Un anno, il giorno prima dell’anniversario del 19 luglio, avevo deciso di andare a Villagrazia, lontano da tutte e da tutti. Esco in giardino e sento una terribile puzza.
Non capisco cosa sia. Vado verso il cancello e mi accorgo che fra le sbarre c’è una testa di animale che penzola. Allora chiamo subito i carabinieri. Mi sento accerchiata, ancora una volta.
Controllata da qualcuno di cui non conosco il nome e il volto. Ma decido che nessuno, tranne le forze dell’ordine e la magistratura, debba sapere di quella testa mozzata. Perché non voglio dare soddisfazione a chi mi vuole spaventare. E soprattutto, voglio fare capire che non ho paura. Me lo hai insegnato tu.
Lo faccio d’istinto, anche se la paura è tornata a essere tanta. Perché non so chi ti ha ucciso. So invece che hanno cercato di cancellare tutto di te: le tue ultime intuizioni, i tuoi appunti, le tue scoperte, il tuo sorriso, le tue parole, la tua indignazione, la tua rabbia.
Tratto da: Ti racconterò tutte le storie che potrò
AGNESE BORSELLINO:“Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò. La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore. Perché l’amore ha bisogno di mantenersi fresco”. “Ho deciso di fare questo racconto una mattina, una di quelle mattine che avrebbero reso felice Paolo. Mentre sorgeva il sole, lui si accorgeva di un nuovo germoglio nelle piante sistemate con cura sul balcone della nostra casa di via Cilea. Sorrideva, rideva anche di gusto. Quante volte l’ho guardato strano in quelle mattine. Gli chiedevo: ‘Paolo a chi sorridi’? Mi diceva: ‘Sorrido a fratello sole, perché oggi ci donerà un’altra bella giornata’ E accarezzava i nuovi germogli: ‘Sai, Agnese’, sussurrava, ‘sono un uomo fortunato, perché alla mia età riesco ancora ad emozionarmi’.”Da “Ti racconterò tutte le storie che potrò”