La Lombardia scoppia di mafia: almeno 5mila le imprese a rischio

Non c’è settore in Lombardia che possa dirsi immune dal rischio dell’infiltrazione mafiosa. Dalla logistica ai bar, le mani dei clan sono ovunque.

Edilizia, lavori pubblici, smaltimento rifiuti, movimento terra, sistema fieristico, logistica, commercio al dettaglio, grande distribuzione organizzata. Non esiste settore che in Lombardia non abbia attirato gli appetiti della criminalità organizzata che ha cercato, spesso riuscendoci, di infiltrarsi nel tessuto economico regionale.
In occasione della Giornata della Legalità e del 32° anniversario della Strage di Capaci, la Commissione Antimafia di Regione ha presentato una ricerca di PoliS Lombardia, realizzata da Transcrime, centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano, sul rischio di infiltrazione mafiosa nelle imprese della nostra regione.
Prima di cominciare la seduta, la Presidente Paola Pollini (M5s) ha voluto ricordare il pomeriggio di 32 anni fa quando ‘Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta vennero dilaniati dal tritolo’. Ospiti della Commissione sono stati Fulvio Matone (PoliS Lombardia), il professor Francesco Calderoni, per Transcrime, e la coordinatrice del Comitato tecnico Antimafia di Regione Lombardia, Ilaria Ramoni.

Analizzate oltre un milione di imprese in Lombardia

Il professor Calderoni ha spiegato come si è evoluta la ricerca in due anni di lavoro sottolineando che “si è scelto di definire alcuni indicatori di rischio e successivamente misurarli e analizzarli su un campione di oltre un milione di imprese lombarde. Grazie ai dati forniti dalla Prefettura sulle imprese interdette tra il 2018 e il 2024, abbiamo per esempio scoperto che erano tutte accomunate da aspetti anomali, riguardanti in particolare l’anagrafica d’impresa, la titolarità di posizioni apicali, la sede legale, l’operatività economica e finanziaria”. Oltre 5000 sono le imprese lombarde ad alto rischio, con una crescita dei provvedimenti interdittivi che raggiunge quasi il 30%.
Le imprese confiscate in via definitiva in Lombardia sono 248, pari all’8,4% del totale nazionale, la maggior parte concentrate nella provincia di Milano (178 imprese confiscate, di cui 143 registrate nel capoluogo), seguita dalle province di Monza e Brianza e Varese (19 e 12 imprese confiscate). Complessivamente, per numero di procedure di gestione in capo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, la Lombardia è seconda solo a Sicilia e Campania.

A rischio l’immobiliare, le costruzioni e il commercio all’ingrosso

I settori più aggrediti dalla criminalità sono prevalentemente quelli dell’immobiliare (21,8%), delle costruzioni (19%), del commercio all’ingrosso e al dettaglio (15,7%) e della ristorazione (13,7%).
La grande distribuzione organizzata e i centri commerciali sono considerati, per esempio, un’importante porta d’ingresso dei clan mafiosi, sia durante la fase di gestione degli appalti sia in quella di acquisizione di spazi commerciali.

Bar e ristoranti, avamposti della mafia

Bar, tabaccherie e ristoranti costituiscono, a loro volta, ‘un avamposto della criminalità fornendo opportunità di riciclaggio, presidio del territorio e base logistica per nascondere armi e droga’. La vulnerabilità dell’economia lombarda, secondo il report di Transcrime, è confermata anche dalle statistiche del riciclaggio di denaro: la regione registra, infatti, il numero più alto di segnalazioni ricevute (circa 27mila nel 2022, poco meno del 20% del totale nazionale). Secondo l’Indice di Presenza Mafiosa (IPM) elaborato da Transcrime, in Lombardia i comuni con il più alto livello di esposizione criminale mafiosa sono Milano e Brescia (rispettivamente in posizione 321° e 455° su 8000 comuni italiani)

di Antonio Murzio LA NOTIZIA


Infiltrazioni nell’economia legale: lo stadio evoluto del crimine organizzato in Italia

Il 21 marzo 2024 si è tenuta presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano la Conferenza di una giornata dal titolo “Le dinamiche delle infiltrazioni criminali nell’economia: rischi e rimedi“. L’iniziativa, organizzata da Transcrime-Università Cattolica del Sacro Cuore e ANFACI (Associazione Nazionale Funzionari Amministrazione Civile dell’Interno), ha riunito ricercatori, prefetti, magistrati, rappresentanti di imprese e banche, storici e giornalisti per discutere sfide e misure di contrasto delle strategie di infiltrazione criminale nei mercati leciti, forma evoluta del crimine organizzato in Italia.

“Nonostante i rilevanti risultati conseguiti e le capacità acquisite, permangono intrecci da contrastare e conoscere meglio” afferma il Prefetto Ignazio Portelli, Commissario dello Stato per la Regione Siciliana e Presidente di ANFACI, introducendo la Conferenza. “Il contrasto alle infiltrazioni è un percorso ad ostacoli e non sempre consegue i risultati dovuti e attesi per molteplici cause. È comunque dovere etico e morale sempre lavorare per ergere in modo ancora più profondo il solco della legalità.”

“Il tema delle ricchezze criminali e del loro impiego nell’economia legale non è adeguatamente percepito nella sua rilevanza – spiega il Prof. Ernesto Ugo Savona, Direttore di Transcrime. – Obiettivo di questa Conferenza è ampliare la comprensione di questi argomenti e promuovere la sensibilizzazione del sistema paese, potenziare la cooperazione tra gli attori coinvolti, sensibilizzare le imprese alla valutazione dei rischi e denuncia delle minacce. Inoltre, a 30 anni dalla nascita di Transcrime, il supporto della ricerca si rivela centrale nel definire i fattori di rischio e trasferirli in tecnologie e iniziative di intelligence a supporto della capacità di prevenzione di autorità e imprese”.

La lotta alle mafie in Italia si concentra infatti ancora sull’identificazione e condanna dei responsabili dei reati, lasciando in secondo piano le indagini economiche sulle ricchezze mafiose. La sola azione penale ha tuttavia dimostrato scarsi effetti deterrenti o rieducativi. Per supportare la sua capacità di inibire le organizzazioni criminali i relatori, tra cui il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, hanno discusso del supporto all’azione penale delle interdittive dei prefetti – funzionali a sottrarre alle mafie le risorse che ne garantiscono la continuità – della ricerca accademica – nello sviluppo di indicatori di rischio strumenti innovativi per l’analisi di big data – e della collaborazione di banche e imprese.

L’efficacia delle interdittive ha potuto arginare lo sfruttamento intensivo delle imprese per fini criminali, assicurandone al contempo la continuità produttiva. Tale efficacia è minata però dallo scarso numero di misure di sequestro e confisca dei patrimoni illeciti all’estero: alle migliaia di misure patrimoniali in Italia, corrispondono solo poche decine all’estero, secondo i dati raccolti nell’ambito del progetto europeo RECOVER, in cui Transcrime è partner. Ciò rappresenta un ulteriore incentivo all’internazionalizzazione delle mafie.

Le organizzazioni criminali si adattano a questo scenario adottando strutture societarie sempre più complesse. Occorre sviluppare tecnologie e indicatori di rischio capaci di individuare anomalie nelle attività e strutture societarie. Una ricerca condotta da Transcrime per PoliS-Lombardia, con il sostegno della Prefettura di Milano, ha mostrato l’efficacia di questo strumento applicando su oltre un milione di aziende lombarde 30 indicatori di anomalie, relative alla struttura proprietaria, i soggetti apicali, il contesto territoriale, l’attività economico-finanziaria, l’esposizione politica e a eventi negativi o leaks giornalistici. In fase di validazione – spiega il Prof. Francesco Calderoni dell’Università Cattolica e Ricercatore di Transcrime – gli indicatori hanno dimostrato la capacità di individuare correttamente un campione di imprese interdette con una probabilità fino a 25 volte maggiore rispetto a quella di un’identificazione errata, applicando tecniche avanzate di machine learning. Sempre adoperando indicatori di rischio, un’indaginedi Transcrime ha potuto rilevare, analizzando le imprese italiane con cambi di titolarità durante l’emergenza Covid-19, un numero di forme societarie opache oltre 10 volte superiore alla media delle altre imprese Italiane, e un valore 5 volte più elevato di legami con giurisdizioni a rischio.

L’evoluzione imprenditoriale delle mafie determina effetti distorsivi della concorrenza i cui costi ricadono sulla collettività. L’imprenditore, inizialmente vittima di coercizione – sottolinea il Procuratore Agg. DDA Procura di Milano Alessandra Dolci – instaura infine una connivenza con l’impresa mafiosa, in grado di garantire servizi a prezzi estremamente convenienti. In tale nuovo contesto, il contrasto richiede la fruizione di nuove piattaforme informatiche che contengano informazioni di interesse, ad oggi contenute in banche dati che non dialogano tra loro.

In questo senso – spiega il Prof. Michele Riccardi, vice-direttore di Transcrime – in diversi progetti europei, come DATACROS, KLEPTOTRACEo INVERT, Transcrime sta sviluppando strumenti evoluti proprio insieme alle autorità, per migliorare la loro capacità di individuare in maniera tempestiva soggetti o società ad alto rischio, ricostruire reti complesse di relazioni, tracciare schemi criminali internazionali. Questi strumenti sono adattati e applicati anche da banche e imprese, per migliorare la loro capacità di prevenire attività di riciclaggio tra i clienti e infiltrazioni criminali nella supply-chain.

Tramite l’impiego di questi modelli predittivi avanzati e la partnership tra il mondo pubblico, privato e della ricerca – afferma il Dott. Enrico Pirastru, Responsabile Security Fincantieri – è possibile determinare un effetto a cascata che coinvolge l’intero indotto e la rete di partner ascrivibile a ciascuna impresa, tutelando il settore privato dalla capacità mimetica, adattiva e altamente competitiva della criminalità organizzata. Rischi non solo economici e reputazionali, ma anche di business interruption, – aggiunge il Dott. Andrea Pizzoli, Direttore Risk & Compliance Fiera Milano – che rendono necessari controlli sulla rete di fornitori a presidio di ogni fase, dall’ingaggio, al controllo fisico degli accessi, all’esecuzione delle prestazioni, soprattutto in settori maggiormente esposti ai rischi, ad esempio per l’elevata incidenza di manodopera.

La storia recente dell’Antimafia – afferma la giornalista Marcelle Padovani– non può prescindere dall’analisi delle sue manifestazioni non solo sul suolo nazionale, ma anche internazionale, in particolare in Europa e in America, ove gli organi incaricati della repressione studiano e prendono a modello le leggi e le tecniche italiane di contrasto alle associazioni mafiose. La natura complessa di queste organizzazioni – spiega Leoluca Orlando, ex Sindaco di Palermo, – coinvolge attori e attività nel settore legislativo, giudiziario, politico, sociale, culturale, religioso, economico e della informazione, come evidenziato dalla cronaca recente. Cronaca che, specialmente in Sicilia, fornisce un quadro di riferimento per scelte e azioni future.

Di questi temi si è anche discusso con altri rappresentanti del mondo delle università e della ricerca, prefetti (tra cui Darco Pellos, Prefetto di Venezia, Bruno Corda, Prefetto e Direttore di ANBSC, e Laura Lega, Prefetto Segr. Gen. ANFACI e Capo Dip. per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno), magistrati (tra cui Vincenzo Salamone, Presidente TAR Campania, Fabio Roia, Presidente del Tribunale di Milano, e Maurizio de Lucia, Procuratore Distrettuale di Palermo), rappresentanti di imprese e banche (tra cui Massimo Ferrari, Direttore Generale Webuild, e Arianna Rovetto, Responsabile Antiriciclaggio Banco BPM), scrittori (Isaia Sales), giornalisti (tra cui Luigi Ferrarella e Conchita Sannino) e altri esperti. Elenco completo disponibile sul programma (qui).

 

Oltre 5 mila imprese lombarde a rischio infiltrazioni mafiose

 

Sanità, appalti pubblici e servizi funebri ambiti dalla ‘ndrangheta

 

Sono oltre 5000 le imprese lombarde ad alto rischio di infiltrazioni mafiose, con una crescita dei provvedimenti interdittivi che raggiunge quasi il 30%. Emerge da una ricerca di PoliS Lombardia, realizzata da Transcrime, centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano e presentata ieri in occasione della Giornata della Legalità e del 32° anniversario della Strage di Capaci, in Commissione Antimafia. Ospiti della Commissione sono stati Fulvio Matone (PoliS Lombardia), il professor Francesco Calderoni, per Transcrime, e la coordinatrice del Comitato tecnico Antimafia di Regione Lombardia, Ilaria Ramoni. Il professor Calderoni ha spiegato come si è evoluta la ricerca in due anni di lavoro sottolineando che «si è scelto di definire alcuni indicatori di rischio e successivamente misurarli e analizzarli su un campione di oltre un milione di imprese lombarde. Grazie ai dati forniti dalla Prefettura sulle imprese interdette tra il 2018 e il 2024, abbiamo per esempio scoperto che erano tutte accomunate da aspetti anomali, riguardanti in particolare l’anagrafica d’impresa, la titolarità di posizioni apicali, la sede legale, l’operatività economica e finanziaria».
Le imprese confiscate in via definitiva in Lombardia sono 248, pari all’8,4% del totale nazionale, la maggior parte concentrate nella provincia di Milano (178 imprese confiscate, di cui 143 registrate nel comune meneghino), seguita dalle province di Monza e Brianza e Varese(19 e 12 imprese confiscate). Complessivamente, per numero di procedure di gestione in capo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, la Lombardia è seconda solo a Sicilia e Campania. I settori più aggrediti dalla criminalità sono prevalentemente quelli dell’immobiliare (21,8%), delle costruzioni (19%), del commercio all’ingrosso e al dettaglio (15,7%) e della ristorazione (13,7%). La grande distribuzione organizzata e i centri commerciali sono considerati, per esempio, un’importante porta d’ingresso dei clan mafiosi, sia durante la fase di gestione degli appalti sia in quella di acquisizione di spazi commerciali. Bar, tabaccherie e ristoranti costituiscono, a loro volta, «un avamposto della criminalità fornendo opportunità di riciclaggio, presidio del territorio e base logistica per nascondere armi e droga».

Sanità, appalti pubblici e servizi funebri ambiti dalla ‘ndrangheta

La vulnerabilità dell’economia lombarda, secondo il report di Transcrime, è confermata anche dalle statistiche del riciclaggio di denaro: la nostra regione registra, infatti, il numero più alto di segnalazioni ricevute (circa 27mila nel 2022, poco meno del 20% del totale nazionale). La ricerca fotografa, dunque, il contesto socioeconomico e quello delittuoso, analizzando le anomalie e mappando i fattori di rischio. La presenza di cosche forti e capaci di inserirsi nel tessuto produttivo e amministrativo insieme alla vitalità, anche internazionale, del contesto regionale formano un terreno fertile «per offuscare attività illecite, che all’interno dell’economia legale, trovano occasioni di riciclaggio e opportunità di frode e profitto».
Per quanto riguarda i settori di infiltrazione, l’indagine mostra, inoltre, un’espansione e una diversificazione rispetto al passato. Ci sono tracce di criminalità nelle energie rinnovabili, nei trasporti, nell’industria del divertimento, gaming e scommesse, nel commercio di medicinali e nella progettazione architettonica/edile. L’edilizia, in particolare, rientra fra gli interessi più forti dei clan mafiosi «costituendo punto d’incontro fra impresa, criminalità e politica locale e favorendo un network di collusione tra questi tre mondi». La criminalità si è introdotta nelle imprese del gioco d’azzardo legale, nelle discoteche e nei locali notturni, nelle società sportive, anche dilettantistiche e specialmente nel mondo del calcio, nascondendosi dietro al merchandising e al trasferimento di giocatori.
Soggetti, inoltre, a crescenti interessi di gruppi criminali sono il settore sanitario, quello degli appalti pubblici, dei servizi funebri e cimiteriali, particolarmente ambiti dalla ‘ndrangheta, e del turismo.

Sul lago di Como, come nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona, per esempio, sono stati diversi i casi di acquisizione sospette di alberghi.

Anche il sistema fieristico lombardo, si legge nel documento, non è sfuggito al trend: ”per le opere di Expo 2015 sono stati emessi 98 provvedimenti interdittivi antimafia per un totale di 67 imprese sospettate”. In aumento, infine, anche il rischio nell’ambito del settore del trattamento dei rifiuti. 

Un interesse relativamente giovane per i gruppi criminali, spiega il report, ma già maturato in diversi episodi incendiari dolosi che hanno coinvolto, in questi ultimi anni, impianti di stoccaggio e smaltimento nelle province di Milano, Pavia, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Cremona e Mantova. CORRIERE DELLA CALABRIA

 


MAFIA E ANTIMAFIA NEL COMASCO

 

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN LOMBARDIA E NEL COMASCO