TEATRO – Falcone, Borsellino e le teste di minchia, di e con Giulio Cavalli

 

Falcone, Borsellino e le teste di minchia, di e con Giulio Cavalli e Federico Rama alla chitarra.

Ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise. Falcone e Borsellino vengono giustamente commemoraati, eppure non hanno nemmeno finito di raccontare tutta la storia. Ancora non sappiamo chi ha posato i fiori e chi ha posato le bombe. Non se ne parla più, non ne parlano più. Le mafie sono scomparse dai radar del dibattito pubblico e della politica eppure le operazioni raccontano una realtà diversa.

I mafiosi sono sempre gli stessi: hanno nomi e cognomi, sono goffi e imbarazzanti nelle loro storie e nelle loro intercettazioni e abitano tranquilli facendo finta di essere buoni cittadini. Poiché ridere di mafia è il modo migliore per neutralizzarla e praticare la memoria di Falcone e Borsellino è il modo migliore per onorali, ridere e ricordare sui palchi è il modo migliore per additarli e per cominciare a sconfiggerli (e costringere chi deve farlo a farlo). Si rivendono come autorevoli boss, sono sempre le uniche vere teste di minchia.