19.11.2005 ARCHIVIO 🟧 Bufera su Cuffaro nel nome di Borsellino

 

 
Bufera su Cuffaro nel nome di Borsellino LA VEDOVA DEL GIUDICE: COME SI PERMETTE DI CHIAMARE MIO MARITO PER NOME?
 
«Leggo su “La Stampa” un’intervista rilasciata dal presidente Salvatore Cuffaro nella quale avrebbe testualmente detto: “Visto che già gode del vantaggio del cognome che porta, fossi in lei (Rita Borsellino, ndr) eviterei di parlare di Paolo”.
del cognome che porta, fossi in lei (Rita Borsellino, ndr) eviterei di parlare di Paolo”.
Mi chiedo chi è il presidente Cuffaro per invitare mia cognata a non parlare di suo fratello? E al contempo chiamarlo confidenzialmente “Paolo”, etichettandolo come uomo di parte?».
E al contempo chiamarlo confidenzialmente “Paolo”, etichettandolo come uomo di parte?». Agnese Borsellino, vedova del magistrato ucciso da Cosa nostra, risponde piccata alle affermazioni del governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro.
Il quale, in serata, si giustifica: «Non ricordo se nell’intervista invece di “Borsellino” ho detto “Paolo”, ma se così fosse ritengo che chiamare per nome un eroe e un martire della legalità e del dovere debba essere motivo di orgoglio per i familiari».
Cuffaro chiarisce il suo pensiero: «Ho detto che la campagna elettorale va fatta sui programmi e sulla capacità di parlare con la gente, interpretandone ì bisogni.
Lungi da me il solo pensiero dì suggerire a Rita Borsellino di non parlare del fratello. Ho ricordato al giornalista che i martiri e gh eroi sono patrimonio dì tutti, anche se dì destra come Paolo Borsellino, anche se di sinistra, come Pio La Torre, o anche se dì centro come Piersanti Mattarella».
Ad alimentare il fuoco delle polemiche è arrivato anche il diktat del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, l’aennino Guìdo Lo Porto, che minaccia le dimissioni quale componente dì diritto della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone.
Lo Porto chiede alla Fondazione – pena le sue dimissioni-dì non accettare la proposta avanzata dalla componente del Consiglio generale Liliana Ferrare, dì «prendere posizione in favore della candidatura di Rita Borsellino alla Presidenza della Regione siciliana».
La proposta sarà discussa il 21 novembre prossimo:
«Cara Presidente – scrive Lo Porto a Maria Falcone, sorella dì Giovanni e presidente della Fondazione – i poiché rimane in tutta la sua gravità la proposta di Ferraro che ìntende trasformare un patrimonio dell’intero popolo siciliano, qual è la Fondazìone Falcone, in strumento dì parte al servìzio eh una candidatura opposta e in contrasto con chi attualmente è compartecipe della Fondazione stessa, ti prego dì voler prendere atto della mìa rinuncia a partecipare a tale scempio».
In attesa, dell’orientamento della Fondazione Falcone, che ieri sera si è limitata a ricordare che appunto sarà definito «democrati- carente» nell’assemblea dì lunedì prossimo, Agnese e Rita Borsellino replicano alle affermazioni del governatore Cuffaro contestandogli non tanto la forma quanto la so- stanza del suo ragionamento. Rita, candidata alle primarie per l’Unio- ne per sceghere il governatore della Sicilia, se dovesse vincere lo schieramento oggi all’opposizione, vede nelle dichiarazioru di Cuffaro una manifestazione dì un certo «nervosismo preventivo»: «Aveva l’accettazione, come cittadino normale e senza copiare il presidente Consiglio, dei processi a suo carico» (Cuffaro è imputato in un processo per favoreggiamento dì Cosa nostra).
Rita Borsellino quìndi ricorda suo fratello Paolo: «Mi fa piacere che Cuffaro ricordi la militanza di destra che si batteva contro la mafia. Ma da quando Paolo ha fatto il magistrato non ha più accettato dì parlare di politica.
Prima di me luì. Falcone, Chimici, Ciotti e molti altri sono andati nelle scuole, nelle assemblee, senza guar dare quale parte politica organizzava gli incontri ma solo chi erano gli interlocutori».
Determinata, Rita Borsellino: «Vorrei che Cuffaro ricordasse l’intransigenza che Paolo aveva con se stesso fino al punto dì non parteci pare a iniziative, feste o altro dove avrebbe potuto anche soltanto vedere persone poco raccomandabili.
Non è solo una questione dì stile ma dì scelta dì vita che arrivava all’estrema conseguenza dì non incontrare più amici di infanzia che avevano fatto un’altra scelta, quella contro lo Stato se non addì rittura dì essere vicini alla mafia. I parenti ce lì dà Dìo, gli amici ce lì scegliamo noi.
Manderò a Cuffaro la registrazione di uno dei tanti incontri dì Paolo con ì giovani, quello con gli studenti di Bassano del Grappa dove Paolo chiede alla politica  dì scegliere, dì fare dìstinguì». [g.ru.] LA STAMPA