L’imprenditrice antiracket “occupa abusivamente da 10 anni uno stabile confiscato a Palermo”: non è il primo caso dopo la vicenda Saguto.
PALERMO – Quindici anni fa aveva denunciato 26 esponenti, poi arrestati, del sanguinario clan Madonia perché le avevano chiesto il pizzo per la sua palestra. Da allora è diventata testimone di giustizia e paladina dell’antimafia siciliana. Ma c’è qualcosa che non va nelle attività di Valeria Grasso, imprenditrice palermitana e presidente dell’associazione antiracket “Legalità e Libertà”. Alla donna infatti è stato sequestrato il centro sportivo di via Matteo Dominici 27/a, nel quartiere San Lorenzo. L’immobile, nel 2005, è stato devoluto al patrimonio dello Stato e successivamente gestito dall’ANBSC, acronimo di “Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”. Detta agenzia, nel 2014, avrebbe emesso una ordinanza di sfratto, regolarmente notificata alla Grasso dai carabinieri in data 19 aprile 2020.
Lo sgombero, però, non sarebbe mai avvenuto. La palestra era stata inaugurata, in pompa magna, dalla stessa Grasso, già sotto scorta, con le locali autorità istituzionali come simbolo di un bene sottratto alla criminalità organizzata. Gli inquirenti però avrebbero accertato che l’immobile sarebbe stato occupato abusivamente, realizzando nel suo interno modifiche edilizie non autorizzate. Alcuni giorni addietro i finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un decreto di sequestro conservativo per un valore complessivo di oltre 250 mila euro, emesso dalla Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Regione siciliana, in danno dell’imprenditrice isolana. La donna, si legge nel comunicato delle Fiamme gialle, “avrebbe occupato senza titolo un immobile confiscato alla mafia e affidato all’Agenzia Nazionale esercitando al suo interno un’attività di palestra”. Gli accertamenti sarebbero partiti dalla denuncia presentata da un imprenditore che aveva lamentato il mancato pagamento di presunti lavori eseguiti nel locale, pare senza contratto, per quasi 50 mila euro:
”Nel dettaglio – si legge ancora nella nota del Nucleo di polizia Economico-finanziaria di Palermo, diretto dal colonnello Carlo Pappalardo – è stato possibile appurare che dall’occupazione abusiva sarebbe derivato un danno erariale quantificato in circa 165 mila euro, cui si aggiungono 80 mila euro relativi ai compensi corrisposti negli anni dai fruitori della struttura sportiva e le ulteriori somme, circa 10 mila euro, incassate per finalità di lucro”. L’operazione di polizia posta in essere “testimonia la stretta sinergia operativa tra la Corte dei conti e la Guardia di Finanza nel contrasto agli illeciti perpetrati nel settore della spesa pubblica e nella pubblica amministrazione per tutelare l’integrità dei bilanci pubblici e controllare l’efficace gestione delle risorse dello Stato”.
Insomma vero o no lo scandalo c’è stato e non è certo il primo. Basti ricordare le vicende della presidente delle Misure di Prevenzione, Silvana Saguto, il magistrato condannato con alcuni dei suoi congiunti ed e un commercialista, e dell’ex leader di Confindustria, Antonello Montante, condannato in appello a 8 anni di carcere, per rendersene conto. Valeria Grasso non ci sta e si difende considerando un vero e proprio affronto quello di essere considerata un obiettivo del “contrasto agli illeciti perpetrati nel settore della spesa pubblica e nella pubblica amministrazione”.
Di lei si è anche occupata “Striscia la Notizia”, in un servizio di Stefania Petix, in cui si parla di 20mila euro che Grasso avrebbe ricevuto da Chicco Alfano, fratello di Sonia già europarlamentare, entrambi figli del compianto giornalista Beppe Alfano. I soldi sarebbero dovuti servire per pagare le mensilità arretrate della palestra all’Agenzia nazionale in cambio di alcune quote della Srl dell’imprenditrice che pare non abbia onorato l’obbligazione, né restituito il denaro ad Alfano. Anche in questo caso è ancora tutto da verificare, sia chiaro.
Nelle ultime elezioni amministrative a Palermo, Valeria Grasso, già in passato candidata in “Italia dei Valori” di Antonio Di Pietro, si era candidata al consiglio comunale per una Lista Civica a supporto della colazione di Centro Destra che poi ha visto eletto il sindaco Roberto Lagalla. Dopo un altro fallimento nel 2014 che le costò l’esclusione della candidatura per la lista di sinistra “L’Altra Europa” per le simpatie dimostrate nei riguardi di “Fratelli d’Italia”, Valeria Grasso ha abbandonato la politica attiva. Poi la pesante tegola del sequestro che ha dato un ennesimo, duro colpo all’antimafia siciliana.
Giuliano Rotondi IL GIORNALE POPOLARE 29.12.2024