20.3.1992 ARCHIVIO 🟧 Palermo due giudici trasferiti rinunciano Galloni polemico: «Siete dei disertori»

Palermo, due giudici trasferiti rinunciano Galloni polemico: «Siete dei disertori» Ma il Consiglio Superiore della Magistratura si ribella al suo vicepresidente Palermo, due giudici trasferiti rinunciano.
Quattro giudici trasferiti a Palermo. Altri due candidati ritirano la domanda alla vigilia della decisione del plenum e Giovanni Galloni, vicepresidente dell’assemblea di Palazzo dei Marescialli, non esita a parlare di diserzione. E per la prima volta la maggior parte dei consiglieri togati si dichiarano in disaccordo con lui e dalla Sicilia piovono critiche proprio contro colui che, sino a ieri, si era creato fama di strenuo difensore del Csm e dell’ordine giudiziario.
La frattura tra Consiglio e vicepresidente capita in un momento delicato, un altro, che ciclicamente ormai investe Palermo e le sue insufficienti strutture giudiziarie. E all’indomani di un nuovo, sanguinoso fatto di mafia, con l’assassinio di Salvo Lima, che induce sia il Presidente della Repubblica sia il ministro Guardasigilli a scaricare su Palazzo dei Marescialli e sulla magistratura in generale altre critiche e nuove accuse.
Trasferimenti. Antonio Ingroia, Annamaria Palma, Cristina Midulla e Luigi Patronaggio: questi i nomi dei quattro magistrati che ieri il plenum del Csm ha deciso di trasferire come sostituti (ma non potranno prendere servizio prima di sei mesi) alla procura della Repubblica di Palermo. Altri due giudici, Maria Daniela Borsellino e Marina Ingoglia ci hanno ripensato e hanno ritirato la domanda a poche ore dalla riunione dell’assemblea.
Contro di loro Galloni ha avuto parole durissime. «La situazione di Palermo è drammatica – ha detto il vicepresidente in apertura di seduta Non possiamo non rammaricarci per il fatto che diversi magistrati, di fronte al clima creatosi nella città, abbiano rinunciato al trasferimento.
Un magistrato deve essere tale anche nei momenti difficili.
Coloro che hanno revocato la domanda è come se avessero disertato». Parole di fuoco contro le quali si sono levate le proteste di numerosi consiglieri e delle dirette interessate dalla Sicilia.
Gennaro Marasca, di Magistratura democratica, ed Erne- sto Stajano, di Magistratura indipendente hanno eccepito, ad esempio, motivi di opportunità sostenendo che molti di coloro che avevano rifiutato lo avevano fatto per «senso di responsabilità», per non lasciare cioè sguarniti gli uffici di provenienza.
«Ho ritirato la domanda per ragioni strettamente personali e familiari, perché ho due bambini piccoli. Quando ho presentato la domanda non pensavo che venisse accolta con tanta tempestività», ha ribattuto Marina Ingoglia, 31 anni, giudice a Marsala, «il mio non è perciò un atto di diserzione».
Ma contro Galloni e le sue accuse di diserzione ai giudici siciliani sono insorti anche il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Borsellino, il procuratore generale, Bruno Siclari, il gip Giuseppe Di Lello. Repliche a Cossiga.
Alle critiche del Capo dello Stato sulle lungaggini nell’inchiesta del Csm sulle accuse rivolte da Leoluca Orlando ai giudici siciliani di «tenere le prove nei cassetti», hanno risposto ieri i consiglieri della prima commissione. «Abbiamo compiti amministrativi ribatte Alessandro Pizzorusso non siamo giudici che scagionano o che condannano».
E Antonio Condorelli aggiunge che «la commissione ha avuto ben presente l’esigenza di fare presto, ma soprattutto di fare bene». Critiche a Martelli. All’«msulto» e all’«attacco inusitato» del ministro della Giustizia che aveva accusato il Csm di boicottare l’azione di governo hanno risposto ieri i consiglieri Viglietta, Coccia e Maurizio Laudi.
I quali hanno criticato soprattutto l’inerzia del guardasigilli nel fornire il «concerto» per i numerosi incarichi direttivi ancora vacanti. Ma in serata, giocando ancora una volta di contropiede, Martelli faceva sapere di aver inviato proprio ieri una lettera a Palazzo dei Marescialli con 21 pareri positivi per altrettanti incarichi di direzione. Fra i nove che rimangono ancora «congelati», c’è anche quello sul superprocuratore antimafia. [r. con.]LA STAMPA