Mafia e politica, cosí le elezioni vengono dopate

 

Lirio Abbate su la Repubblica del 12/06/2024
 
Alcuni politici continuano a rivolgersi ai mafiosi per avere appoggio elettorale. E lo ottengono a prescindere dal colore del loro partito di appartenenza. E quel che è grave, quanto lo è il voto di scambio politico mafioso, è che la ‘ndrangheta, in questo caso, riesce a garantire i voti.
Tutto questo ci porta a sostenere, leggendo i documenti che formano le inchieste giudiziarie, che le organizzazioni criminali hanno ancora un massiccio controllo su vaste fasce della popolazione, tanto da imporre il candidato da votare.
E quindi se i politici di destra e di sinistra, ma anche di centro, persistono a cercare i boss per vincere le competizioni elettorali, come emerge dall’inchiesta della procura di Reggio Calabria diretta da 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐁𝐨𝐦𝐛𝐚𝐫𝐝𝐢𝐞𝐫𝐢, evidentemente sanno che l’apporto di voti che può dare la cosca mafiosa è valida.
Da tempo si è invertito il rapporto ‘ndrangheta e politica. Una volta erano i mafiosi che cercavano l’appoggio del politico, ora è il contrario. Nonostante le inchieste e le condanne di questi anni, proprio a Reggio Calabria e a Catanzaro, a quanto pare non sono servite da monito ai politici che vogliono doparsi, iniettandosi nelle vene il fluido mafioso che li trasformerà marchiandoli per sempre.
Non solo, oltre a renderli a disposizione della ‘ndrangheta, le passate inchieste hanno fatto vedere che i mafiosi sono controllati dagli investigatori e quindi molti loro contatti che arrivano dall’esterno delle cosche, vengono registrati.
Quest’ultima indagine fa luce su episodi di ipotizzato condizionamento delle competizioni elettorali per il Consiglio regionale e il Consiglio comunale di Reggio Calabria.
Il dato preoccupante è la mancanza di valori di alcuni candidati, di diversa casacca e diverso colore. E il guaio è che le loro conversazioni sono registrate. E non è la prima volta.
Qualche anno fa sempre a Reggio Calabria, nell’inchiesta “Libro nero”, che coinvolgeva altri mafiosi e politici, era emerso lo stesso metodo. Quella volta c’era un professionista, un dentista, ritenuto collegato ad una cosca della ‘ndrangheta, nel cui studio medico si riunivano presunti affiliati. Qui gli investigatori hanno registrato importanti conversazioni in cui si parlava di politici a disposizione degli ‘ndranghetisti, e si diceva chiaramente che il sostegno fosse dato a candidati di sinistra o di destra, in modo da restare agganciati sempre al vincente.
La ‘ndrangheta non vuole avvantaggiare un colore politico, ha interesse su chi comanda, su chi sarà l’amministratore della cosa pubblica.
𝐈 𝐛𝐨𝐬𝐬 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐨𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐮𝐫𝐧𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 ” 𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒑𝒐𝒔𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆”. O come dice qualche capocosca: “A buon rendere”.
È pur vero che negli ultimi tempi i politici una volta ottenuto il voto dopato provano a tirarsene fuori. E qui c’è il risentimento dei mafiosi che può trasformarsi in violenza.
Ma gli ‘ndranghetisti sanno che il loro candidato quando sarà chiamato in aiuto a rendere il favore elettorale, lui risponderà perché è “a disposizione”.
I giudici che processano chi è accusato di voto di scambio chiedono dove sta il “des”, e occorre dire, anche se giudiziariamente è difficile, che questodes” è implicito, perché all’imputato gli viene dato l’appoggio elettorale in prospettiva che poi lui ripaghi il favore ricevuto.
È la disponibilità del politico, quando il mafioso lo chiederà, che conta per la cosca. E purtroppo 𝐥𝐚 ‘𝐧𝐝𝐫𝐚𝐧𝐠𝐡𝐞𝐭𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐢 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨, 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐨 𝐩𝐨𝐢 𝐥𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐮𝐨𝐭𝐞.
 
 

MAFIA e POLITICA