“DEPISTAGGIO BIS” VIA D’AMELIO – Rinviati a giudizio 4 poliziotti – RASSEGNA STAMPA

 

 

16.11.2024 Perché quello ai quattro ex poliziotti è il primo vero processo per depistaggio sulla strage di via d’Amelio

 

Il giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta ha rinviato a giudizio i quattro ex poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Tecnicamente sarà il primo processo per il reato di depistaggio sulla strage di via d’Amelio.

Le indagini sulla strage di via d’Amelio sono tra i più grandi depistaggi della storia d’Italia. A distanza di 32 anni dalla morte del giudice Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti della scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), l’ombra della falsa testimonianza fa ancora nuovi imputati. Venerdì 15 novembre il giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta David Salvucci ha rinviato a giudizio i quattro ex poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Il reato di cui sono accusati? Depistaggio: per la prima volta si va a processo sulla strage di via d’Amelio con questa ipotesi di reato. O meglio: negli anni si è sempre parlato di depistaggio ma tecnicamente il reato è stato introdotto nel 2016. Prima nelle aule di tribunale si è dunque parlato solo di calunnia.

Perché i quattro ex poliziotti sono a processo per depistaggio

Secondo il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso e il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca l’ipotesi è che sia stata resa falsa testimonianza durante un precedente processo in cui i quattro ex poliziotti erano stati chiamati come teste. Nel precedente processo, per calunnia appunto, gli imputati erano altri tre ex poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Matteie Michele Ribaudo. La corte d’appello di Caltanissetta aveva alla fine deciso per la prescrizione per gli imputati: ora si attende la motivazione della sentenza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i poliziotti avrebbero costretto il falso pentito Vincenzo Scarantino ad autoaccusarsi per la strage di via d’Amelio e a fare i nomi di altre persone innocenti. Da qui l’accusa di concorso in calunnia contestata ai tre imputati, aggravata – sempre secondo l’accusa – dall’aver favorito la mafia. Tutto però finì in prescrizione.
Ai giudici di quel processo non convinse la testimonianza di Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco e Zerilli, invitando quindi il Tribunale a indagare. Ma di cosa sarebbero accusati i nuovi imputati? Il giudice per l’udienza preliminare – come riportano fonti di Fanpage.it – per chiedere il rinvio a giudizio avrebbe riscontrato gravi indizi sulla loro testimonianza: sarebbe stata in contrasto con altre deposizioni e con una documentazione agli atti. Le loro sarebbero state – secondo l’accusa – deposizioni che avrebbero ridimensionato o addirittura eliminato condotte già accertate con altri elementi. Facendo intendere dunque che le indagini sulla strage di via d’Amelio erano state fatte in modo corretto. Se sarà così o meno bisognerà aspettare processo e sentenza.

Cosa potrebbero svelare i quattro imputati

Secondo fonti di Fanpage.it, i quattro imputati potrebbero sapere particolari sulle indagini fatte sulla strage di via d’Amelio e quale sarebbe stato realmente il contributo di Arnaldo La Barbera, ovvero il poliziotto a capo del gruppo di indagine sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a cui – nella sentenza del processo di Borsellino Quater – i giudici di primo grado gli riconobbero “un ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia”. La Barbera non fu mai condannato, morì a 60 anni nel 2002. Tutto questo ora dovrà essere accertato in fase dibattimentale.

Perché è il primo vero processo per depistaggio

Quello ai quattro ex poliziotti è tecnicamente del primo processo per depistaggio. Il precedente processo aveva portato davanti ai giudici i tre ex poliziotti con l’accusa di calunnia: allora ancora non esisteva giuridicamente il reato di depistaggio. Adesso sì. Adesso per la prima volta si parlerà di ipotesi di depistaggio anche in aula di Tribunale.
Spetterà al giudice ritenere colpevoli o meno i quattro ex poliziotti: la prima udienza è attesa per il 17 dicembre. FANPAGE


15.11.2024 SERVIZIO TG3 RAI


Depistaggio Borsellino: legale figli giudice, ‘rinvio a giudizio poliziotti? No comment…’

15.11.2024 – “Preferisco non dire nulla…”. Così l’avvocato Fabio Trizzino, in foto, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino, con l’avvocato Vincenzo Greco, commenta il rinvio a giudizio dei 4 poliziotti accusati di depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio.
La prima udienza si terrà il 17 dicembre davanti al Tribunale di Caltanissetta. I figli di Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, si sono costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare.

Depistaggio Borsellino, a processo altri 4 poliziotti

 

(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Ancora un processo per il depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio. E, ancora una volta, alla sbarra ci sono dei poliziotti, accusati questa volta di aver reso false dichiarazioni nel corso delle loro deposizioni in qualità di testi nel processo sul depistaggio che si era concluso, in appello, con la prescrizione del reato di calunnia per i tre colleghi poliziotti imputati. Tutti facevano parte del Gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’, che era stato creato dopo le stragi per fare luce sulle uccisioni dei due giudici e degli agenti di scorta. La decisione è arrivata oggi con il rinvio a giudizio di Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Quasi tutti in pensione. “L’udienza preliminare, nonostante le modifiche della Cartabia, non ha determinato alcun reale esame del merito delle singole accuse e delle singole responsabilità. Dopo 10 anni di sottoposizione ad indagini a vario titolo, il mio assistito affronterà anche il calvario del processo, vera pena per tutti i cittadini esenti da responsabilità”, dice all’Adnkronos l’avvocato Giuseppe Seminara, che difende il sovrintendente Giuseppe Di Gangi, prima di lasciare il Tribunale di Caltanissetta.  Il Gup David Salvucci ha accolto in pieno la richiesta di rinvio a giudizio del pm Maurizio Bonaccorso che oggi lascia la Procura di Caltanissetta per fare ritorno a Palermo. I poliziotti, tutti presenti in aula, dopo la decisione del gup Salvucci non hanno voluto dire nulla. Ma sulle loro facce si leggeva una grande delusione. “Restiamo convinti della insussistenza del reato di depistaggio che viene contestato ai miei assistiti”, ha invece detto l’avvocata Maria Giambra, che difende Zerilli e Tedesco.  Nell’ultima udienza i difensori dei quattro poliziotti avevano più volte ribadito che gli imputati “Non hanno mai depistato”, che “non hanno mai mentito al processo”, che “sono servitori dello Stato”, ma, soprattutto, che i poliziotti del Gruppo investigativo Falcone e Borsellino erano “l’ultimo chiodo della ruota di un carro che muove qualcun altro…”. Davanti al gup del Tribunale di Caltanissetta avevano spiegato perché i poliziotti, tra di loro già in pensione, “non devono andare a processo”, come chiesto, invece, dalla Procura. Per i 4 poliziotti, era stato chiesto il “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”, o “in subordine, alla riqualificazione della condotta, in falsa testimonianza”. “Non possiamo parlare di depistaggio su vicende già ‘depistate’. Il depistaggio si è verificato allora. E’ come se volessimo resuscitare oggi un fatto che già si è verificato e si è consumato. E su quel fatto ci sono stati processi a rimedio”, aveva detto l’avvocato Maria Giambra che difende Maurizio Zerilli e Angelo Tedesco.  “Se le false dichiarazioni che vengono addebitate agli imputati attengono ai fatti relativi alla strage di via D’Amelio e quindi a fatti che riguardano le indagini svolte e nei processi celebrati, come potrebbero oggi nel processo Bo depistare un processo e indagini che non solo sono state a loro tempo depistate, dalle quali sono derivati tre processi, che sono frutto del depistaggio e genesi di ulteriore depistaggio?”, aveva spiegato la legale. “Nel momento in cui si sono celebrati quei processi – diceva ancora – il falso quadro che era stato costruito in sede di indagini entra nel processo e si sostiene nei processi. Il depistaggio c’è stato nel momento in cui le indagini sono state indirizzate verso falsi elementi investigativi. Sulla base di quelle indagini si sono concentrati tre processi e il depistaggio ha portato alla condanna ingiusta di persone”.  Nel corso dell’udienza preliminare, il pm Bonaccorso aveva accusato di poliziotti “di malafede, reticenze e false dichiarazioni”. ”Agli imputati vengono contestate una serie di condotte che si concretizzano in false dichiarazioni e reticenze, secondo l’impostazione accusatorie mascherate da ‘non ricordo'”, aveva detto il pm Maurizio Bonaccorso nel suo intervento, concluso con la richiesta di rinvio a giudizio. Ma le difese avevano respinto tutte le accuse. Sotto la lente di ingrandimento, tra l’altro, una relazione di servizio, redatta da Maurizio Zerilli e trovata solo un anno fa, quasi per caso. “Se il rinvenimento di questi documenti può costituire, dal punto di vista del pm, una conferma al depistaggio, sulla posizione del poliziotto Maurizio Zerilli che refluenza può avere? Zerilli che consegna l’annotazione di servizio al proprio dirigente e poi il dirigente ritiene di non trasmetterla. E non ci interessa la ragione per la quale quella annotazione non fu trasmessa. Zerilli è l’ultimo chiodo di una ruota di un carro che muove qualcun altro”, spiegava la legale. “Maurizio Zerilli e Angelo Tedesco (due dei quattro poliziotti imputati ndr) nel 1994 erano giovanissimi poliziotti, uno appena 20enne e uno 30enne. L’annotazione non è stata trovata in un ufficio, l’hanno trasmessa al dirigente. Cosa ha fatto Arnaldo La Barbera, l’allora dirigente, e le ragioni, lo ribadisco, non le conosciamo. Permettetemi di dire che sulla posizione di Zerilli, sono ininfluenti”. Insomma, i poliziotti sarebbero stati l’ultima ruota del carro. Ma chi muoveva quelle fila? Mentre l’avvocato Giuseppe Panepinto, legale dell’ispettore Vincenzo Maniscaldi, aveva spiegato che “è documentalmente provato che quanto dichiarato dall’ispettore Vincenzo Maniscaldi è sempre stato vero”. “Non solo non c’è una ipotesi di condanna ma non doveva essere neppure formulato il capo di imputazione”, aggiungeva. “Non c’è alcuna falsa dichiarazione nell’annotazione”, diceva il legale”. “Sulla base del dato documentale è evidente e provato che Maniscaldi non ha mai negato il vero, non ha mai dichiarato il falso- spiegava l’avvocato Panepinto – già oggi siamo nelle condizioni di dire che sarebbe ingiusto un processo per una posizione già documentata. Il pm avrebbe dovuto chiedere l’archiviazione per Maniscaldi perché le sue dichiarazioni avevano lo scopo di ricostruire la verità”. Invece, oggi il gup ha ritenuto che Maniscaldi e gli altri non avrebbero detto il vero. “Sotto il profilo oggettivo -aveva detto – c’è la prova della veridicità delle dichiarazioni rese da Maniscaldi e la insussistenza di qualunque condotta ipotizzata dal pm”. Per poi aggiungere: “Se depistaggio c’è stato è stato quello di Vincenzo Scarantino”, il falso pentito che con le sue dichiarazioni ha fatto condannare degli innocenti. Per l’avvocato Seminara “Di Gangi è un servitore dello Stato che per 40 anni, da agente fino a diventare Sovrintendente capo, continua la progressione della carriera proporzionata, all’interno di una vicenda che ha riguardato non solo gli appartenenti alle forze di Polizia ma anche la magistratura. Di Gangi ha ricevuto encomi, ha partecipato all’arresto di latitanti, ha svolto con onore il suo servizio per 40 anni, è esente di qualunque pregiudizio penale” Ma il pm Bonaccorso aveva parlato con insistenza, durante l’udienza preliminare, di “assoluta malafede dei testimoni che hanno fatto parte del Gruppo Falcone e Borsellino, nel processo Borsellino quater”. “Abbiamo Borsellino uno, bis e ter prima di Spatuzza e dopo Spatuzza abbiamo il Borsellino quater e depistaggio. Se andiamo ad esaminare le dichiarazioni dei poliziotti nei primi tre tronconi quando ancora non si era il smantellato il castello di menzogne, abbiamo dei testimoni tranquilli e sereni che rendono dichiarazioni che dopo scopriremo essere totalmente false”, aveva detto il pm.  Mentre l’avvocato di parte civile, Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice Paolo Borsellino, nonché marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del magistrato ucciso in via D’Amelio, nella discussione si era rivolto direttamente ai quattro poliziotti: “Avete visto che stavano creando il mostro (Scarantino ndr) e avete taciuto. Poi, quando finalmente l’impostura si è disvelata, dovevate darci una mano. Dovevate dirci quello che avete visto, quello che i vostri colleghi hanno commesso. Alcuni hanno mentito in maniera spudorata. Abbiamo assistito a momenti in cui avete umiliato i vostri colleghi, la memoria dei vostri colleghi”. Oggi, invece, non ha voluto commentare il rinvio a giudizio. “Chi ha partorito il depistaggio lo ha fatto nel momento in cui ha deciso di accelerare la strage- aveva detto il legale – L’agenda rossa non l’hanno presa né Zerilli né Di Gangi o Maniscaldi. E’ stata fatta sparire da chi aveva da temere qualcosa. Però non ci avete aiutato, ci avete umiliato. E questo a mio giudizio è grave. Vi siete accorti e avete coperto”. Per Trizzino il depistaggio “è iniziato alle 17 del 19 luglio 1992. Loro sono stati chiamati a fare parte di un abominio. Ciascuno è entrato, ha fatto il suo. Siccome sono validi poliziotti, sono convinto che si sono resi conto di quello che stavano facendo”. Spetta adesso al Tribunale di Caltanissetta stabilire se davvero i quattro poliziotti hanno depistato le indagini, come sostiene la Procura nissena, oppure avrebbero detto la verità, come continuano a ripetere i legali. 

15.11.2024 Borsellino, quattro poliziotti a giudizio per depistaggio su via D’Amelio

 

La decisione del gup di Caltanissetta, prima udienza del processo il 17 dicembre. Secondo il pm gli agenti avrebbero mentito su alcuni punti e sarebbero stati reticenti su altri

 

Quattro poliziotti rinviati a giudizio per depistaggio nelle indagini sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. La decisione è stata presa dal gup del tribunale di Caltanissetta David Salvucci cheha mandato a processo Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli.
Per l’accusa avrebbero mentito deponendo come testi nel processo sul depistaggio su via D’Amelio, concluso in appello con la prescrizione del reato di calunnia per tre loro colleghi: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. La prima udienza del processo è fissata per il 17 dicembre. I poliziotti, secondo il pm Maurizio Bonaccorso, avrebbero dichiarato il falso su alcuni punti e sarebbero stati reticenti su altri. Durante la sua discussione il pubblico ministero ha parlato di “assoluta malafede” dei quattro agenti. Vengono contestati agli imputati anche i “troppi non ricordo” nel corso delle loro deposizioni.
Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco e Zerilli facevano parte del gruppo di indagine “Falcone-Borsellino” creato all’interno della Squadra Mobile di Palermo per fare luce sulle stragi mafiose del ’92.

Il no comment del legale dei figli

Si trincera dietro un no comment Fabio Trizzino, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino. “Preferisco non dire nulla…”, le sue uniche parole. I figli di Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, si sono costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare.

L’avvocato di Di Gangi

“L’udienza preliminare, nonostante le modifiche della Cartabia, non ha determinato alcun reale esame del merito delle singole accuse e delle singole responsabilità. Dopo 10 anni di sottoposizione ad indagini a vario titolo, il mio assistito affronterà anche il calvario del processo, vera pena per tutti i cittadini esenti da responsabilità”. Lo ha detto l’avvocato Giuseppe Seminara, legale di Giuseppe Di Gangi, uno dei 4 poliziotti rinviati a giudizio. Maniscaldi è in aula dove ha ascoltato la decisione del gup che ha accolto la richiesta della procura. QUOTIDIANO NET 15.11.2024


15.11.2024 Borsellino, 4 poliziotti a giudizio per depistaggio sulla strage di via D’Amelio: «Omissioni e false informazioni nel processo»

di Lara Sirignano Corriere della Sera

Gli agenti coinvolti sono Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Secondo il Gup avrebbero fornito dichiarazioni mendaci durante il loro intervento come testimoni nel procedimento sull’attentato al magistrato antimafia 

A 32 anni dalla strage di Via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta, si continuerà a scavare sulle menzogne e sui silenzi istituzionali che hanno lasciato finora impunito quello che i giudici della corte d’assise nissena definirono il più grave depistaggio della storia Repubblicana. Il gup di Caltanissetta ha rinviato a giudizio oggi, per il reato di depistaggio appunto, quattro agenti di polizia: Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. Avrebbero mentito deponendo al processo sull’inquinamento delle indagini sull’attentato celebrato nei confronti dei loro colleghi Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.

I tre funzionari di polizia erano finiti a giudizio per aver costruito,creando a tavolino improbabili pentiti come Vincenzo Scarantino, una falsa verità sull’eccidio di via d’Amelio, falsa verità costata la condanna all’ergastolo a sette innocenti e smascherata dopo anni solo grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza e del lavoro di indagine della procura allora guidata da Sergio Lari. Un dibattimento durato un’infinità, quello a carico di Bo, Mattei e Ribaudo, che si è poi concluso in appello, per tutti, con la prescrizione delle accuse (agli imputati era contestata la calunnia).
Nella ricostruzione dei pm i quattro agenti oggi rinviati a giudizio, che facevano parte del pool Falcone-Borsellino creato alla Squadra Mobile di Palermo proprio per indagare sulle stragi mafiose del ’92, testimoniando, avrebbero mentito su alcuni argomenti e sarebbero stati reticenti su altri. Nelle scorse udienze, il gup, accogliendo la richiesta delle parti civili, aveva ammesso la citazione come responsabili civili del ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio. In caso di condanna, dunque, dei risarcimenti dovrà farsi carico anche lo Stato.
L’inchiesta ha preso il via dopo la trasmissione in Procura delle deposizioni degli agenti, disposta dal tribunale che ha celebrato il processo a Bo e agli altri due funzionari. Solo Zerilli, scrissero i giudici nella sentenza, durante la sua testimonianza si sarebbe trincerato dietro 121 non ricordo, Una sollecitazione, quella del collegio, accolta dai pm che hanno poi contestato ai poliziotti una sfilza di bugie e vizi di memoria.
Netta la difesa degli imputati che, pur ammettendo l’esistenza del depistaggio, ormai fatto storico, hanno ribadito l’innocenza dei loro assistiti indicando responsabilità più alte dietro al piano creato per inquinare l’inchiesta sull’attentato. Al processo che prenderà il via a metà dicembre l’arduo compito, specie visto il tempo trascorso dai fatti, di restituire la verità su uno dei fatti più gravi accaduti nel Paese e sulle responsabilità istituzionali che hanno per anni coperto i veri responsabili.


Strage Borsellino, ci sarà un altro processo per depistaggio. A giudizio 4 poliziotti: per i pm mentirono al dibattimento

 

Il pm: “Assoluta malafede” – È durante quel processo che Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco a Zerilli – anche loro componenti del gruppo Falcone-Borsellino – hanno deposto come testimoni: per i pm però hanno mentito su alcuni punti e sono stati reticenti su altri. Il pm Bonaccorso ha parlato di “assoluta malafede“, contestando ai quattro anche “troppi non ricordo” nel corso delle loro deposizioni. Il rinvio a giudizio per gli imputati è “per tutte le imputazioni loro ascritte”, ha detto il gup Salvucci leggendo il dispositivo. Nell’ultima udienza i difensori dei quattro poliziotti ne hanno chiesto il proscioglimento perché “non hanno mai depistato”, dato che “non hanno mai mentito al processo”.
Gli avvocati hanno definito i loro clienti come “servitori dello Stato”, sottolineando che i poliziotti del gruppo investigativo Falcone e Borsellino (quello guidato da La Barbera) erano “l’ultimo chiodo della ruota di un carro che muove qualcun altro…”. In subordine al proscioglimento era stata chiesta la “riqualificazione della condotta, in falsa testimonianza“.
Le parti civili – “L’udienza preliminare, nonostante le modifiche della Cartabia, non ha determinato alcun reale esame del merito delle singole accuse e delle singole responsabilità.
Dopo 10 anni di sottoposizione ad indagini a vario titolo, il mio assistito affronterà anche il calvario del processo, vera pena per tutti i cittadini esenti da responsabilità”, ha invece commentato l’avvocato Giuseppe Seminara, legale del poliziotto Di Gangi.
Al processo i figli di Borsellino – Lucia, Fiammetta e Manfredi – si sono costituiti parte civile.
“Preferisco non dire nulla…”, ha detto Fabio Trizzino, che insieme all’avvocato Vincenzo Greco rappresenta i figli del giudice ucciso in via d’Amelio. di F. Q.| 15 Novembre 2024


Borsellino: legale imputati, convinti di insussistenza reato

“Non posso che prendere atto del rinvio a giudizio che dobbiamo accettare imponendoci di proseguire nella celebrazione di un processo che poteva certamente avere una piega diversa.

 

Restiamo convinti della insussistenza del reato di depistaggio che viene contestato ai miei assistiti”. L’ha detto l’avvocato Maria Giambra, legale dei poliziotti Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, al termine dell’udienza preliminare che si è conclusa con il rinvio a giudizio di quattro appartenenti alla Polizia di Stato accusati di aver testimoniato il falso deponendo come testi nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
“Sono proprio la struttura stessa del capo di imputazione e il contenuto delle condotte addebitate – ha aggiunto Giambra – che danno la misura della infondatezza in diritto dell’ipotesi accusatoria.
Agli imputati si contesta di avere reso false dichiarazioni o omissioni nel corso del processo a Mario Bo e altri due imputati, ma in riferimento alle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Ma il depistaggio è un fatto avvenuto, consumato e già vagliato processualmente in altri procedimenti come il Borsellino quater. Come avrebbero potuto depistare quelle indagini se già il depistaggio è stato scoperto? Al massimo si sarebbe potuto valutare se le condotte avessero potuto integrare il reato di falsa testimonianza, che comunque a mio giudizio non c’è stato in quanto le dichiarazioni rese dai miei assistiti non avevano alcun contenuto di falsità e i ‘non ricordo’ non erano reticenze finalizzate a omettere il vero ma il frutto di un lasso di tempo di quasi trent’anni”.    ANSA 15.11.2024

 

 

STRAGE DI VIA D’AMELIO: “processo depistaggio bis”, chiesto il rinvio a giudizio per 4 poliziotti. TRIZZINO, legale dei figli di Borsellino: “Depistaggio infinito, noi umiliati

Subito dopo tocca all’avvocato di parte civile, Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice Paolo Borsellino. Trizzino è anche il figlio di Lucia Borsellino, figlia maggiore del magistrato ucciso in via D’Amelio. “Avete visto che stavano creando il mostro (Scarantino ndr) e avete taciuto. Poi, quando finalmente l’impostura si è disvelata, dovevate darci una mano. Dovevate dirci quello che avete visto, quello che i vostri colleghi hanno commesso.
Alcuni hanno mentito in maniera spudorata. Abbiamo assistito a momenti in cui avete umiliato i vostri colleghi, la memoria dei vostri colleghi”.
Rivolgendosi direttamente ai 4 poliziotti imputati per il depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio, l’avvocato Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice insieme con l’avvocato Vincenzo Greco, ha chiesto al gup di Caltanissetta David Salvucci il rinvio a giudizio per i quattro poliziotti accusati del depistaggio.

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  • Depistaggio Borsellino, pm: “Poliziotti reticenti e in malafede”
  • Borsellino: chiesto il rinvio a giudizio per quattro poliziotti
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  • Processo Borsellino: chiesto il rinvio a giudizio per 4 poliziotti per depistaggio
  • Depistaggio Borsellino, chiesto il processo per quattro agenti che testimoniarono nel processo sui poliziotti poi prescritti

 

 

IL GRANDE DEPISTAGGIO