Nasce il SIULP a Como – da Lavoro comasco del novembre 1981
Il SIULP è il punto di arrivo di un percorso storico, politico e sociale che inizia intorno al 1970 e vede come primi protagonisti gli appartenenti al Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, i quali, più che dalle pesantissime condizioni di vita e di lavoro, vogliono emanciparsi dall’isolamento politico e sociale in cui versano per conquistare dignità di lavoratori tra lavoratori di un Paese civile e democratico.
E’ questa la premessa che indica la direzione di marcia del Movimento per la Smilitarizzazione, la Riforma e la Sindacalizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. I promotori del Movimento, da subito, cercano e sollecitano rapporti e collegamenti sia con CISL CGIL UIL che con i rappresentanti dei partiti, ponendo alla base di questi rapporti l’esigenza strategica di evitare ogni strumentalizzazione partitica del problema ed ogni tentazione corporativa.
Ma anche la categoria degli Operatori di Polizia doveva e voleva assumersi le proprie responsabilità nei riguardi dei cittadini e del Paese con l’impegno a mantenere ogni iniziativa a favore della Riforma nell’ambito della più stretta legalità, evitando ogni e qualsiasi ricaduta sull’efficienza e l’efficacia del servizio svolto per la collettività; si annunciava pertanto, da subito, la rinuncia all’esercizio del diritto di sciopero.
L’ordine delle rivendicazioni del Movimento, infatti, non era casuale: Smilitarizzazione, Riordino e Sindacalizzazione; dunque, l’esigenza primaria era quella di fornire una moderna ed adeguata Sicurezza Pubblica in relazione ai nuovi bisogni che scaturivano dai cambiamenti sociali e politici del Paese.
La Sindacalizzazione avrebbe costituito infine il momento di saldatura tra l’istituzione Polizia e i cittadini per una nuova Cultura della Sicurezza Pubblica incentrata sulla difesa convinta del Sistema democratico e per il definitivo superamento della teoria dei “Corpi separati dello Stato”.
Agli inizi degli anni ’70, si verificano i primi approcci tra i promotori del Movimento ed i principali esponenti di CISL – CGIL – UIL e partiti politici che, unitariamente, stabiliranno le modalità e i tempi delle iniziative necessarie alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della categoria sui temi della riforma e della sindacalizzazione.
Il primo momento di verifica dell’opera di coinvolgimento e proselitismo si ebbe il 2 luglio 1974 a Roma, vicino al Pantheon, dove si tenne una riunione alla quale parteciparono oltre cento poliziotti con la presenza di membri del Parlamento, Segretari Confederali, Magistrati e, per la prima volta, giornalisti.
Sempre in quest’anno si realizzarono due importanti incontri tra poliziotti e sindacalisti: il primo nella sede delle Federazione Unitaria Metalmeccanici a Roma; il secondo nella sede della CGIL ad Ariccia, in provincia di Roma; le adesioni al Movimento avevano superato ogni ottimistica previsione, dimostrando i livelli di maturità e di consenso politico-sociale acquisite dalle problematiche della Riforma degli Apparati di Polizia.
La costituzione dei Comitati.
Il consolidamento dei risultati raggiunti fu fissato dalla costituzione del primo organismo ufficiale di direzione del Movimento: il Comitato nazionale di coordinamento per la Smilitarizzazione, la Riforma e la Sindacalizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza; il Comitato era composto dai Segretari Generali di CISL – CGIL – UIL, da otto poliziotti appartenenti alle diverse qualifiche e dal direttore della rivista “Ordine Pubblico”.
In gran parte degli uffici e reparti del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza si formarono Comitati di Coordinamento provinciali come punti di riferimento organizzativi per i colleghi sul territorio e per la struttura nazionale. Questa prima generazione di quadri fu convocata a Roma il 17 luglio 1975 al primo Convegno Nazionale dove affluirono centoquaranta delegati provinciali.
Fu un ulteriore spinta per il Movimento ad intensificare ed allargare il dibattito sulla Riforma anche attraverso i mezzi d’informazione televisiva e della carta stampata che avevano preso a trattare la questione Riforma con puntualità ed interesse.
Il 15 maggio 1976, nella sede di Roma della FLM, si organizzò il secondo Convegno Nazionale dei quadri del Movimento con l’elezione di un Consiglio Nazionale che ebbe il compito di elaborare le linee organizzative del Sindacato di Polizia.
Inizia il passaggio da Movimento a Sindacato.
La circolare giunse materialmente al consiglio Nazionale dei delegati provinciali del Movimento riunito, quello stesso giorno, al teatro Le Arti di Roma, per eleggere un Direttivo Nazionale composto da 28 dipendenti di polizia, tre rappresentanti della Federazione Unitaria e da Franco Fedeli.
Cominciava cosi, la fase di passaggio da Movimento a Sindacato: nel gennaio del 1977, il Comitato di Coordinamento propose una scheda di adesione al programma del Movimento e, segnatamente, a CISL – CGIL – UIL da far sottoscrivere ai lavoratori di Polizia; l’iniziativa raccolse oltre il 90% dei consensi.
In tutte le province furono eletti i Comitati di Base, vere e proprie strutture rappresentative della categoria che confluirono l’11 febbraio 1977 all’Hotel Parco dei Principi di Roma per il terzo Convegno nazionale quadri.
L’assemblea si svolse in un clima di ottimismo anche per l’impegno del Ministro Cossiga a presentare, entro breve tempo, un progetto di legge organico per la riforma dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza.
Il disegno di legge del Comitato ristretto della Camera dei Deputati.
In tale sede fu dunque approvata una Mozione che chiedeva la costituzione del Sindacato, comunque, entro l’anno in corso e fu eletto un Comitato nazionale ristretto di 6 membri più i rappresentanti di CISL – CGIL – UIL che preparasse politicamente ed organizzativamente tale evento.
Il 12 ottobre 1977, al Palasport di Roma, l’Assemblea nazionale del Movimento si riunì per valutare il testo di un disegno di legge elaborato nel frattempo da un Comitato ristretto della Camera dei Deputati.
Il 1 dicembre successivo, alla Domus Pacis in Roma, insieme a CISL – CGIL – UIL e sotto l’incalzare del terrorismo, i lavoratori di Polizia ribadirono la linea democratica e legalitaria del Movimento.
Alla Domus Pacis fu dato nuovo impulso al momento organizzativo con l’elezione del Consiglio, Direttivo, ed Esecutivo nazionale del costituendo Sindacato di Polizia. Il rapimento e l’assassinio dell’On. Aldo Moro, nel marzo del 1978, procurò allarme e sconcerto nel Paese e di quel fatto ne risentì anche il dibattito sulla Riforma.
Ai promotori del Movimento toccò l’onere di mantenere compatta la categoria e saldi i rapporti con il mondo politico-sindacale.
Furono organizzati incontri nelle scuole e nelle fabbriche, mentre CISL-CGIL-UIL indicevano scioperi simbolici a favore delle rivendicazioni dei poliziotti.
Si trattava di una “forzatura” che rientrò il 20 di quel mese quando si riunì il Consiglio generale nazionale, a Vico Equense (NA), per rinviare la data d’inizio del tesseramento; il Consiglio, tuttavia, approvò il primo progetto di statuto del Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori di Polizia; denominazione definitiva dell’Organizzazione.
Il 4 maggio, nel cinema Adriano di Roma, il massimo organismo del Movimento adottò lo Statuto come atto di nascita ufficiale del Sindacato ed annunciò la preparazione del 1° Congresso Nazionale del SIULP.
L’entrata in vigore della Legge di riforma.
Il 25 aprile 1981 entrò in vigore la legge 121 di riforma dell’ex Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Dal 24 al 27 luglio 1982, all’Hotel Ergife di Roma i delegati di circa 40.000 iscritti celebrarono il 1° Congresso nazionale del Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori di Polizia.
Il Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori della Polizia è il portato storico, politico e culturale del Movimento per la Smilitarizzazione, la Riforma e la Sindacalizzazione dell’ex Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.
Il SIULP, in vista dei vent’anni di attività sindacale svolta, può affermare di aver tenuto fede agli impegni assunti con la categoria e il Paese il 27 luglio 1982 all’Hotel Ergife di Roma nel 1° Congresso Nazionale: soggettività politica per un forte ruolo contrattuale e di sintesi tra l’esigenza di migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’Istituzione Polizia e le giuste rivendicazioni della categoria; adesione e rafforzamento del principio di confederalità per riconoscersi lavoratori tra i lavoratori dello Stato democratico; ferma e convinta coerenza nella scelta dei mezzi di lotta che mai sono stati in contrasto con il bisogno di Sicurezza del cittadino e con l’originaria scelta legalitaria del Movimento.
Questi i parametri di riferimento politico-sindacali che hanno fatto crescere e consolidare l’Autorevolezza sociale dell’Organizzazione e dell’Istituzione di Polizia.
La battaglia del movimento ha prodotto il superamento della realtà dei “Corpi separati” realizzando un cambiamento del rapporto cittadino-Stato e, di conseguenza, un nuovo approccio alle problematiche della Sicurezza pubblica.
Ma, più in generale ha fatto crescere i livelli di coesione sociale in quanto adesione alla Repubblica, alle sue istituzioni e all’Ordinamento democratico.
È utile osservare che questa fase di progresso civile si è verificata nel momento in cui era più necessaria: e cioè, per isolare e battere il fenomeno eversivo come tentativo di indebolire e dividere la democrazia nel nostro Paese.
Oggi è difficile se non impossibile trovare qualcuno che in buona fede possa affermare che la Riforma di Polizia sia stata un errore.
Dunque, si può legittimamente affermare che la scommessa lanciata circa trent’anni fa è stata vinta non soltanto dai poliziotti ma dalla società italiana nel suo complesso.
Questo patrimonio che dobbiamo e vogliamo rivendicare ha sì reso consapevole la categoria delle proprie prerogative politico-sociale, ma ha aumentato il carico di responsabilità all’Organizzazione che l’ha maggiormente ed autenticamente rappresentata.
Il Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori di Polizia ha sempre scelto la strada più lunga per raggiungere l’obiettivo, perché era quella fondata sulla ragionevolezza delle proprie istanze e sul consenso partecipato dei colleghi.
Il SIULP ha sviluppato a tutto campo la propria soggettività politica e il ruolo-guida nel panorama sindacale di Polizia, diventando punto di riferimento riconosciuto per tutti i soggetti politico-istituzionali comunque interessati alla sicurezza pubblica.
In circa vent’anni di attività sindacale, i benefici per i lavoratori di Polizia sono stati notevoli, sia sul piano ordinamentale e di carriera sia in termini economico-professionali.
Prima per ricordarlo a noi stessi, e per offrire elementi di conoscenza a quanti fossero interessati, proveremo a descrivere, in maniera che non può essere esaustiva né completa ma semplicemente indicativa, l’esperienza del Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori della Polizia.
Il periodo immediatamente successivo al 1° Congresso Nazionale si articola su tre indicazioni principali: assestamento organizzativo; costruzione della prima piattaforma rivendicativa; attuazione della legge di Riforma 121/81.
Consiglio Generale e Direttivo Nazionale si riuniscono frequentemente per venire incontro al bisogno delle strutture territoriali di informazioni e direttive utili a coinvolgere ed indirizzare i lavoratori sugli obiettivi prefissati.
Obiettivi né semplici, né facili per una categoria del tutto inesperta sulle tematiche sindacali e con una controparte determinata ed espertissima nella strategia del “muro di gomma”.
Per questo, il 3° Consiglio Generale di Rimini (gennaio 1983) nell’approvare la piattaforma contrattuale raccomandava: “un più stretto raccordo con le Federazioni Unitarie CISL – CGIL – UIL, soprattutto a livello periferico”.
Il 1° Contratto nazionale di lavoro fu approvato dal Consiglio Generale convocato a Roma il 18 dicembre: circa un anno di mobilitazione e manifestazioni in tutta Italia per conquistare il primo importante strumento che concretizzava il principio di autotutela dei lavoratori di Polizia.
Principio che sarà rafforzato dall’accordo sulla contrattazione decentrata, firmato a luglio 1984, che assegna un ruolo di agente contrattuale alle strutture territoriali, confermando la natura di sindacato di base del SIULP.
Con l’adesione alla UISP (Union Internationale Des Syndicates de Police), si allargavano gli orizzonti culturali e politico-sindacali per acquisire le esperienze necessarie a consolidare il ruolo propositivo dell’Organizzazione.
Ad Isola delle Femmine (Palermo) nel maggio del 1985 oltre 420 delegati in rappresentanza di tutte le provincie italiane, CISL – CGIL – UIL e gli esponenti dei partiti politici danno vita alla 1° Conferenza di Organizzazione del SIULP che sancisce un ulteriore avanzamento della maturità sindacale della categoria e della capacità organizzativa.
Questo salto qualitativo del Sindacato Unitario lo si rileva nella piattaforma rivendicativa per il 2° contratto nazionale di lavoro approvata il 25 luglio 1985 dal Direttivo Nazionale.
Infatti, oltre ai miglioramenti retributivi si propone l’istituzione del Comparto Sicurezza, come area contrattuale omogenea nell’ambito del pubblico impiego; nonché l’individuazione di tre grandi “Settori” per una diversa articolazione organizzativa della Polizia di Stato.
Il SIULP conferma così la sua soggettività politica e l’indirizzo per un rafforzamento delle capacità operative degli Apparati di Polizia e per una “Vertenza Sicurezza” che coinvolga i cittadini sulle tematiche per una nuova politica della Sicurezza pubblica.
D’altra parte, in questo periodo, il Paese è scosso dall’assassinio a Roma di Ezio Tarantelli, intellettuale di area CISL, da parte delle brigate rosse, mentre a Palermo la delinquenza mafiosa alza il tiro sulla Polizia di Stato con gli omicidi dei colleghi Beppe Montana e Ninì Cassarà funzionari della locale Squadra Mobile.
Il nuovo regolamento per i Reparti Mobili (febbraio 1986) e il cosiddetto Atto Senato 56, impegnano il SIULP in un’azione di stimolo e di vigilanza per ottenere che tali atti normativi fossero a favore della categoria e non consentissero spazi di “rivincita” per chi sperava ancora di bloccare o ritardare l’attuazione della Legge di Riforma 121/81.
Il 1987, si caratterizza per le manifestazioni a favore della Vertenza Sicurezza che le strutture regionali e provinciali del SIULP organizzano in tutta Italia, in coincidenza con i Congressi territoriali in vista della 2° Assise nazionale della categoria.
SIULP – CISL – CGIL – UIL, al massimo livello di rappresentanza manifestano contro il terrorismo al Teatro Brancaccio di Roma stracolmo di colleghi provenienti da tutte le provincie.
A fine giugno ’87 a Chianciano, si celebra il 2° Congresso nazionale come ulteriore proiezione della crescita della categoria e del rapporto società-sicurezza pubblica.
A cinque anni dalla nascita, il SIULP presentava alla categoria un bilancio positivo: due contratti di lavoro e la contrattazione decentrata, su orario d lavoro, straordinario, turni di servizio; legge 668 (ex Atto Senato 56) che facilitava la progressione di carriera e il recupero economico delle anzianità di servizio.
In quest’anno il SIULP crea un nuovo e più adeguato strumento di visibilità politica: la rivista “Progetto Sicurezza”, organo di informazione e di approfondimento tematico dei problemi attinenti la Sicurezza Pubblica.
Viene proposta anche una serie di servizi per la categoria quali: un programma previdenziale e un’assicurazione per la copertura dei rischi professionali derivanti dall’uso legittimo delle armi in dotazione.
Le elezioni per i rappresentanti del personale nel Consiglio di Amministrazione, confermano il consenso dei lavoratori al SIULP con oltre 30.000 voti.
Il Comparto Sicurezza e il riordino delle carriere, con l’equiordinazione di Comparto, diventano obiettivi strategici del Sindacato e posti nella piattaforma per il 3° Contratto Nazionale di lavoro.
Obiettivi ampiamente socializzati con un Convengo a Salsomaggiore e una consultazione di base tra i 35.000 iscritti al SIULP; un primo, sia pur parziale, risultato si riscuote con la cosiddetta “legge Giacometti” (gennaio 1989).
L’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale (24 ottobre) trova il sindacato su una posizione molto critica non sul nuovo rito accusatorio, che di per sé rappresenta una conquista, ma sulla situazione di profonda crisi che il sistema giustizia attraversa e che renderà assai difficile la gestione, soprattutto per ciò che riguarda il rapporto Pubblico Ministero – Polizia Giudiziaria.
Infatti, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, si registra un bilancio tutt’altro che positivo della giustizia, nelle relazioni dei Procuratori generali delle grandi città.
Anche il Comparto Sicurezza, chiarisce il SIULP nel convengo di Milano (aprile 1989) va visto come strumento non solo di rivendicazioni di categoria ma come impulso al Coordinamento delle forze di Polizia; elemento importante per un più adeguato modello di sicurezza pubblica.
Gli anni novanta si chiudono con la conquista del 3° contratto nazionale di lavoro, un nuovo accordo quadro nazionale per la contrattazione decentrata che introduce la sperimentazione della “settimana corta” e con il Consiglio Generale nazionale riunito a Pescara (dicembre 90) che apre la fase per l’elezione dei delegati al 3° congresso nazionale del SIULP.
Il 1991 è l’anno del decennale, della legge di riforma 121/81 e, quindi, della nascita del Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori di Polizia.
L’Organizzazione nei primi anni ’90.
Il 3° Congresso nazionale dell’organizzazione (giugno 1991) risponde al bisogno di un bilancio e di una verifica dei dieci anni trascorsi con un’analisi articolata e precisa offerta dalla relazione d’apertura dei lavori.
La prova era stata superata: pur nuotando controcorrente fra ostacoli, contraddizioni, egoismi, corporativismi, demagogie eravamo cresciuti; come categoria e come Sindacato.
Non si tratta di autocompiacimento ma di dati reali sulla composizione dell’universo sindacale della Polizia di Stato.
Nonostante il proliferare di sigle, agevolato dalla politica “ecumenica” dell’Amministrazione, il SIULP rappresenta oltre il 50% dei lavoratori di Polizia sindacalizzati: con il maggiore addensamento di iscritti nella fascia d’età che va dai 26 ai 30 anni; con ben oltre cinquemila aderenti con meno di 25 anni.
Per la Sicurezza pubblica si denuncia l’assenza di un progetto coerente e complessivo di attacco alla criminalità; cioè di una politica della sicurezza pubblica come risultante sinergica di un sistema che comprende diverse variabili economiche, normative, giudiziarie, carcerarie, Pubblica Amministrazione, Enti locali.
La relazione rileva che nessuna polizia al mondo può migliorare di molto la situazione finché perdura il massimo di malinteso garantismo coniugato al minimo di efficienza dello Stato in generale e della giustizia in particolare: il cui funzionamento influisce in modo rilevante sull’efficacia dell’azione di polizia.
Ma la Polizia di Stato ha fatto passi in avanti, riconosciuti un po’ da tutti mentre gli altri apparati si muovono in direzioni diverse.
Il documento congressuale denuncia che il coordinamento sancito dalla legge 121/81 risulta inapplicato, nell’indifferenza di tutti.
Il Congresso s’interroga se non sia ormai necessario costituire un unico corpo di polizia nazionale eliminando duplicazioni, triplicazioni, diseconomie per conferire al sistema maggiore efficienza ed efficacia.
Si decide quindi di rilanciare la battaglia su questo fronte per far conoscere al Paese le cause che impediscono l’attuazione del coordinamento; dieci anni di lotta hanno pure confermato il nostro essere parte del mondo confederale come fattore base dell’unitarietà e del pluralismo del SIULP.
Il Consiglio Generale di Orvieto (ottobre 91) sviluppa e articola la politica e i traguardi del sindacato sulla base dei deliberati congressuali.
In tale sede, arriva notizia di una sentenza del Corte Costituzionale favorevole ad un ricorso dei sottufficiali dell’Arma che crea gravissime sperequazioni fra gli appartenenti alle Forze di Polizia, a danno degli appartenenti alla Polizia di Stato.
L’Organizzazione mobilita la categoria a difesa dei propri diritti e per un complessivo equiordinamento delle carriere nell’ambito del Comparto Sicurezza.
Il 1992 è un anno molto difficile per il Paese e per il SIULP.
L’assassinio del collega Aversa e di sua moglie a Lametia Terme; le stragi di Capaci e di via D’Amelio, che tolgono la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro,Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Claudio Traina e Vincenzo Limuli, segnano il raggiungimento del massimo livello di scontro tra l’antistato criminale e lo Stato democratico.
Parallelamente sugli operatori di polizia si abbatte in modo dirompente la sentenza della Corte Costituzionale che, accogliendo un ricorso di alcuni sottufficiali dei carabinieri, li equipara in tutto e per tutto agli ispettori della Polizia di Stato, scompaginando l’assetto ordinamentale degli apparati di polizia, già stabiliti dalla legge 121/81.
L’applicazione tout-court di tale sentenza avrebbe provocato gravi ed ingiustificate sperequazioni in danno dei nostri sovrintendenti e dei sottufficiali degli altri apparati di polizia.
Forti sono le ripercussioni all’interno della categoria così come immediata e ferma è la presa di posizione del Sindacato che chiede un provvedimento normativo che riequilibri ed armonizzi le carriere dell’intero Comparto Sicurezza.
Questo risultato viene accolto dal Consiglio Generale di Gaeta (marzo 1992) e si riscontra nel D.L. del 5/1/92 che estende ai Sovrintendenti e ai sottufficiali i benefici economici derivanti dall’esplicazione della famigerata sentenza e nella legge 216/92 che delega il Governo a riordinare le carriere e ad istituire il Comparto Sicurezza: su queste premesse viene articolata la piattaforma rivendicativa per il 4° contratto nazionale di lavoro.
A giugno il Direttivo Nazionale e i Segretari regionali del SIULP si riuniscono a Palermo unitamente a CISL CGIL UIL per ribadire la volontà e la capacità di lottare contro la delinquenza mafiosa.
Il 18 giugno a Roma si incontrano i quadri femminili dell’organizzazione per fare il punto sull’esperienza Donne in Polizia e creare un coordinamento per i problemi specifici.
Nel mese di ottobre, per la prima volta, il Sindacato Unitario e il Sindacato Autonomo (SAP) manifestano insieme contro l’istituzione di un “Segretariato generale della P.S.” teso a ridimensionare la centralità del Dipartimento della P.S. nel sistema sicurezza con pericolosi riflessi sull’istituzione civile dell’Autorità di Pubblica Sicurezza.
Tutti questi fatti avevano, comunque, creato momenti di tensione e di discussione anche all’interno del SIULP la cui unitarietà, per rimanere ricchezza dell’organizzazione, abbisognava di continue verifiche.
Il Consiglio Generale di Castellammare di Stabia (dicembre 1992) affronterà questa esigenza con un appassionato e coraggioso dibattito che produrrà cambiamenti al vertice del Sindacato senza scalfirne né il ruolo contrattuale né la capacità di tutela nei confronti di diritti e bisogni della categoria.
Il Consiglio individuerà in una nuova Conferenza d’Organizzazione lo strumento più adatto per coinvolgere appieno la categoria nella discussione sulle tematiche organizzative del SIULP.
La seconda conferenza d’Organizzazione.
Due momenti propedeutici alla Conferenza d’Organizzazione si verificano con i seminari di Agnano (marzo 1993) e Brescia (maggio 1993), che allargano il dibattito ai cambiamenti sociali nel Paese per individuare il modo di collegarsi ad essi, confermando la soggettività politica dell’Organizzazione.
Nel mese di ottobre di quest’anno due grandi manifestazioni (Genova e Bari) del Sindacato Unitario dimostrano la compattezza della categoria sull’obiettivo strategico del Comparto Sicurezza. Infatti SIULP e CISL CGIL UIL, per la prima volta, presentano al Governo una piattaforma rivendicativa unitaria per Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo delle Guardie Forestali; cioè tutti i lavoratori organizzati dalle Confederazioni e condivisa dalle Rappresentanze militari del Comparto Sicurezza.
La seconda Conferenza d’Organizzazione si apre il 29 novembre all’albergo Fortuna di Chianciano Terme e si conclude il 1° dicembre.
Il Sindacato Unitario era cresciuto e con esso erano cresciuti i lavoratori di polizia in termini di consapevolezza politica e di capacità di autoprotezione. Anche le dinamiche e il quadro politico-sociale nel Paese era profondamente mutato.
Il SIULP come soggetto politico non poteva e non voleva rimanere avulso dai cambiamenti e riconosceva il bisogno di confrontarsi con la nuova realtà.
La Conferenza d’Organizzazione approfondì le questioni sul tappeto con particolare riferimento ai principi fondativi della Confederalità, dell’Unitarietà e del pluralismo.
Posto che tali principi, storicamente acquisiti costituivano valori imprescindibili per il SIULP, si rilevava la necessità di farli diventare patrimonio politico-culturale di tutta la categoria.
La Conferenza d’Organizzazione, dunque, concludeva: “L’unità del SIULP è un bene irrinunciabile e fa del pluralismo, promuovendolo, la sua base costituente, sede di confronto tra idealità diverse e di ricerca di sintesi sul terreno della capacità e delle risposte ai problemi della categoria e complessivamente della collettività”.
La nascita del “Comparto Sicurezza”: il I Contratto di Comparto.
Il 1994 si apre con tre problemi sul tappeto: il riordino delle carriere, il Comparto Sicurezza e il Contratto nazionale di categoria.
Ma non vengono tralasciati i temi più generali della Sicurezza pubblica, affrontati nei “Forum” organizzati dal SIULP con i massimi esponenti istituzionali e politico-sindacali riportati sulla rivista “Progetto Sicurezza”.
Nel numero di marzo-aprile viene pubblicata la relazione conclusiva del gruppo di lavoro misto Ministero dell’Interno, Ministero di Grazia e Giustizia, Associazione Nazionale Magistrati, CISL, CGIL UIL e SIULP, sui problemi delle sedi più esposte agli attacchi della criminalità organizzata.
Nel mese di luglio ha luogo la prima manifestazione nazionale organizzata unitariamente dal SIULP- CISL CGIL UIL , Polizia Penitenziaria e Forestali e dove si richiede che alle trattative per il Contratto partecipino anche i COCER dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Il Sindacato Unitario, dunque, rafforza la prospettiva del Comparto Sicurezza non solo come area contrattuale ma anche come momento di maggiore partecipazione per tutti gli operatori degli Apparati di sicurezza.
D’altra parte, questa impostazione viene condivisa dai COCER di Carabinieri e Finanzieri e convince le Amministrazioni a seguire la strada indicata dal SIULP per un’effettiva razionalizzazione del sistema Sicurezza.
Il 12 ottobre una grande manifestazione nazionale a Roma vede la partecipazione di tutti i lavoratori del Comparto (sono segnalate 20.000 presenze) e dei Segretari Generali di CISL CGIL UIL che convalida la strategia unitaria dell’Organizzazione.
La mobilitazione e gli sforzi degli operatori di polizia vengono ripagati con il decreto legislativo 195/95 che definisce il nuovo sistema di relazioni sindacali del Comparto Sicurezza e del D.L. 197/95 che riordina le carriere non direttive degli apparati di polizia.
Sulla base della nuova normativa viene stipulato quello che sarà il 1° contratto nazionale di lavoro del Comparto Sicurezza che sarà approvato a Chianciano nel luglio 1995 dei direttivi unitari di SIULP CISL CGIL UIL – Polizia Penitenziaria e Polizia Forestale.
I cambiamenti realizzati erano di notevole spessore: la definizione di regole sindacali certe con riguardo alle rappresentanze civili e militari all’interno del Comparto; il riassetto ordinamentale e dei percorsi professionali di tutti gli operatori del settore: il recupero del potere d’acquisto dei salari, il miglioramento delle condizioni di lavoro della categoria. Con questi risultati, il SIULP si poteva avviare al momento di massimo confronto con i lavoratori: il 3° Congresso Nazionale
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