Le nuove mafie dopo il maxi-processo e le stragi

 

Da trentuno anni a questa parte le cerimonie di commemorazione si ripetono con il medesimo rituale. Tutti vogliono combattere la mafia, ma nessuno si domanda se questo fenomeno criminale è sempre lo stesso oppure è cambiato nel tempo. Se è più forte di prima perché non insanguina più le strade o se è stata sconfitta e attende una resurrezione. Se ha mantenuto la sua natura criminogena originaria o è mutato diventando qualcosa di diverso.

A trentasei anni dall’inizio maxi-processo – capolavoro di architettura processuale progettato e realizzato da Giovanni Falcone – e a trentuno anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, siamo ancora convinti che Totò Riina abbia incarnato da solo la mafia del periodo stragista. Premetto subito che non sono depositario di alcuna verità, ma il dibattito degli ultimi trent’anni fra intelligenze investigative ed esperti di criminalità organizzata trova un punto di raccordo su un dato: Cosa Nostra non agì da sola. I germi della sua metamorfosi partono proprio da questo assunto. Dobbiamo allora domandarci cos’è diventata la mafia oggi.

In primis, credo non si possa più parlare di mafia al singolare poiché non ce n’è una sola. Esiste una mafia “grezza” e violenta che oggi in Italia è sicuramente minoritaria. C’è una mafia “raffinata” che si integra con la politica, l’economia, la finanza e offre sul libero mercato beni e servizi illegali per i quali vi è una domanda di massa. Esiste, infine, il cosiddetto “quarto livello” (le menti raffinatissime) e cioè un patriziato massonico-mafioso che ha fatto un salto in circoli ristretti che gestisce legalmente grandi affari altamente lucrosi.

Le metamorfosi mafiose, ovviamente, continueranno nel tempo e si adegueranno sempre alle circostanze loro più convenienti. Il vero grande pericolo che corre la nostra società è l’integrazione tra il mondo mafioso e quello economico-finanziario in grado di orientare affari particolarmente complessi di livello apicale e transnazionale.
Da anni uso la denominazione “nuove mafie” per indicare vere e proprie multinazionali del crimine i cui sodali appartenenti a diversi settori della società civile mettono in comune risorse di potere politico, economico e finanziario per gestire interi comparti all’interno degli Stati. Siamo di fronte a una mafia totalmente diversa da quella che abbiamo conosciuto in passato. Non si può capire che cosa è diventata oggi se la si continua a guardare senza tenere conto delle sue metamorfosi.

Le peculiarità del passato stanno lentamente sfumando, poiché è completamente cambiato lo scenario politico, economico e sociale nel quale le mafie operano e di cui sono una componente perfettamente integrata. Le nuove mafie con l’avvento della globalizzazione operano sempre di più nel mondo legale.
Nel corso degli ultimi trent’anni abbiamo assistito a notevoli cambiamenti proprio riguardo agli equilibri tra mafie e politica. Dopo la seconda guerra mondiale la politica fu in grado di governare l’economia e la finanza.
A quei tempi la mafia era sottoposta al vassallaggio della politica. I rapporti di scambio e di convenienza erano in maggior misura a vantaggio di quest’ultima.
La mafia offriva il suo appoggio elettorale ai partiti governativi che, in cambio, garantivano la compartecipazione alla spartizione del potere economico. Il rapporto era “sinallagmatico”. Da qualche tempo a questa parte non è più così.

Nell’ultimo trentennio i mafiosi non hanno più avuto bisogno di interfacciarsi con politici e amministratori locali poiché sono stati in grado di eleggere autonomamente i loro rappresentanti.
Le nuove mafie hanno cambiato obiettivi, metodo e struttura. La loro caratteristica peculiare è la transnazionalità utilizzata come strategia espansionistica finalizzata innanzitutto a riciclare e reimpiegare i capitali illeciti, utilizzando tecniche di occultamento sempre più artefatte, frutto principalmente del traffico internazionale di stupefacenti.
Le nuove generazioni di mafiosi hanno scelto la loro strada: “Meno violenza e più affari”. Questa nuova direzione non è stata ancora compresa a fondo e accendere una luce per una riflessione su questo problema sarebbe molto importante soprattutto nel percorso di lotta alle nuove mafie.

Vincenzo Musacchio 24