Alfio Lo Presti, amico di Paolo Borsellino (n.d.r.):
«Aveva premura, era evidentissimo che aveva premura di sistemare alcune cose. In quelle settimane si chiuse in un silenzio totale e non si confidava più. Aveva chiarissima l’ostilità del palazzo. Di quei giorni, e fu una delle ultime volte che lo vidi, ricordo uno scontro quasi violento.
Eravamo a casa sua, una sera, come spesso accadeva. Io lo invitai a fermarsi un poco, a riflettere, a essere particolarmente prudente e lui mi rispose malamente.
Io e la mia famiglia avevamo già fatto i biglietti per un viaggio in Indonesia. Con noi sarebbe venuta anche Fiammetta. Fu quella sera, a conclusione di quel diverbio, che Paolo mi disse: “Tu mi devi fare solo un gran favore: ti devi portare via Fiammetta, lontano da qui”. A quel punto io capii tante cose e decisi di non insistere più di tanto. Paolo era assolutamente cosciente del gran pericolo che correva e la sua grande angoscia era la famiglia, i figli. Da sempre Lucia, Manfredi e Fiammetta erano il cruccio di Paolo Borsellino.
Sembrava non avere altra paura se non quella di mettere a rischio l’incolumità dei ragazzi. Lui andava in bicicletta senza scorta, ma appena uno dei ragazzi ritardava perdeva la testa. Soprattutto Manfredi, quando erano al mare, spesso non tornava all’orario previsto e Paolo diventava pazzo. Quante volte è uscito di casa per cercare i suoi figli nei bar, nei locali, a casa degli amici. Sarebbe andato da solo anche nei covi dei peggiori mafiosi se pensava che i ragazzi fossero in pericolo.
Era un padre molto affettuoso e non particolarmente severo, autoritario».
Dopo pranzo fece finta di andarsi a riposare un’oretta e prima di riavviarsi verso Palermo, Borsellino bussò alla porta di Pippo per un abbraccio indimenticabile, ben più lungo e stretto del solito, come quelli che negli ultimi due giorni si era scambiato con alcuni colleghi. «Ciao Pippo, vado da mia madre…».Pochi amici, ma veri e fidati come in un’unica grande famiglia. Era così che Paolo Borsellino concepiva l’amicizia.
Alfio Lo Presti (amico di Paolo Borsellino, e il Ministro Scotti lo ha appena proposto come successore di Falcone alla Superprocura, n.d.r.): «“Fece volare il piatto che aveva davanti , batté con violenza il pugno sul tavolo e si mise ad urlare: Questa è la mia condanna a morte. Io che c’entro con Roma?”».