suoi colleghi”.
9COLONNE