INTERPELLANZA 2/02459 presentata da TARADASH MARCO (MISTO)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che: il 27 gennaio 1999 venne arrestato a Palermo l’ingegner Giuseppe Montalbano, un imprenditore edile siciliano, insieme a Salvatore Gangi, ex direttore di banca alla Sicilcassa, capo della commissione di Cosa Nostra nella zona di Agrigento e Sciacca, da tempo ricercato; l’ingegnere Montalbano e’ stato rilasciato per decorrenza dei termini, ma il 2 febbraio 2000 e’ stato disposto il sequestro di tutti i suoi beni, per un valore di 400 miliardi; tra i beni sequestrati vi e’ il piu’ importante complesso turistico residenziale della Sicilia, ‘Torre Makauda’, a Sciacca; secondo il settimanale Diario, che al ruolo dell’ingegner Montalbano dedica un’inchiesta giornalistica a firma del direttore Enrico Deaglio (settimana 2-8 giugno 2000, p. 32), il magistrato di Agrigento che ha disposto il sequestro, dottor Salvatore Cardinale, ritiene che ‘Torre Makauda’ non e’ esattamente della famiglia Montalbano, ma con ogni probabilita’ di Salvatore Riina di cui Montalbano e’ prestanome.
Il settimanale indica il complesso turistico come il luogo ‘dove il capo dei capi e’ stato spesso in vacanza, e non c’era bisogno di proteggerlo con i mitra, perche’ almeno quattro dei manager dell’albergo erano dei fidati uomini di Cosa Nostra’;
Diario riferisce inoltre che tra le proprieta’ sequestrate figura anche la ‘Villa Antica spa’, proprietaria tra l’altro anche del complesso residenziale dove Riina e’ stato arrestato; nel corso del sequestro dei beni dell’ingegnere, inoltre, sono state rinvenute, nella sua abitazione, due bollette dell’Enel intestate a Giuseppe Bellomo, il falso nome dietro cui si celava Toto’ RIINA nel corso della sua latitanza;
tuttavia, al momento dell’arresto di Toto’ Riina, il 15 gennaio 1993, non venne svolta alcuna azione nei confronti del proprietario della casa nonostante il suo nome fosse molto noto agli inquirenti poiche’ Giovanni Falcone, nel 1984, lo aveva indiziato di reato come uno dei colletti bianchi della mafia. Dopo tre anni la sua posizione venne archiviata; gia’ nel 1993, il pentito Balduccio Di Maggio aveva rivelato agli inquirenti come Montalbano e Riina fossero strettamente legati, ‘la stessa persona’, come scrive Diario;
il padre dell’ingegnere, il professor Giuseppe Montalbano, era un esponente di primo piano del Partito Comunista in Sicilia, insieme a Li Causi e a Colajanni.
Il professore e’ stato ordinario di procedura penale, deputato regionale e nazionale, sottosegretario alla Marina Mercantile nel Governo Parri, ‘un uomo – come riporta Diario – che ha formato centinaia di giovani comunisti alla militanza politica e che ha avuto un figlio, misteriosamente sepolto a cura della famiglia mafiosa di Mangiaracina’.
Scrive ancora il settimanale che ‘l’altro suo figlio, l’ingegnere, ha tenuto alta la bandiera del padre e ha sempre fatto motivo di vanto la sua collocazione politica.
Ha sostenuto e finanziato le iniziative della sinistra, ha avuto una particolare simpatia per i temi ambientali, e’ diventato nel corso della sua carriera professionale il piu’ importante operatore turistico siciliano. Sostiene il presidente della regione, Angelo Capodicasa, diessino, e la regione sostiene le sue iniziative imprenditoriali. Sostiene uomini forti dei Ds, come Michelangelo Russo…
Nel dispositivo in cui si sequestrano i suoi beni (facendo capire che buona parte di essi sono in realta’ di Salvatore Riina) si parla molto di altre societa’ che sono a lui riferite’ tra i cui soci figurano, tra gli altri, ‘un certo Antonino Fontana, figura di spicco del vecchio Pci di Bagheria e il suo socio, tale Simone Castello che faceva il postino all’ultimo capo della mafia latitante, il vecchio e imprendibile Bernardo Provenzano. E poi si trovano societa’ possedute da vecchi e noti mafiosi come Andrea Vassallo e Pino Lipari e le si vede partecipanti a societa’ romane moderne, leader dell’edilizia. E poi si trovano la moglie di Bernardo Provenzano, Savona Palazzolo e i suoi commercialisti’; il settimanale precisa che le carte dell’ingegnere sono ‘assolutamente pubbliche, carte che un maresciallo di polizia poteva consultare gia’ sette anni fa’. Vi si trova anche ‘il documento catastale della casa che fin dal 1985 Riina affitto’. Si trovano tutti i passaggi di denaro, i nomi dei sindaci delle societa’ immobiliari, i passaggi di quote. E si trova che “uno spunto investigativo” su tutto cio’ Giovanni Falcone lo aveva gia’ offerto nel 1984. E si scopre che, alla ricerca del tesoro di Toto’ Riina, forse una parte di questo era gia’ stato trovato sette anni fa, quando il famoso e famigerato Balduccio Di Maggio aveva fatto presente che Montalbano e Riina erano praticamente la stessa persona’; il settimanale rileva gli aspetti oscuri delle investigazioni che portarono alla cattura di Balduccio Di Maggio e di Toto’ Riina, alle confessioni del Di Maggio, al ‘premio’ di un miliardo e mezzo di lire garantitogli dallo Stato, agli omicidi da lui compiuti durante il programma di protezione, alla scarcerazione dovuta alla perizia medica che ne certifica la non compatibilita’ con la detenzione, alla mancata perquisizione dell’appartamento dove viveva in latitanza Riina e al recupero di tutti i suoi documenti compiuto dai capi di Cosa Nostra; conclude il settimanale: ‘Brutta storia, vero? Scomoda per tutti, vero? Con Riina e Provenzano alla testa di una specie di compromesso storico o commissione bicamerale che agisce nella Sicilia laboratorio politico, mentre il grande teatro assiste al processo Andreotti e il suo grande accusatore, Balduccio Di Maggio, chiede soldi, li ottiene, torna ad ammazzare, si paralizza, trova tre professori che gli danno ragione, esce dal carcere e scompare’ -: se la ricostruzione del settimanale corrisponda a verita’, e, in tal caso, se non ritenga opportuno avviare un’indagine ministeriale presso la procura di Palermo per verificare per quale motivo le confessioni di Balduccio Di Maggio, che sono state all’origine del processo contro Giulio Andreotti, non abbiano avuto seguito per la parte concernente l’ingegner Giuseppe Montalbano.