La teca contenente i resti compattati della Fiat Croma in cui persero la vita Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani devono tornare, per restarci, alla Caserma Lungaro sede del Reparto Scorte della Questura di Palermo come già avviene per la Fiat Croma in cui persero la vita Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, stabilmente ospitata presso la Scuola di Formazione della Polizia Penitenziaria di Roma.
E’ quanto chiede il Gruppo veterani del Reparto Scorte di Palermo dopo essersi consultato anche con molti dei famigliari delle vittime.
Le risorse umane oggi impegnate nella movimentazione, assistenza e sorveglianza della teca potrebbero così tornare ad assolvere a tempo pieno gli ordinari compiti d’istituto e le non modeste risorse economiche ora occorrenti per i frequenti trasferimenti della teca potrebbero essere utilmente destinate ad alimentare un apposito fondo nazionale finalizzato alla formazione presso gli istituti scolastici alla cultura della legalità curata da uomini delle Forze dell’Ordine in servizio o in congedo.
Questi, in estrema sintesi, gli obiettivi che ci si propone di conseguire con l’istanza trasmessa nei giorni scorsi ai vari soggetti istituzionali a cui spetta la decisione.
“Preciso che Antonio non era il capo scorta”
”Quella teca che va in giro per l’Italia e che per noi rappresenta la tomba dei nostri cari, non dovrebbe andare in giro per l’Italia come un fenomeno da baraccone”
“Secondo la maggior parte dei famigliari e dei colleghi di Antonio dovrebbe essere lí, alla Caserma Lungaro”
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La CASERMA dedicata a PIETRO ERMELINDO LUNGARO
Nella caserma Lungaro a Palermo, sede del reparto scorte della Questura, gli studenti del liceo artistico “Vincenzo Ragusa e Otama Kiyohara” hanno realizzato due murales raffiguranti le vittime delle stragi di Via D’Amelio e Capaci.
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