Mafia e appalti, la soffiata sui Buscemi e “i telefoni divennero muti”

 

Erano rispettati e potenti, in Sicilia e nel Nord Italia. Gli imprenditori mafiosi Franco Bonura e i fratelli Salvatore e Antonino Buscemi erano riusciti a fare affari con il gruppo Ferruzzi. Avevano un’arma in più, potevano contare sulle soffiate giuste.

Tra i primi a intuire il loro potere era stato Augusto Lama che all’inizio degli anni Novanta faceva il sostituto procuratore a Massa Carrara. Fui lui a scoprire l’infiltrazione dei mafiosi palermitani nelle cave toscane e a inviare gli atti alla Procura di Palermo.

Era la genesi dell’indagine “mafia e appalti”, ma l’inchiesta fu archiviata. Paolo Borsellino ne capì l’importanza, ma non ebbe l’opportunità di lavorarci. Il tritolo stroncò a sua vita e con essa ogni cosa.

Cosa Nostra tentava di ripulire gli enormi guadagni della droga investendoli nelle cave di marmo attraverso le imprese Sam e Imeg, controllate dalla Calcestruzzi spa del gruppo Ferruzzi, che a sua volta era controllata dalla mafia corleonese.

I telefoni erano intercettati. I pm di Massa Carrara lavoravano in gran segreto eppure, come lo stesso Lama ha confermato, “si notavano alcune intercettazioni in cui si diceva, da parte dei personaggi gravitanti sulle due aziende apuo-versiliesi, che vi era un’autorità giudiziaria che stava indagando sui collegamenti mafiosi all’interno del gruppo Sam e Imeg e che, sarebbe risultato chiaro che dietro a tutta questa operazione vi era proprio il signor Buscemi Antonino (ormai deceduto ndr)”.

Riepilogando: c’è chi sapeva che c’era un’indagine in corso e che il pezzo grosso era Antonino Buscemi, l’uomo di Cosa Nostra dentro le cave.

Ancora Lama: “Questo francamente è un aspetto un po’ misterioso della vicenda, perché, nel novembre 1991 io naturalmente operavo ancora del tutto cripticamente”. Come facevano a sapere delle indagini in corso? È uno dei tanti misteri. Di sicuro “i telefoni cominciavano a tacere”.

Silenzio. Così come, questa è l’ipotesi di accusa della Procura di Caltanissetta che ha ripreso in mano la vicenda tre decenni dopo, sarebbe stata silenziata l’indagine sui Buscemi che la Procura di Palermo aveva aperto sulla base delle carte inviate dai colleghi di Massa Carrara.

O meglio fu aperta un’indagine, ma non si andò a fondo. Si sarebbe fatto solo finta di indagare e poco dopo arrivò l’archiviazione. È andata veramente così e soprattutto c’è stata la complicità di magistrati?    Riccardo Lo Verso LIVE SICILIA 11.8.2024

 

MAFIA e APPALTI dal 1992 ad oggi