Caselli: troppe fughe di notizie. Il tenente dei carabinieri Carmelo Canale, sul quale sono piovute infamanti accuse di «collusione col nemico», è in congedo ordinario.
Manca quindi la voce del protagonista al tentativo di decifrare, anche attraverso una lettura necessariamente «di parte», l’ennesimo tornado estivo palermitano. Con cadenza ormai regolare da diversi anni a questa parte il capitolo mafia si arricchisce di velenosi misteri, in estate. Scendono in campo, oltre ai politici, i magistrati e l’Arma.
La procura della Repubblica del capoluogo siciliano, con una nota siglata dal capo dell’ufficio Gian Carlo Caselli, si pronuncia a chiare lettere contro quello che reputa un gioco al massacro. «Vengono diffuse notizie incontrollate – si sottolinea – su presunte attività della procura della Repubblica di Palermo: tale diffusione, oltre a pregiudicare l’onorabilità di persone che avrebbero diritto alla riservatezza, rischia in generale di ricadere ingiustamente e negativamente sulla comprovata correttezza della Procura che in ogni caso tiene a rinnovare la propria piena fiducia nei confronti dell’Arma dei carabinieri». Fiducia subito ricambiata dai vertici della Benemerita per bocca di Virgilio Chirieleison, comandante della Regione carabinieri Sicilia, il quale, dopo aver opposto un reciso no comment sulla vicenda Canale-Lombardo (quest’ultimo, sottufficiale dei carabinieri e cognato dell’ex braccio destro di Paolo Borsellino, morto suicida due anni fa) si è detto sicuro che «la magistratura saprà fare chiarezza».
Questo versante di riflessioni «istituzionali» era stato preceduto da un vertice a Palazzo di giustizia presieduto dal procuratore aggiunto Luigi Croce, coordinatore dell’inchiesta su Canale, con i sostituti Antonio Ingroia, Gioacchino Natoli e Luigi Patronaggio.
Sono i titolari delle indagini scaturite dalle rivelazioni di Angelo Siino, pentito dell’ulti ma ora e in grado, secondo accreditati addetti ai lavori, di svelare oscure e inconfessabili trame affaristico-pohtico-mafiose. La riunione è rimasta riservata ma in ambienti giudiziari, oltre a esprimere sconcerto e stupore per la pubblicazione di notizie che avrebbero dovuto rimanere riservate anche per non pregiudicare le indagini, sarebbero state commentate negativamente le dichiarazioni del presidente della Commissione stragi, Giuseppe Pellegrino (pds). [g. m.] LA STAMPA
Manca quindi la voce del protagonista al tentativo di decifrare, anche attraverso una lettura necessariamente «di parte», l’ennesimo tornado estivo palermitano. Con cadenza ormai regolare da diversi anni a questa parte il capitolo mafia si arricchisce di velenosi misteri, in estate. Scendono in campo, oltre ai politici, i magistrati e l’Arma.
La procura della Repubblica del capoluogo siciliano, con una nota siglata dal capo dell’ufficio Gian Carlo Caselli, si pronuncia a chiare lettere contro quello che reputa un gioco al massacro. «Vengono diffuse notizie incontrollate – si sottolinea – su presunte attività della procura della Repubblica di Palermo: tale diffusione, oltre a pregiudicare l’onorabilità di persone che avrebbero diritto alla riservatezza, rischia in generale di ricadere ingiustamente e negativamente sulla comprovata correttezza della Procura che in ogni caso tiene a rinnovare la propria piena fiducia nei confronti dell’Arma dei carabinieri». Fiducia subito ricambiata dai vertici della Benemerita per bocca di Virgilio Chirieleison, comandante della Regione carabinieri Sicilia, il quale, dopo aver opposto un reciso no comment sulla vicenda Canale-Lombardo (quest’ultimo, sottufficiale dei carabinieri e cognato dell’ex braccio destro di Paolo Borsellino, morto suicida due anni fa) si è detto sicuro che «la magistratura saprà fare chiarezza».
Questo versante di riflessioni «istituzionali» era stato preceduto da un vertice a Palazzo di giustizia presieduto dal procuratore aggiunto Luigi Croce, coordinatore dell’inchiesta su Canale, con i sostituti Antonio Ingroia, Gioacchino Natoli e Luigi Patronaggio.
Sono i titolari delle indagini scaturite dalle rivelazioni di Angelo Siino, pentito dell’ulti ma ora e in grado, secondo accreditati addetti ai lavori, di svelare oscure e inconfessabili trame affaristico-pohtico-mafiose. La riunione è rimasta riservata ma in ambienti giudiziari, oltre a esprimere sconcerto e stupore per la pubblicazione di notizie che avrebbero dovuto rimanere riservate anche per non pregiudicare le indagini, sarebbero state commentate negativamente le dichiarazioni del presidente della Commissione stragi, Giuseppe Pellegrino (pds). [g. m.] LA STAMPA