16.11.2024 Perché quello ai quattro ex poliziotti è il primo vero processo per depistaggio sulla strage di via d’Amelio
Il giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta ha rinviato a giudizio i quattro ex poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Tecnicamente sarà il primo processo per il reato di depistaggio sulla strage di via d’Amelio.
Le indagini sulla strage di via d’Amelio sono tra i più grandi depistaggi della storia d’Italia. A distanza di 32 anni dalla morte del giudice Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti della scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), l’ombra della falsa testimonianza fa ancora nuovi imputati. Venerdì 15 novembre il giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta David Salvucci ha rinviato a giudizio i quattro ex poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Il reato di cui sono accusati? Depistaggio: per la prima volta si va a processo sulla strage di via d’Amelio con questa ipotesi di reato. O meglio: negli anni si è sempre parlato di depistaggio ma tecnicamente il reato è stato introdotto nel 2016. Prima nelle aule di tribunale si è dunque parlato solo di calunnia.
Perché i quattro ex poliziotti sono a processo per depistaggio
Secondo il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso e il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca l’ipotesi è che sia stata resa falsa testimonianza durante un precedente processo in cui i quattro ex poliziotti erano stati chiamati come teste. Nel precedente processo, per calunnia appunto, gli imputati erano altri tre ex poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Matteie Michele Ribaudo. La corte d’appello di Caltanissetta aveva alla fine deciso per la prescrizione per gli imputati: ora si attende la motivazione della sentenza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i poliziotti avrebbero costretto il falso pentito Vincenzo Scarantino ad autoaccusarsi per la strage di via d’Amelio e a fare i nomi di altre persone innocenti. Da qui l’accusa di concorso in calunnia contestata ai tre imputati, aggravata – sempre secondo l’accusa – dall’aver favorito la mafia. Tutto però finì in prescrizione.
Ai giudici di quel processo non convinse la testimonianza di Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco e Zerilli, invitando quindi il Tribunale a indagare. Ma di cosa sarebbero accusati i nuovi imputati? Il giudice per l’udienza preliminare – come riportano fonti di Fanpage.it – per chiedere il rinvio a giudizio avrebbe riscontrato gravi indizi sulla loro testimonianza: sarebbe stata in contrasto con altre deposizioni e con una documentazione agli atti. Le loro sarebbero state – secondo l’accusa – deposizioni che avrebbero ridimensionato o addirittura eliminato condotte già accertate con altri elementi. Facendo intendere dunque che le indagini sulla strage di via d’Amelio erano state fatte in modo corretto. Se sarà così o meno bisognerà aspettare processo e sentenza.
Cosa potrebbero svelare i quattro imputati
Secondo fonti di Fanpage.it, i quattro imputati potrebbero sapere particolari sulle indagini fatte sulla strage di via d’Amelio e quale sarebbe stato realmente il contributo di Arnaldo La Barbera, ovvero il poliziotto a capo del gruppo di indagine sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a cui – nella sentenza del processo di Borsellino Quater – i giudici di primo grado gli riconobbero “un ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia”. La Barbera non fu mai condannato, morì a 60 anni nel 2002. Tutto questo ora dovrà essere accertato in fase dibattimentale.
Perché è il primo vero processo per depistaggio
Quello ai quattro ex poliziotti è tecnicamente del primo processo per depistaggio. Il precedente processo aveva portato davanti ai giudici i tre ex poliziotti con l’accusa di calunnia: allora ancora non esisteva giuridicamente il reato di depistaggio. Adesso sì. Adesso per la prima volta si parlerà di ipotesi di depistaggio anche in aula di Tribunale.
Spetterà al giudice ritenere colpevoli o meno i quattro ex poliziotti: la prima udienza è attesa per il 17 dicembre. FANPAGE
Depistaggio Borsellino: legale figli giudice, ‘rinvio a giudizio poliziotti? No comment…’
15.11.2024 – “Preferisco non dire nulla…”. Così l’avvocato Fabio Trizzino, in foto, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino, con l’avvocato Vincenzo Greco, commenta il rinvio a giudizio dei 4 poliziotti accusati di depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio.
La prima udienza si terrà il 17 dicembre davanti al Tribunale di Caltanissetta. I figli di Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, si sono costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare.
Depistaggio Borsellino, a processo altri 4 poliziotti
15.11.2024 Borsellino, quattro poliziotti a giudizio per depistaggio su via D’Amelio
La decisione del gup di Caltanissetta, prima udienza del processo il 17 dicembre. Secondo il pm gli agenti avrebbero mentito su alcuni punti e sarebbero stati reticenti su altri
Quattro poliziotti rinviati a giudizio per depistaggio nelle indagini sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. La decisione è stata presa dal gup del tribunale di Caltanissetta David Salvucci cheha mandato a processo Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli.
Per l’accusa avrebbero mentito deponendo come testi nel processo sul depistaggio su via D’Amelio, concluso in appello con la prescrizione del reato di calunnia per tre loro colleghi: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. La prima udienza del processo è fissata per il 17 dicembre. I poliziotti, secondo il pm Maurizio Bonaccorso, avrebbero dichiarato il falso su alcuni punti e sarebbero stati reticenti su altri. Durante la sua discussione il pubblico ministero ha parlato di “assoluta malafede” dei quattro agenti. Vengono contestati agli imputati anche i “troppi non ricordo” nel corso delle loro deposizioni.
Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco e Zerilli facevano parte del gruppo di indagine “Falcone-Borsellino” creato all’interno della Squadra Mobile di Palermo per fare luce sulle stragi mafiose del ’92.
Il no comment del legale dei figli
Si trincera dietro un no comment Fabio Trizzino, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino. “Preferisco non dire nulla…”, le sue uniche parole. I figli di Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, si sono costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare.
L’avvocato di Di Gangi
“L’udienza preliminare, nonostante le modifiche della Cartabia, non ha determinato alcun reale esame del merito delle singole accuse e delle singole responsabilità. Dopo 10 anni di sottoposizione ad indagini a vario titolo, il mio assistito affronterà anche il calvario del processo, vera pena per tutti i cittadini esenti da responsabilità”. Lo ha detto l’avvocato Giuseppe Seminara, legale di Giuseppe Di Gangi, uno dei 4 poliziotti rinviati a giudizio. Maniscaldi è in aula dove ha ascoltato la decisione del gup che ha accolto la richiesta della procura. QUOTIDIANO NET 15.11.2024
15.11.2024 Borsellino, 4 poliziotti a giudizio per depistaggio sulla strage di via D’Amelio: «Omissioni e false informazioni nel processo»
di Lara Sirignano Corriere della Sera
Gli agenti coinvolti sono Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Secondo il Gup avrebbero fornito dichiarazioni mendaci durante il loro intervento come testimoni nel procedimento sull’attentato al magistrato antimafia
I tre funzionari di polizia erano finiti a giudizio per aver costruito,creando a tavolino improbabili pentiti come Vincenzo Scarantino, una falsa verità sull’eccidio di via d’Amelio, falsa verità costata la condanna all’ergastolo a sette innocenti e smascherata dopo anni solo grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza e del lavoro di indagine della procura allora guidata da Sergio Lari. Un dibattimento durato un’infinità, quello a carico di Bo, Mattei e Ribaudo, che si è poi concluso in appello, per tutti, con la prescrizione delle accuse (agli imputati era contestata la calunnia).
Nella ricostruzione dei pm i quattro agenti oggi rinviati a giudizio, che facevano parte del pool Falcone-Borsellino creato alla Squadra Mobile di Palermo proprio per indagare sulle stragi mafiose del ’92, testimoniando, avrebbero mentito su alcuni argomenti e sarebbero stati reticenti su altri. Nelle scorse udienze, il gup, accogliendo la richiesta delle parti civili, aveva ammesso la citazione come responsabili civili del ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio. In caso di condanna, dunque, dei risarcimenti dovrà farsi carico anche lo Stato.
L’inchiesta ha preso il via dopo la trasmissione in Procura delle deposizioni degli agenti, disposta dal tribunale che ha celebrato il processo a Bo e agli altri due funzionari. Solo Zerilli, scrissero i giudici nella sentenza, durante la sua testimonianza si sarebbe trincerato dietro 121 non ricordo, Una sollecitazione, quella del collegio, accolta dai pm che hanno poi contestato ai poliziotti una sfilza di bugie e vizi di memoria.
Netta la difesa degli imputati che, pur ammettendo l’esistenza del depistaggio, ormai fatto storico, hanno ribadito l’innocenza dei loro assistiti indicando responsabilità più alte dietro al piano creato per inquinare l’inchiesta sull’attentato. Al processo che prenderà il via a metà dicembre l’arduo compito, specie visto il tempo trascorso dai fatti, di restituire la verità su uno dei fatti più gravi accaduti nel Paese e sulle responsabilità istituzionali che hanno per anni coperto i veri responsabili.
Strage Borsellino, ci sarà un altro processo per depistaggio. A giudizio 4 poliziotti: per i pm mentirono al dibattimento
Il pm: “Assoluta malafede” – È durante quel processo che Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco a Zerilli – anche loro componenti del gruppo Falcone-Borsellino – hanno deposto come testimoni: per i pm però hanno mentito su alcuni punti e sono stati reticenti su altri. Il pm Bonaccorso ha parlato di “assoluta malafede“, contestando ai quattro anche “troppi non ricordo” nel corso delle loro deposizioni. Il rinvio a giudizio per gli imputati è “per tutte le imputazioni loro ascritte”, ha detto il gup Salvucci leggendo il dispositivo. Nell’ultima udienza i difensori dei quattro poliziotti ne hanno chiesto il proscioglimento perché “non hanno mai depistato”, dato che “non hanno mai mentito al processo”.
Gli avvocati hanno definito i loro clienti come “servitori dello Stato”, sottolineando che i poliziotti del gruppo investigativo Falcone e Borsellino (quello guidato da La Barbera) erano “l’ultimo chiodo della ruota di un carro che muove qualcun altro…”. In subordine al proscioglimento era stata chiesta la “riqualificazione della condotta, in falsa testimonianza“.
Le parti civili – “L’udienza preliminare, nonostante le modifiche della Cartabia, non ha determinato alcun reale esame del merito delle singole accuse e delle singole responsabilità.
Dopo 10 anni di sottoposizione ad indagini a vario titolo, il mio assistito affronterà anche il calvario del processo, vera pena per tutti i cittadini esenti da responsabilità”, ha invece commentato l’avvocato Giuseppe Seminara, legale del poliziotto Di Gangi.
Al processo i figli di Borsellino – Lucia, Fiammetta e Manfredi – si sono costituiti parte civile.
“Preferisco non dire nulla…”, ha detto Fabio Trizzino, che insieme all’avvocato Vincenzo Greco rappresenta i figli del giudice ucciso in via d’Amelio. di F. Q.| 15 Novembre 2024
Borsellino: legale imputati, convinti di insussistenza reato
“Non posso che prendere atto del rinvio a giudizio che dobbiamo accettare imponendoci di proseguire nella celebrazione di un processo che poteva certamente avere una piega diversa.
Restiamo convinti della insussistenza del reato di depistaggio che viene contestato ai miei assistiti”. L’ha detto l’avvocato Maria Giambra, legale dei poliziotti Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, al termine dell’udienza preliminare che si è conclusa con il rinvio a giudizio di quattro appartenenti alla Polizia di Stato accusati di aver testimoniato il falso deponendo come testi nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
“Sono proprio la struttura stessa del capo di imputazione e il contenuto delle condotte addebitate – ha aggiunto Giambra – che danno la misura della infondatezza in diritto dell’ipotesi accusatoria.
Agli imputati si contesta di avere reso false dichiarazioni o omissioni nel corso del processo a Mario Bo e altri due imputati, ma in riferimento alle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Ma il depistaggio è un fatto avvenuto, consumato e già vagliato processualmente in altri procedimenti come il Borsellino quater. Come avrebbero potuto depistare quelle indagini se già il depistaggio è stato scoperto? Al massimo si sarebbe potuto valutare se le condotte avessero potuto integrare il reato di falsa testimonianza, che comunque a mio giudizio non c’è stato in quanto le dichiarazioni rese dai miei assistiti non avevano alcun contenuto di falsità e i ‘non ricordo’ non erano reticenze finalizzate a omettere il vero ma il frutto di un lasso di tempo di quasi trent’anni”. ANSA 15.11.2024
STRAGE DI VIA D’AMELIO: “processo depistaggio bis”, chiesto il rinvio a giudizio per 4 poliziotti. TRIZZINO, legale dei figli di Borsellino: “Depistaggio infinito, noi umiliati”
Subito dopo tocca all’avvocato di parte civile, Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice Paolo Borsellino. Trizzino è anche il figlio di Lucia Borsellino, figlia maggiore del magistrato ucciso in via D’Amelio. “Avete visto che stavano creando il mostro (Scarantino ndr) e avete taciuto. Poi, quando finalmente l’impostura si è disvelata, dovevate darci una mano. Dovevate dirci quello che avete visto, quello che i vostri colleghi hanno commesso.
Alcuni hanno mentito in maniera spudorata. Abbiamo assistito a momenti in cui avete umiliato i vostri colleghi, la memoria dei vostri colleghi”.
Rivolgendosi direttamente ai 4 poliziotti imputati per il depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio, l’avvocato Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice insieme con l’avvocato Vincenzo Greco, ha chiesto al gup di Caltanissetta David Salvucci il rinvio a giudizio per i quattro poliziotti accusati del depistaggio.
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IL GRANDE DEPISTAGGIO