Corruzione, c’è più al Nord che in Sicilia. Dove anche i “rassegnati” sono meno

 

LA CORRUZIONE IN ITALIA

In calo le richieste alle famiglie di denaro o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi

 

Nell’ultima indagine (2022-2023) si riscontra una diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente l’intervista rispetto all’edizione del 2015-2016; i cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia.
Nel corso della loro vita si stima che il 5,4% delle famiglie abbia ricevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi; le richieste più frequenti al Centro (6,8%), meno nelle Isole (3,6%).
Diminuisce anche la quota di chi conosce persone che hanno avuto esperienze di corruzione: dal 13,1% (2015-2016) all’8,3% (2022-2023). ISTAT


I cittadini di Sicilia e Sardegna sono quelli che nel corso della propria vita hanno ricevuto meno richieste di corruzione: il 3,6% contro 5,4% in Italia. Il dato, frutto dell’ultima indagine Istat nel periodo 2022-2023, vede però ancora maggior voto di scambio nel Mezzogiorno

 

Sicilia e Sardegna con meno richieste corruttive

Nell’ultima indagine per gli anni 2022 e 2023 si riscontra una diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente l’intervista rispetto all’edizione del 2015-2016.
I cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia. Nel corso della loro vita si stima che il 5,4% delle famiglie abbia ricevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi. Le richieste più frequenti, considerando l’intera vita del soggetto intervistato, al Centro (6,8%), seguito dal Nord-ovest (5,6%), dal Sud (5,4%), dal Nord-est (4,9%), mentre il dato più basso è in Sicilia e Sardegna (3,6%). Rispetto alla rilevazione precedente diminuisce anche la quota di chi conosce persone che hanno avuto esperienze di corruzione: dal 13,1% (2015-2016) all’8,3% (2022-2023).

Per gli imprenditori la percezione è peggiore

I dati raccolti vanno però rapportati anche alla tipologia di intervistati. Così si scopre che per chi è imprenditori, lavoratore in proprio o autonomo, ha una percezione molto peggiore del fenomeno della corruzione in Italia.
Quelli che ritengono si sia obbligati sempre o spesso a pagare nel loro settore di attività sono in questo caso molto più alti nelle Isole, dove raggiungono una quota del 43,3%, seguito dal Sud (42,7%), dal Nord-est (38,5%), dal Centro (38,5%) e infine dal Nord-ovest (31,9%), con una media italiana che è del 38,5%. E in tutta Italia la percezione peggiore è nell’ottenimento di contratti con la Pubblica amministrazione. La corruzione è quindi un “obbligo” nei rapporti con la PA per il 29,9 degli imprenditori ed autonomi delle Isole, seguiti da quello del Centro (29,4%), dal Sud (26,8%), dal Nord-est (25,6%) e dal Nord-ovest (17,2%).

In netto calo il voto di scambio

Dai dati Istat emerge anche come sia particolarmente in calo anche il fenomeno del voto di scambio. La quota di cittadini cui sono stati offerti denaro, beni o agevolazioni in cambio del voto è il 2,7% nel 2022-2023, mentre era il 3,7% nel 2015-2016. In questo caso la percentuale più alta è nelle regioni pensinsulari del Sud (4,2%), seguite da quelle del Centro (3,6%), delle Isole (2,5%), del Nord-ovest (1,6%) e del Nord-est (1,4%). I luoghi dove questa pratica è più concentrata sono i grandi Comuni delle aree metropolitane (4% di chi vi risiede dichiara episodi di richieste di voto di scambio), e riguarda soprattutto le elezioni amministrative (1,9%) piuttosto che le politiche e le europee (0,9% delle richieste).
L’indagine rileva anche l’esperienza indiretta del voto di scambio. Il 3,8% degli italiani tra i 18 e gli 80 anni di età dichiara di conoscere personalmente qualcuno – parenti, amici, colleghi, vicini – a cui è stato offerto qualcosa in cambio del voto in qualche tornata elettorale. Un dato questo che si è più che dimezzato (-54,2%) rispetto alla rilevazione del 2015-2016. Anche in questo caso il primato spetta a Sud (7%), seguito dalle Isole (4,9%), entrambe le ripartizioni con una diminuzione rispettivamente di circa 9 e 10 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente.

Corruzione ok per il lavoro dei figli, sta bene al 20,1%

Istat valuta anche quanto sia ritenuto accettabile che un genitore offra o accetti di pagare per trovare lavoro a un figlio. La risposta è che lo è per il 20,1% degli italiani tra i 18 e gli 80 anni, circa 8 milioni e 695mila cittadini.
Specificamente per il 7,4% è sempre accettabile, per il 12,7% solo in alcune circostanze, mentre farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto è ritenuto accettabile per il 15,9%. Solo il 4,5% (1 milione 947 mila) dei cittadini ritiene, invece, accettabile ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto alle elezioni.
Dare denaro per trovare lavoro a un figlio è una pratica ritenuta più accettabile nelle regioni peninsulari del Sud (23,4%), a cui segue il Centro (20,6%) e il Nord-ovest (20,5%). Le percentuali più basse, sotto la media italiana del 20,1%, sono invece in Sicilia e Sardegna (18,4%), e nel Nord-est dove è una ipotesi valida solo per il 16% dei cittadini. FOCUS SICILIA DiLeandro Perrotta


Anticorruzione, Busìa: “Misurare la corruzione è già un modo per prevenirla e combatterla. Elaborati da Anac criteri oggettivi”

 

“Misurare la corruzione è già un modo per prevenirla e combatterla”.
E’ quanto detto stamane dal Presidente di Anac Giuseppe Busìa introducendo i lavori del convegno organizzato dall’Istat “La misurazione della corruzione in Italia”.
“Ci sono diversi motivi per cui è necessario promuovere a livello nazionale e internazionale metodi efficaci per misurare la corruzione: per comprendere il fenomeno nelle sue diverse manifestazioni; per identificarne e spiegarne i cambiamenti e le evoluzioni nel tempo; per meglio indirizzare la nostra attività istituzionale adottando politiche e azioni guidate dai dati; per identificare contromisure efficaci, e anche per stimare l’impatto delle iniziative anticorruzione su cui stiamo lavorando”.
“Misurare la corruzione per conoscerla e contrastarla meglio incide su due aspetti fondamentali: la crescita economica e lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani. Per questo Anac ha lavorato per individuare migliori pratiche di misurazione della corruzione, lanciando un portale web con studi, dati, indicatori e dashboard sul rischio di corruzione a livello nazionale e locale. “Come Italia abbiamo un primato in questo campo, riconosciutoci anche dall’ONU, che ha utilizzato la nostra esperienza fra gli esempi da portare a modello per gli altri Paesi”.
“In tal modo, la misurazione della corruzione può e deve diventare uno strumento per promuovere la partecipazione e l’impegno della società civile. Solo se questi dati e indicatori saranno ampiamente sfruttati, potranno davvero sostenere i processi di prevenzione della corruzione e di promozione della trasparenza e della integrità pubblica”.
“Per raggiungere questi obiettivi – ha concluso il Presidente Busìa – dobbiamo focalizzarci su strategie e azioni che siano concrete, analitiche, trasparenti e partecipate. Se saremo in grado di farlo avremo la possibilità di fare progressi reali e di rendere la misurazione uno strumento efficace per prevenire e combattere la corruzione, per rafforzare le nostre istituzioni e, infine, rendere più forti le nostre democrazie”. ANAC