Per il presidente Fbi e Superprocura sono solo «aspirine». Critiche da Andreotti, Scotti, Craxi e lotti Mafia, scontro Cossiga-governo Sulle leggi eccezionali anti-criminalità ROMA. La lotta alla crimininalità è nuovamente terreno di scontro tra governo e Presidente della Repubblica. Cossiga è tornato alla carica, e in una nuova intervista al Corriere della Sera ha rilanciato l’ipotesi di leggi eccezionali. Per il Capo dello Stato «Fbi italiana» e Superprocura, Dia e Dna, sono «aspirine», mentre la mafia è una broncopolmonite che si può curare solo con gli «antibiotici». Quali? Le leggi eccezionali, appunto, o, come spiega ora Cossiga, «l’applicazione ordinaria di limitate norme eccezionali». E ancora, una commissione di «saggi» che studi i rimedi anti-mafia, come quella istituita per il Consiglio superiore della magistratura. Se non la fa Palazzo Chigi, avverte il Capo dello Stato, la metterà in piedi il Quirinale. Dal fronte governativo, Andreotti e Scotti hanno già risposto: no alle leggi eccezionali. E anche Craxi ha detto che è pericoloso parlarne. Il ministro dell’Interno, ancora bloccato nell’ospedale di Brunico, non vuole entrare in una nuova polemica con Cossiga, ma continua a far distribuire alle agenzie di stampa i prossimi appuntamenti già fissati dal Viminale per far decollare la Dia. E’ evidente che per il ministro dell’Interno la Dia non è solo un’aspirina, ma la cura giusta. Scotti tornerà presto a Roma, e per il 13 gennaio ha convocato nel suo ufficio l’Alto commissario antimafia Finocchiaro e i numeri 1 e 2 della Dia, Tavormina e De Gennaro. Due giorni dopo, il 15, incontrerà i prefetti della Puglia, per analizzare la situazione dopo l’attentato alla linea ferroviaria di Lecce. Infine il 21, l’appuntamento più importante: la prima riunione del Consiglio generale anticrimine. E’ questa la risposta di Scotti a Cossiga: continuare il lavoro nel solco già tracciato, a passo svelto. Al vertice del 21 i capi delle tre «burocrazie anticrimine» – polizia, carabinieri e Guardia di Finanza – dovrebbero presentarsi con una proposta concreta di divisione dei compiti fra i tre corpi per aree territoriali, settori di attività e tipologia dei fenomeni criminali. L’ordine del giorno del consiglio generale è molto denso. Sono previste le relazioni di Finocchiaro su «gli aspetti tecnico-logistici della Dia», dei direttori del Sismi e del Sisde sull’impiego degli 007 nella lotta alle cosche, quelle dei tre capi di polizia, carabinieri e Finanza. E’ stato Scotti in persona a sollecitare Parisi, Viesti e Berlenghi perché arrivino ad una proposta operativa unitaria. Con il governo attestato sulla scelta già fatta e intenzionato a resistere agli appelli di Cossiga, le forze politiche continuano a dividersi sull’ipotesi delle leggi eccezionali. In casa democristiana sono arrivate reazioni durissimme alle iniziative del Capo dello Stato. Il senatore Paolo Cabras, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, risponde sarcastico all’idea della commissione per le riforme. «Non capisco dice – sulla base di quali poteri Cossiga potrebbe istituirla. E poi chi chiamerà a farne parte? Forse il generale Jean (consigliere militare del Quirinale, ndr), qualcuno dei servizi segreti, un po’ di massoneria, un po’ di P2 e qualche “patriota”». Per il presidente della Came¬ ra, Nilde lotti, le norme eccezionali non servono: «Credo che applicare oggi le leggi che ci sono sia il modo migliore per rispondere ai tentativi di togliere stabilità al nostro Paese. Non penso siano necessarie leggi speciali, se sapremo unire le forze oneste del Paese potremo anche sconfiggere coloro che per ipotesi avessero in testa un piano di destabilizzazione o di ritorno ad un episodio come quello del terrorismo». Anche per il presidente del Senato Spadolini «tutto deve indurre a rilanciare un grande patto nazionale contro la criminalità organizzata pari a quello che fu il patto nazionale contro il terrorismo». Esponenti della maggioranza governativa come il segretario del psdi Cariglia e il responsabile per la giustizia del pli Palumbo si dicono contrari alle leggi eccezionali, mentre all’opposizione il segretario repubblicano La Malfa sostiene che «questa maggioranza e questo governo non sono in grado di dare la risposta a cui il Paese ha diritto». Il senatore del pds Macaluso giudica le proposte di Cossiga «un atto demagogico e irresponsabile», mentre col Presidente si schiera il msi, che chiede la dichiarazione dello stato di guerra contro la mafia. Giovanni Bianconi Giovanni Falcone, ex procuratore a Palermo e ora direttore degli «affari penali» del ministero di Grazia e Giustizia