Lucia Borsellino aggiunge: «Questo Paese spesso dimentica e invece noi dobbiamo continuare a ricordare: si chiamavano Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli».
Le indagini della Procura di Caltanissetta stanno cercando di fare luce su ciò che accadde in quegli anni. Sotto inchiesta sono finiti anche due magistrati che negli ultimi trent’anni sono diventati dei simboli della lotta alla mafia, Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone.
«Noi ancora attendiamo, a oltre trent’anni di distanza dalla strage, di conoscere le ragioni che spinsero nostro padre, poche settimane prima della morte, ad affidare a dichiarazioni pubbliche le sue inequivocabili parole di accusa per i tradimenti fino a quel momento consumati ai danni dell’amico e collega Giovanni Falcone e ai suoi. È a tutti noto lo stato di prostrazione che lo ha accompagnato dal 23 maggio 1992 fino alla morte, culminato pochi giorni prima del 19 luglio nello sfogo raccolto dai suoi colleghi Massimo Russo e Alessandra Camassa: nel suo ufficio, nostro padre usò espressioni come “nido di vipere» e «un amico mi ha tradito», dice Lucia Borsellino. E sottolinea :«La Procura di Caltanissetta sta impegnando tutte le proprie forze in questa direzione e ad essa vanno il nostro rispetto e la nostra fiducia incondizionati». GIORNALE DI SICILIA 15.10.2024