14 ottobre 2009 verbale di sommarie informazioni testimoniali di FERRARO LILIANA

Domanda: Intervistato durante la trasmissione “Anno Zero” dell’8 ottobre u.s. l’on. MARTELLI ha
dichiarato che, rispondendo alla domanda se avesse mai sentito parlare della c.d. “trattativa”, che: “(…)mi
fu formalmente comunicato dal Direttore degli Affari Penali del Ministero, la dott.ssa Liliana Ferraro …
che era venuto a trovarla il Capitano … DI DONNO, il quale Capitano l’aveva informata che Massimo
CIANCIMINO aveva, appunto, una volontà di collaborazione che si sarebbe però esplicata se avesse
avuto però delle garanzie politiche”Liliana FERRARO, molto opportunamente, senza neanche il bisogno
di consultarmi, disse al Capitano DI DONNO dice: senta, ma Lei faccia una bella cosa. Prima di venire a
chiedere garanzie e coperture politiche, vada a riferire queste cose al magistrato competente, cioè a Paolo
BORSELLINO” .
Orbene, in primo luogo, conferma le dichiarazioni rese ad “Anno Zero” dall’on. MARTELLI, che lo
stesso ha riferito di avere appreso da lei? Quando e come incontrò DE DONNO? Quando e come informò
BORSELLINO del contatto con DE DONNO? Quale fu la reazione di BORSELLINO a quanto Lei gli
disse? Sa se BORSELLINO ebbe poi modo di parlarne con il R.O.S.? Ne parlò più con DE DONNO o
con altri delle forze di polizia?
Risposta: In questi giorni successivi all’intervista dell’on. MARTELLI alla trasmissione Annozero ho
cercato di focalizzare meglio i miei ricordi e posso dire che sicuramente venne al Ministero per
incontrarmi il cap. DE DONNO, non ricordo esattamente la data, ma ho memoria del fatto che parlai di
tale vicenda col dott. BORSELLINO all’aeroporto di Roma ove lo stesso si trovava, unitamente alla
moglie, di ritorno da un convegno a Giovinazzo (BA).
Mi incontrai col dott. BORSELLINO perché questi mi chiamò dicendomi che voleva parlarmi e mi diede
appuntamento proprio all’aeroporto di Fiumicino.
Il periodo in cui si svolse questo incontro lo posso collocare nella settimana del trigesimo della morte del
dott. FALCONE.
Mi intrattenni a colloquio per circa un paio d’ore col dott. BORSELLINO ed in tale occasione parlai
anche dell’incontro che era avvenuto col capitano DE DONNO qualche giorno prima.
Non ricordo se il cap. DE DONNO mi chiese un appuntamento, anche perché in quel periodo molte
persone venivano al Ministero per manifestarmi la loro solidarietà.
Escludo, comunque, che il mio colloquio col cap. DE DONNO sia avvenuto in occasione della
celebrazione della S. Messa per il trigesimo del dott. FALCONE; evidentemente il Ministro MARTELLI

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Direzione Distrettuale Antimafia
foglio nr. 286

ha fatto riferimento a tale evento poiché il mio colloquio col dott. BORSELLINO, come detto, è avvenuto
nella settimana del trigesimo della morte del dott. FALCONE.
Mi colpì molto l’incontro che ebbi col DE DONNO poiché lo stesso mi parve molto provato e mi disse
che era molto difficile accettare la morte del dott. FALCONE e trovare il modo di continuare a svolgere le
proprie funzioni, anche perché riteneva il dott. FALCONE il loro punto di riferimento per il rapporto
mafia-appalti e l’organo di polizia in cui era inserito, a suo dire, non aveva eguali buoni rapporti con altri
magistrati della Procura di Palermo.
In tale contesto mi disse anche che era venuto il momento di provare tutte le strade e che, essendo
Vito CIANCIMINO un personaggio di spessore, avevano pensato di sondare la possibilità che lo
stesso iniziasse un rapporto di collaborazione.
Mi disse anche che aveva preso contatti con il figlio Massimo e che, attraverso di questi, pensava di poter
agganciare o aveva già agganciato, non ricordo bene, Vito CIANCIMINO. Mi chiese infine se fosse il
caso di accennare la vicenda al Ministro MARTELLI, poiché chiedeva anche un “sostegno politico”
per l’iniziativa che stavano intraprendendo, in considerazione del fatto che Vito CIANCIMINO era un
personaggio “forte”, con ciò intendendo un mafioso di primo piano.
Risposi alle sollecitazioni del cap. DE DONNO rilevando che, a mio giudizio, il Ministro non c’entrasse
nulla in quella questione, ritenendo più opportuno che informasse prontamente il dott. BORSELLINO,
aggiungendo che sarei stata anche io, comunque, ad informarlo.
Interpretai le parole del DE DONNO come un segnale che intendeva lanciare al Ministro MARTELLI,
per accreditarsi ai suoi occhi, dell’attivismo che il ROS stava avendo in quel periodo per far luce sulla
morte del dott. FALCONE.
Ribadisco di essermi impegnata col cap. DE DONNO anche a riferire personalmente la vicenda al dott.
BORSELLINO, nonché ad accennargli del problema relativo al rapporto mafia-appalti.
Preciso che il cap. DE DONNO mi riferì, come detto, solo di una possibile collaborazione di Vito
CIANCIMINO e mai mi parlò di una trattativa e che lo stesso DE DONNO si rivolse a me facendomi
comprendere che si stava facendo portavoce di istanze che provenivano dal Reparto cui apparteneva.
Preciso, altresì, che, prima di quel momento, avevo avuto modo di conoscere il cap. DE DONNO in una
circostanza, in occasione di un viaggio fatto col dott. FALCONE in un aereo del CAI in cui vi era anche
lo stesso DE DONNO. Verosimilmente avrò poi incontrato il capitano in qualche successiva occasione.
Il cap. DE DONNO mi fece anche riferimento ad un avvocato civilista che li stava molto aiutando in quel
periodo, che aveva una “vita difficile” a Palermo e non trovava sostegno nel Palazzo di Giustizia di
Palermo.
A domanda dell’Ufficio risponde: effettivamente credo di ricordare che il cognome dell’avvocato in
questione sia MARINO, ma non ricordo se il nome sia Alberto.
Quanto al colloquio che ebbi col dott. BORSELLINO nella saletta dell’aeroporto di Fiumicino, posso dire
che lo stesso avvenne anche alla presenza della moglie, anche se ricordo che per brevi momenti ci siamo
spostati anche fuori per effettuare alcune telefonate.

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Ricordo che feci anche una telefonata al Procuratore GIAMMANCO, in cui sollecitai lo stesso a
concentrare sul dott. BORSELLINO le indagini antimafia come mi aveva chiesto lo stesso
BORSELLINO.
Ricordo che il discorso col dott. BORSELLINO nacque affrontando il tema dei colloqui investigativi che
erano in corso in quel periodo, in particolare di Gaspare MUTOLO e di Gioacchino SCHEMBRI.
Tra gli altri argomenti che ho affrontato col dott. BORSELLINO ricordo di aver parlato anche della
tematica degli appalti. Ho memoria del fatto di aver affrontato col dott. BORSELLINO il tema del
rapporto mafia-appalti poiché lo stesso sapeva della mia conoscenza di tale rapporto. Ed invero
nell’agosto dell’anno prima, in una giornata di sabato, il dott. FALCONE mi contattò telefonicamente per
dirmi che avevano portato un plico al Ministro MARTELLI e voleva che fossi io a prenderlo e ad
esaminarlo, cosa che effettivamente feci.
Il giorno seguente il dott. FALCONE mi contattò nuovamente, chiedendomi di fare in fretta ad esaminare
i documenti e a sigillarli nuovamente.
Il plico in questione venne poi restituito alla Procura di Palermo e ricordo che in una occasione entrai
nella stanza del dott. FALCONE il quale era in conversazione telefonica col dott. BORSELLINO cui
disse che ero stata io a redigere la lettera, unitamente a lui, con la quale il plico venne restituito alla
Procura di Palermo.
Ricordando tale ultimo episodio, il dott. BORSELLINO volle sapere quale fu la reazione del dott.
FALCONE a quella vicenda.
Ricordo, inoltre, che sempre nel corso del colloquio avuto all’aeroporto di Fiumicino il dott.
BORSELLINO mi disse che “era solo” ed Agnese Borsellino, udendo tale frase, si inserì nel discorso
chiedendomi più volte di convincere il marito a non andare avanti poiché non voleva che i suoi figli
rimanessero orfani del padre.
Riferii poi al dott. BORSELLINO della visita del cap. DE DONNO negli stessi termini in cui ho
oggi riferito alle SS.LL. – ivi compreso il fatto che avevo detto al capitano di accennare a lui la
questione – ed il dott. BORSELLINO non ebbe alcuna reazione, mostrandosi per nulla sorpreso e
quasi indifferente alla notizia, dicendomi comunque che “se ne sarebbe occupato lui”.
In ogni caso devo dire che il dott. BORSELLINO, così come del resto il dott. FALCONE, era solitamente
molto riservato in merito alle indagini che stava conducendo, limitandosi a darmi notizie solo allorché
ciò necessitava per essere agevolati nel loro lavoro.
Escludo che durante tale colloquio il dott. BORSELLINO mi abbia riferito di aver incontrato il DE
DONNO e MORI e di aver affrontato con loro queste tematiche
Sono portata ad escludere che Agnese BORSELLINO abbia percepito l’esatto tenore della conversazione
intercorsa col dott. BORSELLINO; ella era infatti molto agitata e preoccupata per la sorte del marito
tanto che aveva deciso di accompagnarlo al convegno di Giovinazzo per non lasciarlo da solo. Durante la
mia conversazione talvolta si allontanava per leggere qualcosa, altre volte eravamo io e Paolo che
uscivamo fuori dalla stanza per telefonare, per non dire che i nostri dialoghi avvenivano “parlottando”
sottovoce per non coinvolgere Agnese BORSELLINO in discussioni che avrebbero potuto turbarla ancor
di più.

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Anche se non lo ricordo, ritengo di aver riferito al dott. BORSELLINO che anche il Ministro era stato
informato della visita del cap. DE DONNO.
Verosimilmente avrò parlato col Ministro MARTELLI della visita del cap. DE DONNO, e credo che ciò
sia avvenuto nel suo ufficio all’interno del Ministero; tenderei ad escludere che ciò possa essere avvenuto
in occasione della Messa del trigesimo del dott. FALCONE. Ricordo, comunque, che il Ministro
approvò il comportamento che avevo tenuto col cap. DE DONNO ed in particolare disse “ha fatto
benissimo, che cosa vogliono, vadano nelle sedi opportune”. Ritengo verosimile che il Ministro
MARTELLI possa aver fatto ferimento ad un’ingerenza del ROS in compiti che riteneva in quel momento
di stretta competenza della neo istituita DIA, poiché effettivamente alla base della creazione di tale ultimo
organismo vi era l’idea di un riordino delle competenze in tema di antimafia.
All’epoca dei fatti conoscevo MORI e con lo stesso avevo avuto molte più occasioni di incontri che non
con il cap. DE DONNO.
L’Ufficio dà atto che alla data del 28 gigno 1992 dell’agenda grigia del dott. BORSELLINO risulta
un’annotazione alle ore 17.30 “Giovinazzo (Riva del Sole)” alle ore 19 Bari Palese, alle ore 20.30
”Fiumicino (Ferraro)”
Prendo atto che dall’esame dell’agenda grigia del dott. BORSELLINO si ricava che questi si recò a
Giovinazzo il 27 giugno 1992 e fece ritorno a Palermo il 28 giugno 1992. A questo punto posso quindi
affermare con certezza che l’incontro di cui sto facendo menzione si svolse nel pomeriggio del 28
giugno 1992.
Ribadisco che l’incontro col cap. DE DONNO avvenne qualche giorno prima, nell’arco della
settimana che va dal 21 giugno al 28 giugno 1992, anche perché, qualora fosse passato più tempo, avrei
certamente informato telefonicamente il dott. BORSELLINO di quanto avvenuto.
A.D. R Dopo il 28 giugno1992 non ho avuto più alcun colloquio col dott. BORSELLINO o col Ministro
MARTELLI in merito ai fatti che sto riferendo alle SS.LL., né su questi temi fui più contattata da
Ufficiali de ROS .
Ricordo di aver avuto, successivamente a tale data, un colloquio telefonico col dott. BORSELLINO
sabato 18 luglio 1992 in cui lo stesso mi disse che era in partenza il lunedì successivo e che al ritorno
si sarebbe fermato a Roma per avere un altro colloquio con me perché voleva parlarmi di tutte le
questioni che avevamo in sospeso. Più esattamente mi disse “ poi dobbiamo parlare” sicché ritenni che
vi potesse essere un nesso con le discussioni avvenute il 28 giugno 1992.
A.D.R. La notte del 19 luglio 1992, all’interno di Villa Pajno, si tenne il Comitato per la Sicurezza cui
parteciparono tre Ministri. In quell’occasione si decise di trasferire i capimafia al carcere dell’Asinara.
Per far comprendere l’atmosfera che si respirava in quel momento posso dire che quando chiamai il dott.
AMATO, Direttore degli Istituti di Pena, chiedendogli il provvedimento per il trasferimento questi si
rifiutò, dicendo che avrebbe dovuto approntarlo il Ministro. Fui io ad approntare il provvedimento,
dunque, e il Ministro lo firmò di ritorno da una visita alla vedova BORSELLINO, sul cofano di una
autovettura in aeroporto.

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Spontaneamente aggiunge: Ho letto sui giornali che non ci si riesce a spiegare perché riferisca questi fatti
dopo 17 anni. Io in realtà ho già riferito l’incontro con DE DONNO al dott. CHELAZZI, quando questi
era già alla P.N.A ed era applicato alla Procura di Firenze. Ciò avvenne in epoca molto vicina
all’anniversario del 23 maggio, allorché io ero già all’Assessorato e pertanto ritengo che fosse il 2002.
Fui chiamata dal dott. CHELAZZI come persona informata sui fatti e mi chiese notizie in merito
all’oggetto di un incontro che era annotato nell’agenda del colonnello MORI nell’ottobre del 1992.
Mi fece anche altre domande in merito ai trasferimenti ed al regime dei detenuti, con particolare
riferimento al 41 bis O.P.. Risposi che il 41 bis O.P. venne fortemente voluto dal Ministro MARTELLI
fino al 15 febbraio 1993, momento delle dimissioni di quest’ultimo, ma tale linea venne seguita anche dal
suo successore CONSO.
Se mal non ricordo l’atto istruttorio di cui sto parlando venne anche fono registrato. Mentre si stava
stampando il verbale e vi erano dei problemi per la stampa, il dott. CHELAZZI mi sollecitò a rievocare
ricordi del passato, dicendomi, altresì, che, una volta completato un percorso investigativo che si era
prefissato, lui stesso o altri della Procura di Firenze mi avrebbero nuovamente escusso; in tale contesto
raccontai al dott. CHELAZZI i fatti che sto oggi riferendo, ma non so se gli stessi vennero
formalizzati a verbale.
Devo dire poi che io ho visto DE DONNO e MORI al Ministero nell’ottobre/novembre 2002, per
motivi, se non erro, relativi a colloqui investigativi.
Ho ricordo di un incontro con MORI all’inizio del 1993, quando c’era già Giancarlo CASELLI
Procuratore di Palermo (che come è noto si era insediato il 15 gennaio del 1993). Non ho un preciso
ricordo dei contenuti del discorso che affrontammo, ma mi sembra di rammentare che si parlò di
CIANCIMINO, già detenuto, perché io mi potessi interessare per la sua situazione carceraria, ed io
li indirizzai dal dott. CASELLI.
A.D.R. In effetti ricordo che in tale ultimo contesto vi fu interessamento di MORI anche per un’altra
persona, probabilmente un altro detenuto.
Domanda: Può dirci se di questo contatto informò altre persone oltre il dott. BORSELLINO? Chi? DE
DONNO disse che altri era a conoscenza di questi fatti?
Il cap. DE DONNO non mi fece riferimento ad altre persone che erano informate dei fatti che mi stava
riferendo, anche se, come ho già detto, lo stesso si riferiva sempre al plurale, con ciò intendendo dire che
si faceva portavoce di iniziative condotte dal Reparto cui apparteneva.
Non ricordo se ebbi mai parlare di questo incontro col cap. DE DONNO con i miei collaboratori
piùstretti che all’epoca erano Giannicola SINISI e Loris D’AMBROSIO.
Ribadisco che non ho più parlato col Ministro di questa vicenda.
omissis
A D.R. in effetti ho memoria di discorsi fatti in merito alla normativa in tema di misure di prevenzione
patrimoniale, ma in termini di aggravamento e non certo di addolcimento o di sua rivisitazione in termini
più garantisti.

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foglio nr. 290

A.D.R. Nei colloqui con MORI o DE DONNO non si è mai discusso di eventuali riforme della
legislazione sui pentiti, né di eventuali analogie nel trattamento penitenziario dei mafiosi a quello dei
brigatisti in caso di dissociazione.
A seguito di queste dichiarazioni è nata, dunque, l’esigenza di un confronto tra i due
testimoni su di alcuni episodi citati, che risultano riferiti in modo parzialmente
difforme. Schematicamente, gli elementi su cui sorgeva contrasto riguardavano
essenzialmente la data dell’incontro FERRARO/DEDONNO ed alcune parti del
contenuto dell’incontro medesimo (con specifico riferimento al fine di fermare le stragi
o lo stragismo).
Dal confronto è scaturita un’importante conferma della ragione – riferita da DE
DONNO alla dott.ssa FERRARO – dei colloqui con CIANCIMINO: “fermare lo
stragismo”
.
Inoltre, il confronto tra i due testi ha consentito di ricordare ulteriori incontri della
dott.ssa FERRARO con il col. MORI, nell’ambito dei quali, oltre al già riferito
argomento dei colloqui investigativi (ed, in specie, della possibilità di estendere
soggettivamente la loro praticabilità), era stato affrontato (così come riferito da
CIANCIMINO Massimo) anche il tema del passaporto richiesto da CIANCIMINO
Vito.