Chi ha ucciso Paolo Borsellino?/ I sospetti, il dossier “Mafia e appalti” e l’agenda rossa: tutti i misteri

 

Chi ha ucciso Paolo Borsellino? A 32 anni di distanza non è ancora chiaro chi abbia ammazzato il giudice antimafia, molti i misteri ancora irrisolti

Lucia Borsellino, la figlia di Paolo, e il marito Fabio Trizzino, che parlarono in Commissione parlamentare antimafia, spiegando come il giudice avesse il sospetto di essere stato condannato a morte più dai colleghi che dalla mafia.

Chi ha ucciso Paolo Borsellino? Il 19 luglio del 1992 il magistrato antimafia venne ammazzato a Palermo, a 57 giorni di distanza dall’assassinio del collega Giovanni Falcone. Il modus operandi fu lo stesso: chili e chili di tritolo piazzati in un’auto bomba, da far esplodere all’avvicinarsi di Paolo Borsellino e il risultato, purtroppo, fu l’assassinio dello stesso uomo di legge e della sua scorta. A uccidere Paolo Borsellino fu la mafia ma tutti coloro che parteciparono in via diretta o indiretta ad una delle stragi più cruenti che si ricordino non sono forse mai stati individuati.

Tra depistaggi e silenzi, ancora oggi non si può dire con certezza chi abbia ucciso il giudice siciliano. A provare a smuovere le coscienze ci ha pensato l’anno scorso Lucia Borsellino, la figlia di Paolo, e il marito Fabio Trizzino (in foto), che parlarono in Commissione parlamentare antimafia, spiegando come il giudice avesse il sospetto di essere stato condannato a morte più dai colleghi che dalla mafia.

CHI HA UCCISO PAOLO BORSELLINO? LE PAROLE DEL GIUDICE

“Mi uccideranno ma non sarà una vendetta della mafia. Saranno mafiosi coloro che mi uccideranno ma quelli che hanno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri”, avrebbe detto lo stesso Paolo Borsellino, chiaro indizio di come evidentemente la ferma lotta alla criminalità organizzata dello stesso, non piaceva ad altri colleghi al palazzo di giustizia di Palermo.

Cinque giorni prima della sua morte, il 14 luglio dello stesso anno, Paolo Borsellino aveva chiesto al capo della Procura di Palermo di prendere in mano un dossier dal titolo “mafia e appalti”, che era stato redatto dai carabinieri, e che anni dopo sarà tra l’altro studiato attentamente da un altro giudice, Antonio Di Pietro, in occasione della famosa inchiesta tangentopoli. Grazie a quel dossier e a quegli incartamenti, uno dei grandi protagonisti di Mani pulite riuscì ad arrivare ai più alti vertici della politica italiana dell’epoca, e probabilmente se fosse stato preso in mano prima, forse Borsellino sarebbe ancora vivo, o magari sarebbe morto comunque.

Certo è che la sua morte resta un vero e proprio mistero alla luce anche della famosa agenda rossa che non venne mai ritrovata e che secondo alcuni potrebbe nascondere delle verità scottanti. Si mormora che Matteo Messina Denaro, il super boss arrestato l’anno scorso, e morto poche settimane fa di cancro, sapesse dove si trovava: forse quel segreto è morto definitivamente con lui.

Nel frattempo si continuerà ad indagare per cercare di capire chi ha compiuto quella terribile strage 32 anni fa, uccidendo anche i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Chissà se mai riusciremo a chiudere il cerchio, la sensazione circolante è che la luce in fondo al tunnel ancora non si vede.

 

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