13.10.2024 E’ un peccato che le intercettazioni di Roberto Maria Ferdinando Scarpinato da Caltanissetta (una fatica già all’anagrafe) non si possano ascoltare perché lui ora è un parlamentare, un senatore, un privilegiato del genere che il suo grillismo esistenziale ha combattuto per una vita: è un peccato anche perché, ascoltandolo, almeno sapremmo se anche normalmente parla in quel modo lì, se con un «amico» come il collega Gioacchino Natoli si esprimeva come fa in pubblico, con la stessa apocalittica e magniloquente verbosità che ha riservato alle sue requisitorie e ora, in quest’epoca infame, a suoi stordenti interventi al Senato.
A chi si fosse collegato solo in questo momento, in ogni caso, consiglieremmo di scollegarsi: spiegare in poche parole Scarpinato non-si-può.
Abbiamo i nostri limiti.
Ne servono almeno tremila, di paroloni, gli stessi che lui imporrebbe nel rispondere alla semplice domanda «come va?».
Non basta, ora e quindi, definirlo un archetipo togato della Trinacria più pura e dietrologica, un malfidente, uno che storicizza e «adesso-ti-spiego» ogni cosa, insomma un personaggio inquietante e non solo per le sue barbe e le sembianze mefistofeliche che ostentava prima che la calvizie passasse in giudicato.
Il bello è che solo l’altro giorno, proprio lui, nello scagliarsi contro il limite di 45 giorni previsto per le intercettazioni, lamentava: «Servono mesi per capire il linguaggio». Il signore sì che se ne intende. Anche di intercettazioni, visto che la Corte europea, nel maggio scorso, giudicò illegali quelle che un ex procuratore a Palermo, certo Scarpinato, aveva riservato a Bruno Contrada prima del suo proscioglimento.
Poco male, neanche due mesi dopo sparò questa: «Le stragi del ’92-’93 sono state organizzate per far spazio a soggetti come Forza Italia e alle attuali forze di governo».
Ma stiamo correndo troppo. Tutti in genere ripartono da quando Scarpinato fu uno dei fallimentari accusatori del processo Andreotti (proprio con Gioacchino Natoli) oppure ripartono, gli immemori, proprio da zero, dal grillismo, dal presente, da lui seduto nel tempio della democrazia: proprio lui che da antimafioso professionista, nel 2003, spiegò che alla democrazia, tutto sommato, si potrebbe anche rinunciare: «Bisogna sospendere autoritativamente la democrazia elettiva aritmetica al fine di salvare la democrazia sostanziale…
Ma stiamo correndo troppo. Tutti in genere ripartono da quando Scarpinato fu uno dei fallimentari accusatori del processo Andreotti (proprio con Gioacchino Natoli) oppure ripartono, gli immemori, proprio da zero, dal grillismo, dal presente, da lui seduto nel tempio della democrazia: proprio lui che da antimafioso professionista, nel 2003, spiegò che alla democrazia, tutto sommato, si potrebbe anche rinunciare: «Bisogna sospendere autoritativamente la democrazia elettiva aritmetica al fine di salvare la democrazia sostanziale…
Nella nuova Costituzione europea bisogna pure porre il problema degli interventi politici e istituzionali, compreso, come estrema ratio, il commissariamento europeo nei confronti degli Stati membri i cui vertici dovessero risultare in collegamento con la criminalità organizzata». Lo scrisse su Micromega. Berlusconi era al governo, sapete.
Poi Scarpinato si meritò un procedimento disciplinare del Csm (sappiamo come finiscono) per una frase pronunciata nel 2010 durante una commemorazione per la strage di via D’Amelio nel 2010: «Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra la negazione dei valori di giustizia e legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere».
Una frase come tante sue, ripetiamo, pronunciata da un personaggio che andrebbe raccontato: se ce ne fregasse sinceramente qualcosa. Perché non è chiaro quanto importi, ora, ricostruire le elaborazioni tra le più incredibili da lui sviluppate: indimenticabile l’inchiesta «Sistemi criminali» in cui giunse a ipotizzare che tra il ’91 ed il ’93 Cosa Nostra avrebbe progettato una secessione del Meridione grazie all’appoggio della massoneria deviata e dell’estrema destra, questo dopo essersi accordata con le leghe del Nord e prima di trovare un nuovo referente, alla fine del 1993, in Forza Italia.
L’inchiesta – che strano – è stata archiviata, un fallimento come tantissimi suoi, come quello della sbeffeggiata «trattativa» Stato-mafia che fece perdere grandissimo tempo al generale Mori e a noi tutti, che come contribuenti l’abbiamo stipendiato e continuiamo a farlo.
La banale verità è che mettersi a seguire Scarpinato in tutti i suoi percorsi biografici e mentali porta alla labirintite, e che spiegare l’uomo in poche parole, dicevamo, non-si-può. Oppure, aspettando l’intelligenza artificiale, si può accontentarsi della deficienza naturale di wikipedia e dintorni.