Il DIARIO di ROCCO CHINNICI

Questo il testo integrale del diario Chinnici:

1° foglio: ”296/75 b pm reg. gen. 1583/77reg. c.a. 206/77. Ignoti. Omicidio in
persona di Zummardo Salvatore commesso in Monreale il 15-6-975. Formalizzato dal
p.m. Scozzari il 3-6-77”
.
2° foglio: “N.b.: nel processo a carico di ignoti imputati dell’omicidio Di Cristina, nel
quale sono imputati numerosi individui per ricettazione di assegni, Scozzari mi ha
chiesto espressamente di non istruire personalmente il processo e di non assegnarlo a
Motisi (ritengo che così gli sia stato imposto!). Il processo è stato assegnato a un
giudice da me ritenuto severo (S.Rizzo). A distanza di mesi mi sono sbagliato!”
.
3° foglio: “N.b.: processo n.255/76 sez. 9 c. Verzotto Graziano. Il processo viene
assegnato a Motisi il 17-11-1976. Nessuna attività istruttoria sino al 1980”
.
4° foglio: appunto del 15-12-81. Ciccio Scozzari è l’essere più immondo che esista,
vigliacco, servo dei mafiosi (il suo comportamento al processo di viale Lazio ne è la
riprova). Per invidia o per imposizione della mafia mi ha combattuto da quando sono
a Palermo; mise in giro la notizia – e l’avvocato Paolo Seminara la diffuse – che ero il
servo del capitano dei cc Russo; e ciò solo perché valorizzavo – nel giusto – i rapporti
dell’ufficiale; quindi, che io ed il povero Pippo De Blasi avevamo costituito “centro
di potere” in quanto io, e solo io, istruivo i processi “portanti”
. Per tutto il periodo in
cui nella corrente di Unità per la Costituzione ha avuto un certo peso, si è opposto
decisamente a che io ricoprissi cariche in seno all’associazione e che fossi eletto al
consiglio giudiziario. Egli tuttavia ha dimostrato tutta la sua forza malefica in
occasione della mia nomina a consigliere istruttore. Tre grosse canagliate egli
commise: e se prima nutrivo qualche dubbio ora, dopo quello cha ho appreso ieri,
ogni dubbio è svanito. 1) cercò di mettermi contro Magistratura democratica agendo,
però, com’è costume dei vigliacchi dietro le quinte. 2) scrisse un anonimo al
consigliere superiore, dicendo che ero amico dei Salvo, gente che non conosco
(tranne, casualmente, Ignazio) e che detesto. 3) mise in giro la voce cha io “fottevo” i
processi. La più grossa infamia è questa: mesi fa il dottor Mignosi, ispettore
regionale, in tutta riservatezza mi disse che il giornalista Panzica gli aveva confidato
che la morte di Giuliano (il commissario Boris, ndr) era da addebitare a me in quanto
io solo ero a conoscenza del rapporto di Giuliano riguardante il traffico di droga. La
notizia mi sconvolse per il motivo che il rapporto in questione pervenne nel mio
ufficio tre mesi dopo l’uccisione del funzionario. Ora da Tessitore ho saputo che il
Panzica è suo intimo amico e che “è cresciuto a casa sua”
. Tessitore me lo ha detto in
quanto il Panzica , giornalista alla Rai, gli aveva chiesto il mio numero di telefono
per invitarmi ad una trasmissione Rai. Tutto mi è stato chiaro. L’essere immondo,
servo della mafia, continua a volermi colpire alle spalle”
.
Appunto in data 30-3-979: “Ho prosciolto dal delitto di truffa aggravata Imburgia
Giuseppe, proc. 409-78 c.a.. Al processo si è interessato in modo pressante S. Ecc.
Pizzillo”
.
Appunto senza data: “Nel mio ufficio si verifica un fatto di gravità eccezionale.
L’avvocato Paolo Seminara,
“amico fraterno” di Scozzari mi muove l’accusa di
volere a tutti i costi la emissione di mandati di cattura nei processi pendenti contro
associati a delinquere nei quali il procuratore Costa ha convalidato gli arresti ed
indurre i magistrati Falcone e Calabrese ad emetterli. Il suo atteggiamento è
minaccioso, scorretto, e degno di lui. All’agitata discussione prende parte Motisi. Nel
corso della discussione il Seminara si lascia sfuggire una circostanza che sicuramente
gli è stata riferita da Scozzari: l’esistenza, nel processo contro Sollena Salvatore e
Bontade Giovanni, del rapporto della squadra mobile del 30-4-1980, redatto su mia
richiesta. Chiedo a Calabrese perché ha scarcerato i detenuti del suo processo.
Confessa che erano intervenuti a dirgli che noi “non ci possiamo fare
strumentalizzare dalla polizia”
. Schiacchitano e Lo Forte della procura (emissari del
grande vigliacco e servo della mafia Scozzari)”
.
Altro appunto stesso foglio: “Circola insistente la voce che i mandati di cattura nel
processo di Falcone li ho fatti emettere io. L’avvocato Campo mi dice testualmente: “
come, dopo che a seguito del processo dei 114 c’era stato promesso che non si
sarebbero fatti più processi per associazione a delinquere, si ritorna di nuovo alle
associazioni?”
. Se mi succedera’ qualche cosa di grave i responsabili sono due: 1) il
grande vigliacco Ciccio Scozzari. 2) l’avvocato Paolo Seminara”
.
Foglio d’agenda del 3 luglio – appunto del 3/7/1980: “Ore 11- viene in visita il
(illegibile) dice di un “pezzo grosso” latitante che vorrebbe incontrarsi con lui (è don
Tanino B.?). Mi dice che molti personaggi di grande levatura gli hanno parlato del
figlio di don Paolino (Bontade)”
.
Foglio del 18 settembre – appunto del 18 set. 1980: “1) il procuratore generale dott.
Viola mi raccomanda caldamente il proc. contro Cuccio Giuseppe imputato di frode
valutaria. Lo stesso mi ha raccomandato il processo contro il di lui genero Imp…
imputato di falsità in titolo di credito. (I due processi sono stati istruiti in sommaria e
sono pervenuti in ufficio con richiesta di proscioglimento)”
.
Foglio d’agenda del 4 novembre – appunto 4 nov. 1980: “Ore 11- viene Michele
Mezzatesta. Vuol sapere se contro Vitale Giacomo, figlioccio dell’onorevole
Jocolano, esiste mandato di cattura del giudice Falcone. Rispondo che non è mia
abitudine interferire, in alcun modo, nei processi dei colleghi. ore 12 – mi telefona
Guido Cucco, mi segnala il processo contro M. che si trova alla sezione d. Si
manifesta possibilista per Paino”
.
Foglio del 6 novembre – apunto senza data: “Ore 12. Mi telefona da Messina il
professore Giuliano fratello del compianto vice questore. Mi chiede se sono disposto
ad accettare l’incarico di componente il comitato scientifico di un convegno sulla
criminalità mafiosa e organizzata da tenersi a messina presso l’Università. Accetto”
.
Foglio del 12 novembre – appunto senza data: “Ore 11 – l’avvocato Nino Mormino
molto riservatamente mi dice – e si dimostra preoccupato – che l’eccellenza Pizzillo
ha dichiarato che presso l’ufficio istruzione io interferisco nei processi più gravi nel
senso che condiziono i giudici ad un rigore esagerato. (Pizzillo sa di mentire nella
maniera più irresponsabile)”
.
Foglio del 13 novembre – appunto del 27-1-1981: “Ore 11.30. Viene a trovarmi il
dottore I. della questura. Mi confida in tutta riservatezza a proposito dell’omicidio
Mattarella: a) che il presidente ucciso ritornando da Roma dopo un colloquio con il
ministro Rognoni disse alla segretaria dottoresa Trizzino: “Se si sapesse quello che
ho detto a Rognoni, mi ucciderebbero certamente”; b) che di ciò il commissario De
Luca ebbe a fare una relazione. Il documento però non è stato allegato al rapporto per
il veto dei superiori. Ore 12.30 – vado da S. ecc. Viola, lo informo della canagliata
ordita dal g.i. Calabrese il quale, d’accordo con quell’altro vigliacco che è il sost.
Gatto, si è fatta fare la richiesta di interrogare gli imputati al processo di mafia a lui
affidato con mandato di comparizione: gli chiedo di intervenire presso Paino, per
fare modificare la richiesta. Insisto presso Viola perché intervenga per fare allontare
dall’ufficio istruzione il Calabrese. Mi promette di intervenire”
.
Foglio del 14 novembre. Appunto relativo al 27 gennaio ’81: “Ore 18. Assumo in
esame il dott. Mignosi ispettore regionale. Riservatamente mi dice – mi prega di non
verbalizzare – che dopo tre o quattro giorni dall’uccisione del presidente Mattarella
andò a trovare il procuratore generale Viola e decise di riferire tutto quanto sapeva; il
procuratore generale gli disse (testuale): “Come amico gli consiglio di aspettare gli
eventi. Se poi vuole essere sentito chiamo il segretario e verbalizzo”. Evidentemente
non fu verbalizzato nulla! (paura?)”
.
Foglio del 15 novembre – appunto relativo al 10 aprile 81: “Ore 9.30. Assumo in
esame nel processo per l’omicidio Mattarella la signora Trizzino. Il contenuto della
conversazione è nel verbale redatto in data di oggi. Mi confida pregandomi di non
verbalizzare di avere informato S. E. Pizzillo di quanto ebbe a dirle il presidente
ucciso dopo essere rientrato da Roma e avere avuto un colloquio riservato “sui
problemi siciliani” col ministro Rognoni. Presente il segretario Di Bartolo”
.
Foglio del 17 novembre – appunto relativo all’8 giugno ’81: “Ore 18. Si svolge nel
mio ufficio una discussione. Siamo io Paino, Falcone, Sciacchitano. Io e Falcone
sosteniamo che a seguito dell’interrogatorio reso da Miceli Crimi (costui ha ammesso
di avere esploso il colpo d’arma da fuoco contro Sindona ed altro) s’impone la
necessità di contestare a Sindona, ed altre tre persone, con mandato di cattura il reato
di associazione per delinquere di tipo mafioso. Il Paino è alquanto preoccupato. Dice
che vuol vederci chiaro, che non vuole dare in pasto alla stampa provvedimenti che
fanno scalpore. Io e Giovanni Falcone rimaniamo stupiti di tanta prudenza. E’
importante il fatto che Paino altri non è che il portavoce di Viola (che è forse vero che
questi è alla P2 o di altra conserteria simile?)”
.
Foglio del giorno 18 – appunto relativo al 14-7:81: “Ore 13. G. Falcone mi comunica
che il primo presidente della corte gli ha caldamente raccomandato il cavaliere del
lavoro Graci implicato nella faccenda Sindona; dopo averlo convocato nel suo
ufficio. La circostanza può costituire conferma indiretta alla notizia riferitami da
Rabito (Lillo) secondo la quale alla fine di ottobre 1979 si riuniranno a Taormina il
graci, l’ecc. Ugo Viola, l’ecc. Pizzillo, il sen. Coco e Paino per appoggiare
massicciamente quest’ultimo a consigliere istruttore. Il Graci, ha riferito Giuliano
Turone a G. Falcone e come mi ha confermato Rabito, il quale ha appreso la
circostanza dal cugino ingegnere Corrao, ha tra i suoi consulenti Ugo Zilletti”
.
Foglio del 19 novembre – appunto relativo al 14 luglio ’81: “Ore 18- viene a trovarmi
il marchese De Seta: dopo avermi raccontato delle sue vicende con l’avv. Guarrasi, mi
fa presente che costui è intimo amico del sen. Emanuele Macaluso. Mi riferisce che
alla galleria d’ arte “La tavolozza” (il cui proprietario effettivo è Renato Guttuso) si
recava spesso il dott. Boris Giuliano, il quale in quella sede, parlando con Leonardo
Sciascia e qualche altro, si riteneva certo che responsabile del sequestro De Mauro
era proprio il Guarrasi”
.
Foglio del giorno 20 novembre – appunto relativo al 10 dicembre ’81: “Ore 12.30. Mi
telefona Pizzillo, ha letto della mia relazione su “mafia oggi” a Monreale organizzata
dall’Arci di Monreale di ieri sera. Mi consiglia prudenza essendo io troppo esposto.
Aggiunge di aver raccolto voci secondo le quali io mi appresti ad entrare nel Pci per
seguire l’esempio di Rizzo. Insiste perché io non intervenga più in convegni, come
quello di Messina nel mese di ottobre di quest’ anno su “mafia e potere”
. Il tono è
molto cordiale. Si dimostra alquanto preoccupato per il fatto che io sono “troppo
esposto”. Qualche giorno fa mi aveva per la terza volta chiesto di sollecitare Barrile
ad archiviare gli atti relativi contro i Salvo (e però non ha mai pronunziato il
cognome Salvo)”
.
Foglio del 21 novembre 1981 – appunto relativo al 10 dicembre 1981: “Ore 17-
l’appuntato Bartolotta agente di tutela, mentre con l’autovettura di servizio guidata da
Purpura ci rechiamo in ufficio, mi racconta che anni addietro trasse in arresto a
Messina, il capomafia della zona di Partanna Mondello (guardiano della Facup). Mi
fa presente che il mandato era stato “smarrito” alla squadra mobile in quanto tutti i
funzionari e sottufficiali ,
“si vestivano gratis” alla Facup (il mandato di cattura era
stato emesso da me) e non avrebbero mai eseguito il mandato”
.
Foglio del 22 novembre 1981 – appunto relativo al 26 marzo ’82: “Ore 17- viene a
trovarmi Pio La Torre. Mi segnala l’ing. … della societa Alco (asse del Belice); mi
dice che si tratta di persona onesta e che se coinvolto in qualcosa di illecito, sarà stato
tratto in inganno”
.
Foglio del 24 novembre 1981 – appunto relativo al 18 maggio 1982: “Ore 12 – vado
da Pizzillo per chiedere di applicare un pretore in sostituzione a La Commare dal
momento che il Csm ha deciso che la competenza è del presidente della Corte. Mi
investe in malo modo dicendomi che all’ufficio istruzione stiamo rovinando
l’economia palermitana disponendo indagini ed accertamenti a mezzo della guardia
di finanza. Mi dice chiaramente che devo caricare di processi semplici Falcone in
maniera che “cerchi di scoprire nulla perchè i giudici istruttori non hanno mai
scoperto nulla”
. Osservo che ciò non è esatto in quanto sono stato proprio i giudici
istruttori di Palermo che hanno – inconfutabilmente – scoperto i canali della droga tra
Palermo e gli Usa e tanti altri fatti di notevole gravità. Cerca di dominare la sua ira
ma non ci riesce. Mi dice che verrà ad ispezionare l’ufficio (ed io lo invito a farlo); è
indignato perché ancora Barrile non ha archiviato la sporca faccenda dei contributi
(miliardi per la elettrificazione delle loro aziende agricole); l’uomo che a Palermo
non ha mai fatto nulla per colpire la mafia che anzi con i suoi rapporti con i grossi
mafiosi l’ha incrementata. Pizzillo con il complice Scozzari ha “insabbiato” tutti i
processi nei quali è implicata la mafia, non sa più nascondere le sue reazioni e il suo
vero volto. Mi dice che la dobbiamo finire, che non dobbiamo più disporre
accertamenti nelle banche”
.
Foglio del 26 novembre – appunto relativo al 15 maggio 1982: “Ore 11.30 – viene a trovarmi Giovanni Falcone. Mi riferisce di essere stato convocato da Viola il quale mi richiede spiegazioni del perché alle notizie di stampa circa le telefonate intercorse tra familiari e parenti di Salvo (Nino) e “Roberto” (Buscetta) Falcone risponde che le telefonate sono state riportate nella sua sentenza. L’episodio è indicativo del rapporto di amicizia di Nino Salvo oltre che con Pizzillo, anche con Viola e Paino. Quest’ultimo infatti l’altro ieri, sempre nella forma gesuitica che gli è congeniale, mi ha telefonato per dirmi che era andato a trovarlo Nino Salvo indignato per il fatto. delle notizie riportate dalla stampa sulle telefonate di cui Viola parlò con Pizzillo. Ma perché Nino Salvo non viene allo ufficio istruzione?”

.
Foglio del 27 novembre – appunto relativo al 2-6-82: “Mi chiama Viola, mi chiede,
reiterando la richiesta del giorno prima, la richiesta di prosciogliere l’ing. Tedesco
imputato di gravi reati nel processo contro Maligno +13 (scandalo del Belice). Faccio
presente che l’ing. Tedesco è tra i più gravemente responsabili: ciò malgrado Viola
insiste. Contrariamente al suo stile la richiesta è quasi perentoria. E’ ovvio che l’ing.
Tedesco sarà rinviato a giudizio. Faccio una riflessione: Pizzillo è quello che è,
stupido, prepotente, bifronte, notoriamente invadente; non c’è giudice civile o penale,
non solo di Palermo presso il quale egli non sia intervenuto per raccomandare gente
che gli sta a cuore. Certo, Viola non è Pizzillo ma… si avvicina pur se in maniera,
quasi sempre elegante”
.
Foglio del 28 novembre – appunto relativo all’8 giugno ’82: “Alle ore 11 avrebbe
dovuto restituirmi la visita il gen. Dalla Chiesa venuto al palazzo di giustizia per
restituire la visita a Viola, a Spadaro, a Paino (e Pizzillo?). Alle 10.45 dal maresciallo
Bellantonio mi ha fatto dire che era stato chiamato d’urgenza alla Regione. Che gli
avranno detto che il consigliere istruttore non è titolare di ufficio direttivo? O che
sono comunista? Dalla Chiesa (il fatto mi fu riferito dal maresciallo Chiofalo)
appoggiava Paino per la nomina a consigliere istruttore. Paino è rimasto offeso con
me perché all’incontro di studi sulla mafia a Castelgandofo, non ho parlato di lui e
del suo ufficio”
.
Foglio del 29 novembre – appunto relativo al 14 luglio ’82: “Ore 18. Sono all’hotel
La Torre per delega del presidente Spadaro che mi ha incaricato di andare in sua
vece. Al ricevimento offerto dal console francese. Il procuratore generale Viola si
presenta all’avv. Curcio, il proprietario della spiaggia di mondello, personaggio
alquanto discusso. Con Ugo Viola si danno del tu”
.
Foglio del 1 dicembre – appunto relativo al 7 dicembre 1982: “Ieri, domenica, verso
le ore 20 è venuto a casa mia l’ing. Eduardo Romano. Sono a letto perché
influenzato. Chiede di parlare con me, entra nella mia stanza terrorizzato. Davanti
l’ingresso di casa mia si era incontrato con Nino Madonia, da me rinviato a giudizio
in stato di arresto per le bombe di capodanno. Mi riferisce che il Madonia, dopo
avergli insistenemente richiesto chi andava a cercare nello stabile (alla domanda
l’ingegnere rispose che andava da un suo zio signor Romano) ad analoga domanda
rispose che andava a trovare il suo amico che aveva l’abitazione nella scala b.
L’ingegnere Romano ebbe la sensazione che non è niente vero perciç telefono al
maresciallo Trapani, al dott. D’Antone. In serata, il Madonia non viene trovato. Oggi
a casa nel primo pomeriggio mi portano un espresso. E’ diretto: giudice istruttore
capo Rocco Chinnici tribunale di Palermo. Figura impostato e recapitato lo stesso
giorno il 6-12-82. La lettera è del tenore seguente: “Non si muove foglia che
Giovanni Falcone non voglia” il no di non voglia è sottolineato due volte. E’
minaccia? Mi si vuole mettere contro anche Giovanni Falcone?”
.
Foglio del 3 dicembre – appunto relativo al 17 giugno 1983: “Ore 16,50 in ufficio.
Sono sei mesi che non faccio più annotazioni. Ho sbagliato perché di fatti che
continuano a maturare ce ne sono stati parecchi. Riguardano principalmente G.
Falcone. In occasione della venuta della commissione antimafia, tramite il colonnello
dei cc. Castellano, si è incontrato nell’ufficio di quest’ ultimo con l’on. Pastorino
(Dc). Quando è andato all’incontro mi disse che mi avrebbe informato di quello che
avrebbero detto; nulla ho saputo. Soltanto qualche giorno dopo, parlando del
commercialista tributarista della mafia, mi disse che tutto sommato questi era soltanto
un professionsta! E le scarcerazioni per mancanza di indizio di Silvio Badalamenti,
del costruttore prestanome dei Vernengo, Amato? E la libertà provvisoria ai
cosiddetti pentiti del nord che hanno detto ben poco? E perché tiene a casa le carte
processuali in copia e in originale? E perché si incontra con personaggi (magistrati,
poliziotti?) in stretto riserbo? Ho appreso che oggi alle 15.30 dovrà recarsi dall’alto
commissario”
.
Foglio del 4 dicembre – appunto relativo al 21 giugno 1983: “Mandalari. Tributarista e consulente della mafia è stato scarcerato per mancanza di indizi. Ho voluto leggere la motivazione dell’ ordinanza. Insufficienza di indizi. Dice Falcone: in uno stato di diritto prima le prove e poi la cattura. Ma non ha fatto così con decine di altri imputati. L’intervento dell’on. Pastorino o di altre forze occulte”
.
Stesso foglio – appunto del 22-6-83: “Giovanni Falcone è preoccupatissimo, alle ore 13 viene da me mi dice che domani in elicottero andrà a Caltanissetta per incontrarsi con il sostituto Favi di Siracusa. Un detenuto ha fatto sapere a Favi che si prepara un attentato contro Falcone, ad organizzarlo sarebbero gli industriali e le cosche catanesi. Il cavaliere del lavoro Rendo, secondo il detenuto, viene informato dall’alto commissario De Francesco di tutta l’attività di Falcone. Incredibile. Forse Falcone negherà di avermi fatto simili confidenze. Ma me le ha fatte!”