“Nel centro di Cosenza esposta la teca con i resti dell’auto in cui perse la vita il giudice Falcone.” In realtà si tratta…

 

In realtà si tratta della teca contenente i resti compattati dell’auto della scorta QUARTO SAVONA 15 BIS in cui persero la vita gli agenti ROCCO DICILLO, ANTONIO MONTINARO e VITO SCHIFANI.

Quella in cui persero la vita il dottor GIOVANNI FALCONE e la dottoressa FRANCESCA MORVILLO é visitabile presso la Scuola di Formazione della Polizia Penitenziaria di Roma, Via di Brava 99.

 

 

 

I resti dell’auto su cui viaggiavano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo sono da stamani nel centro di Cosenza, lungo l’isola pedonale di Corso Mazzini nell’ambito di una giornata di manifestazioni promossa dal questore Giuseppe Cannizzaro per ricordare, nel 32mo anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino, le vittime delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio. Gli uomini e le donne della Polizia di Stato hanno allestito stand accanto alla teca con i resti della vettura di Falcone, denominata Quarto Savona 15 dal nome della sigla della radiomobile che viaggiava di scorta in quel drammatico pomeriggio. Agenti della Scientifica e della Stradale hanno illustrato ai giovani le modalità con cui vengono condotte le attività investigative e di controllo svolte quotidianamente in Calabria come nel resto del Paese. Presenti anche il camper della campagna contro le violenze di genere e le unità cinofile.

Dibattito a San Fili

Nella serata di oggi, 19 luglio, le manifestazioni proseguiranno a San Fili, in Piazza Adolfo Mauro per un incontro pubblico sul tema: Paolo Borsellino, un uomo lasciato solo promosso in collaborazione con l’ associazioneLibera, l’associazione antiracket Mani libere e il Circolo della Stampa Maria Rosaria Sessa. Oltre al questore interverranno tra gli altri il vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana, monsignor Francesco Savino, il procuratore distrettuale di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro caposcorta di Giovanni Falcone morto con lui a Capaci, Alfredo Lio, figlio dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio, medaglia d’oro al valore civile, ucciso a Soverato da uno ‘ndranghetista nell’agosto del 1991.

Sarà proposta inoltre la testimonianza di Emanuela Loi, nipote della poliziotta morta con Borsellino in via D’Amelio a Palermo. La Loi, come la zia uccisa dalla mafia, presta oggi servizio in polizia. Porteranno i saluti il sindaco di San Fili Linda Cribari, la coordinatrice del presidio di Cosenza di Libera Franca Ferrami, per il Circolo della Stampa Franco Lorenzo e per l’associazione antiracket interverrà Pierluigi Ferrami, figlio di una vittima della ‘ndrangheta: il padre, Lucio, venne assassinato a Guardia Piemontese nel 1981 perché aveva denunciato gli estorsori che gli avevano chiesto il pizzo.

LCNEWS24


Cosenza: la Polizia di Stato celebra l’anniversario della strage di Via d’Amelio –

Sono trascorsi 32 anni dalla strage di via d’Amelio, in cui ha perso la vita Paolo Borsellino. Un intervallo di tempo, che, non è servito a cancellare un ricordo che resta indelebile e che sa tanto di esempio da seguire. Della stagione delle stragi si sa tanto, ma non tutto. Forse mai si sapranno determinati dettagli, che poi tali non sono, ma ciò che resta è certamente il messaggio di legalità che è partito da Palermo il 19 luglio 1992 e si è diffuso in tutta Italia.

A raccogliere quel messaggio per poi rilanciarlo anche la Polizia di Stato, che a Cosenza ha organizzato una manifestazione per permettere ai cittadini di conoscere meglio un corpo che lavora per la collettività in maniera quotidiana. Insieme agli strumenti ed ai mezzi della Polizia di Stato, è stata esposta anche la teca “Quarto Savona Quindici” all’interno della quale sono custoditi i resti dell’autovettura del magistrato Giovanni Falcone. Perché il messaggio di legalità è partito da Capaci già il 23 maggio del 1992, è passato da via d’Amelio il 19 luglio ed è ancora oggi tra di noi.

“La Teca – ha detto il Questore di Cosenza, Giuseppe Cannizzaro – oltre a ricordare un evento tragico, vogliamo che testimoni l’impegno che le nostre donne e i nostri uomini mettono ogni giorno e la fanno con quella convinzione e condivisione di valori che hanno dimostrato le scorte di Falcone e Borsellino. Chi ha perso la vita il 19 luglio 1992 – ha concluso il Questore – dopo la strage di Capaci, ha dimostrato di essere fermamente convinto e determinato nel credere in quei valori ed ha continuato a seguire quel magistrato pur sapendo di essere un bersaglio quasi certo“. QUI COSENZA 19.7.2024

 

QUOTIDIANO DEL SUD 21 luglio 2024

 

Il racconto di GASPARE CERVELLO, capo scorta di Giovanni Falcone quel 23 maggio 1992