MARI ALBANESE, “CINQUE VITE.
RACCONTI INEDITI DEI FAMILIARI DELLA SCORTA DI PAOLO BORSELLINO”
A trentadue anni dalle stragi del ’92, la necessità di un racconto sui protagonisti e le vittime degli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha portato a un’editoria dell’antimafia sempre più attenta al racconto dei cosiddetti “personaggi secondari” delle stragi di Cosa nostra: familiari e vittime dimenticati. A questa editoria può ascriversi il libro di Mari Albanese, “Cinque vite” (Navarra Editore), libro intervista con testimonianze inedite dei familiari della scorta di Paolo Borsellino, con la prefazione del giornalista Enrico Bellavia. In libreria dal 18 luglio.
Già autrice di un precedente libro testimonianza su Felicia Impastato, Mari Albanese si concentra adesso sulle cinque vite ‘cancellate’ il 19 luglio del 1992 insieme al giudice Borsellino, nomi troppo spesso ricordati a memoria, al contrario delle loro vite. Sono Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Max Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina.
Di tutti loro, l’autrice si ferma a riflettere sulle speranze perdute degli agenti, l’obiettivo è farceli ritrovare, conoscerli più da vicino e, soprattutto, non dimenticarli. Per farlo, ha raccolto le parole dei familiari, confidenze che ci donano ritratti intimi, non conosciuti. Li spoglia della figura di eroi e li veste di uno spessore umano, immergendoli nel quotidiano attraverso i ricordi dei familiari. Il libro contiene un importante apparato iconografico, con fotografie e cartoline inedite, tra cui la testimonianza della storia d’amore tra Vincenzo Fabio Li Muli e Victoria De Lisi.
I familiari di Fabio, Emanuela, Eddie, Agostino e Claudio si sono affidati all’autrice, consegnandole un racconto della vita dei loro cari, fatta di quotidiana normalità, curiose rivelazioni, brevi emozioni, tante speranze: conosceremo l’essenza dell’amore senza fine di Fabio e Victoria, ancora sigillato in uno spazio e in un tempo che inflessibile si ostina a non passare e che sembra appartenere a un’altra epoca.
Rideremo di piccole, innocue cose insieme con Emanuela, scoprendola frizzante e briosa; conosceremo i colori tenui e caldi di Agostino che superbamente riversava nei suoi quadri; la musica nel cuore di Eddie, appassionato dj alla radio libera; e con Claudio andremo al mare, a pescare nel silenzio del primo mattino. ANSA
Palermo, 19 luglio 1992 ore 16:58. Cento chili di tritolo destinati al giudice Paolo Borsellino deflagrano dentro una piccola utilitaria in via d’Amelio a Palermo. Insieme al Giudice, perdono la vita Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Max Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina. Sono queste le cinque vite che il nuovo e necessario lavoro di Mari Albanese ci restituisce e che troppo spesso vengono citati solo come “i ragazzi della scorta”: locuzione sbrigativa che toglie loro lo spessore di un nome, di un corpo e dell’identità. Per non dimenticarli, l’autrice ha raccolto le parole inedite dei familiari, confidenze che ci donano ritratti intimi, non conosciuti, che vanno oltre la divisa: un racconto della loro vita fatta di quotidianità, curiose rivelazioni, emozioni, tante speranze. Conosceremo così l’amore di Fabio e Victoria, ancora inflessibile; la solarità di Emanuela, frizzante e briosa; i colori tenui e caldi di Agostino, che superbamente riversava nei suoi quadri; la musica nel cuore di Eddie, appassionato dj alla radio libera; e le mattinate a pesca di Claudio, nel silenzio del primo mattino. Prefazione di Enrico Bellavia.
Le cinque vite della scorta di Paolo Borsellino diventano un libro
A trentadue anni dalla strage di via D’Amelio (era domenica 19 luglio 1992), Mari Albanese incontra i familiari di quei cinque agenti saltati in aria con il tritolo e ci racconta l’inedito delle loro esistenze
C’è un imperativo che alcuni sanno accogliere come fosse il patto stretto con il senso delle proprie giornate, e altri no. L’imperativo è “ricordare“. E tra quelli che lo hanno accolto con passione c’è anche Mari Albanese, una siciliana (nata ad Alimena) che nella vita fa l’insegnante e la scrittrice senza mai risparmiarsi nell’impegno dedicato a progetti che vogliono sensibilizzare i temi dell’antimafia sociale (soprattutto nel mondo della scuola). Nel 2017 ha ricevuto il Premio Donna Siciliana dell’anno 2017 e nel 2018 il Premio Mimosa a cura del Centro Guttuso. Oggi è responsabile del Dipartimento antimafia sociale del Pd Sicilia e dopo aver pubblicato un libro di conversazioni raccolte con Felicia Impastato, adesso è la volta di altri racconti: sono quelli dei familiari della scorta di Paolo Borsellino.
A trentadue anni dalle stragi del ‘92, esce Cinque vite (Navarra), un libro intervista con testimonianze e racconti inediti dei familiari dei cinque che da quel giorno sono stati chiamati “gli angeli di Borsellino”.
Nel libro c’è anche un apparato iconografico, con fotografie e cartoline inedite, tra cui la testimonianza della storia d’amore tra Vincenzo Fabio Li Muli e Victoria De Lisi. Una scrittura limpida, un ritmo che lascia spazio alle emozioni ma anche ai dettagli che diventano sostanza delle biografie.
I loro nomi in fondo sono troppo spesso ricordati a memoria, le loro vite meno. Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Max Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina. Conoscerli più da vicino ha solo uno scopo: non dimenticarli.
Poi c’è la tentazione di chiamarli “eroi” e potrebbe anche far parte del gioco. Ma, come scrive Enrico Bellavia nella bellissima prefazione, servirebbe solo ad assolverci. “Li chiamiamo eroi e ci assolviamo un po’. Perpetriamo in questo modo un’ipocrita impostura. Gli concediamo il tributo sacrale, rovescio dell’indifferenza. Li vogliamo sull’altare, per confinarli nell’universo parallelo del sacrificio: lì dove conta il come e poco il perché. Indifferenti alla loro umanità, ignari di quanto la nostra dipenda da loro, non ne ricordiamo neppure i nomi, li liquidiamo con un’appendice – “i ragazzi della scorta” -, una locuzione sbrigativa, una nota a margine”.
“Cinque vite. Racconti inediti dei familiari della scorta di Paolo Borsellino” di Mari Albanese, NAVARRA EDITORE, 208 pagg, 15 €
Maria Albanese, perché scrivere questo libro?
Scrivere un libro è per me come intraprendere un viaggio avventuroso, non so mai come andrà finire, anche quando l’epilogo, come in questo caso, è già stato scritto il 19 luglio del ’92 alle 16,58 in via D’Amelio dalla mafia stragista. Non è stato facile iniziare a scrivere di queste cinque vite perché le storie si rincorrono sempre per formare un cerchio. Ma prima che il cerchio si chiuda il compasso della memoria deve poter completare il giro su sé stesso. E la punta era ferma al centro, su Paolo Borsellino, mi sono chiesta dove erano andati a perdersi invece i volti di Emanuela, Vincenzo Fabio, Eddie Walter, Agostino e Claudio… E le loro storie di vita? Chi di noi ricorda i loro sorrisi? Ci siamo mai chiesti chi fossero realmente oltre la divisa che indossavano? Non eroi o angeli, ma esseri umani, vorrei che fosse questo il messaggio.
Cosa le nuove generazioni devono sapere oggi di questo pezzo di storia italiana?
Il 1992 non è un tempo lontano, le nuove generazioni sono figlie di quegli anni terribili eppure non troveranno mai sui libri “ufficiali” queste storie di coraggio. Come non leggeranno le vite, i sogni, i progetti di futuro di chi si è trovato a condividere un appuntamento con la morte in nome dello Stato. Le storie che non raccontiamo andranno perdute per sempre, da qui l’impellenza di ricucirle e donarle alla nostra di vita, a chi è rimasto e a chi ci sarà ancora. E poi lo sguardo al femminile, l’empatia…posso dirlo? Noi donne siamo davvero capaci di vivere sulla nostra pelle la sofferenza dell’altro. E le nuove generazioni di donne hanno una sensibilità incredibile rispetto a questi temi.
La cosa che meno ti aspettavi durante la raccolta di queste storie.
Ho pianto, e non me lo aspettavo. Ho pianto tra i ricordi di queste donne e di questi uomini che durante le conversazioni si aprivano totalmente a me. Quando Tiziana e Sabrina Li Muli mi hanno spalancato il cuore e quando mi sono ritrovata dinanzi alla storia d’amore di loro fratello, Vincenzo Fabio con la sua Victoria, un sentimento rimasto intatto. Victoria ha spezzato il suo silenzio durato ben 32 anni confidandomi che continua ad amare il suo Fabio. Mi sono sentita fortunata perché mi ha resa destinataria di silenzi finalmente spezzati: le lettere d’amore, le agende. Ho riso con Claudia Loi dei giochi avventurosi che facevano da bambine con Emanuela, ho attraversato l’inferno di via D’Amelio con Luciano Traina alla ricerca di suo fratello Claudio. Con Tommaso Catalano ho apprezzato la generosità di suo fratello Agostino, poliziotto vicino ai ragazzi di strada. E da Trieste Silvia Stener Cosina mi ha fatto innamorare del coraggio di Eddie, suo zio.
In alto, da sinistra: Emanuela Loi, Claudio Traina; in basso, da sinistra: Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Agostino Catalano. I cinque agenti della scorta furono uccisi assieme al giudice Paolo Borsellino nell’attentato in via D’Amelia a Palermo il 19 luglio 1992. ANSA
Le donne sono quasi abituate a sopportare ingiustizie nei secoli, ma questa – ovvero quella legata a una cieca forma di potere come quella della mafia – come viene vissuta?
Le donne che ho raccontato hanno trovato la loro forza nel dolore della perdita. La mamma di Claudia Traina ha sfidato, da credente, la Madonna: “Lei ha potuto abbracciare il corpo di suo figlio, io no”. La madre di Agostino Catalano si è costituita parte civile al processo prendendosi gli sputi dei familiari dei mafiosi che assistevano alle udienze. Quelle di Vincenzo Fabio, di Eddie Cosina e di Emanuela si sono chiuse nel loro silenzio che però ha continuato ad urlare contro una giustizia che tarda ad arrivare. C’è ancora tanto da fare perché non tutte le donne sono in grado di ribellarsi, oggi come ieri e non basta l’amore o la rabbia, serve lo Stato e serve la giustizia. Ribellarsi alla mafia significa anche questo.
Chi vorrei che leggesse questo libro? Tutte e tutti, ma in particolare le nuove generazioni e le donne di mafia perché a loro è affidato il destino dei figli che hanno portato in grembo. A loro sta la scelta di salvarli. 17Luglio 2024 IO DONNA