3.7.2024 La lotta alle mafie passa anche attraverso la legislazione europea

 

Vincenzo Musacchio: “In Europa servono nuove leggi”

 

Il criminologo Vincenzo Musacchio fa il punto sulle necessità legislative dell’Unione europea nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale. Occorre subito una nuova legislazione sui collaboratori di giustizia, sulla lotta alla corruzione e sulla criminalità economico-finanziaria. 

Professore secondo lei quanto è stato fatto finora a livello europeo è sufficiente per combattere la moderna criminalità organizzata?

Sicuramente c’è stato meno immobilismo rispetto alle precedenti legislature, ma purtroppo tutti gli sforzi finora fatti non sono ancora sufficienti per incidere efficacemente nella lotta alle nuove mafie. Andrebbe potenziata, a mio giudizio, la legislazione sul rintracciamento, il sequestro e la confisca dei beni di origine illegale. Potenzierei ulteriormente le due tipologie di confisca a livello europeo: la confisca senza condanna e la confisca di beni ingiustificati legati ad attività criminali. Sarebbe necessaria una legislazione simile alle misure di prevenzione italiane. Da aggiornare e potenziare anche il pacchetto normativo antiriciclaggio. Positiva, invece, la direttiva sulla criminalità ambientale.

Che cosa pensa dell’entrata in funzione della Procura europea (EPPO)?

Così com’è stata concepita non ha incidenza diretta sulla criminalità organizzata. Si occupa dei reati che colpiscono gli strumenti finanziari dell’Unione europea, che possono essere commessi anche dalla criminalità organizzata. 

Le nuove mafie riescono ad ottenere legalmente persino i fondi europei, com’è possibile?

È possibile perché non siamo attrezzati a livello di singoli Stati membri per combattere questa nuova tipologia di crimini che per la maggior parte avvengono mediante sistemi apparentemente legali e con l’ausilio di professionalità specifiche contigue alle mafie.

Come mai ancora oggi alcuni Stati membri negano l’esistenza delle mafie? 

Più che di negazione parlerei d’incapacità a identificare la criminalità organizzata come organizzazione criminale operante nel proprio territorio. Questo crea, di fatto, un rischio molto serio per l’economia e l’ordine democratico di questi Paesi. 

Che cosa dovrà fare, secondo lei, la nuova classe dirigente europea nella lotta alla moderna criminalità organizzata?

Credo il primo compito dovrà essere quello di armonizzare la legislazione antimafia all’interno di ciascuno Stato membro sfavorendone l’attuazione incompleta o improduttiva di effetti. Occorrerà investire sulla formazione delle forze di polizia e della magistratura e sulla creazione di organismi antimafia (Commissione Antimafia Permanente).

Sull’Unione europea gravitano anche molte mafie straniere (soprattutto narcos latinoamericani) crede che questo sia un altro problema che occorrerà affrontare?

Europol, l’agenzia di polizia europea con sede a L’Aia, ha elaborato una mappa delle reti criminali presenti nell’Unione europea, analizzando i loro traffici e il loro modus operandi. Sono 821 le reti criminali attive in territorio europeo. C’è la ndrangheta, la mocro-mafia, le mafie russe, cinesi, giapponesi, slave, albanesi, nigeriane, turche, tanto per citare le più rilevanti. Le attività criminali principali sono: il traffico di droga dal Sud America all’Europa, il traffico d’armi, quello di esseri e organi umani, le truffe e tanti altri reati interconnessi. I proventi criminali sono investiti in vari paesi europei e sudamericani, principalmente in immobili, ristoranti, supermercati, alberghi e altre attività commerciali. Questi saranno i problemi che dovranno essere analizzati nella prossima legislatura.

Da oltre vent’anni lei propone di istituire una commissione antimafia europea permanente e la sua proposta è puntualmente ignorata, secondo lei, perché?

Questo andrebbe chiesto ai parlamentari europei che si sono succeduti negli ultimi trent’anni. Io sono convinto che la Commissione Antimafia Permanente (CAP) in seno all’Unione europea s’incastri perfettamente nella lotta dei nuovi fenomeni criminali di stampo mafioso di matrice transnazionale. La nascita di questa Commissione certificherebbe un impegno specifico e continuo che da tanto tempo è richiesto ai parlamentari europei di tutti gli Stati membri aderenti all’Unione europea. Questa necessità l’ho ripetuta più volte, anche in audizione, presso il Parlamento europeo e dopo molti consensi da qualsiasi parte politica, il tutto è rimasto lettera morta. 

Come pensa dovrebbe operare questo nuovo organo europeo? 

Sono convinto, come ho detto più volte, che debba occuparsi di criminalità organizzata, di corruzione, di riciclaggio di denaro e di crimini di natura economico-finanziaria. Deve operare a livello parlamentare e investigare, con poteri simili a quelli della magistratura, sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, nella pubblica amministrazione e nella finanza nei vari Stati membri, allo scopo di combatterla senza interruzioni. Una Commissione che dovrà essere capace di saper analizzare e valutare l’impatto della criminalità organizzata sull’economia e sulla finanza dell’Unione europea proprio allo scopo di predisporre gli strumenti normativi che consentano ai singoli Stati membri di prevenire e reprimere tali minacce a qualsiasi livello esse si manifestino (nazionale, europeo e internazionale). Dovrà essere un organismo permanente che nasca e termini con la fine di ogni legislatura, con i poteri di cui dicevo prima tra cui quello di operare nei singoli Stati membri cooperando con le autorità giudiziarie e di polizia locali e predisponendo ispezioni e audizioni con istituzioni nazionali, europee e internazionali. I singoli membri della Commissione, regolarmente eletti, potranno audire persone fisiche e giuridiche (rappresentanti delle imprese) possibili vittime di reato, nonché funzionari, compresi i magistrati, coinvolti nella lotta quotidiana contro la criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro. Un organo che sia nei fatti il volano di una nuova metodologia di lotta alle moderne organizzazioni criminali di matrice transnazionale.

Se potesse far approvare alcune nuove leggi in ambito europeo cosa proporrebbe? 

La prima legge che proporrei è una riforma che incida sul ruolo dei collaboratori di giustizia nella lotta alle nuove mafie. Assieme a questa riforma introdurrei subito una legge contro la corruzione con piena efficacia nei singoli Stati membri. Non per ultimo un articolato sui crimini economici e finanziari. In Unione europea resta presente il rischio di corruzione, mancanza di trasparenza e strapotere delle lobby. Questi problemi, se si vuole veramente combattere le nuove mafie, alla fine dovranno essere affrontati. L’immobilismo, se dovesse continuare, non farà altro che favorire le nuove mafie che, voglio ricordare, sono molto più potenti rispetto a quelle del passato.

Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.