La famiglia Borsellino cita la presidenza del Consiglio e il Viminale. Le precisazioni dell’avvocato Trizzino

 

FIAMMETTA, MANFREDI e LUCIA BORSELLINO

11.7.2024 Caltanissetta, i figli di Borsellino citano la presidenza del Consiglio e il Viminale: “Sono responsabili civili per il depistaggio fatto dai poliziotti”.
Nell’udienza preliminare in cui sono indagati quattro investigatori l’avvocato Fabio Trizzino, legale di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino ha chiesto la costituzione di  parte civile contro i nuovi imputati.

 


FABIO TRIZZINO
(*) A scanso di equivoci, la citazione del responsabile civile nell’odierna udienza preliminare da parte dei figli del Giudice Borsellino, costituisce un atto tecnico dovuto.
Nessuna implicazione di tipo politico.
Anzi, su questo fronte, colgo l’occasione per ringraziare l’attuale governo e la Presidente Colosimo perché sono stati gli unici che, finalmente,  hanno dato la possibilità ai figli del Giudice Borsellino di rappresentare dinanzi alla Commissione nazionale antimafia, la tragica e terribile vicenda riguardante il loro congiunto.

(*) Legale di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino


Legale figli: “Scenario sembra coinvolgere numerosi livelli istituzionali”

 

“Continuiamo il nostro impegno in ogni sede e in ogni ambito alla ricerca della verità”, ha affermato l’avvocato Fabio Trizzino, marito e legale di Lucia Borsellino, una delle figlie del magistrato ucciso dalla mafia, a margine dell’udienza. “Fiducia nelle istituzioni e nella magistratura in particolare. Questa ulteriore appendice sul depistaggio che nasce dal troncone principale costituisce una parentesi importante rispetto al coinvolgimento in quella stagione stragista, sullo sfondo, comunque, di uno scenario che sembra coinvolgere numerosi altri livelli istituzionali”. 


Borsellino, processo per 4 poliziotti accusati di depistaggio

Udienza preliminare questa mattina dinanzi al gup del tribunale di Caltanissetta per i quattro poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Questa mattina sono state depositate le richieste di costituzione di parte civile e diversi avvocati hanno chiesto la citazione, come responsabili civili, della presidenza del consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno. Presenti in aula gli imputati Giuseppe Di Gangi e Vincenzo Maniscaldi.
Il legale di quest’ultimo, l’avvocato Giuseppe Panepinto, ha chiesto un termine per esaminare le richieste di costituzione di parte civile. “Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità – dichiarano gli avvocati Fabio Trizzino e Vincenzo Greco, legali dei figli di Paolo Borsellino sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino.
Abbiamo massima fiducia nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare. Questo processo è un’appendice del processo principale che si è concluso che fa parte di una cornice all’interno della quale sembra esserci il coinvolgimento di vari livelli istituzionali”.

 

Depistaggio, i parenti di Paolo Borsellino citano presidenza del Consiglio e Viminale

VIDEO RAI NEWS

Durante l’udienza preliminare contro 4 poliziotti accusati di depistaggio per la strage di via d’Amelio, hanno chiesto la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno

Un atto dovuto non un’accusa politica. Così Fabio Trizzino, l’avvocato dei figli di Paolo Borsellino, ha spiegato la decisione di chiedere la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno nell’ultimo ramo d’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Una scelta non nuova nei vari processi che si sono succeduti in questi quasi 32 anni trascorsi dall’attentato che costò la vita al giudice Borsellino e a 5 agenti della sua scorta.
Quella che si è svolta stamattina a porte chiuse a Caltanissetta è la prima udienza preliminare contro 4 agenti che facevano parte del gruppo d’indagine “Falcone Borsellino”: Giuseppe Di Gangi, Vincenzo  Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli.
A guidare il pool era l’ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, ritenuto il regista del depistaggio.
I 4 poliziotti sono finiti sotto indagine dopo le loro testimonianze al processo contro altri tre agenti accusati di depistaggio. Per la Procura, troppi i loro “non ricordo”.
“Questo è solo un altro tassello di un quadro molto più ampio e complesso che vede coinvolti vari livelli istituzionali”, ha dichiarato l’avvocato Trizzino. Anche il legale di Salvatore Borsellino ha presentato la stessa richiesta.
Il gup si è riservato di decidere e ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre RAI NEWS

 


Strage di via D’Amelio, i figli di Borsellino citano la Presidenza del consiglio e il Viminale come responsabili civili

 

Al tribunale di Caltanissetta c’è stata questa mattina l’udienza preliminare per i quattro poliziotti –  Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli –  accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso al processo di primo grado in cui imputati erano altri tre agenti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio.  Sono state depositate le richieste di costituzione di parte civile. I legali dei figli di Borsellino, Fiammetta, Lucia e Manfredi, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno.
Presenti in aula gli imputati Giuseppe Di Gangi e Vincenzo Maniscaldi. Il legale di quest’ultimo, l’avvocato Giuseppe Panepinto, ha chiesto un termine per esaminare le richieste di costituzione di parte civile.
«Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità – dichiarano gli avvocati Fabio Trizzino e Vincenzo Greco, legali dei figli di Paolo Borsellino – sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino. Abbiamo massima fiducia nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare. Questo processo è un’appendice del processo principale che si è concluso che fa parte di una cornice all’interno della quale sembra esserci il coinvolgimento di vari livelli istituzionali». 11 luglio 2024 • DOMANI


Borsellino, i figli chiedono la citazione del governo. L’avvocato: “Atto dovuto, nessuna ostilità”

 

I figli di Paolo Borsellino hanno chiesto la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri. L’avvocato Trizzino: “Se c’è un governo che ha dato una mano a far luce è stato l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni”


Morte Borsellino, i figli contro Presidenza del Consiglio e Viminale come responsabili civili del depistaggio di 4 agenti

 

I figli di Borsellino e il fratello, nel corso della prima udienza preliminare a carico di 4 agenti accusati del depistaggio delle indagini, hanno chiesto la costituzione di parte civile e hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno
Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino, figli del giudice Paolo Borsellino, nel corso della prima udienza preliminare, che si è tenuta questa mattina a Caltanissetta a carico di 4 agenti accusati del depistaggio delle indagini, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno. Stessa richiesta avanzata, attraverso il legale, dal fratello del magistrato, Salvatore, fondatore del movimento delle Agende rosse.

«Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità – dichiarano gli avvocati Fabio Trizzino e Vincenzo Greco, legali dei figli di Paolo Borsellino – sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino. Abbiamo massima fiducia nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare. Questo processo è un’appendice del processo principale che si è concluso che fa parte di una cornice all’interno della quale sembra esserci il coinvolgimento di vari livelli istituzionali».
Gli agenti indagati sulla strage di via D’Amelio sono Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, gli stessi che fecero parte del pool investigativo «Falcone Borsellino».
Troppi i loro «non ricordo», pronunciati l’uno dopo l’altro, durante il processo di primo grado nei confronti di altri tre agenti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio. Sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara (oggi sostituito dall’avvocato Riccardo Lo Bue). In aula erano presenti, Vincenzo Maniscaldi e Giuseppe Di Gangi. A sostenere l’accusa il Pm Maurizio Bonaccorso.

Salvatore Borsellino: «Impediremo passerelle, basta depistaggi»

«Anche quest’anno, come e ancor più degli altri anni, le manifestazioni per l’anniversario della strage di via D’Amelio non saranno, come purtroppo ormai succede per il 23 maggio, una parata e un’occasione di passerelle per personaggi istituzionali anche reduci da condanne penali per contiguità alla mafia, per amministratori eletti grazie all’appoggio della mafia e per chi vuole fare passare queste stragi soltanto come stragi di mafia. Ma denunceremo i depistaggi e le falsificazioni che ancora, a più di 30 anni di distanza, allontanano la verità e la giustizia per quella che è stata invece una strage di Stato».
Lo ha detto Salvatore Borsellino presentando il programma delle iniziative a cura della «Casa di Paolo» che a partire dal 16 e fino al 19 luglio si terranno per ricordare il magistrato e i cinque agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
«Assistiamo agli attacchi che vengono portati quotidianamente dallo stesso governo – ha proseguito – all’indipendenza della magistratura. Ribadiremo il nostro sdegno per le indagini incomplete, l’assenza di processi e i depistaggi riguardanti la sparizione dell’agenda rossa che di queste stragi costituisce la scatola nera e che rappresenta il simbolo del nostro movimento». CORRIERE DELLA SERA 11.7.2024


Strage di via D’Amelio, i figli di Borsellino contro Presidenza del Consiglio e Viminale: responsabili civili del depistaggio

 

I tre figli del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta il 19 luglio 1992, si scagliano contro quelle stesse istituzioni che abbandonarono il padre.
Così Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino nel corso dell’udienza preliminare tenuta questa mattina nel processo a carico di Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco, i quattro poliziotti accusati di depistaggio in relazione alle indagini sulla morte del giudice, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno.
Stessa richiesta avanzata, attraverso il legale, dal fratello del magistrato, Salvatore, fondatore del movimento delle Agende rosse.
Continuiamo il nostro impegno in ogni sede e in ogni ambito alla ricerca della verità. Fiducia nelle istituzioni e nella magistratura in particolare. Questa ulteriore appendice sul depistaggio che nasce dal troncone principale costituisce una parentesi importante rispetto al coinvolgimento in quella stagione stragista, sullo sfondo, comunque, di uno scenario che sembra coinvolgere numerosi altri livelli istituzionali”, ha spiegato Fabio Trizzino, marito e legale di Lucia Borsellino, a margine dell’udienza tenuta a Caltanissetta. Il gup si è riservato di decidere e ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre.
Lo “scenario” è quello del processo ai quattro agenti che facevano parte del pool investigativo “Falcone Borsellino”, guidato dal dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera (deceduto nel 2002) e che si occupò delle prime indagini sulla strage di via D’Amelio e che soprattutto gestì la collaborazione con la giustizia di Vincenzo Scarantino, indotto a rendere false dichiarazioni sull’attentato sottoponendolo a minacce, maltrattamenti e pressioni psicologiche (vicende che hanno visto prescritti l’ex dirigente Mario Bò e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo)
Da testimoni i quattro agenti oggi alla sbarra sono diventati imputati, a processo per depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Troppi i “non ricordo” pronunciati dai quattro agenti, con i giudici del tribunale nisseno che avevano deciso di mandare i verbali delle loro deposizioni in Procura al termine del processo per il depistaggio che ha visto imputati Bò, Mattei e Ribaudo. L’UNITÀ 11.7.2024


Paolo Borsellino: figli citano Presidenza del Consiglio e Viminale/ “Responsabili civili del depistaggio”

 

I figli di Paolo Borsellino hanno chiesto la citazione della Presidenza del Consiglio e del Viminale in qualità di responsabili civili per i depistaggi sulla morte del giudice antimafia

Si è tenuta nella giornata di oggi – giovedì 11 luglio 2024 – l’udienza preliminare contro i quattro poliziotti che sono accusati di depistaggio per la morte del giudice Paolo Borsellino, accusati di aver ‘coperto’ i colleghi Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo; alla presenza dei figli del giudice antimafia – Fiammetta, Lucia e Manfredi – che oltre a costituirsi parte civile nel processo hanno anche chiesto la citazione a giudizio della Presidenza del Consiglio e del Viminale. Secondo i figli di Paolo Borsellino, le istituzioni dovrebbero essere ritenute responsabili civili di tutta la lunga trafila di depistaggi e – soprattutto – per non aver mai fatto nulla per ritrovare la famosa agenda rossa del giudice; con l’ipotesi che quest’ultima possa contenere qualche dettaglio scottante su dei politici di spicco negli anni delle stragi mafiose.
Prima di arrivare ai figli del giudice, vale la pena ricordare che a processo oggi sono finiti i quattro agenti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che facevano parte del gruppo d’indagine ‘Falcone-Borsellino’ e che avrebbero (ma spetterà al tribunale definirlo) nascosto la verità sui depistaggi grazie ad una serie ripetuta di “non ricordo” durante il precedente processo a carico dei già citati Bo, Mattei e Ribaudo che un paio di mesi fa sono stati prosciolti con la formula di ‘non luogo a procedere per intervenuta prescrizione’.

I legali dei figli di Paolo Borsellino: “La citazione a Viminale e Presidenza è un atto dovuto, nessuna ostilità con il Governo”

“Non c’è nessuna ostilità nei confronti del Governo – precisa oggi l’avvocato Fabio Trizzino che segue i figli di Paolo Borsellino – [ma] si tratta di un atto dovuto, a cui non bisogna dare assolutamente alcuna enfasi, né valenza politica” e che mirerebbe ad “una eventuale azione risarcitoria nei confronti di chi in quel momento era responsabile istituzionale”. Non solo, perché il legale ci ha tenuto a precisare che a differenza di quanto “avvenuto con gli altri governi precedenti”, quello presieduto da Giorgia Meloni è stato l’unico ad aver “dato una mano a far luce su certi altarini“, ricevendo i figli di Paolo Borsellino “in Commissione Antimafia”.
“Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità– ha continuato Trizzino in un breve scambio con i giornalisti dopo l’udienza di oggi -, sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino” e sempre fiduciosi “nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare”. Mentre parlando del processo vero e proprio ha ricordato che si tratta di “un’appendice del processo principale che si è concluso” e che sembra aver dimostrato che i depistaggi sulla morte del giudice hanno coinvolto “vari livelli istituzionali” che ora dovranno essere indagati e chiariti.

Nel frattempo, il legale di Maniscaldi ha chiesto una data entro cui esaminare le richieste di costituzione delle parti civili con il Gup che ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre; mentre l’avvocato di stato Giuseppe La Spina si è costituto – a sua volta – parte civile per conto della Presidenza del Consiglio e per il Ministero della Giustizia (in quanto parte danneggiata dal reato), ma anche per il Ministero dell’Interno in qualità di parte offesa.


Omicidio Paolo Borsellino, lo Stato fu responsabile del depistaggio: l’accusa della famiglia

Essendo ormai chiaro che il depistaggio delle indagini sulla morte di Paolo Borsellino venne pianificato dagli apparati dello Stato prima ancora che si consumasse la strage di via D’Amelio, la decisione dell’avvocato Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia del magistrato ucciso e marito della figlia Lucia, di costituirsi contro il Ministero dell’interno e la Presidenza del Consiglio dei ministri, non può non essere che un “atto dovuto”. Lo ha ribadito infatti egli stesso ieri mattina davanti al gup di Caltanissetta Davide Santucci dove è in corso l’udienza preliminare nei confronti dei poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, tutti ex appartenenti al gruppo di indagine“Falcone-Borsellino”, accusati di aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo di primo grado sulla gestione del falso pentitoVincenzo Scarantino.

La nuova inchiesta di Caltanissetta nasce proprio a seguito della sentenza di quel processo celebrato nei confronti di altri tre poliziotti: Mario Bò, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
Chiamati a testimoniare sulle condotte tenute dai loro colleghi, Zerilli disse 121 non ricordo, Tedesco 100 e Di Gangi 110. Maniscaldi, invece, andò anche oltre, riferendo circostanze false.
Il presidente del collegio Francesco D’Arrigo, visto il comportamento omertoso e reticente dei quattro poliziotti, decise allora di trasmettere gli atti affinché si procedesse nei loro confronti per falsa testimonianza. Convocati in Procura, prima del rinvio a giudizio, i quattro nei mesi scorsi si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. “Nel clima di omertà istituzionale il dibattimento ha consentito di cristallizzare quattro ipotesi nelle quali soggetti appartenenti o ex appartenenti alla polizia di Stato e al gruppo Falcone e Borsellino hanno reso dichiarazioni insincere”, si legge nella sentenza di D’Arrigo, che dedica poi grande spazio alla sparizione dell’agenda rossa su cui il magistrato annotava i suoi appunti.

“Può ritenersi certo — prosegue — che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile ad una attività materiale di Cosa nostra”. “Quel che è certo è che la gestione della borsa di Borsellino dal 19 luglio al 5 novembre è ai limiti dell’incredibile: nessuno ha redatto un’annotazione o una relazione sul suo rinvenimento, nessuno ha proceduto al suo sequestro, nonostante da subito vi fosse stato un evidente interesse mediatico”, aggiunge. Nel mirino dei magistrati è finito l’allora capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera, morto per un tumore al cervello nel 2002.
L’alto funzionario è ritenuto ormai il “regista” dell’operazione Scarantino, anche se i magistrati hanno escluso che fosse colluso con la mafia. “Non c’è prova che sia stato a disposizione dei Madonia”, scrive sempre D’Arrigo. Per il Tribunale avrebbe agito “per finalità di carriera”, facendo“letteralmente carte false per potere mantenere e accrescere la propria posizione all’interno della polizia di stato e nell’establishment del tempo”.La Barbera è morto da più di vent’anni e non può più rispondere. Possono rispondere i poliziotti che lavoravano con lui e che fino ad oggi non hanno mai sentito l’esigenza di raccontare chi decise di insabbiare le indagini sulla morte di Borsellino. Non è pensabile, infatti, che il depistaggio fosse stato condotto solo da parte di appartenenti alla polizia di stato senza l’avallo della magistratura. Paolo Comi L’UNITA’ 12.7.2024

 

 


Borsellino, processo per 4 poliziotti accusati di depistaggio