Sono state ritrovate alcune liste dagli uomini del Valutario della Finanza da cui emergono fatti, nomi rilevanti e cifre dignitose. È stata Valentina Franco, factotum di Giovanna Boda, la dirigente del ministero dell’Istruzione indagata per corruzione, a spiegare durante gli interrogatori del 17 e il 30 novembre del 2021 al pm Carlo Villani (sostituto procuratore presso il Tribunale di Roma) il significato delle carte. La notizia è stata riportata dal ‘Il Messaggero’.
In sintesi avrebbe rivelato che presumibilmente una serie di persone che lavoravano per Giovanna Boda in realtà venivano pagate da Federico Bianchidi Castelbianco, l’ex editore dell’agenzia di stampa Dire finito agli arresti per aver ricevuto, tra il 2018 e il 2021, affidamenti per circa 23 milioni di euro da parte di istituti scolastici, il tutto tramite tre società e una fondazione a lui riconducibili.
Franco, accusata di rivelazione del segreto d’ufficio, avrebbe fatto anche un elenco delle persone che sono state ‘aiutate’ da Boda tramite Federico Bianchi. Tra loro figurano due persone dello staff di Maria Elena Boschi, i volti dell’Antimafia e i parenti dell’ex Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero de Raho. E poi medici, nipoti di suore, bambini, magistrati e fondazioni per la legalità. In molti del tutto ignari della faccenda.
Le dichiarazioni al Pm
La factotum di Boda ha anche spiegato come Bianchi di Castelbianco avesse messo a disposizione una carta di credito per le spese ordinarie della dirigente: “So — ha detto Franco— che la carta era usata per la Boda. Noialtri non prendevamo nessun rimborso per le spese che avevamo anticipato per la Boda. Faceva principalmente spese personali, come chirurgia o parrucchiere o unghie lasciando anche mance generose. Spendeva 1.000 euro a settimana”.
“Tutti i nomi sono stati inseriti nella lista perché segnalati dalla Boda – ha detto la Franco – Mineo (Vincenzo, scomparso lo scorso anno ndr) è stato il direttore dell’aula bunker di Palermo e ha collaborato con la Fondazione Falcone”, dice la donna facendo il nome di altri esponenti della fondazione impegnata nel promuovere la legalità: “Erano stati pagati da Bianchi di Castelbianco”. E ancora: “Daniele Piccirillo dovrebbe essere il fratello della moglie di de Raho o forse il cognato, non ricordo il cognome della moglie non so altro perché la Boda aveva contatti diretti con la moglie di de Raho e non me ne occupavo io.
Non so nemmeno se Piccirillo lavorasse con Bianchi di Castelbianco. Sicuramente non lavorava al ministero o comunque io non l’ho mai visto”. Daniele Piccirillo inoltre è fratello di Raffaele Piccirillo, magistrato della corrente Area e attuale capo di gabinetto del ministro della Giustizia.”Nel corso di uno degli interrogatori di Valentina Franco – riporta il quotidiano ‘La Verità‘ – [il pm] ha cercato di capire se quel Daniele Piccirillo fosse finito, come tanti altri, sul ‘libro paga’ di Federico Bianchi di Castelbianco“. Una cosa è certa: de Raho, di questa vicenda, non ne sa nulla. Occorre inoltre ricordare che molte delle persone che avrebbero ricevuto denaro non erano al corrente della provenienza. Spesso si trattava di cittadini che si sono rivolti al Miur, quindi alla Boda, per chiedere contributi per iniziative lodevoli. E che hanno ricevuto bonifici pensando che tutto ciò fosse normale. Il fatto invece per gli inquirenti è anomalo.
Tra i personaggi citati dalla donna è comparso anche quello di Giovanni Paparcuri l’autista di Falcone e del consigliere Rocco Chinnici, sopravvissuto miracolosamente all’attentato in cui il magistrato, i carabinieri e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico morirono nel luglio del 1983. “Era un testimone – ha raccontato – se ben ricordo, della strage di Capaci e veniva pagato per andare nelle scuole su segnalazione della Boda”. “Sulla lista segnavamo tutti i nomi. Voglio precisare che queste liste che mi avete mostrato contengono sicuramente i nomi contenuti nelle ‘nostre’ liste, che passavo dalla Boda a Bianchi“. E ancora Vettori e Bitossi – ha raccontato l’indagata – collaboravano con Maria Elena Boschi quando era ministro. “Poi sono state assunte da Bianchi per 53mila euro lordi annui, la collaborazione al Miur per alcuni eventi avveniva nell’ambito del contratto di Bianchi su richiesta della Boda“. Poi c’era il dipendente del Quirinale che collaborava con la Boda, per il quale Bianchi pagava le rette scolastiche dei figli in un noto istituto privato romano e “la figlia del magistrato del Consiglio di Stato Michele Corradino“.
Anche Tina Montinaro, si legge su ‘Il Messaggero’ era stata tirata in ballo. Nel verbale viene ricordato che: “In alcuni casi la richiesta di pagamento per il progetto non era legata ad alcuna attività del soggetto che noi indicavamo di pagare con lettera a firma della Boda, ma era semplicemente un modo per pagare quel soggetto per l’attività svolta all’interno del Ministero per la Boda. Ciò non valeva in tutti i casi poiché alcune persone non conoscevano Bianchi“. Stesso discorso anche per le iniziative Antimafia, dove enti e associazioni pensavano di avere un rapporto con il Miur. “Fondazione Falcone la Fondazione Falcone 2 sono voci che probabilmente costituiscono donazioni o comunque Bianchi pagava la Fondazione per qualcosa che ora non so”.
Giovanna Boda dedicava molta cura alle pubbliche relazioni. Ed è in questa direzione che andrebbero ipoteticamente interpretati, secondo il racconto della factotum, anche i regali all’ex ministro Marco Bussetti, acquistati coi fondi dell’editore della Dire: “Infine in Sardegna – ha precisato Franco – ho prenotato un Ncc per il ministro Bussetti su richiesta della Boda, così come ho comprato una penna, una Mont Blanc da regalare a lui”.