Pistoia e la Targa della Vergogna – interventi

 


Angelo Corbo

 

Questa è la lettera che ho inviato al Sindaco di Pistoia via messanger vediamo se ha la voglia di rispondere.
“Buongiorno mi presento sono Angelo Corbo uno dei 4 Agenti sopravvissuti alla strage di Capaci, probabilmente ci siamo incontrati e presentati nelle mie numerose presenze sul vostro territorio per parlare di legalità e della strage non ultima il 18 aprile u.s. al teatro Manzoni. Oggi le scrivo non per fare polemica ma per mia ” onesta intellettuale “: Ho letto dell’inaugurazione del giardino Capaci e sono contento che avete intitolato lo stesso ad una vittima ,Antonio Montinaro, ma quello che mi delude e la mancanza di rispetto verso le altre vittime che sono solo ricordate con una scritta di pessimo gusto “ed agli altri vittime della strage” . Vorrei ricordarle, e mi scuso se ha avuto l’occasione di partecipare ai miei incontri se non sono stato in grado di farle capire, che Antonio era un componente de QS15 alla pari (sia come responsabilità, grado) con Rocco e Paolo e superiore di grado di Vito e di me (Rocco e Vito anche essi deceduti in quel vile attentato) ed anzi era inferiore di grado con il collega che quel giorno era il Caposcorta che è rimasto in vita (Gaspare).
Le chiedo nuovamente scusa se la sto annoiando per il mio lungo post ma, come ho cercato di spiegare prima, tutti i componenti deceduti devono essere elencati oppure dovete cambiare la targa intitolando “ad Antonio Montinaro agente di scorta ” e chiaramente sarebbe opportuno chiedere pubblicamente scusa per la disattenzione occorsa.
In fede.
Angelo Corbo”

Anna Maria Coco

 

Preg.mo Sig. Alessandro Tomasi Sindaco
sono la moglie di uno degli uomini della Quarto Savona 15, la scorta del giudice Giovanni Falcone,
non le nascondo il mio dolore nel vedere la targa con cui è stato intitolato questo giardino.
Ringraziando tutti per la lodevole iniziativa, ho il bisogno di confidarle i miei più reconditi sentimenti i quali si concentrano su questa maledetta ferita che mi dilania l’anima ed il resto dei miei giorni avvenire.
Affinché non cadesse nell’oblio il sacrificio dei colleghi, del “suo”magistrato e della sua amata moglie, sono anni che sia lui personalmente che anche altri colleghi portano in giro per l’italia la loro testimonianza, il cui scopo principale è quello di profondere i valori della legalità e della giustizia quali principi cardini del nostro sistema democratico.
Insieme colleghi e colleghe, cercano di continuare la loro lotta contro ogni forma di criminalità, dedicandovi il resto della loro vita – tanto basti a dimostrare che non è un banale pensionamento a fermare un vero servitore dello Stato – affinchè siano svelate alle future generazioni le verità storiche e giudiziarie che hanno caratterizzato quegli anni bui della nostra storia.
Mio marito ha condiviso con il compianto Antonio Montinaro momenti della sua carriera professionale, e rivolgo tutto il mio affetto a sua moglie che ha dovuto subire, la perdita del marito e padre dei suoi figli. Ma
È mio obbligo morale, ricordare anche i sopravvissuti a quella carneficina, ossia coloro che solo per “il gioco” orribile della sorte non si annoverano tra i martiri delle stragi, ma che comunque sono stati uccisi nell’anima, come mio marito.
Un uomo davvero devoto al suo delicato incarico; un uomo che non trova pace perché il malvagio destino gli ha sottratto la persona che doveva difendere e tutelare; un uomo le cui ferite sono talmente profonde che sono l’infausto patrimonio di tutti coloro che credono nella giustizia e nella libertà da ogni forma di tirannia.
La mia preghiera, stimatissimo Sindaco è quella di non dimenticarsi di quelli angeli sopravvissuti alla lotta contro la mafia, perché l’oblio è un ulteriore vincita dei criminali assassini.
Mi sia gradita l’occasione per ringraziare Lei e tutti i suoi collaboratori per avere promosso e realizzato questa iniziativa
Cordiali saluti
Anna Maria Coco
Moglie di Giuseppe Sammarco caposcorta della Q.S.15

Francesco Lo Sparviero Mirabella

 

Mi presento sono Francesco Mirabella… Ho svolto 38 anni della mia carriera professionale e quasi 30 anni al reparto scorta e tutela della questura di Palermo.. Con modi garbati voglio dire la mia, il 23 Maggio 1992 nella strage di Capaci morirono tre miei colleghi che hanno svolto servizi di sicurezza anche con me. Per onore della verità quel giorno il capo scorta era Gaspare Cervello sopravvissuto insieme a Paolo Capuzza e Angelo Corbo che stavano dove dovevano stare dietro l’auto della personalità.. Giudice Giovanni Falcone. Invece l’auto che procede davanti si chiama auto staffetta o auto apri pista che hanno compiti specifici… Dove si trovavano i colleghi caduti nell’attentato di Capaci, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.. La targa è spregevole nei confronti dei due caduti Rocco di Cillo e Vito Schifani senza scriverli al pari di Antonio Montinaro… Ma…. È gli altri della scorta…… Chi????Non si può leggere…. Ho espresso la mia opinione……

Antonello Marini

 

Il nostro reparto ha avuto molti caduti e nei nostri cuori il nostro affetto smisurato e per loro è equamente provato. Altrettanto l”affetto verso i parenti dei nostri eroi. Noi li abbiamo onorati col nostro impegno, col nostro coraggio con quell’ irresistibile desidero di essere degni del loro sacrificio. Visti i recentissimi fatti che non fanno onore alla memoria semmai all’ orgoglio personale di chi si erge al di sopra degli altri famigliari vittime delle stragi del 92 e sminuisce il sacrificio di chi nei giorni che nessuno voleva fare più questo servizio, ha con indomito senso del dovere reso possibile la democrazia nel nostro paese opponendosi alla feroce ondata politico mafiosa di quei tempi. Perché preferire con rispetto parlando Antonio rispetto a Rocco o Vito? Cosa aveva in più? Inoltre non era neppure il capo scorta, piuttosto la tutela e sono compiti e responsabilità differenti, il vero capo scorta di quell’ orribile giornata tace e sopporta per voi motivi. Ma ora basta è tempo di chiarire. Per tanto tempo abbiamo sopportato che si dicesse Falcone e la sua scorta, ora dobbiamo sentire Antonio e i colleghi? Ridicolo patetico. Basta business ormai la storia degli eroi del nostro reparto è diventata una macchina da soldi piuttosto che storia di pagine oscure della nostra società.

Domenico Mimmo Bessone

 

Egregio sindaco Alessandro Tomasi sono un ex operatore scorte e sicurezza del reparto scorte di Palermo dove ho svolto il mio onorato servizio dal 1986 al 2000, per poi essere trasferito in altra sede. Leggere che tale giardino Capaci è stato intitolato ad Antonio Montinaro ed agli agenti della scorta mi rattrista profondamente, anzi di più. Sono profondamente offesso poiché Rocco Dicillo e Vito Schifani meritavano di essere riportati, altro che ” ed gli altri agenti della scorta”. Egregio sindaco Tomasi si rilegga bene l’intitolazione ci rifletta su.
Aggiungo che condivido in toto i commenti dei miei amici e colleghi Francesco Lo Sparviero Mirabella e Patrizia Di Maggio .
Ripeto: non si può sentire “ed gli altri agenti della scorta”. Super offesso e rattristato. Onore agli amici e colleghi Rocco Dicillo, Vito schifani e Antonio Montinaro.

Sono 30 anni che sopportiamo questo modo interessato e distorto di fare memoria , un detestabile mercimonio con tanto di fondazioni e attività connesse. Ringrazio quindi i colleghi di Rocco del glorioso Reparto Scorte di Palermo per
questa presa di coscienza che riporta un po’ di meritato onore a Rocco Dicillo e Vito Schifani , il vero capo scorta Gaspare Cervello e tutti gli altri che con dignità hanno vissuto questa terribile strage su cui purtroppo c è chi meschinamente ha sempre speculato.

 


 
Per un attimo mi ero illuso che qualcuno avesse dedicato un giardinetto al mio paese.
E invece no. Per l’ennesima volta, a causa di quei 500 chili di esplosivo, Capaci viene utilizzato per ricordare una strage …5 morti e non soltanto Antonio Montinaro, che per amore di verità non era il caposcorta.
Mi impegno personalmente a contattare il Sindaco di Pistoia affinchè si possa istallare un cartello che ricordi tutti i nomi e cognomi di tutti i ragazzi che hanno perso la vita il 23 maggio.
Credo che il primo cittadino sia in buona fede e si attiverà per porre rimedio e ricordare anche Vito Schifani, Ricco Dicillo. E magari alla nuova intitolazione invitare anche i ragazzi di scorta sopravvissuti.
Per il resto la cosa si commenta da se, la legge di chi sa meglio proporsi. l’Italia delle caste e della penetrazione mediatica.
Mi rattrista la superficialità di chi dovrebbe garantire equità e rispetto per ogni vittima che si è distinta da vero eroe, al pari di altri. Pur non avendo le stesse entrature e le sponsorizzazione di media e organi istituzionali. …ecco l’ho detto!