9.1.1992 ARCHIVIO 🟧 Il prete difende il Comune dei boss

 
Il prete difende il Comune dei boss Ha bruciato un giornale in chiesa: «I clan sono invenzioni». L’ex sindaco l’attacca.
Il prete difende il Comune dei boss Dopo la predica a Misterbianco: ci infangano «Qualcuno vuole infangare il nome e l’onore di una città laboriosa e onesta.
La colpa è dei giornali». In chiesa sono rimasti tutti sbalorditi quando padre Antonino Mazzaglia, dopo aver finito la sua predica, ha preso una copia di giornale e l’ha bruciata.
Padre Mazzaglia lunedì mattina ha detto messa nella piccola chiesa di Maria Santissima degli Ammalati, una costruzione che si trova nella frazione di Borgo Lupo di Misterbianco.
La sua omelia per il giorno dell’Epifania è stata una dura requisitoria contro chi «ha voluto infangare il nóme della nostra città». Quindici chilometri da Catania, Misterbianco è la città dove nello scorso settembre è stato ucciso il segretario della de Paolo Arena. Un delitto che è servito a sollevare il coperchio su presunte collusioni fra mafia e politica, sfociate nello scioglimento del Consiglio co¬ munale, avvenuto con un decreto firmato dal ministro dell’Interno Vincenzo Scotti il mese scorso.
Don Antonino, 75 anni e la figura minuta di prete di campagna, lunedì ha «vuotato il sacco», come precisa, perché a suo dire la stampa ha criminalizzato il paese. «La mafia a Misterbianco è solo un’invenzione dei giornali – dice -; se Cossiga ha sciolto il Consiglio comunale, forse è stato male informato. Chissà, avrà letto i giornali sbagliati». «Non ce l’ho con una testata in particolare – precisa – ma con un modo assolutamente inadeguato di informare la gente.
Qui c’è soltanto la malavita di qualsiasi altra città che non ha avuto la stessa pubblicità».
Don Antonino, insomma, se la prende con tutti e con nessuno. A Misterbianco c’è chi applaude e chi, invece, protesta. E c’è anche chi fa trasparire «certi affari» dietro il clamoroso gesto dell’anziano sacerdote. Don Mazzaglia fino a qualche anno fa era rettore del collegio del Sacro Cuore. L’edificio fu abbattuto, contro il parere della sovrintendenza e con il benestare dell’amministrazione comunale, per fare posto ad un moderno edificio di abitazioni.
Un’operazione che, stando al racconto di un pentito di mafia, sarebbe stata voluta proprio da Paolo Arena e dalla quale don Mazzaglia avrebbe ricavato cento milioni di lire.
«Arena era un galantuomo dice il sacerdote – non riesco a credere che possa essere stato amico dei mafiosi»
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La posizione di don Mazzaglia, un caso isolato nella Chiesa locale da tempo impegnata nella lotta contro la criminalità organizzata, ha già suscitato la dura reazione dei partiti che erano all’opposizione nel disciolto Consiglio comunale.
«Padre Mazzaglia non ha colto il senso della battaglia politica che le forze sane del paese conducono – dice l’ex sindaco del pds, Nino Di Guardo – per salvare questa città malata».
Padre Mazzaglia non se ne cura: «Il fatto è che noi non siamo liberi di poter scegliere per due anni i nostri amministratori – dice – senza che ci sia l’intervento di qualcuno che sciolga il Consiglio comunale». Fabio Albanese LA STAMPA
 
 

MAFIA E CHIESA