7 luglio 1992 Paolo Borsellino, il tenente Carmelo Canale ed il sostituto Teresa Principato si recano a Manheim in Germania per interrogare Gioacchino Schembri

mafioso di Agrigento catturato in una recente operazione antimafia e sospettato di essere uno dei killer di Rosario Livatino. Ad attenderli nella cittadina tedesca, Borsellino, Canale Principato trovano un imponente spiegamento di forze, una scorta armata, un corteo di otto auto blindate. L´albergo prenotato é stato trasformato in un autentico “fortino”, la polizia ha installato un sistema di intercettazioni telefoniche che registra tutte le conversazioni in entrata ed in uscita, ogni persona viene passata ai “raggi x”. Borsellino si concede un piccolo fuori programma, entra in un negozio, per acquistare un regalo per Massimo, il figlio del suo collega ed amico Diego Cavaliero, che domenica prossima sará battezzato a Salerno. Per il bimbo sceglie un regalo tradizionale, una collanina d´oro. Le teste di cuoi impazziscono. Si precipitano all´interno del negozio, ogni angolo viene ispezionato da cima a fondo, perquisito, bonificato, e solo dopo permettono a Borsellino di entrare per fare il suo acquisto.

Il magistrato sorride sotto i baffi, ed ironizza: “Proprio come a casa!” Poi si torna al lavoro. Entrati in carcere, i giudici italiani vengono informati da un funzionario della Bka, la polizia tedesca, che un connazionale, tale Egon Schinna, uno spacciatore di piccolo calibro, detenuto nella stessa cella di Schembri, ha cominciato a collaborare, rivelando che il siciliano é uno dei killer del giudice Rosario Livatino. La notizia é importantissima, promette una svolta decisiva nelle indagini su quel delitto ancora insoluto. Borsellino appare galvanizzato, e non perde il suo spirito fanciullesco.
La sera prima dell´interrogatorio, in una trattoria locale, sorvegliati dalla scorta, cenano tutti assieme. Borsellino, Canale e Principato, tra enormi boccali di birra e kartoffelsalad, la tipica insalata di patate. Borsellino non resiste, ha voglia di scherzare, e ripete ridendo “birra e patatuten”, brindando con le teste di cuoio che lo guardano senza capire e ridono pure loro. Ma l´indomani, in carcere, quando é seduto faccia a faccia con Schembri, il giudice sembra un altro. Senza giri di parole, ma senza scoprire il compagno di cella che lo ha tradito, guarda lo stiddaro negli occhi e gli fa capire che é spacciato, che é meglio che collabori, che sanno tutto di lui e della sua azione di morte contro Livatino. L´irriducibile impallidisce farfuglia, sembra proprio pronto alla resa.